Val
Torniamo alla LIRA
La bozza del decreto sulla separazione di Snam dall’Eni dimostra o che il governo è dotato di grande senso dell’ironia, oppure che è completamente sprovvisto di senso del pudore.
La bozza del dpcm (da emanare entro il 31 maggio secondo il decreto liberalizzazioni) è stato diffuso sul sito della Staffetta Quotidiana, dopo che questa mattina ne erano stati anticipati i contenuti da Luca Pagni su Repubblica e Federico Rendina sul Sole 24 Ore.
Il decreto teoricamente dovrebbe uscire da Palazzo Chigi, ma a quanto pare è stato elaborato dallo staff del ministero dello Sviluppo economico.
L’obiettivo è evidente non appena si legga la pappardella illustrativa.
Ecco i passaggi chiave:
è necessario valorizzare appieno la strategicità di Snam Spa, permettendo a tale società di perseguire, anche nell’interesse del sistema energetico nazionale, le attività di sviluppo a livello europeo, già avviate o programmate, e di finanziare gli investimenti in infrastrutture, Lng e stoccaggio idonei a promuovere il ruolo del paese come hub europeo del gas;
nella scelta delle modalità di cessione della partecipazione di Eni Spa in Snam Spa de[ve] essere previsto un adeguato contemperamento tra l’esigenza di mantenere un nucleo stabile nel capitale di Snam Spa a garanzia della continuità e dello sviluppo delle sue attività e quella di assicurare la più ampia diffusione dell’azionariato tra i risparmiatori;
è opportuno procedere a una ristrutturazione dell’assetto proprietario di Snam Spa che comporti l’acquisizione da parte di Cassa depositi e prestiti Spa di una quota azionaria tale da attribuirle il controllo di Snam Spa e la cessione della quota azionaria residua attraverso procedure trasparenti e non discriminatorie.
Coerentemente con queste premesse, l’articolo 2 del decreto fissa la quota del capitale di Snam che dovrà essere ceduta direttamente a Cdp (presumibilmente qualcosa attorno al 30 per cento).
L’articolo 5 chiede a Eni di cedere la parte restante in modo “trasparente e non discriminatorio”.
L’articolo 6 impone a Snam di modificare il suo statuto, coerentemente con la definizione comunitaria di ownership unbundling, fissando un limite del 5 per cento ai suoi azionisti.
L’articolo 7 dichiara che “le società controllate da Cassa depositi e prestiti Spa che gestiscono infrastrutture di rete nel settore dell’energia possono essere assoggettate” alla golden share.
La bozza del dpcm (da emanare entro il 31 maggio secondo il decreto liberalizzazioni) è stato diffuso sul sito della Staffetta Quotidiana, dopo che questa mattina ne erano stati anticipati i contenuti da Luca Pagni su Repubblica e Federico Rendina sul Sole 24 Ore.
Il decreto teoricamente dovrebbe uscire da Palazzo Chigi, ma a quanto pare è stato elaborato dallo staff del ministero dello Sviluppo economico.
L’obiettivo è evidente non appena si legga la pappardella illustrativa.
Ecco i passaggi chiave:
è necessario valorizzare appieno la strategicità di Snam Spa, permettendo a tale società di perseguire, anche nell’interesse del sistema energetico nazionale, le attività di sviluppo a livello europeo, già avviate o programmate, e di finanziare gli investimenti in infrastrutture, Lng e stoccaggio idonei a promuovere il ruolo del paese come hub europeo del gas;
nella scelta delle modalità di cessione della partecipazione di Eni Spa in Snam Spa de[ve] essere previsto un adeguato contemperamento tra l’esigenza di mantenere un nucleo stabile nel capitale di Snam Spa a garanzia della continuità e dello sviluppo delle sue attività e quella di assicurare la più ampia diffusione dell’azionariato tra i risparmiatori;
è opportuno procedere a una ristrutturazione dell’assetto proprietario di Snam Spa che comporti l’acquisizione da parte di Cassa depositi e prestiti Spa di una quota azionaria tale da attribuirle il controllo di Snam Spa e la cessione della quota azionaria residua attraverso procedure trasparenti e non discriminatorie.
Coerentemente con queste premesse, l’articolo 2 del decreto fissa la quota del capitale di Snam che dovrà essere ceduta direttamente a Cdp (presumibilmente qualcosa attorno al 30 per cento).
L’articolo 5 chiede a Eni di cedere la parte restante in modo “trasparente e non discriminatorio”.
L’articolo 6 impone a Snam di modificare il suo statuto, coerentemente con la definizione comunitaria di ownership unbundling, fissando un limite del 5 per cento ai suoi azionisti.
L’articolo 7 dichiara che “le società controllate da Cassa depositi e prestiti Spa che gestiscono infrastrutture di rete nel settore dell’energia possono essere assoggettate” alla golden share.