(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 06 ott - Timothy
Geithner sfodera gli artigli alla vigilia del meeting del G7
a Washington. In un intervento alla Brookings Institution,
il segretario del Tesoro ha legato oggi per la prima volta e
in una maniera che non lascia adito a dubbi la riforma della
governance del Fondo Monetario Internazionale, tanto voluta
dai paesi emergenti, Cina in primis, all'impegno che questi
stesso Paesi devono dimostrare nel favorire l'appianamento
degli squilibri globali tramite rapporti piu' corretti tra le
valute. "Quando i leader del mondo si sono riuniti l'anno
scorso prima a Londra e poi a Pittsburgh - ha detto Geithner
- hanno delineato insieme una strategia per affrontare la
crisi, e insieme hanno iniziato a lavorare su una nuova
"cornice" per la crescita globale e per riformare
l'architettura della cooperazione". Questa intesa per una
"crescita forte, sostenibile e bilanciata", ha ricordato
Geithner, si basava in sostanza su due principi, da una
parte maggiori risparmi nei paesi occidentali fortemente
indebitati e dall'altra maggiori consumi interni nelle
economie emergenti, specie quelle con un surplus commerciale
come la Cina. "In quell'ambito - ha ricordato Geithner -
oltre che sulla nuova cornice, abbiamo raggiunto un'intesa
di massima per dare una maggiore partecipazione alle
economie emergenti nelle piu' importanti istituzioni di
cooperazione economica e finanziaria, di aumentare le
risorse a disposizione delle medesime istituzioni e di
rendere il G20 il forum centrale della cooperazione,
ereditando dunque il ruolo tradizionalmente svolto dal G-7".
"Siamo stati tutti d'accordo - ha aggiunto - a seguire
questi due percorsi in parallelo. Ognuno dei due comporta
modifiche nei diritti e nei doveri delle principali
economie, di quelle avanzate come di quelle emergenti".
Geithner ricorda che sono stati realizzati progressi
nell'attuazione della nuova cornice per una crescita
sostenibile ma che questi rischiano di "essere penalizzati
dal progresso limitato verso una crescita trainata
maggiormente dalla domanda interna nelle economie emergenti
e dall'entita' degli interventi sui mercati valutari da parte
di paesi con divise sottovalutate che cercano di resistere
alle pressioni per un loro apprezzamento". Ma il pezzo forte
arriva in conclusione: "Sul fronte della governance stiamo
compiendo progressi verso un set di riforme molto importanti
per creare un Fmi piu' forte... ma un accordo per
modernizzare la governance del Fondo deve essere
accompagnato da ulteriore progresso nei paesi emergenti,
specie in quelli con un surplus commerciale, nel senso di
politiche valutarie piu' orientate al mercato e di misure che
riducano la dipendenza dalle esportazioni e rafforzino la
domanda interna". Per la Cina il messaggio e' dunque chiaro e
forte, resta da vedere come verra' recepito da Pechino.
Corrado Poggi cop-Y-
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