se si dimette ,il titolo potrebbe non reggere il colpo
		
		
	 
Unicredit: soci libici sono saliti al 7,58%  Ipotesi di dimissioni per Profumo
MILANO - Si aggroviglia il  caso Unicredit  e le dimissioni di Alessandro Profumo diventano  un'ipotesi reale. La sua decisione potrebbe essere comunicata al Cda  convocato per oggi pomeriggio. Dopo una giornata di tam-tam, la conferma  viene da fonti finanziarie. Le deleghe passerebbero così al presidente  Dieter Rampl.  Le dimissioni di Profumo al momento restano ovviamente  solo  un'ipotesi, non una certezza,  ma è certo che l'amministratore  delegato e gli azionisti di Unicredit siano arrivati alla resa dei  conti. Il banchiere, nel mirino dei soci per l'operazione con cui  all'insaputa del presidente Dieter Rampl i libici hanno rafforzato la  loro presenza nel capitale, è a un bivio: fare un passo indietro o  aspettare l'esito del Cda.  «Ha sempre agito con onestà di intenti e non  è uno che si rassegna», osserva un banchiere di lungo corso. In caso di  un'uscita di Profumo l'ipotesi più plausibile - viene fatto notare - è  che le deleghe, in attesa che venga individuato un successore, siano  assegnate a Rampl».  
IL CASO LIBIA - Intanto  dopo che i principali soci della banca guidata da Alessandro Profumo  hanno chiesto all'amministratore delegato di «fermare» l'avanzata del  governo libico attraverso la sua banca centrale nell'azionariato del  gruppo, avanzata che ne ha fatto il primo socio dell'istituto di  credito, ora arriva la certificazione che nell'ultime settimane Tripoli  ha fatto realmente un'ulteriore passo avanti.   La «Lybian investment  authority» ha portato infatti la sua partecipazione in Unicredit al 2,594% lo scorso 31  agosto. L'ufficializzazione della notizia, anticipata nei giorni scorsi  da indiscrezioni di stampa, arriva dalla Consob, che ne dà notizia tra  le comunicazioni relative alle partecipazioni rilevanti. La quota è in  diretta proprietà. In precedenza, al 28 luglio scorso, l'autorità deteneva il 2,075%  del capitale sociale dell'istituto italiano. Con l'incremento della  partecipazione della Lia, la quota di Unicredit in portafoglio agli  investitori di Tripoli sale complessivamente al 7,58%.  Gli azionisti libici presenti nel capitale UniCredit sono Central Bank of Lybia con il 4,988% e Lia (Lybian Investment Authority) con il 2,594%.  Il nodo da sciogliere è se i due soggetti sono indipendenti l'uno  dall'altro o collegati al punto da far scattare il limite statutario al  diritto di voto in assemblea del 5%.   In una nota la Central Bank of Lybia (CBL) ha dichiarato di essere  un'istituzione indipendente e che le operazioni sono decise dal board,  composto per la maggioranza da persone indipendenti e non provenienti  dal settore pubblico. L'istituto si è anche detto «estremamente  soddisfatto» dell'investimento in Unicredit che risponde a una logica di  lungo termine e delle relazioni con le autorità italiane. 
     
  
CDA -  Sul tappeto del resto oltre ai rapporti con il top managment  nel cda  di martedì non si potrà non mettere anche il problema della lettera di  risposta ai quesiti di Bankitalia proprio sul ruolo dei soci libici  nell'azionariato di Unicredit.   «C'è sicuramente un'esigenza di  chiarimento. Ci sono malumori tra i soci, questo è evidente», sottolinea  però una fonte che riferisce anche di «contatti continui» tra Profumo e  gli azionisti principali della banca nel weekend. Fino a oggi la prima  riunione del board in calendario era quella del 30  settembre prossimo a Varsavia per preparare la risposta alle domande di  Bankitalia sull'impatto sulla governance del recente rafforzamento  degli azionisti libici. Era poi stata messa in agenda per giovedì a  Milano una riunione del comitato strategico di Unicredit, insieme ai  comitati nomine e remunerazioni, per un aggiornamento sugli  approfondimenti che il presidente Dieter Rampl sta svolgendo anche sulle  modalità dello sbarco in forze in Piazza Cordusio della Lybian  Investment Authority tra fine luglio e i primi di agosto. Operazione di  cui il presidente Rampl non era stato messo al corrente, mentre Profumo  si è difeso dicendo di non aver sollecitato lui la crescita dei libici.  Questi ultimi ora, considerando anche la quota in mano alla Banca  Centrale del Paese nordafricano, hanno il 7,58% del capitale della banca italiana.