Ogni giorno di più @marcotravaglio sembra un Solovyov che non ce l’ha fatta. L’altro ieri nel suo editoriale, il direttore, nel deridere due generali e due giornalisti, resisi colpevoli di non pensarla come lui, ci spiega che la Russia ha invaso l’Ucraina “per impedirle di entrare nella NATO e di continuare a bombardare le regioni russofone del Donbass”.
Ora, voglio fingere per un attimo che non ci siano le intercettazioni dei consiglieri di Putin che al telefono e via email ingaggiavano nel 2014 gruppi armati di provocatori per creare ad arte proteste violente e chiedere l’intervento salvifico della Russia. Voglio anche rimuovere le interviste dell’ex colonnello del FSB Strelkov che raccontava quanto sia stato bravo a trasformare delle pacifiche manifestazioni in una guerra. E aggiungo anche che mi voglio sforzare di non aver visto le immagini dei gruppi neonazisti, suprematisti e ultra-ortodossi spediti in Ucraina a combattere illegalmente, di non aver letto le inchieste dei gruppi investigativi, delle ong e le relazioni delle organizzazioni internazionali, le quali dicono che si trattò di uno scontro armato non dichiarato. Intendo infine illudermi che gli “omini verdi” arrivati nelle regioni ucraine dell’Est non siano militari senza insegne inviati a risollevare le sorti di un’invasione di fatto che altrimenti sarebbe fallita, ma solo soldati disorientati che si erano persi, come detto da Putin durante una delle sessioni dei colloqui di Minsk al presidente ucraino Poroshenko, che gli chiedeva conto del perché elementi dell’esercito di Mosca fossero stati beccati a gironzolare armati in Donetsk e Lugansk.
Voglio insomma entrare per un attimo nello straordinario mondo parallelo di Travaglio nel quale la Russia è vittima delle angherie della NATO, e non avrebbe mai invaso l’Ucraina se non fosse stato per mettere fine agli auto-bombardamenti che Kyiv aveva improvvisamente iniziato a compiere per puro masochismo.
Possibile mai che, anche ammesso tutto questo, chi segue Travaglio non si chieda perché Putin per salvare le popolazioni russofone del Donbass abbia deciso di sterminarle? Perché le regioni prima bombardate e poi occupate dai russi sono russofone, come russofoni sono i bambini rapiti, le donne stuprate, I migliaia di cadaveri che sono finiti nelle fosse comuni riprese dai satelliti, i residenti delle città rase al suolo e quelli ai quali, dopo essere sopravvissuti ai bombardamenti, viene tolta la casa. Russofona era la città di Mariupol, ridotta in un cumulo di macerie, sotto le quali si trovano dai 50 ai 100mila cadaveri di russofoni. Russofone sono anche le centinaia di migliaia di ucraini che ora rischiano la deportazione, qualora non accettino il passaporto russo. Insomma nessuno si fa venire il minimo sospetto che un genocidio e una pulizia etnica non siano esattamente ciò che ci si aspetta per “salvare” una popolazione, che, proprio conoscendo lo stile russo, non aveva mai chiesto di essere salvata.
Come se non bastassero già i battaglioni nazisti inviati a denazificare e l’incrollabile certezza che Putin non voglia tutta l’Ucraina, perché ripeterlo per venticinque anni e poi invaderla due volte non è una prova sufficiente che siano queste le sue vere intenzioni.
Meglio parlare della NATO che “circonda” Mosca, visto con il 2% (diventato il 4% dopo l’ingresso della Finlandia) del totale dei suoi confini in comune con quelli dei paesi dell’Alleanza Atlantica, e con 17 milioni di km quadrati di territorio, era normale che al Cremlino ci si potesse sentire un po’ strettini. E via dicendo, assurdità dopo assurdità.
E in questa rivendita autorizzata continua di patacche putiniane, con la sua inarrestabile escalation di cazzate, ormai vittima della necessità di rilanciarne ogni giorno una nuova per coprire le precedenti Travaglio ha dato vita da tempo ad un genere di informazione fantasy di successo, basato però su una sorta di schema Ponzi in chiave propagandistica.
E nessuno di quelli che quelle cazzate se le bevono sembra riflettere sul fatto che uno schema Ponzi si basa sull’abuso della fiducia e della creduloneria di chi cerca scorciatoie e che poi puntualmente finisce sempre nello stesso modo. Con l’ingannatore che viene scoperto - magari dopo essere fuggito col malloppo - mentre alle sue vittime resta il rimorso di non aver ascoltato i tanti che cercavano di spiegare l’ovvio, cioè 1+1 non fa mai 4 e che chi cerca di fartelo credere non può che essere un ciarlatano.