Sharnin 2
Forumer storico
Société Générale
Una truffa che pone fine ad un’era
Alfonso Tuor
Questa non è una crisi normale, ma la fine dell’era della nuova ingegneria finanziaria (prodotti strutturati, hedge funds, ecc.) e dei fondamentalisti del mercato. Questo giudizio del finanziere americano Georges Soros appare ancora più appropriato alla luce delle perdite generate da un trader della Société Générale. La presunta frode è di proporzioni gigantesche: le perdite denunciate dalla banca francese ammontano a 4,9 miliardi di euro (circa 8 miliardi di franchi). Le cifre in gioco sono talmente grandi che alcuni avanzano l’ipotesi che si tratti di una grande montatura.
In pratica, si sarebbe attribuito al 31.enne Jérôme Kerviel la responsabilità di quest’enorme perdita per nascondere altri «buchi». È difficile dire se è solo dietrologia o c’è qualcosa di vero. Per il momento, atteniamoci alla versione ufficiale espressa dall’amministratore delegato Daniel Bouton. Il 31.enne Kerviel era incaricato di «giocare» sui principali indici azionari europei. Aggirando i controlli interni della banca, aveva scommesso alla grande su un rialzo degli indici azionari. Le sue puntate fino alla fine dell’anno scorso erano risultate vincenti, ma i forti ribassi delle borse europee in questo mese di gennaio si erano rivelate talmente letali, che la banca avrebbe perso ancor di più se avesse reso pubblica la frode alla fine della settimana scorsa e se non avesse utilizzato i primi tre giorni di questa settimana per vendere le sue posizioni (probabilmente influendo non poco sull’andamento dei mercati). Infatti il cosiddetto sottostante delle scommesse di Kerviel era di ben 50 miliardi di euro.
Questa frode di dimensioni ancora più colossali di quella di Nick Leeson, che tredici anni fa con una perdita di 1,4 miliardi di dollari riuscì a mettere in ginocchio l’inglese Barings, pone nuovi e preoccupanti interrogativi sulla capacità di gestione dei rischi del sistema bancario. Infatti, come scriveva ieri il Wall Street Journal, ci si deve interrogare su «la capacità delle banche a livello globale di monitorare i rischi posti sia dalle attività fraudolente di un trader sia soprattutto i rischi di mercato, come messo in luce negli ultimi mesi dalla crisi dei mutui subprime». L’interrogativo è pertinente anche perché l’obiettivo del trader di Société Générale non sarebbe stato quello di arricchirsi.
E la domanda appare ancora più pertinente dopo aver letto le dichiarazioni del nuovo numero uno della Merrill Lynch, il quale ha detto di aver scoperto notevoli mancanze nella gestione del rischio dei traders della banca d’investimento americana; dopo aver ricordato le dichiarazioni di Marcel Ospel che candidamente aveva affermato che qualcosa nella gestione dei rischio non aveva funzionato in UBS; e soprattutto dopo aver riletto le dichiarazioni di Daniel Bouton, numero uno di SocGen, il quale negli scorsi giorni aveva detto: «È incredibile la mancanza di controlli che c’è dietro i subprimes. Da noi, in Francia, una cosa del genere non succederebbe mai». E le perdite della Société Générale non sono solo dovute alle scommesse di Jérôme Kerviel, ad esse bisogna aggiungere 2 miliardi di euro di rettifiche di valore per i titoli collegati con i mutui subprime. I buchi sono tali che la banca francese cercherà di raccogliere 5,5 miliardi di euro di capitale fresco e talmente preoccupanti che lunedì scorso SocGen ha chiesto urgentemente capitali freschi alle americane J.P. Morgan Chase e a Morgan Stanley per paura di incorrere in una crisi di liquidità.
Questo balletto di perdite miliardarie, sia esso dovuto a frodi o alla crisi dei subprime, deve indurre a chiedersi se qualcosa di patologico si sia sviluppato nell’industria finanziaria negli ultimi anni. Il basso costo del denaro e la liquidità abbondante hanno fatto scemare i criteri di prudenza ed hanno indotto gli operatori del settore, dal numero uno fino all’ultimo trader, a continuare ad aumentare le loro scommesse (o puntate da gioco d’azzardo) grazie allo sviluppo dei nuovi strumenti finanziari. All’aumento della portata delle scommesse non ha corrisposto una crescita della capacità di valutare i rischi. Anzi, il clima di euforia generale ha favorito un allentamento dei criteri di prudenza. I risultati di questo processo sono sotto gli occhi di tutti: un sistema bancario americano ed europeo nella bufera e un’economia statunitense avviata a cadere in una recessione che inciderà pesantemente anche sulle prospettive dell’economia europea. Insomma, tutti noi saremo chiamati a pagare i danni causati da questa frenesia. C’è almeno da sperare – come sostiene Georges Soros – che quanto sta accadendo chiuda questa era.
26/01/2008
Una truffa che pone fine ad un’era
Alfonso Tuor
Questa non è una crisi normale, ma la fine dell’era della nuova ingegneria finanziaria (prodotti strutturati, hedge funds, ecc.) e dei fondamentalisti del mercato. Questo giudizio del finanziere americano Georges Soros appare ancora più appropriato alla luce delle perdite generate da un trader della Société Générale. La presunta frode è di proporzioni gigantesche: le perdite denunciate dalla banca francese ammontano a 4,9 miliardi di euro (circa 8 miliardi di franchi). Le cifre in gioco sono talmente grandi che alcuni avanzano l’ipotesi che si tratti di una grande montatura.
In pratica, si sarebbe attribuito al 31.enne Jérôme Kerviel la responsabilità di quest’enorme perdita per nascondere altri «buchi». È difficile dire se è solo dietrologia o c’è qualcosa di vero. Per il momento, atteniamoci alla versione ufficiale espressa dall’amministratore delegato Daniel Bouton. Il 31.enne Kerviel era incaricato di «giocare» sui principali indici azionari europei. Aggirando i controlli interni della banca, aveva scommesso alla grande su un rialzo degli indici azionari. Le sue puntate fino alla fine dell’anno scorso erano risultate vincenti, ma i forti ribassi delle borse europee in questo mese di gennaio si erano rivelate talmente letali, che la banca avrebbe perso ancor di più se avesse reso pubblica la frode alla fine della settimana scorsa e se non avesse utilizzato i primi tre giorni di questa settimana per vendere le sue posizioni (probabilmente influendo non poco sull’andamento dei mercati). Infatti il cosiddetto sottostante delle scommesse di Kerviel era di ben 50 miliardi di euro.
Questa frode di dimensioni ancora più colossali di quella di Nick Leeson, che tredici anni fa con una perdita di 1,4 miliardi di dollari riuscì a mettere in ginocchio l’inglese Barings, pone nuovi e preoccupanti interrogativi sulla capacità di gestione dei rischi del sistema bancario. Infatti, come scriveva ieri il Wall Street Journal, ci si deve interrogare su «la capacità delle banche a livello globale di monitorare i rischi posti sia dalle attività fraudolente di un trader sia soprattutto i rischi di mercato, come messo in luce negli ultimi mesi dalla crisi dei mutui subprime». L’interrogativo è pertinente anche perché l’obiettivo del trader di Société Générale non sarebbe stato quello di arricchirsi.
E la domanda appare ancora più pertinente dopo aver letto le dichiarazioni del nuovo numero uno della Merrill Lynch, il quale ha detto di aver scoperto notevoli mancanze nella gestione del rischio dei traders della banca d’investimento americana; dopo aver ricordato le dichiarazioni di Marcel Ospel che candidamente aveva affermato che qualcosa nella gestione dei rischio non aveva funzionato in UBS; e soprattutto dopo aver riletto le dichiarazioni di Daniel Bouton, numero uno di SocGen, il quale negli scorsi giorni aveva detto: «È incredibile la mancanza di controlli che c’è dietro i subprimes. Da noi, in Francia, una cosa del genere non succederebbe mai». E le perdite della Société Générale non sono solo dovute alle scommesse di Jérôme Kerviel, ad esse bisogna aggiungere 2 miliardi di euro di rettifiche di valore per i titoli collegati con i mutui subprime. I buchi sono tali che la banca francese cercherà di raccogliere 5,5 miliardi di euro di capitale fresco e talmente preoccupanti che lunedì scorso SocGen ha chiesto urgentemente capitali freschi alle americane J.P. Morgan Chase e a Morgan Stanley per paura di incorrere in una crisi di liquidità.
Questo balletto di perdite miliardarie, sia esso dovuto a frodi o alla crisi dei subprime, deve indurre a chiedersi se qualcosa di patologico si sia sviluppato nell’industria finanziaria negli ultimi anni. Il basso costo del denaro e la liquidità abbondante hanno fatto scemare i criteri di prudenza ed hanno indotto gli operatori del settore, dal numero uno fino all’ultimo trader, a continuare ad aumentare le loro scommesse (o puntate da gioco d’azzardo) grazie allo sviluppo dei nuovi strumenti finanziari. All’aumento della portata delle scommesse non ha corrisposto una crescita della capacità di valutare i rischi. Anzi, il clima di euforia generale ha favorito un allentamento dei criteri di prudenza. I risultati di questo processo sono sotto gli occhi di tutti: un sistema bancario americano ed europeo nella bufera e un’economia statunitense avviata a cadere in una recessione che inciderà pesantemente anche sulle prospettive dell’economia europea. Insomma, tutti noi saremo chiamati a pagare i danni causati da questa frenesia. C’è almeno da sperare – come sostiene Georges Soros – che quanto sta accadendo chiuda questa era.
26/01/2008