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UNICREDIT, RANGE PER AUMENTO CAPITALE 4-7 MILIARDI DI EURO - FONTI
Reuters - 03/11/2011 17:55:01
MILANO, 3 novembre (Reuters) -
UniCredit sta lavorando all'ipotesi di un aumento di capitale tra 4 e 7 miliardi, con l'obiettivo di annunciarlo insieme al nuovo piano industriale il prossimo 14 novembre, data in cui si riunisce il Cda per l'approvazione della trimestrale, anche se la volatilità dei mercati lascia aperta la porta a tempi più lunghi.
Secondo alcune fonti vicine al dossier sull'ammontare esatto dell'aumento esistono ancora diverse variabili: dalla possibilità o meno di computare i 'cashes' su cui è in corso un negoziato con Bankitalia alle disposizioni in tema di Sifi e alla capacità della banca di procedere a dismissioni di asset.
Proprio perché i tasselli da mettere a posto sono ancora diversi una fonte vicina alla situazione scommette invece che si vada più in là della data del 14 novembre. Un'altra fonte suggerisce che "con l'attuale fase di mercato fare previsioni sui tempi e sulle cifre è difficile".
Un punto fermo è che UniCredit procederà sicuramente a un aumento di capitale. "Non si parla del 'se' ma del 'come'. Mancano ancora diversi tasselli da sistemare: dal G20 sulle Sifi alle risposte sui cashes", dice infatti una delle fonti.
Le fa eco una seconda fonte secondo cui "sicuramente UniCredit farà un aumento che difficilmente sarà sotto i 4 miliardi e sopra i 7 miliardi". Secondo la prima "il range 4-7 miliardi è verosimile".
Cifre che trovano riscontro nell'esito dell'ultimo test condotto dall'Eba che ha individuato un fabbisogno di capitale di 7,4 miliardi per UniCredit, che si riduce a 4,4 miliardi se si computano i 'cashes' nel Core Tier 1. La cifra è suscettibile di revisione sulla base dei dati di fine settembre.
"L'ammontare esatto sarà determinato da diverse variabili, da quelle regolamentari alla capacità di impostare un piano di dismissioni al risultato del terzo trimestre", aggiunge infatti la seconda fonte.
Per entrambe le fonti l'obiettivo è arrivare pronti alla data del 14 novembre. "C'è un forte commitment per mantenere la data del 14", dice la prima fonte. "Essere pronti il 14 significa poter convocare l'assemblea entro l'anno e partire al massimo all'inizio del prossimo", spiega la seconda.
Unicredit non ha voluto commentare.
In questa direzione andrebbe la possibile convocazione di un comitato strategico per domenica 13 che consentirebbe un primo annuncio dell'operazione di ricapitalizzazione a mercati chiusi.
Due settimane fa UniCredit ha peraltro convocato per il 14 novembre anche le rappresentanze sindacali per la presentazione del piano e non ha ancora modificato la data, dice un'altra fonte vicina alla situazione.
I manager della banca continuano a essere cauti su tempi e cifre. L'AD Federico Ghizzoni ha dichiarato la scorsa settimana che la cifra, individuata dall'Eba, è gestibile e che non modifica il lavoro sul piano industriale, nell'ambito del quale saranno communicate le decisioni sul capitale, senza però dare alcuni indicazione sui tempi. (news)
Oggi La Repubblica scrive che, salvo colpi di scena, il cda di lunedì varerà oltre al piano industriale un aumento di capitale sino a 7 miliardi di euro.
A fine giugno UniCredit aveva un Core Tier 1 al 9,12%, inclusi i 'cashes'. La banca ha annunciato il 15 luglio il superamento degli stress test europei con un Core Tier 1 del 6,7% senza 'cashes' a fine 2012 in uno scenario avverso.
I recenti corsi di borsa di certo non agevolano la banca sulla strada di un aumento di capitale: dall'inizio dell'anno - a causa della crisi dei mercati globale - UniCredit ha perso oltre il 40%. A febbraio ha toccato il massimo dell'anno a 2,025 euro, mentre oggi scambia poco sopra 0,83 euro.
La banca è l'unica tra le prime cinque italiane che non ha ancora varato un aumento di capitale. Le altre - Intesa Sanpaolo su tutte - hanno raccolto nella prima parte dell'anno circa 10 miliardi di euro.
Piazza Cordusio ha tuttavia già chiesto negli ultimi tre anni 7 miliardi ai suoi azionisti tra 'cashes' nel 2009 e aumento di capitale nel 2010.
L'interrogativo è proprio se gli azionisti saranno disposti o in grado di sostenere una nuova operazione. Dalle fondazioni principali - Crt, Cariverona e Carimonte - arrivano segnali positivi pur con la premessa di un aumento che sia inserito in un progetto di crescita a attenzione ai territori.
Da valutare la posizione di Aabar, il fondo sovrano di Abu Dhabi, che ha circa il 5%, mentre sono fuori gioco i soci libici, che complessivamente hanno il 7,5%, in quanto le loro quote sono congelate.
UniCredit sta lavorando all'ipotesi di un aumento di capitale tra 4 e 7 miliardi, con l'obiettivo di annunciarlo insieme al nuovo piano industriale il prossimo 14 novembre, data in cui si riunisce il Cda per l'approvazione della trimestrale, anche se la volatilità dei mercati lascia aperta la porta a tempi più lunghi.
Secondo alcune fonti vicine al dossier sull'ammontare esatto dell'aumento esistono ancora diverse variabili: dalla possibilità o meno di computare i 'cashes' su cui è in corso un negoziato con Bankitalia alle disposizioni in tema di Sifi e alla capacità della banca di procedere a dismissioni di asset.
Proprio perché i tasselli da mettere a posto sono ancora diversi una fonte vicina alla situazione scommette invece che si vada più in là della data del 14 novembre. Un'altra fonte suggerisce che "con l'attuale fase di mercato fare previsioni sui tempi e sulle cifre è difficile".
Un punto fermo è che UniCredit procederà sicuramente a un aumento di capitale. "Non si parla del 'se' ma del 'come'. Mancano ancora diversi tasselli da sistemare: dal G20 sulle Sifi alle risposte sui cashes", dice infatti una delle fonti.
Le fa eco una seconda fonte secondo cui "sicuramente UniCredit farà un aumento che difficilmente sarà sotto i 4 miliardi e sopra i 7 miliardi". Secondo la prima "il range 4-7 miliardi è verosimile".
Cifre che trovano riscontro nell'esito dell'ultimo test condotto dall'Eba che ha individuato un fabbisogno di capitale di 7,4 miliardi per UniCredit, che si riduce a 4,4 miliardi se si computano i 'cashes' nel Core Tier 1. La cifra è suscettibile di revisione sulla base dei dati di fine settembre.
"L'ammontare esatto sarà determinato da diverse variabili, da quelle regolamentari alla capacità di impostare un piano di dismissioni al risultato del terzo trimestre", aggiunge infatti la seconda fonte.
Per entrambe le fonti l'obiettivo è arrivare pronti alla data del 14 novembre. "C'è un forte commitment per mantenere la data del 14", dice la prima fonte. "Essere pronti il 14 significa poter convocare l'assemblea entro l'anno e partire al massimo all'inizio del prossimo", spiega la seconda.
Unicredit non ha voluto commentare.
In questa direzione andrebbe la possibile convocazione di un comitato strategico per domenica 13 che consentirebbe un primo annuncio dell'operazione di ricapitalizzazione a mercati chiusi.
Due settimane fa UniCredit ha peraltro convocato per il 14 novembre anche le rappresentanze sindacali per la presentazione del piano e non ha ancora modificato la data, dice un'altra fonte vicina alla situazione.
I manager della banca continuano a essere cauti su tempi e cifre. L'AD Federico Ghizzoni ha dichiarato la scorsa settimana che la cifra, individuata dall'Eba, è gestibile e che non modifica il lavoro sul piano industriale, nell'ambito del quale saranno communicate le decisioni sul capitale, senza però dare alcuni indicazione sui tempi. (news)
Oggi La Repubblica scrive che, salvo colpi di scena, il cda di lunedì varerà oltre al piano industriale un aumento di capitale sino a 7 miliardi di euro.
A fine giugno UniCredit aveva un Core Tier 1 al 9,12%, inclusi i 'cashes'. La banca ha annunciato il 15 luglio il superamento degli stress test europei con un Core Tier 1 del 6,7% senza 'cashes' a fine 2012 in uno scenario avverso.
I recenti corsi di borsa di certo non agevolano la banca sulla strada di un aumento di capitale: dall'inizio dell'anno - a causa della crisi dei mercati globale - UniCredit ha perso oltre il 40%. A febbraio ha toccato il massimo dell'anno a 2,025 euro, mentre oggi scambia poco sopra 0,83 euro.
La banca è l'unica tra le prime cinque italiane che non ha ancora varato un aumento di capitale. Le altre - Intesa Sanpaolo su tutte - hanno raccolto nella prima parte dell'anno circa 10 miliardi di euro.
Piazza Cordusio ha tuttavia già chiesto negli ultimi tre anni 7 miliardi ai suoi azionisti tra 'cashes' nel 2009 e aumento di capitale nel 2010.
L'interrogativo è proprio se gli azionisti saranno disposti o in grado di sostenere una nuova operazione. Dalle fondazioni principali - Crt, Cariverona e Carimonte - arrivano segnali positivi pur con la premessa di un aumento che sia inserito in un progetto di crescita a attenzione ai territori.
Da valutare la posizione di Aabar, il fondo sovrano di Abu Dhabi, che ha circa il 5%, mentre sono fuori gioco i soci libici, che complessivamente hanno il 7,5%, in quanto le loro quote sono congelate.
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