Tragedia del Golfo (Falla Petrolio)

La sua apertura ingoiò un impianto di perforazioni. Per cercare di salvare il derrick (la torre) dell’impianto, i geologi sovietici decisero di dar fuoco al gas contenuto nella cavità, con il risultato che il gas è in fiamme da 40 anni.

[ame=http://www.youtube.com/watch?v=DcEa6aJ4mt8&hd=1]YouTube - Darvaza, Karakum Desert, Turkmenistan 01 - Gas Crater[/ame]
 
adesso i Russi danno pure consigli

da ComeDonChisciotte Forums-viewtopic-I fondali del Golfo del Messico sono devastati.
Σάββατο, 03 Ιουλίου 2010
"Ο βυθός του κόλπου του Μεξικού έχει "σπάσει";"

ΕΦΙΑΛΤΗΣ ΣΤΟΝ ΑΤΛΑΝΤΙΚΟ
"Πρέπει να είναι η πιο ανησυχητική είδηση που έχω διαβάσει ποτέ! Εύχομαι να είναι ψέματα. Τι λέει; Εν περιλήψει: Ρώσοι επιστήμονες που κατέβηκαν με βαθυσκάφος στον κόλπο του Μεξικού διαπίστωσαν ότι...ο βυθός έχει σπάσει σε πολλά σημεία από τα οποία αναβλύζει πετρέλαιο. Οι πιθανές επιπτώσεις; Ασύλληπτες. Καταστροφή του Ατλαντικού ολόκληρου. Δηλητηριώδεις βροχές για όλη τηΒόρεια Αμερική. Κι ο κόσμος αλλαγμένος προς το πολύ χειρότερο μετά απ' αυτό.
Οι Ρώσοι ζητάνε από τους Αμερικάνους να..."
Διαβάστε τη συνέχεια και δείτε και τα video στο post του @nikan_gr στο ? ????? ??? ?????? ??? ??????? ???? "??????"; - ??? ?????

Sabato 3 luglio 2010.
I fondali del Golfo del Messico sono “devastati”
da: ireport.cnn.com
Questa è la notizia più inquietante che abbia mai letto! Spero che si stia mentendo.
In sintesi:
“Gli scienziati russi sono scesi con sommergibili nel Golfo del Messico, e lì hanno rilevato che il fondo atlantico è rotto in molti punti da cui sgorga petrolio”.
Le possibili conseguenze? Inconcepibili.

Verosimilmente distruzione di tutto l'Atlantico, poi piogge tossiche in tutto il Nord America. E il mondo cambierà in peggio.
I russi chiedono agli americani di chiudere la 'ferita' con l’uso di una bomba nucleare, ma gli americani temono che ciò possa ridurre le loro scorte di energia in base alle proprie esigenze!
La crisi finanziaria globale sembra procedere in questo futuro da incubo. E BP può fare ben poco o nulla.
Se qualcosa dovrebbe preoccupare tutta l'umanità, non si può immaginare nulla di più catastrofico di questo.
Per saperne di più guardare il video post sul nikan_gr @ ? ????? ??? ?????? ??? ??????? ???? "??????"; - ??? ?????
 
però arrivano notizie veramente scorcentanti


da multimedia - LASTAMPA.it

Nuove accuse dall'America nei confronti dell BP: il video di un giornalista freelance di New Orleans, C.S. Muncy, diffuso via Youtube e ripreso da alcuni siti di media americani mostra le immagini di un tratto di una spiaggia della Grande Isle, in Louisiana, in cui il petrolio non sarebbe stato rimosso, ma sepolto, coperto con altra sabbia.
Nuove accuse dall'America nei confronti dell BP: il video di un giornalista freelance di New Orleans, C.S. Muncy, diffuso via Youtube e ripreso da alcuni siti di media americani mostra le immagini di un tratto di una spiaggia della Grande Isle, in Louisiana, in cui il petrolio non sarebbe stato rimosso, ma sepolto, coperto con altra sabbia.
L'accusa nei confronti della BP è che invece di ripulire le spiagge, come si è impegnata a fare, in molti casi ricorra a questi mezzi di pulizia, meno costosi e sicuramente più veloci.
Al momento si tratta solo di un sospetto, ma dalle immagini mostrate nel video appare chiaro che la spiaggia in questione è stata teatro di un significativo movimento di terra: la consistenza della spiaggia non è quella che dovrebbe essere, il fondo non è sabbioso ma compatto, e Muncy avanza il sospetto che il catrame anzichè essere portato via sia stato semplicemente coperto.
Una ordinanza della Guardia Costiera impone a chiunque, anche a giornalisti e fotografi, di rimanere ad almeno 20 metri dalla zona contaminata. Difficile, dunque, documentare come si proceda con le operazioni di pulizia.
[ame=http://www.youtube.com/watch?v=WaHJf1GLD1E&feature=player_embedded]YouTube - Sand dumped over degraded oil on LA beaches[/ame]
 
aggiornamento....
Corrente del Golfo in via di interruzione?

http://www.avarositanya.hu/site/sites/default/files/images/le-gulf-stream.jpg[7img]
Per chi non avesse fatto le scuole elementari, o in quel giorno mentre la maestra spiegava aveva marinato la scuola per farsi un mezzo di rosso all'osteria, rinfreschiamo la memoria: l[B]'Europa è sostanzialmente alla stessa latitudine del Canada, eppure d'inverno a Monaco non ci sono gli orsi bianchi come in Canada.[/B]

Come mai?

Perchè esiste la Corrente del Golfo: è una corrente calda che si forma nelle calde acque del Golfo del Messico e risale l'atlantico fino alle Canarie e lambisce l'Europa. [B]Grazie a questo flusso costante di acqua calda, l'Europa d'inverno non è ricoperta dal ghiaccio e mangiamo le fragole in primavera.[/B]

Il flusso si vede bene nell'immagine in alto.

Bene.

Ora, uno studio italiano ha rilevato che [U][B]la marea nera[/B] del Golfo del Messico [B]ha "spezzato" la Loop Current[/B], una delle [B]principali componenti della Corrente del Golfo[/B] e [B]uno dei motori che contribuisce a riscaldarla. [/B][/U]

Secondo la ricerca [B]è impossibile prevedere come si evolverà la situazione[/B], ma se questo processo proseguirà, potrebbero esserci [B]serie conseguenze[/B] per la corrente calda che percorre l'Atlantico fino al Nord Europa.

La ricerca dell'Istituto italiano di Scienze atmosferiche e del Clima (ISAC) stata condotta dal fisico teorico Gianluigi Zangari, che, in collaborazione con l'Università del Colorado, ha analizzato con un sistema di calcolo da lui brevettato i dati dei satelliti americani ed europei per l'osservazione della Terra.

Nei giorni scorsi nel Golfo del Messico[B] la marea nera aveva cominciato a formare un vortice che adesso ha raggiunto dimensioni notevoli e che si è completamente separato dal resto della corrente.[/B]

[INDENT][B]Si è rotto un equilibrio nato in milioni di anni[/B] [...] e se non si ricostituirà la Corrente del Golfo, potrebbe subire conseguenze irreparabili, ha dichiarato Zangari.
[/INDENT]
Già nel 2006 la corrente del golfo si era interrotta per 10 giorni circa, senza conseguenze critiche. Fu per cause probabilmente naturali ed il fenomeno rientro' rapidamente. [B]Ora, la Loop Current è interrotta e le cause non sono naturali, nè si sa per quanto, nè quanto tempo sarà necessario per ristabilirla.[/B]

Quali saranno le conseguenze sulla corrente del golfo, nessuno è in grado di dirlo.



Saluti felici

Felice Capretta

FONTE: [url=http://informazionescorretta.blogspot.com/2010/07/corrente-del-golfo-interrotta.html]Informazione Scorretta: Corrente del golfo in via di interruzione?[/url]
 
:ciao:




LA MAREA NERA DEL GOLFO E L’ AGENDA DEL NUOVO ORDINE MONDIALE

A questo punto abbiamo il movente, i mezzi, le opportunità e un'abbondanza di prove indiziarie che puntano ad un vero e proprio progetto di depopolamento.
Consideriamo ora il modus operandi del NWO ed i paralleli tra questa e alcune delle loro precedenti operazioni.

Prima di tutto c'è la tattica "shock and awe" (traumatizza e spaventa): un primo attacco decisivo ed inaspettato che apre uno scenario apocalittico: prima il 9/11, poi la crisi finanziaria e ora il Golfo del Messico.
Ognuno di questi eventi, a suo modo, ha l'immediata conseguenza di cambiare per sempre la visione del mondo e altrettanto rapidamente diventa oggetto di una sistematica campagna di disinformazione da parte dei mass media globali e di una campagna di confusione nei media alternativi e negli ambienti dove vengono denunciate e portate alla luce le cospirazioni governative.

In secondo luogo, c'è la "shock doctrine" (terapia d'urto): intraprendere azioni sul maggior numero possibile di versanti e/o aree di interesse per ogni attacco messo a segno.
A seguito del 9/11, ad esempio, l'elite è riuscita a rimodellare la Costituzione americana ed ha ottenuto la giustificazione per due guerre (Afghanistan e Iraq - NDT).
Con il crollo finanziario ed il conseguente salvataggio truffa, hanno messo le mani sulle tesorerie nazionali dell'Occidente.
Nel caso del Golfo del Messico,l'elite non è ancora passata a questa seconda fase.
Ma appare chiara la direzione verso cui stanno spingendo: evacuazione forzata di milioni di residenti del Golfo e loro trasferimento nei campi FEMA.

In questo modo il NWO avrà l'opportunità di dichiarare la legge marziale su grande scala nella parte sud-est degli USA e per iniziare ad abituarci a questa ulteriore lesione dei diritti della persona, come fu per le estreme misure di sicurezza negli aeroporti e per la tortura.

Non è che all'élite piaccia particolarmente lo strumento della legge marziale, è solo che il processo di passaggio non può avere successo senza che questo possa essere prontamente dispiegabile ovunque si renda necessario

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7244




:ciao::ciao::ciao:
 
Il lento funerale di BP, l’occasione per ENI

Oscar Giannino
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Anticipo uno dei miei pezzi dal prossimo numero di Capo Horn

Penso che, se fossi l’azionista di controllo dell’ENI, avrei già fatto da tempo un ragionamento semplice semplice.

Argomento: come approfittare del disastro che ha investito BP.



Ma prima di arrivare alla considerazione e alla proposta, serve un bel passo indietro per valutare tutti gli aspetti “epocali” della vicenda. I danni accollati a BP costituiranno un vero benchmark destinato a fare precedente. La compagnia mi pare che assai difficilmente possa sopravvivere. Non com’era fino a ieri, questo è sicuro.


Sono tre mesi che da 4mila metri di profondità, nel Golfo del Messico, fuoriescono ogni giorno nell’Oceano dapprima si era detto tra i 4 i 6 mila barili di petrolio al giorno, per poi ritoccare la stima fino a vette stellari, da un minimo di 35mila fino addirittura a un massimo di 60mila barili al dì. Il disastro della Deepwater Horizon per British Petroleum appare ormai prossimo a sancire, a tutti gli effetti, la fine di un gigante storico tra le maggiori oil companies. BP ha il 65% della concessione e dunque dell’impianto ma in pratica ne risponde integralmente, visto che è nei suoi confronti che faranno azione per negligenza i soci di minoranza Mitsui e Anadarko, come tutte le compagnie fornitrici degli impianti collassati, tipo Halliburton, Transocean e Cameron.
Alla chiusura di Borsa di venerdì 9 luglio scorso, BP era ancora la terza compagnia petrolifera europea per capitalizzazione, a quota 81,8 miliardi di euro rispetto

agli 89 di Total,

e ai 128,8 miliardi a cui si giunge sommando le azioni di classe A e B di Royal Dutch Shell.


Ma, quando è cominciato il disastro nel Golfo BP sfiorava i 195 miliardi di capitalizzazione, apparteneva a pieno diritto alla serie A mondiale

come Exxon Mobil, che il 9 luglio capitalizzava 277 miliardi di dollari,
ed era ben sopra la Chevron, che ne vale 143,5.


In altre parole, in tre mesi in BP si sono liquefatti oltre 100 miliardi di valore. I suoi CDS sono passati da 55-60 punti base, a oltre 700: a tutti gli effetti, peggio del peggio nella lista internazionale dei candidati al fallimento.


Ma è una stima esagerata, oppure ragionevole, quella del mercato? Perché se fosse esagerata, decadrebbe del tutto ogni idea intono a che cosa potrebbe fare l’ENI. E invece no, esaminata per benino la questione bisogna proprio concludere che il mercato non esagera. BP può andare in default eccome. Vediamo perché.


A tutti gli effetti,il disastro della Deepwater Horizon costituirà infatti il nuovo benchmark di tutte le politiche risarcitorie nella oil industry mondiale. Un punto di riferimento integralmente nuovo, se si pensa che finora il disastro petro-ambientale più grave era quello della petroliera Exxon Valdez in Alaska, con 250mila barili in mare che fanno quasi sorridere, rispetto al milione e mezzo che ogni mese si riversano nel Golfo del Messico.
La stima di metà maggio, quando sembrava che BP potesse cavarsela con 7 o 8 miliardi di dollari in tutto, è ormai ridicola per quanto appare sottostimata.
L’Oil Pollution Act, la legge vigente negli USA che fu approvata proprio a fronte del disastro della Exxon Valdez, prescrive infatti a totale carico dell’inquinatore le spese per restituire l’ambiente alla sua condizione precedente.

Se ci si basa sul precedente della Exxon, che va matematicamente integrato e modificato come modello previsivo visto che in questo caso lo spillover è continuativo e non concentrato nel tempo e con danni influenzati dalle correnti, al ritmo di un milione e mezzo di barili al mese il conto per la sola “pulizia” è di circa 6 miliardi di dollari per ogni mese di dispersione. Al terzo mese compiuto, siamo già a quota 18 miliardi per questa sola voce.
C’è poi il capitolo delle sanzioni amministrative e regolatorie, disciplinate dal Clean Water Act. Nella prassi USA sin qui seguita, le multe vanno da un minimo di 1.100 a un massimo sin qui di 4.300 dollari per ogni barile disperso, ma nulla vieta di credere che la somma potrebbe in questo caso ultimamente salire. In ogni caso, se si applica al milione e mezzo di barili persi ogni mese una stima prudenziale sanzionatoria di 3.500 $ per barrel, siamo a circa 5,2 miliardi di dollari al mese di multa. In tre mesi, siamo già insomma a quota 15,2 miliardi.
C’è poi una terza voce, quella che riguarda i rimborsi su causa intentata da chiunque possa rivendicare un danno o un lucro cessante, a seguito dell’inquinamento. E quando si dice chiunque vale proprio per chiunque, dagli Stati rivieraschi che possono chiedere il rimborso per gli interventi speciali che hanno dovuto sostenere e per gli aggravi di tasse e tariffe che hanno dovuto imporre, alle municipalità e comunità locali per danni al turismo, a ogni singolo albergo, ristorante, pescatore che legittimamente ritengano di essere stati danneggiati. L’Oil Pollution Act pone un tetto esplicito a 75 milioni di dollari, per tali rimborsi. Ma il presidente Obama, nella seconda settimana di giugno, con un gesto degno del venezuelano bolivarista Chavez ha sbattuto i pugni sul tavolo, sostenendo che il cap posto per legge era inadeguato, e BP avrebbe fatto bene a mettere subito sul tavolo almeno 20 miliardi di dollari. Tanto per cominciare, ha detto il presidente. Con un bel saluto allo Stato di diritto, anche se so che nel dirlo tutti gli ambientalisti mi azzanneranno.
Poiché l’economia legata a turismo marino e pesca dei quattro Stati rivieraschi - Alabama, Louisiana, Mississippi e Florida – si può cifrare intorno ai 30 miliardi di dollari, e il tratto di costa investito sino a inizio luglio era di circa 120 km, una previsione dei rimborsi ai quali BP può essere obbligata dai tribunali americani può agevolmente raggiungere i 18-20 miliardi.
Se si sommano le stime delle tre voci di costo per BP, siamo sui 75 miliardi. Per i soli primi tre mesi. A prescindere da quanto bisognerà aggiungere, se non ha successo nei prossimi giorni e settimane il nuovo “tappo”. 75 miliardi: non tutti in un anno, d’accordo. Ma le stime finanziarie e di cassa per BP nel 2010, con un barile intorno ai 65-70 $ per barile, parlavano di 30 miliardi di generazione di cassa, di cui 20 da destinare a investimenti e oneri finanziari, 10 a dividendo per i soci. E’ vero che BP ha circa 14 miliardi tra liquidità e linee di credito inutilizzate, ma c’erano già 17 miliardi di bonds e prestiti da rimborsare, tra 2010 e 2011.
La domanda a questo punto è duplice. Va bene non distribuire dividendi, come subito l’Amministrazione Obama ha irritualmente chiesto e ottenuto da BP per il 2010: ma per quanti anni? E inoltre: i tribunali USA seguiranno il principio che occorre sempre porre un limite ragionevole alla responsabilità illimitata di una società per danni catastrofici da eventi estremi, oppure faranno propria la demagogia populista del presidente ?
In ogni caso, nelle condizioni attuali per il board di Bp non c’è alternativa. A parte la speranza che qualche nuovo marchingegno consenta di mettere uno stop al deflusso, occorre far cassa subito per miliardi, per evitare un nuovo downgrading come quello che Fitch ha già comminato a metà giugno, e che ha fatto schizzare il costo del debito. Secondo le malelingue, in realtà Obama picchia duro non solo perché, come BP, deve recuperare sull’impressione popolare che abbia del tutto sottovalutato l’evento e la sua portata, per lunghe settimane. Ma anche perché, a questo punto, tanto vale portare BP alla canna del gas il più possibile sotto le elezioni del midterm del prossimo autunno. Magari assicurando alle oil companies americane buona parte di ciò che BP ha in pancia di più prezioso, e cioè moltissimo upstream di grande qualità e in aree non devastate da pericolosa instabilità mondiale.
Ma se è così, perché non arrivare per primi dico io? Per questo dico che, se fossi stato l’azionista pubblico di controllo italiano dell’ENI, e cioè il governo, in queste settimane avrei fatto un bel pensierino. Perché non farsi subito vivi con il board di BP, e fare una bella offerta per 10-15 bn di uspstream pregiato, prima che le procedure giudiziarie mettano inequivocabilmente BP alla mercé sei suoi creditori? Per conto mio, è un’operazione che da sola varrebbe la cessione di tutta la filiera nazionale del gas, approvvigionamento stoccaggio e distribuzione, che nessun concorrente di Eni mantiene altrettanto integrata. Non è un’idea balzana, perché ne ho parlato con banchieri e oilmen e tutti mi hanno dato ragione. Ma è il governo italiano, che da questo punto di vista non ci sente. Peccato, dico io. Non tutti i mali vengono per nuocere, aggiungo cinicamente. Ma vale solo per chi ne sa approfittare, ovvio.
 

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