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Il Secolo XIX

Roma - La Bce domani drenerà dai mercati dell’eurozona 110,5 miliardi di euro di liquidità per sterilizzare gli acquisti di titoli di Stato fin qui realizzati. Lo ha annunciato lo stesso istituto centrale, aggiungendo di aver ricevuto 91 offerte per depositi a sette giorni, per un ammontare complessivo di 132,9 miliardi di euro.

La Bce procede a sterilizzare gli acquisti di titoli di Stato per non alimentare l’inflazione nell’eurozona. L’8 agosto scorso l’Eurotower fu costretto ad intervenire sui Btp e i bond spagnoli per arginare il contagio della crisi dei debiti sovrani in Europa.

Cosa vorranno intendere con "sterilizzare gli acquisti" :-?
 

Baro

Umile contadino
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Sole 24 Ore di mercoledì 24 agosto 2011, pagina 6
Un nuovo presidente per S&P
di Roveda Daniela

Un nuovoper resi ente S&P p Lascia Deven Sharma, l'uomo del downgrade al debito Usa da Citi arriva Peterson VERSIONE UFFICIALE 115 agosto la società aveva declassato gli Stati Uniti ma dalla controllante McGraw Hill si nega qualsiasi nesso tra i due avvenimenti Daniela Roveda LOS ANGELES Il responsabile ufficiale del clamoroso downgrade degli Stati Uniti se ne va. Ieri Standard & Poor's ha annunciato infatti le dimissioni del presidente Deven Sharma e l'arrivo al suo posto - dal 12 settembre prossimo - di Douglas Peterson, attuale direttore esecutivo del colosso bancario Citigroup in Nordamerica. La decisione, ha voluto far sapere McGraw Hill, la casa madre di S&P, non ha nulla a che vedere con la polemica sul downgrade o con l'inchiesta appena lanciata dal Ministero della Giustizia sul ruolo svolto da S&P nella crisi subprime, ma era già maturata nel novembre dell'anno scorso, quando la società decise di spaccare S&P in due divisioni separate, una dedicata al rating della posizione debitoria di imprese e nazioni, l'altra alla gestione di strumenti finanziari. Rimane tuttavia il sospetto che la partenza di Sharma possa essere il frutto di pressioni dell'amministrazione Obama, che aveva aspramente criticato la decisione di S&P di declassare il debito Usa il 5 agosto scorso da AAA a AA , allo stesso livello del Belgio e della Nuova Zelanda. Il primo down-grade della storia Usa ha causato la maggiore flessione degli indici di Borsa dai tempi della crisi fmanziaria e innescato una spirale di volatilità che non si è ancora calmata. Certo è che le dimissioni di Sharma sono state caldeggiate dai due maggiori azionisti di McGraw Hill, l'hedge fund Jana Partners e il fondo pensione degli insegnanti della provincia canadese dell'Ontario, che insieme controllano il 5,6% dell'azienda. «Standard & Poor's ha bisogno di un leader rispettato e indipendente, capace di meglio gestire i rapporti con gli investitori, gli organi di controllo e il pubblico» hanno scritto. Devon Sharma, 55 annidi origine indiana, è parzialmente immune dalle critiche piovute su Standard & Poor's per avere continuato a dare ratings AAA a complessi strumenti derivati basati sui mutui subprime, e avere così alimentato la bolla speculativa esplosa quattro anni fa. Sharma ha infatti assunto il ruolo di presidente alla fine del 2007, quando la crisi era ormai maturata. Ma è interamente ritenuto responsabile di un downgrade che secondo il Ministero del Tesoro è ingiustificato e basato su un errore contabile di 2.000 miliardi di dollari (le altre due agenzie americane di valutazione del debito, Fitch and Moody's, hanno confermato il rating AAA per gli Stati Uniti). Durante il regno di Sharma, sottolineano i critici, S&P ha mantenuto il rating A-sull'Islanda fino al collasso della sua economia a fine 2008, ha confermato il rating AAA su Lehman Brothers fino a tre giorni prima del fallimento, e ha declassato Bear Stearns due giorni prima del suo takeover da parte di JPMorgan Chase. Oggi tuttavia Sharma è il volto pubblico del downgrade, una decisione con strascichi pesanti non solo per tutti i mercati finanziari ma soprattutto per la stessa McGraw Hill, le cui quotazioni sono scese nelle ultime due settimane e mezzo dell'u% contro una flessione del 6,3% per l'indice S&P5oo. I titoli hanno recuperato ieri il 3,2% con l'annuncio del cambio al vertice e l'arrivo di Douglas Peterson, evidente-menre considerato da S&P il «leader rispettato e indipendente» di cui ha bisogno. La reputazione di Peterson nella delicata arte di gestire i rapporti con governi e autorità di controllo e di far fronte a crisi di immagine, è ineccepibile. In qualità di responsabile delle attività di Citigroup in Giappone, Peterson dovette supervisionare l'inchiesta governativa sulle attività di private banking e porgere le scuse al Parlamento di Tokyo. Successivamente fu incaricato di orchestrare il takeover della società di brokeraggio Nikko Cordial e due anni dopo divenderla in fretta e furia allo scoppio della crisi finanziaria. Nell'ultimo anno e mezzo Douglas Peterson, 53 anni, è stato investito del ruolo di direttore esecutivo delle attività commerciali e al dettaglio della Citigroup in Nordamerica. Nonostante un pedigree di tutto rispetto, anche la scelta di Douglas Peterson ha sollevato critiche e sospetti tra l'opinione pubblica americana, almeno a giudicare dai commenti che hanno inondato le chat room di finanza nelle ultime 48 ore. La Citigroup infatti è la banca che, insieme a Bank of America, è più in debito con il governo americano per essere stata salvata grazie a un finanziamento di 5o miliardi di dollari durante la crisi finanziaria. O RIPRODUZIONE RISERVATA LA DIFESA «Accuse al rating? :Miopia sulla crisi,. r ..... _ _ _T _ L'- Pro domo sua. In un'intervista apparsa sul Sole 240re del 15 maggio scorso il presidente di S&P Deven Sharma respingeva le accuse di conflitti di interessi derivanti dalla presenza di Fondi Usa nell'azionariato della propria società: «Sugli Stati è il mercato a decidere, non noi».
CHI LASCIA Deven Sharma Presidente Standard&Poors Deven Sharma, indiano di nascita e statunitense di adozione, è stato presidente di S&P dal 2007, dopo un anno da vice presidente e S da responsabile strategie della controllante McGraw-Hill. Ruoli ricoperti dopo aver lavorato nel manifatturiero e dopo essere stato per 14anni partner di BoozAllen Hamilton. Sharma ha iniziato gli studi nella città natale, Dhanbad, per poi laurearsi al Birla Institute of Technology a Ranchi, e perfezionarsi negli Usa alle Università del Wisconsin e all'Ohio University.
CHI ARRIVA Douglas Peterson Ceo Citibank Douglas L. Peterson è stato chief operatingofficerdi Citibank dal gennaio 2010 e ha percorso gran parte della sua carriera nell'istituto bancario dove è entrato nel 1985, dopo un Mba in Finanza internazionale conseguito alla Wharton School dell'Università della Pennsylvania: oggi fa parte del board degli advisors. In Citibank Peterson ha ricoperto incarichi di primaria importanza in Giappone ed è stato country manager in Costa Rica e Uruguay, oltre che corporate banker in Argentina e a New York.
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Baro

Umile contadino
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Foglio di mercoledì 24 agosto 2011, pagina 3
C'è del marcio (ma anche del nobile) nelle agenzie di rating

C'è del marcio (ma anche del nobile) nelle agenzie di rating PFR UN PENTITO DI MOODY'S CHE SVELA CONFLITTI D'INTERESSE INDICIBILI, C'È UN AD DI FITCH CHE INVECE CHIEDE PIO TASSE Roma. Le agenzie di rating americane vengono da Marte, quelle europee da Venere. Almeno a giudicare dagli avvenimenti di questi giorni: in primis le clamorose confessioni del veterano William J. Harrington, per 11 anni analista e vicepresidente di Moody's, che ha vuotato il sacco con una memoria di 78 pagine recapitata alla Sec, la Consob statunitense, che da mesi sta tentando di riformare il sistema. Il "cahier de doléances" di Harrington, ripreso dal Washington Post, è un attacco frontale a Moody's: "Il primo conflitto d'interessi è che l'agenzia è pagata dagli stessi soggetti emettitori (banche e aziende) le cui emissioni si suppone che debbano essere analizzate oggettivamente dall'agenzia", scrive Harrington. "Questo conflitto pervade ogni aspetto dell'operatività di Moody's, attraverso l'incentivazione di tutto il personale, inclusi gli analisti, affinché i clienti ottengano il giudizio che desiderano, onde evitare che questi si rivolgano ad altre più compiacenti agenzie", spiega l'analista-pentito. L'agenzia si è difesa con un comunicato, riportato dal Washington Post: "Non possiamo sottolineare mai abbastanza la qualità e l'integrità del nostro processo di rating", ha detto il portavoce Michael N. Adler, ma intanto il Julian Assange del rating non è stato ancora querelato. Altro caso dalle apparenze parecchio bellicose è quello che riguarda l'altra "grande" statunitense della triade del rating, Standard & Poor's: è stata appena annunciata, infatti, la defenestrazione del presidente Deven Sharma, e la sua sostituzione con un uomo proveniente da Citibank, il ceo della banca newyorchese Douglas Peterson. Si mormora che sia una mossa pilotata da Washington, come reazione al mai perdonato taglio della tripla A sul debito sovrano americano, arrivata proprio da S&P's. Chi non ha mai tagliato la pagella sui bond americani (e anzi nei giorni scorsi ha ribadito un giudizio tripla A) è Fitch, la più piccola della triade, che a differenza delle due consorelle non ha grandi intrecci proprietari alle spalle, ma un unico azionista di controllo, europeo e con una storia imprenditoriale romanzesca. Si chiama Marc Eugène Charles Ladreit de Lacharrière, ha 70 anni, è il numero 808 della classifica Forbes dei più ricchi a livello mondiale, venticinquesimo in Francia, con 1,1 miliardi di euro di patrimonio personale. Tra carta stampata e gruppo Bilderberg Nato nel 1940 a Nizza, Lacharrière ha studiato al prestigioso liceo Condorcet, poi alla scuola della nomenclatura francese, l'Ena, dove vince il premio Robespierre (destinato ai migliori laureati) insieme con Jacques Attali nel 1970. Conquista il posto da dirigente al ministero del Tesoro, ma (unico caso che si conosca nella storia di Francia) rifiuta perché non vuol fare il passacarte. Entra quindi a Banque de Suez, allora tempio del capitalismo francese, con il grado più basso, quello di cassiere. Ma ha la passione per la bella vita ed è un giovane di charme: gira su una vecchia Bentley, esce con la cantante e attrice Fransoise Hardy, recita per gioco una piccola parte in "Deux t@tes folles" ("Insieme a Parigi"), film del 1964 con Audrey Hepburn e William Holden. E' simpatico, dicono, e invita i clienti a giocare a tennis al circolo del Polo, al Bois de Boulogne. Prima del rating, e insieme con le donne, la sua grande passione sono però i giornali: a 21 anni fonda un settimanale femminile, Mademoiselle; nel 1972 rileva una vecchia casa editrice, Masson, e la fa diventare leader europeo delle pubblicazioni scientifiche. Oggi invece è proprietario e direttore della Revue des Deux Mondes, antica e celebre rivista degli intellettuali della destra francese fondata nel 1829, e nel 2007 si era anche offerto di rilevare Les Echos. Nel 19'76, nuova avventura: entra in L'Oréal e scala tutti i gradini fino a diventare vice amministratore delegato, nel 1991. In quell'anno nasce la decisione di mettersi finalmente in proprio: mette su la sua holding (Financière Marc de Lacharrière), quotata alla Borsa di Parigi, che raduna diverse attività: i giornali (Valeurs actuelles, Spectacle du Monde, Journal des Finances, Expansion), l'immobiliare, la chimica, il design. Ma il suo colpo di genio è l'acquisto di Fitch nel 1997: la fonde con la britannica Ibca, già di sua proprietà, poi con Algorithmics, società di analisi rischi. Nel 2000 incorpora anche Thomson Financial BankWatch. Nel 2006 capisce che è l'ora dei derivati e apre un branch specializzato, Derivative Fitch. La "piccola" ormai compete ad armi pari con Moody's e S&P's e oggi Fit-ch, di cui Fimalac controlla 1160 per cento, ha fatturato nel terzo trimestre 137,7 milioni di euro sui 174,3 di ricavi consolidati della capogruppo. Seduto su questo business anti crisi, Lacharrière oggi è parte integrante di tutti i salotti buoni della fmanza francese: siede nel consiglio di 110réal, è presidente del comitato nomine di Renault, è membro del comitato consultivo della Banca di Francia. Tra i suoi amici di sempre ci sono nomi come Main Mine, il numero uno della Bce Jean-Claude Trichet, l'ex presidente Jacques Chirac (di cui fu sostenitore), Antoine Bernheim. E' cavaliere di Gran croce (il grado più alto sotto quello del presidente della Repubblica) della Legion d'onore, e membro del super club dei potenti Bilderberg, di cui è capo della delegazione francese. Ma soprattutto è un frenetico benefattore: è uno dei più grandi sponsor del Louvre (di cui naturalmente siede nel board), è ambasciatore di buona volontà dell'Unesco; è presidente delThéùtre du Rond-Point, di France Museums e di una serie infinita di fondazioni culturali e di aiuto ai bisognosi.
L'appello di Lacharrière & co: "Taxez-Nous!" E soprattutto è anche uno dei firmatari di "Taxez-Nous", l'appello lanciato sul settimanale di centrosinistra Nouvel Observateur da una serie di manager e imprenditori che, sull'esempio di Warren Buffett *** in America, chiedono al governo di poter contribuire maggiormente alla crisi. "Noi, presidenti, amministratori delegati, uomini e donne del mondo degli affari, finanzieri, professionisti e cittadini ricchi - si legge nel manifesto - sosteniamo la creazione di un contributo eccezionale che andrà ad interessare i contribuenti francesi più facoltosi". Tra i firmatari ci sono Lilia-ne Bettencourt, ereditiera dell'impero L'Oréal, il numero uno di Total Christophe de Margerie e il "pdg" di Société Générale, Frédéric Oudéa. Non poteva mancare il "benefattore" Lacharrière, su cui l'establishment francese conta anche per un'altra opera benemerita: mentre aumentano in questi giorni i timori che anche Parigi perda la tripla A sul suo debito pubblico, si confida che almeno il "gentiluomo del rating" e la sua Fitch mai si conformeranno a tanta bassezza.
***
 

Peco

Forumer storico
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Londra, 24 ago - La Bce ha
ripreso nella tarda mattinata gli acquisti di titoli di
Stato italiani. Lo affermano operatori di mercato. Il
decennale italiano ha aperto la giornata con rendimenti
intorno al 5,01% (5,02% al momento contro 4,99% ieri sera) e
quindi sopra la soglia del 5% che, secondo gli operatori, e'
la barriera oltre la quale l'Eurotower tende a impegnarsi
sul mercato. La Bce acquista titoli di Stato italiani e
spagnoli sul mercato secondario dall'inizio della settimana
scorsa per contenere i rischi di contagio ai due Paesi dalla
crisi debitoria europea.
 

poliutre

Nuovo forumer
La "sterilizzazione" dell'acquisto dei nostri Tds da parte della BCE sta iniziando a
mostrare i suoi effetti:sia ieri che oggi consistenti cali sui "lunghi".
 

stefanofabb

GAIN/Welcome
Però in questo modo gli acquisti sono più contingentati, più limitati, no?
io Zebro credo che più che essere contingentati gli acquisti dei tds, debbano essere messi a confronto sul credito paese da parte del nostro sistema economico;vuoi per tutta la parte parlamentare che promette promette... e di ripresa produzione/forza lavorativa.ora a parte la ferma estiva e che bisognerà aspettare fino a Settembre/Ottobre non si vede ancora molto.:rolleyes: ciao.P.S.. rischio paese percepito alto.. i credit default swaps a mio modo di vedere devono diminuire di un centinaio di punti e dopo si ragionerà meglio:)
 

Zebro

Valar dohaeris
io Zebro credo che più che essere contingentati gli acquisti dei tds, debbano essere messi a confronto sul credito paese da parte del nostro sistema economico;vuoi per tutta la parte parlamentare che promette promette... e di ripresa produzione/forza lavorativa.ora a parte la ferma estiva e che bisognerà aspettare fino a Settembre/Ottobre non si vede ancora molto.:rolleyes: ciao.P.S.. rischio paese percepito alto.. i credit default swaps a mio modo di vedere devono diminuire di un centinaio di punti e dopo si ragionerà meglio:)

Sono d'accordo. I mercati guardano questo indice: Italy Govt Bonds 10 Year Gross Yield (GBTPGR10:IND) Index Performance - Bloomberg e se vedono quel numerino salire troppo... vogliono di più. E se non sale perché è la BCE che compra per tenerlo basso (e si sa) è come se scendesse... questo è il problema.

Questa situazione va risolta prima che il Tesoro debba andare alla prova mercato per amore o per forza.. non si può rimandare le aste ad libitum.. è lì che mi viene un po' paura..
 

stefanofabb

GAIN/Welcome
Al netto della componente trasporti, l'indice statunitense che
misura l'andamento degli ordini di beni durevoli a luglio ha
registrato un +0,7% mensile. Gli analisti avevano pronosticato
un calo dello 0,6%. Milano, Finanza.com
:)
 
Stato
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