Tuor - Non è finita la crisi dei mutui subprime

Sharnin 2

Forumer storico
Non è finita la crisi dei mutui subprime
Alfonso Tuor

La crisi dei mutui subprime è tutt’altro che finita. L’economia statunitense sta frenando bruscamente; la crisi del mercato immobiliare americano è «in pieno corso»: i prezzi delle case continuano a scendere, mentre i pignoramenti sono addirittura raddoppiati nei primi tre mesi di quest’anno. L’unico aspetto positivo è l’apparente allentamento della tensione sul mercato interbancario, che ha subito spinto i «soliti noti analisti» a proclamare che la crisi è finita.
Questa fase di bonaccia (ce ne sono state diverse dallo scorso agosto) non segna molto probabilmente la fine della crisi, ma un suo salto di qualità. Infatti gli interventi pubblici, ed in particolare il salvataggio della banca di investimento americana Bear Stearns, hanno confermato che gli Stati non permetterano che fallisca alcuna banca. Inoltre le iniezioni di liquidità di miliardi e miliardi operati dalle banche centrali hano ridato un po’ di ossigeno al sistema finanziario. Non molto più di una boccata d’aria, come dimostra la persistenza del premio che le banche devono pagare per finanziarsi su un mercato monetario, i cui operatori sono perfettamente consapevoli che deve ancora emergere gran parte delle perdite tuttora nascosta nelle pieghe dei bilanci bancari.
Ma c’è di più. Il rialzo dei rendimenti delle obbligazioni statali segnala che la politica monetaria della Banca centrale americana sta cominciando a far crescere le aspettative di un ritorno dell’inflazione. Infatti la Federal Reserve per aiutare Wall Street, da un canto ha iniettato nel sistema centinaia di miliardi di dollari (e non comunica più i dati sulla crescita della massa monetaria) e, dall’altra, ha portato i tassi ad un livello inferiore a quello dell’inflazione, per cui i tassi reali a breve sono negativi. Questa politica ha favorito il ribasso del tasso di cambio del dollaro e ha contribuito ad alimentare la speculazione finanziaria che ha fatto esplodere i prezzi di petrolio, materie prime e derrate alimentari (e in questo modo sta penalizzando la crescita sia degli Stati Uniti sia delle economie dei paesi emergenti).
Continuare su questa strada sarebbe estremamente pericoloso ed infatti oggi la Banca centrale americana annuncerà un cambio di tattica nell’impegno strategico di salvare il sistema bancario, in cui è impegnata dallo scorso mese di agosto. La Federal Reserve comunicherà di aver deciso di tagliare ancora di un quarto di punto i tassi di interesse, portando quindi i Fed Funds al 2%, ma dirà anche che è decisa ad interrompere il ciclo di continue riduzioni del costo del denaro. In pratica, la Banca centrale statunitense si prenderà una pausa per capire quale è l’impatto sul sistema finanziario e sull’economia reale della diminuzione di 325 punti base del costo del denaro attuata nell’arco degli ultimi otto mesi (alla fine dell’estate scorsa i tassi negli Stati Uniti erano ancora al 5,25%).
Questa pausa di riflessione servirà anche alle autorità monetarie per capire quale influenza ha il pacchetto fiscale di 110 miliardi di dollari varato dal Congresso per alleviare gli effetti della crisi dei mutui subprime. Proprio in questi giorni sono infatti cominciati ad arrivare nelle case delle famiglie americane i rimborsi fiscali di 1200 dollari per coppia più 600 dollari per ogni figlio a carico. I più ritengono che la maggior parte di questi rimborsi fiscali saranno usati dalle famiglie per ridurre il loro indebitamento. La Federal Reserve userà anche questo tempo per capire se il Congresso riuscirà a trovare un accordo per varare un pacchetto di alcune centinaia di miliardi teso a sostenere il mercato immobiliare. Nel frattempo, la Banca centrale americana non rimarrà con le mani in mano, ma continuerà a finanziare le banche.
La molteplicità e soprattutto l’entità di tutti questi interventi inducono alcuni a ritenere che la crisi finanziaria sia superata e che la recessione americana sarà leggera e soprattutto breve. Queste previsioni non sono finora suffragate da dati di fatto.
La realtà è diversa. La politica monetaria fortemente espansiva della Banca centrale americana e la speculazione finanziaria, che continua a far salire i prezzi di materie prime e di derrate alimentari, inducono a ritenere che all’orizzonte si stia cominciando ad intravvedere il ritorno dell’inflazione. Se la recessione americana sarà breve e leggera, come prevedono alcuni analisti, l’eventuale ripresa sarà ancora più breve, poiché il costo del denaro salirà e strozzerà la ripresa. Il ritorno dell’inflazione può essere evitato da una recessione che deprima i prezzi delle materie prime e che eviti che si metta in moto il meccanismo di rincorsa tra prezzi e salari.
Lo scenario che appare oggi più probabile è comunque quello della stagflazione, ossia di un periodo simile a quello degli anni Settanta, quando gli chocs petroliferi e le politiche monetarie espansive delle banche centrali fecero volare i prezzi di tutti i beni al consumo senza riuscire a far uscire le economie occidentali da una lunga fase di bassissima crescita economica. Negli Stati Uniti questo non è uno scenario, ma è già la realtà. In conclusione, non si può escludere che vi sia una specie di «metamorfosi» della crisi dei mutui subprime e che quindi lo scoppio della bolla formatasi nel mercato immobiliare americano e della bolla del credito vengano superate ampliando ulteriormente la bolla finanziaria creatasi nei mercati delle materie prime e dei prodotti agricoli e favorendo il manifestarsi di un’altra perversione economica, ossia il ritorno dell’inflazione.

CdT
29/04/2008 19:38
 
ancora grazie a Sharnin :) e condivido pienamente e con preoccupazione il fatto che il colpo di coda debba arrivare....anche a livello di analisi graf. il rafforzamento di $ e' ancora momentaneo...tuttavia credo che la FED e il GOV USA stiano studiando attentamente il punto di intervento non per abbassare i tassi , ma per dare notizia di piu' forti provvedimenti del GOV per venire incontro alle famiglie e imprese USA. solo questo potra' dare forza al $ e fare attendere il mercato nel non infierire , ma anzi , avendo aspettative di forza , ricominciare ad acquistare $....
 

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