FTSE Mib Futures TRADING PITCHFORK (parte 3)

buongiorno a tutti

cito questo post ...ma potrei citarne altri 10 .....tutti sensati tutti giusti sui fondamenti,,,
,tralasciando quelli del tipo " eh ..ci potevo credere,...ci credevo poi ho cancellato l'ordine...etc etc".....anche qui....tutte reazioni comprensibili....pero' regaz, grazie al pazzo....a saperlo con certezza prima si longava tutti😂

e col senno del poi ....tenendomi in pft quello che avevo accumulato sul bottom del 2009 e spegnendo il pc per una quindicina di anni....adesso me ne stavo a fare compagnia ad Arsenio a Montecarlo:cool:🧐.......quindi ...lasciamo perdere e andiamo avanti anche perche':

ho dato un occhiata anche al ns......la domanda e' quando si poteva entrare ragionevolmente? la mattina del 15? prima mi era uno sparo nel buio...sospensioni al ribasso..poi al rialzo..poi ancora incertezza la seduta dopo
....fino li quindi era da rosso o nero al casino'....e di sicuro non e' il mio modo ( ma neppure il vostro ) di mettere i soldi......quindi se battezziamo il 15...entri gia' soptra i 35k😎...poi certo 2000 e passa punti non fan schifo😁

cmq sia...resto della mia...a 4900 di sp mi aspettavo il rimbalzo....ma di sicuro non pensavo riportasse il ns a sti livelli...bene...ora che si fa?

amio parere, guardando , ricalcolando , controllando etc etc , per una miriade di ragioni ( ma dovrei fare un post lungo una pagina )...resto della mia:

i valori di sp oltre i cui "stappa" li ho messi un par de gg fa.....il ns secondo me ha ancotra al max 6-700 punti da fare.....poi siccome ho detto che mi aspetto i 4200 prima dell estate ( e quindi prima di fine giugno )......dovremo vedere un maggio bello rosso ...il mibbo stara' su?...non credo😎

dico questo perche ' se non sara' cosi', i valori messi saranno rotti up e avremo nuovi massimi....con tutta probabilita' io smettero' di postare per 2 ottime ragioni:

1) da quando sono iscritto...HO SEMPRE detto quello che pensavo , e cercato di fare quello che dicevo...con la massima onesta', cercando il confronto costruttivo,e prendendomi le mie responsabilita, e non ho MAI postato un target o livelli a kazzo , per non "ingannare mai nessuno"...e mi son rotto l palle di gente che professa i long ad oltranza ad jkazzum poi si becca 8999 pti in faccia, sparisce, per poi tornare quando la frittata si e' girata e dire che cmq , non c'era pericolo🤣🤣🤣
/ fenomeni...adesso lo sappiamo anche noi..grazie🤣)

2) il secondo motivo e' che se non andra' come detto sopra....molto semplicemente vorra' dire che IO non ho piu' gli strumenti per capire questi mercati😎...e visto che non voglio sparare analisi ad minkiam e' quindi meglio riposare...lasciare che il tutto faccia il suo corso.....e poi quando per un motivo o per l'altro ...si sfascera' tutto ai minimi termini....tornar a fare investimenti da cassettaro...e bonanotte

un saluto a tutti, state in salute e su col morale....comincian a essere tanti quelli del " ehhh non si scende piu' "...chissa'😜

quanto hai ragione

sono anche riapparsi i preveggenti che non si preoccupano dei movimenti del 25%
se va nella direzione vaticinata esultano, se contro non gli cambia nulla perchè già ricchi . poi però fanno analisi tutti i giorni
se non ci fosse da piangere sarebbe da ridere per un giorno intero

vedere il mercato usa fermo o in laterale e noi in salita verticale dovrebbe far riflettere un pochino tutti, non fosse altro per i volumi scambiati nelle due borse, credo che il dow jones in 15 minuti scambi quanto una giornata del nostro. è un po come credere che l'acqua possa andare in salita per natura, invece ci va solo se interviene una forza esterna


riporto un articolo che mi è piaciuto molto

ORIENTE | OCCIDENTE DI FEDERICO RAMPINI

I dazi di Trump? Non fissiamoci, sono solo un sintomo. La globalizzazione era malata: indietro non si torna​

desc imgdiFederico Rampini| 27 aprile 2025
Anche gli economisti contrari ai dazi di Trump riconoscono che il sistema del commercio globale era fondato su squilibri ormai intollerabili. Ecco perché

(Questo testo è stato pubblicato su Global, la newsletter di Federico Rampini: per riceverla occorre iscriversi a questo indirizzo)
La tempesta dei dazi di Donald Trump non è soltanto un problema in sé per l’incertezza che fa regnare nel mondo. È soprattutto il segnale e la conferma di un problema pre-esistente.


Con o senza i dazi di Trump, la globalizzazione era diventata insostenibile. È per questo che il mondo intero, e le imprese italiane, devono adattarsi a scenari di post-globalizzazione. Nel breve termine, si possono limitare i danni: nel caso delle imprese esportatrici italiane, per esempio, lavorando di concerto con le lobby economiche americane che premono su Trump per ottenere esenzioni, sconti, accordi e compromessi. Un disarmo negoziato sui dazi sembra possibile, al di là dello spettacolo di caos iniziale. Ma concentrarsi solo sui dazi sarebbe riduttivo. Il commercio globale era comunque malato, e non si torna indietro a quella che alcuni descrivono come un’età felice della globalizzazione.
Una conferma l’ho ricevuta da una fonte inaspettata. Ho ascoltato Ngozi Okonjo-Iweala, la direttrice generale del World Trade Organization (Wto) al Council on Foreign Relations il 23 aprile. Economista nigeriana formata al Massachussets Intitute of Technology (MIT), ministro dell’Economia e delle Finanze del suo paese dal 2011 al 2015, quattro anni fa Ngozi Okonjo-Iweala è diventata la prima donna e la prima africana a guidare il Wto cioè l’Organizzazione mondiale del commercio. La si può considerare una «vittima» di Trump perché il Wto è stato delegittimato e praticamente privato di un ruolo con le mosse unilaterali del 47esimo presidente degli Stati Uniti, spesso in flagrante violazione delle regole del Wto stesso. Peraltro l’ostilità degli Stati Uniti al Wto è più antica, ci furono problemi nei rapporti tra Washington e questa organizzazione anche ai tempi di Bush, Obama, Biden. Perciò ci si potrebbe aspettare dalla direttrice di questa organizzazione un atteggiamento molto antiamericano o quantomeno anti-Trump. Sono rimasto sorpreso nel sentirle fare invece delle osservazioni equilibrate ed equidistanti. Le riassumo così, usando in maniera pressoché testuale le parole dell’economista africana:
Abbiamo esaltato i benefici della «interdipendenza» ma ci siamo ritrovati in situazioni di iper-dipendenza: squilibrate, malsane, pericolose. Gli esempi sono variegati. Non è sostenibile una situazione in cui la produzione di vaccini è concentrata in pochissimi paesi e lo abbiamo visto scoppia una pandemia. Non è sostenibile che il 60% della produzione di microchip sia in un paese solo (Taiwan). Non è sostenibile il fatto che alcune delle maggiori economie mondiali dipendono dalle esportazioni sul mercato Usa, mentre non hanno sviluppato adeguatamente la propria domanda interna. Ha ragione l’America quando obietta al fatto che la Cina mantiene lo status di «paese in via di sviluppo» con cui entrò nel Wto nel 2001 e in virtù di questo continua a godere delle stesse clausole favorevoli che sono applicate al Mali e al Burkina Faso. La Cina può auto-definirsi come vuole, ma non può ricavare da questa classificazione dei vantaggi che sono divenuti anacronistici ed esorbitanti. E va probabilmente superato il principio «un paese un voto» per cui il Lesotho pesa quanto gli Usa in seno al Wto.

Qui sopra nel mio riassunto del suo intervento c'è un insieme di ammissioni molto oneste, su tutto ciò che è andato storto prima ancora che l’elefante Trump entrasse nella cristalleria del Wto e cominciasse a fare a pezzi tutto quel che c’era. La globalizzazione era malata di squilibri profondi; le regole del gioco erano inadatte o superate o manipolate dalla Cina; il sistema non è riformabile se non si prendono in considerazione gli interessi del compratore numero uno cioè l’America. Bisogna guardare anche oltre le barriere protezionistiche (che la Cina ha usato più di chiunque altro), bisogna occuparsi della stortura strutturale che deriva da salari e consumi artificialmente bassi con cui alcune nazioni si «obbligano» a stra-vendere all’estero accumulando avanzi commerciali.
Su questo tema un autore che è indispensabile conoscere è Michael Pettis, ricercatore presso la Carnegie Endowment for International Peace, e docente in diverse università cinesi. Pettis è un personaggio cruciale, autorevole studioso della Cina, le sue teorie (riassunte in un libro dal titolo eloquente, «Le guerre commerciali sono guerre di classe» in cui evidenzia l’effetto del commercio estero sulla distribuzione di risorse fra classi sociali) hanno influenzato una nuova generazione di economisti inclini a riabilitare certe forme di protezionismo. Questi esperti hanno avuto un ruolo altalenante su Trump, che a volte li ascolta e a volte no.
Pettis è tutt’altro che favorevole ai dazi di Trump, come minimo pensa che siano inefficaci e gestiti male. Però è convinto che questi dazi siano il segnale e la conseguenza di una crisi, più che la causa di una crisi. Ecco alcuni estratti della sua analisi uscita sull’ultimo numero di Foreign Affairs, intitolata «I dazi di Trump e la crisi del commercio globale», dove spiega questa sua posizione.
«Gli alti dazi annunciati da Trump il 2 aprile, insieme ai successivi rinvii e alle ritorsioni, hanno scatenato un’enorme incertezza globale. Gran parte dell’attenzione mondiale è concentrata sulle caotiche conseguenze a breve termine di queste politiche: violente oscillazioni dei mercati azionari, preoccupazioni per il mercato obbligazionario statunitense, timori di recessione e speculazioni su come i diversi Paesi negozieranno o reagiranno.
Ma qualunque cosa accada nel breve termine, una cosa è chiara: le politiche di Trump riflettono una trasformazione già in atto nel regime globale di commercio e nel mercato dei capitali. In un modo o nell’altro, era necessario un cambiamento drastico per affrontare gli squilibri nell’economia globale, accumulati nell’arco di decenni. Le attuali tensioni commerciali derivano da un disallineamento tra le esigenze delle singole economie e quelle del commercio globale. Sebbene quest’ultimo tragga beneficio da salari in crescita, che aumentano la domanda per i produttori ovunque, sorgono tensioni quando i singoli Paesi possono crescere più rapidamente espandendo il settore manifatturiero a scapito della crescita salariale — ad esempio, comprimendo direttamente o indirettamente la crescita del reddito familiare rispetto alla produttività dei lavoratori. Il risultato è un sistema commerciale globale in cui i Paesi competono, a loro danno collettivo, mantenendo bassi i salari.
I dazi di Trump difficilmente risolveranno questo problema. Per essere efficace, la politica commerciale statunitense deve o invertire lo squilibrio di risparmio nel resto del mondo, oppure limitare il ruolo di Washington nell'accettarlo. I dazi non raggiungono nessuno di questi due obiettivi.
Per capire cosa non funziona nel sistema commerciale globale, occorre considerare l’influenza dei salari sull’economia. Salari più alti sono solitamente positivi, poiché stimolano la domanda per le imprese e le incentivano a investire in efficienza, innescando un circolo virtuoso: l’aumento della domanda porta a maggiori investimenti per produrre di più con meno lavoratori, migliorando la produttività e, di conseguenza, innalzando ulteriormente i salari.
Le singole imprese, tuttavia, hanno incentivi diversi. Possono aumentare i profitti abbassando i salari. Il problema è che, sebbene salari più bassi possano giovare a una singola impresa, riducono i profitti delle altre. In un’economia in cui gli investimenti aziendali dipendono dalla domanda, se le imprese riducono collettivamente i salari, o aumentano i debiti familiari e pubblici per sostenere la domanda, oppure la produzione e i profitti complessivi calano.
Questo fenomeno vale anche per i Paesi nell’economia globale. Se la compressione dei salari rende una nazione più competitiva sul piano manifatturiero, ciò può stimolare la crescita attraverso le esportazioni. Ma se tutti i Paesi adottano questa strategia, la domanda globale cala, penalizzando tutti.
In un mondo fortemente globalizzato, dove alcuni Stati sono più abili di altri nel contenere i costi del lavoro, si crea un’asimmetria tra domanda e offerta di beni. Le imprese, potendo produrre dove vogliono e vendere altrove, privilegiano le economie con salari relativamente bassi rispetto alla produttività, rendendo più competitivi i prodotti fabbricati in quei Paesi. In un’economia globalizzata si può ottenere un surplus commerciale, trasferendo il danno della basso domanda interna ai partner commerciali. Per questo l’economista Joan Robinson, nel 1937, definì questi surplus commerciali il risultato di politiche “beggar-my-neighbor” cioè “impoverisco il mio vicino”.
Esistono due visioni della globalizzazione. Nella prima, le principali economie rinunciano in egual misura al controllo interno in nome dell’integrazione globale. In tal caso, gli squilibri commerciali si correggono automaticamente: un surplus fa apprezzare la valuta o crescere i salari, riducendo la competitività e riportando in equilibrio il commercio.
Ma il mondo reale segue un secondo modello. Alcune economie mantengono un forte controllo interno — gestendo i salari, i prezzi, il credito, limitando la liberalizzazione dei mercati—mentre altre si aprono completamente. I primi impongono i loro squilibri ai secondi. Se perseguono politiche industriali per espandere la manifattura, costringono i partner ad accettare una contrazione della propria industria.
Questo è il tipo di globalizzazione che Keynes e Robinson condannavano. È una strategia che può favorire le singole economie ma nuoce al sistema globale. Per salvare la globalizzazione, occorre tornare a un modello in cui si esporta per importare e gli squilibri si risolvono internamente. La soluzione è una nuova unione doganale, come quella che Keynes propose a Bretton Woods. I membri dovrebbero mantenere il commercio reciproco in equilibrio, con sanzioni per i trasgressori, e imporre barriere commerciali ai non membri per difendersi dagli squilibri esterni. Ogni Paese potrebbe seguire il proprio percorso di sviluppo, ma non a scapito degli altri. (Le economie più piccole o in via di sviluppo potrebbero ottenere deroghe parziali.)

Se questa unione non fosse possibile, il mondo cadrà nel gioco “beggar-thy-neighbor” previsto da Robinson: ogni Stato cercherà di scaricare il peso sugli altri, e, appena uno riuscirà ad aumentare il proprio saldo commerciale, gli altri reagiranno. Il risultato sarà un crollo del volume degli scambi internazionali. È questa la direzione che il mondo sembra aver preso. È questo che ha prodotto i dazi di Trump e l’aumento delle dispute commerciali globali. Fino a quando i decisori politici non modificheranno gli incentivi economici, le tensioni commerciali non si attenueranno».

27 aprile 2025, 16:45 - modifica il 27 aprile 2025 | 18:37

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
@elbuitre articolo che condivido. La Cina in 20 anni è passata da economia rurale a paese sviluppato leader in diversi settori. Per raggiungere questo traguardo ha impiegato milioni di operai a basso costo e sfruttato giacimenti di carbone per soddisfare la grande domanda di energia necessaria alla produzione industriale. Nessuna limitazione nessuna regola tanto che l'aria delle città principali è irrespirabile da anni, c'è un perenne nebbia. Hanno sbaragliato la concorrenza inondando europa e America di prodotti a prezzi bassissimi fuori da ogni logica di mercato. Anche con dazi fissi del 100% i cinesi avrebbero ancora alti margini di guadagno solo che a nessuno piace guadagnare meno e allora cominciano le ripicche
 
quanto hai ragione

sono anche riapparsi i preveggenti che non si preoccupano dei movimenti del 25%
se va nella direzione vaticinata esultano, se contro non gli cambia nulla perchè già ricchi . poi però fanno analisi tutti i giorni
se non ci fosse da piangere sarebbe da ridere per un giorno intero

vedere il mercato usa fermo o in laterale e noi in salita verticale dovrebbe far riflettere un pochino tutti, non fosse altro per i volumi scambiati nelle due borse, credo che il dow jones in 15 minuti scambi quanto una giornata del nostro. è un po come credere che l'acqua possa andare in salita per natura, invece ci va solo se interviene una forza esterna


riporto un articolo che mi è piaciuto molto

ORIENTE | OCCIDENTE DI FEDERICO RAMPINI


Se questa unione non fosse possibile, il mondo cadrà nel gioco “beggar-thy-neighbor” previsto da Robinson: ogni Stato cercherà di scaricare il peso sugli altri, e, appena uno riuscirà ad aumentare il proprio saldo commerciale, gli altri reagiranno. Il risultato sarà un crollo del volume degli scambi internazionali. È questa la direzione che il mondo sembra aver preso. È questo che ha prodotto i dazi di Trump e l’aumento delle dispute commerciali globali. Fino a quando i decisori politici non modificheranno gli incentivi economici, le tensioni commerciali non si attenueranno».

27 aprile 2025, 16:45 - modifica il 27 aprile 2025 | 18:37

© RIPRODUZIONE RISERVATA
... a parte il fatto che sono un po' allergico al presonaggio Rampini e a quel che dice ( dopo un po' che lo ascolto mi vengon le bolle sulle braccia...:D)...trovo l'articolo abbastanza condivisibile....non ho avuto l'orticaria...e quindi si pone la domanda ...da chi ha copiato l'articolo Rampini?🤣🤣🤣

scherzi a parte e' chiaro che l'argomento dazi introdotto da ciuffolo ha impattato sui mercati.......e che avra' ancora strascichi perche' in ogni caso non penso che li azzerei e si torni come prima / sarebbe il top delle fgure di merda...😎).....ma tu pensa solo a chi adesso deve fare un ordine di un materiale .....che fa? lo paga col dazio al 20...oppure aspetta perche' magari tutto sembra andare verso il fatto che li riduca ancora?----pensa agli squilibri che avremo sui dati delle importazioni e consumi di vari prodotti nei prossimi mesi...😅

ma alla fine ....si poi chiaro che nel lungo periodo si verificheranno degli scenari compatibili con l'articolo...ma come diceva un tale ..." definiamo il lungo periodo...perche' nel lungo periodo saremo tutti morti"😎😂

qui la gente si chiede dove vanno i mercati la prossima settimana , e il prossimo mese.....quello che ti "chiedono e' " posso comprare STM a sti prezzoi?...UC va a 70 euro?..etc etc,,,..quindi bisogna che cerco di mantenere un certo equilibrio tra farmi le pippe su un articolo di macroeconomia di grandissimo spessore ( che pero' non mi da da mangiare)....e trovare una tecnica che mi consenta di capire PRIMA perche' il fibbastro si fa 7000 pti dai minimi.....🤣🤣🤣 ( quello si che ci interessa)

quindi ....sai benissimo che se domani appare uno sul 3d che legge i fondi di caffe'...ma che azzecca 8-9 target su dieci come prezzi tempi su qualsivoglia titolo o indice..diventa GURU in un paio de gg...🤣🤣🤣

non so se son stato spiegato....😎
 
@ironclad posto che in area 37k il fuzzi si trova nella terra di nessuno, il lupo che se non erro si era attivato a che livello viene invalidato? Grz
ciao, questa era l'ipotesi di lupo che avevo inserito. l'attivazione come detto purtroppo è arrivata su quella barra negativissima in area 34000 con tg area 31000 quindi altri 3000 punti di possibile gain da quella chiusura, lo stop del pattern è sul top di marzo, c e da dire che a volte se non va a prendere lo stop il prezzo torna sopra la 1/3 e poi fa una seconda attivazione (ipotesi celeste) Adesso se si crede ancora nel pattern bisognerebbe ricercare una ulteriore area di ingresso sell, ovviamente quando arriveranno i segnali, e puoi ben immaginare che da qui o sopra la 1/3 cercare il tg poco sopra 31000 dove passa la 1/4 è davvero un colpaccio. Chissà vedremo come andrà a finire !!!!!!!
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spoore settimanale, solo curiosità temporali niente più, siamo a 11 barre settimanali dal top, inoltre sul movimento di marzo 2022 il rimbalzo interesso la chiusura di barra fino al 61.8% di fibo e uno spike up poco sopra il 70.7% di fibo, attualmente abbiamo una chiusura sopra il 50% e possibilità di continuare fino al 61.8% di fibo. Se si scende sul daily direi cha dalla prossima settimana si potrebbe andare alla ricerca di occasioni sell. Per chi vuole crederci
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Bondì...

riaperto short su nostrano a 37.080...metà posizione

mi sa che il nostro ( come più volte detto in passato, tranne in caso di eventi esterni di un certo spessore come potevano essere i dazi di trump ) con tutte ste zozze di ops resterà impallato attorno a questi livelli per ancora un bel po' di mesi.
poi in stile 2007/2008 se arriva una recessione globale allora scenderà più degli altri con gli interessi.
Il problema di recessione o meno è che al momento mi sembra che gli stati pur di far segnare un segno + sul pil son disposti a fare qualunque deficit e questo se nel breve può dar ossigeno nel lungo creerà ulteriori gravi problemi.

Io nella reale che è altro mondo rispetto quello finanziario vedo una situazione in costante declino, l'unica differenza è che le generazioni odierne stan bruciando i soldi che si son trovate o quelli che prendono mese su mese.
 

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