La banca italiana ha riportato solidi risultati nel secondo trimestre ma sulla sua valutazione incidono i timori sul debito dei paesi periferici.
Nonostante un secondo trimestre meno brillante del previsto, in cui Unicredit ha riportato un utile netto di 511 milioni di euro,( in calo del 37% rispetto al precedente) il risultato dei primi sei mesi del 2011 ha sostanzialmente confermato la nostra previsione che vedeva i profitti in progresso a quota 1.321 milioni di euro. Le recenti turbolenze del mercato hanno indotto la banca italiana ha incrementare ulteriormente il suo “coverage ratio” (ovvero il rapporto tra le riserve per i rischi sui crediti e l’ammontare degli impieghi in sofferenza), portandolo a 45,3% dal 44,7% del trimestre precedente. E’ migliorata anche la solidità del patrimonio con il “Core Tier 1” che ha raggiunto quota 9,12%, in aumento di sei punti base grazie all’accantonamento degli utili. A pesare sulla valutazione del titolo, però, è il clima di forte instabilità attorno alla solvibilità dell’Italia e in generale alla tenuta dell’intero sistema Europa. Nel caso in cui Roma fosse costretta a ristrutturare il suo debito, gli istituti di credito italiani, che sono i suoi principali sottoscrittori, sarebbero costretti a effettuare forti svalutazioni delle proprie attività e quindi a ricorrere ad una nuova ricapitalizzazione.
Cala il prezzo obiettivo
E’ stata quindi la cresciuta probabilità di un default dell’Italia che ha spinto recentemente il nostro analista Jim Leonard a ridurre il prezzo obiettivo del titolo Unicredit a 1,20 euro, dai precedenti 2 euro, determinando un rapporto Price/Book di 0,3 e un rapporto Price/Earning pari a 9,1 (relativamente agli utili stimati per il 2011). Durante i prossimi cinque anni prevediamo un miglioramento del margine d’interesse (la differenza tra interessi attivi e passivi), dall’attuale 1,8% al 2%, grazie alla riduzione del costo dei finanziamenti e all’aumento del prezzo dei prestiti alla clientela. Nello stesso periodo stimiamo che le attività dell’istituto crescano a un tasso medio annuo dell’1,3% grazie al consolidamento del patrimonio della società e allo sviluppo sui mercati emergenti.
I punti di forza di Unicredit
Uno dei punti di forza di Unicredit, infatti, è la sua forte presenza internazionale: circa il 73% dei suoi prestiti sono elargiti fuori dai confini nazionali, con una forte incidenza dei paesi dell’Europa Centrale e Orientale. Unicredit presenta un vantaggio competitivo basato sui costi. Negli ultimi cinque anni, nonostante abbia portato avanti il suo piano di espansione in Europa e, soprattutto, nonostante la crisi finanziaria del 2008, ha mantenuto un efficiency rate (ovvero il tasso di efficienza, pari al rapporto tra costi e ricavi) pari al 63%, mentre Intesa Sanpaolo, il suo maggior competitor in Italia, ha riportato un valore pari al 66%. Noi crediamo che Unicredit possa continuare a migliorarsi nei prossimi anni abbassando ulteriormente l’efficiency rate al 61%.