UN'IMMAGINE VALE MILLE PAROLE, MA I RICORDI NON HANNO PREZZO

Io la penso così. Era ora di finirla con queste ong che non si sa ( ma si sa) perchè sono lì.

Ci sono due testimoni, una giornalista tedesca e un freelance libico, il cui racconto contraddirebbe quello di Proactiva.

«In mare non c'erano corpi» sostengono.

La donna si trovava proprio a bordo della nave dell'Organizzazione non governativa nel momento dei soccorsi alla camerunense poi recuperata.
E negherebbe la ricostruzione di Camps, facendo capire come quella fornita dall'uomo non sia altro che un'invenzione ad hoc mirata a strumentalizzare l'intera situazione.

Insomma, la prova che ciò che spesso riportano le Ong va preso con le molle.

Il Viminale definisce la cronista straniera «osservatore terzo» e ciò che ha riportato non coinciderebbe
con la notizia secondo cui i libici non avrebbero fornito assistenza al barcone.
Anzi, dimostrerebbe il lavoro impeccabile portato avanti dalla guardia costiera di Tripoli.
D'altronde, qualche dubbio si era già fatto avanti ieri, dopo che in molti avevano letto l'articolo di un'altra giornalista,
la cronista di Internazionale Annalisa Camilli, che nel suo pezzo riporta ciò che ha raccontato il portavoce di Proactiva, Riccardo Gatti,
ovvero che l'ipotesi è che «i libici siano intervenuti» nel naufragio di due gommoni, tra cui quello in questione
«ma non riusciamo a spiegarci cosa sia successo perché abbiamo trovato i resti di un gommone affondato, due morti e un sopravvissuto».

E si chiede: «Chi ha distrutto i gommoni?».

Una versione ben diversa da quella fornita da Camps, che a colpo sicuro ha accusato la guardia costiera libica.
 
Ed adesso, girano la prua.......chissà mai perchè.....? Boh

Lo scontro tra Proactiva e il Viminale è - ovviamente - solo all'inizio.
Il reportage della giornalista tedesca che era a bordo della motovedetta libica sarà mandato in onda venerdì.
Solo allora sapremo cosa ha visto.
Ma intanto l'Ong, invece di approdare a Catania come proposto dal Viminale, ha preferito girare il timone e puntare verso la Spagna.

A colpire è però la motivazione che ha spinto Proactiva verso Madrid.

"La richiesta - spiega l'Ong in un comunicato - nasce dalla considerazione che l'ipotesi di approdare in un porto italiano presenta comunque molteplici fattori critici".

Il mare mosso? Macché:

"Il primo - dicono - è costituito dalle dichiarazioni del Ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini,
che ha definito 'bugie e insulti' la documentazione da noi offerta attraverso la pubblicazione
delle tragiche immagini dell'area di mare dove è avvenuta l'operazione condotta dalla Guardia Costiera libica".

Inoltre, per Proactiva "risulta incomprensibile perché la disponibilità iniziale ad accogliere la donna in stato di grave ipotermia
non sia stata accompagnata dalla stessa disponibilità per i due cadaveri ritrovati".

Infine, il terzo motivo che la tiene lontano dalla Sicilia è "il reiterato annuncio di una sorta di contro inchiesta o contro versione
rispetto alla probabile dinamica dei fatti accaduti lunedì sera", fatto che secondo l'Ong metterebbero a repentaglio

"la tutela della donna sopravvissuta e della sua piena libertà di rendere testimonianza in condizioni di tranquillità e di sicurezza".
 
All'OMS devono aver festeggiato qualcosa .......

Immaginate una forma di Parmigiano-Reggiano, coi suoi quaranta chili di bontà, etto più etto meno.
Poi immaginate la sua crosta lucida e dorata, punzonata dalle scritte e dai simboli che ne certificano l'autenticità.


Poi... ehi, ma che cos'è quella? Una placchetta con un immagine di un uomo grasso e sofferente.
E una scritta che la didascalizza: «Il Parmigiano Reggiano nuoce gravemente alla salute». Oppure: «Il formaggio rende diabetici».

Praticamente un incubo.


Eppure potrebbe andare davvero a finire così. L'Oms, l'organizzazione mondiale della sanità, ha messo nel mirino le malattie non trasmissibili ma assai omicide come il diabete, il cancro, l'infarto. Una vera e propria guerra santa, anzi sana: del resto sono le maggiori cause di mortalità al mondo, solo il cancro in un anno si porta via quasi nove milioni di persone e sbianchetta oltre 200 milioni di anni di vita potenziali. E le malattie cardiovascolari fanno pure di peggio, nemico pubblico numero uno. Wanted.

L'organizzazione dell'Onu ha deciso che entro il 2030 le morti per questi fattori dovranno diminuire di almeno un terzo.

E tutti facciamo il tifo, ci mancherebbe. Morire meno piace a tutti. La data fatidica è il prossimo 27 settembre,
quando all'Onu si discuterà di malattie non trasmissibili e si metterà ai voti una risoluzione che potrebbe prevedere
elevate imposte e dissuasori di acquisto come i terrorizzanti avvisi tipo Marlboro sui cibi accusati di favorirle.

Però.
Però nella black list dell'Oms, oltre a tanto junk food, rischiano di finire anche alcuni dei gioielli del made in Italy agroalimentare come il Parmigiano Reggiano,
bocciato per una presenza di sale leggermente superiore alla quantità consigliata.
E come il Prosciutto di Parma,
l'olio extravergine d'oliva,
la pasta,
la pizza.

Alcune hit della dieta mediterranea così amata in tutto il mondo come elisir di lunga vita che vengono demonizzate da un giorno all'altro perché non abbastanza magri.

Parificati al catrame delle sigarette che ci bituma i polmoni.
Parificati alla Coca-Cola anzi peggio.
Perché già oggi in alcuni Paesi che hanno adottato l'etichetta a semaforo (rosso=proibito, giallo=con moderazione, verde=a volontà)
la bevanda di Atlanta nella versione light o zero ha il via libera mentre quasi tutti prodotti dop italici sono stoppati.

Un po' come scoprire da un giorno all'altro che Marion Cotillard è una racchia.
Mentre l'ex compagna di scuola con l'alito pestilenziale vince la corona di miss Universo

Poi magari non se ne farà nulla, la risoluzione Onu andrà messa ai voti e i fan della pizza e del prosciutto sono tanti
e poi passare da un pronunciamento dei parrucconi di New York a una legge nazionale o comunitaria non è automatico, ma intanto vuoi mettere il danno d'immagine?

I produttori sono terrorizzati. In ballo c'è un export gustoso che vale 41 miliardi di euro l'anno e che sperano di aumentare, e già il Ceta non aiuta.

Il ministro dell'Agricoltura Gian Marco Centinaio ieri nel corso di un'intervista al network radiofonico della Cei InBlu Radio,
ha parlato di «pazzia pura» e ha promesso «una battaglia molto dura», chissà se salviniana.
«C'è la volontà ha detto il signor ministro di ridimensionare i prodotti italiani. Siamo sotto attacco.
Ma il nostro obiettivo è quello di far capire al mondo che l'enogastronomia italiana è di qualità.
Non voglio assolutamente fare un passo indietro. Non posso pensare che i nostri prodotti come il Grana Padano,
il Parmigiano, il Prosciutto di Parma o l'olio vengano considerati come i prodotti chimici che spesso vengono venduti nei supermercati americani».

Si indigna anche Riccardo Deserti, direttore del consorzio Parmigiano Reggiano.
Che ricorda: «Il Parmigiano Reggiano si produce oggi come nove secoli fa».
E ammonisce: «Le sue proprietà sono molteplici e tutte legate alle qualità intrinseche del prodotto:
alta digeribilità, elevato contenuto di calcio presente in forma particolarmente biodisponibile,
assenza di additivi e conservanti, ricchezza di minerali, piacevolezza e gradimento organolettico».
 
Mi chiedo. Perchè la pena è stata sospesa, con tutti i precedenti che ha ?
Questi fatti non devono più accadere.

Ruba nei box: arrestato dalla Polizia.
E’ successo ieri a Lecco e nella mattinata di oggi il giovane ladro, E. N. S., rumeno, classe 1998,
con numerosi precedenti di polizia a carico per reati contro il patrimonio, è comparso in tribunale.
Il giovanissimo è stato condannato a 1 anno e mesi 8 di reclusione e al pagamento di una multa di 600 euro.

La sua pena però è stata sospesa.

Tutto è iniziato nel pomeriggio di ieri nel sottopasso della stazione ferroviaria di Lecco
con un controllo da parte degli agenti della Polfer lecchese che avevano notato il giovane
che si aggirava con fare sospetto con una bottiglia in mano.
Non solo ma l’uomo aveva anche un contenitore cilindrico con all’interno diverse monete.
Peccato che una volta fermato dagli agenti il giovane si sia dato alla fuga verso via Ferriera riuscendo a far perdere le proprie tracce.


Il fuggiasco però è stato beccato dagli uomini della Squadra Volante della Questura
e da quelli della Polizia Ferroviaria all’interno del piazzale del Bennet.
Qui un nuovo tentativo di fuga prontamente bloccato.

A quel punto è scattata la perquisizione.
Il giovane è stato trovato in possesso di vari tester di profumi di varie marche famose
(Bulgari, Gucci, Guerlain, ecc.), di una fede nuziale e di una bottiglia di superalcoolici in frantumi.

Vistosi scoperto a quel punto ha ammesso di aver rubato la merce in un box vicino alla stazione.
Per lui a quel punto sono scattate le manette.
 
Ultima modifica:
A mio modo di vedere ed analizzare i fatti, ritengo la signora un tantino - ma proprio un niente -
ESIBIZIONISTA.
Data la linea che viene mossa in mostra, forse ha bisogno di questo per attirare l'attenzione
e farsi della pubblicità, perchè della "modella" ha ben poco.
Io la vedo come "mercificazione " del corpo, e poi da una donna.
Trovo "normale" allattare al seno. Sei libera di farlo, a casa tua, al parco, anche per strada
ma senza metterlo in evidenza, poi mentre lavori....lo trovo a dir poco "sconveniente". Pura provocazione.
Anzi rilevo più uno "sfruttamento" della piccola, per altri scopi.

Una modella di Sports Illustrated, Mara Martin.
La giovane madre ha deciso di sfilre in passerella in costume mentre allatta la sua piccola di 5 mesi.
La scelta della modella è stata una provocazione o il desidero di far cadere questo tabù?

"Non posso credere di leggere titoli con me e mia figlia per una cosa che faccio ogni giorno.
È veramente così umiliante e irreale per non dire altro. Sono così grata di essere in grado
di condividere questo messaggio e, si spera, di normalizzare l'allattamento al seno ,,,,,,,"

Ogni giorno lo fai a casa tua, in camerino, prima della sfilata, dopo la sfilata.
Davanti a tutti tuoi amici. Così ti sentirai "valorizzata".
 
Permettetemi di portare alla Vs. attenzione questo articolo

Sono Lombardia e Veneto le regioni italiane in cui si consuma più suolo in Italia,
ed è nella macroregione del Nord, includendo anche Piemonte ed Emilia Romagna,
che si perde oltre la metà del territorio agricolo nazionale, per trasformarlo in nuove urbanizzazioni e infrastrutture.
E’ questo il campanello d’allarme che suona il nuovo rapporto di ISPRA che fotografa le trasformazioni del territorio avvenute tra il 2016 e il 2017.
Se a livello nazionale siamo ancora in presenza dell’onda lunga della crisi immobiliare,
con ritmi di consumo di suolo 4 volte più bassi rispetto a quelli misurati in periodo pre-crisi,
nel Nord del Paese i segnali sono meno confortanti, e fanno intravedere il rischio molto concreto che,
di fronte a una ripresa della domanda abitativa, possa tornare ad esplodere la bolla del cemento facile dell’espansione di nuove periferie.
In Lombardia in particolare nell’ultimo anno si sono persi oltre 600 ettari di campi agricoli: in pratica è come se fosse sorta dal nulla una cittadina delle dimensioni di Saronno.
Per crescita delle urbanizzazioni, la Lombardia in Italia è seconda solo al Veneto.
La crescita dei suoli resi impermeabili del cemento si concentra soprattutto nei comuni di cintura della città metropolitana milanese e nella provincia di Pavia,
mentre all’opposto il consumo di suolo è quasi fermo nella provincia di Lecco.
Il dato complessivo calcolato secondo i criteri di ISPRA colloca la Lombardia al primo posto per estensione delle superfici impermeabilizzate,
per un’estensione di oltre 310.000 ettari, pari al 13% del territorio regionale.
“In mancanza di strumenti e norme di chiaro indirizzo degli investimenti del settore delle costruzioni,
rischiamo di assistere ad una ripresa della bolla di espansione delle periferie, proprio a partire dalle regioni che più beneficiano della ripresa economica
- dichiara Damiano Di Simine, coordinatore scientifico di Legambiente Lombardia - E’ questo il momento per affrontare percorsi di riforma delle norme che,
per quanto riguarda la nostra regione, devono accompagnare il rilancio dell’edilizia del riuso degli spazi delle città, nel nome della qualità urbana e dell’efficienza energetica”
 
Sarò gretto. Sarò materialista.
Per me è una cazzata solenne. Consumo del suolo ? Perdita di 2 miliardi di euro ? Ma perdita di cosa ?
Come fai a stabiire una perdita ? Su un terreno incolto ? Allora abbattiamo tutte le case. Tutti i capannoni.
Tutte le infrastrutture sportive. E cosa guadagnamo ? Chi quantifica il guadagno ? Guadagno di che ?
Torniamo all'età della pietra. Andiamo a stare nelle grotte. Ma questi ci sono o ci fanno ?
E loro di cosa vivono ? Come vivono ? Dove è situata la loro sede ? In una tenda ?
....quanto guadagnano all'Ispra ? Presidente 130.000 euro + Componenti Consiglio Ammin. 20.000 euro cad. x nr. 4 componenti +
Componenti Comitato Scientifico 15.000 euro cad. x nr. 6 componenti + Direttore Generale 213.000 euro .....+ compenso per ogni seduta 92,70 euro cad.
Alla faccia dello spreco.

Fanno 513.000 più bonus seduta e chissà quant'altro che non viene specificato, ma che fa parte delle delibere interne.
Questi ci costano quasi 1 miliardo di euro all'anno. Questo sì che è spreco.

Il consumo di suolo deve essere inteso come un fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, dovuta all’occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale. Il fenomeno si riferisce, quindi, a un incremento della copertura artificiale di terreno, legato alle dinamiche insediative. Un processo prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, capannoni e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio.

Il concetto di consumo di suolo deve, quindi, essere definito come una variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato).

La rappresentazione più tipica del consumo di suolo è, quindi, data dal crescente insieme di aree coperte da edifici, capannoni, strade asfaltate o sterrate, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in terra battuta, serre e altre coperture permanenti, aeroporti e porti, aree e campi sportivi impermeabili, ferrovie ed altre infrastrutture, pannelli fotovoltaici e tutte le altre aree impermeabilizzate, non necessariamente urbane. Tale definizione si estende, pertanto, anche in ambiti rurali e naturali ed esclude, invece, le aree aperte naturali e seminaturali in ambito urbano.

Il costo totale del consumo di suolo supera i 2 miliardi di euro l’anno ed è imputabile principalmente alla perdita di capacità di stoccaggio di carbonio, di produzione agricola e legnosa e di servizi ecosistemici.
 
I libici :

non è nostra abitudine lasciare vite umane in mezzo al mare, la nostra religione ce lo proibisce.
Tutto ciò che è successo e succede, i disastri in mare sono causati dai trafficanti, interessati solo al guadagno,
e dalla presenza di ong irresponsabili come questa”.

“La Guardia costiera cerca con tutti i mezzi che ha a disposizione di fare il massimo per salvare vite umane
e non ha altri interessi al di fuori della Patria e dei principi dell’umanità”.

Ma cosa significa ong ? E soprattutto. Da chi vengono pagate ?

Il 6 aprile inizieranno le audizioni della commissione Difesa del Senato che, dopo denunce giunte da più parti,
ha deciso di aprire un’indagine sulle ong che operano nel Mediterraneo.
Sono le organizzazioni che vanno a recuperare gli immigrati nei pressi delle coste libiche e poi li portano in Italia.

Molte sono tedesche, gestite da privati.
Altre fanno base a Malta, ma sono state fondate da americani.
Altre ancora ricevono finanziamenti dalla fondazione Open Society del finanziere George Soros.

Ecco, nome per nome, da chi è composta la flotta che giorno dopo giorno ci consegna centinaia di persone, trasformando l’invasione in realtà.


La nave in questione si chiama Prudence ed è un nuovo acquisto di Msf, una delle Ong più attive nel Mediterraneo.
«La Prudence è una nave commerciale di 75 metri di lunghezza, che può ospitare a bordo 600 persone e altre 400 in caso di estrema necessità», ha spiegato Giorgia Girometti di Msf.
«Con 13 persone dello staff a bordo, tra cui diversi italiani e 17 membri dell’equipaggio, la nave è equipaggiata per fornire primo soccorso ed è dotata di pronto soccorso,
ambulatorio, farmacia e aree per trattare i casi più vulnerabili».

Cominciamo dalle più piccine.

La prima è Jugend Rettet, associazione tedesca che appunto gestisce la nave Juventa.

Sempre tedesca è la Ong che possiede la nave SeaEye. Attiva dal 2015, nel solo 2016 ha portato in salvo (cioè in Italia) 5.568 stranieri.
Il sito Internet spiega che donando appena 1.000 euro si può finanziarie una intera «giornata di utilizzo della SeaEye al largo della Libia».
Lo scrivono pure: lavorano nei pressi delle coste africane per portare gente qui.

Un’altra organizzazione tedesca, sempre fondata e pagata da privati è Sea-Watch, che nasce esattamente quando il nostro Paese ha deciso di sospendere Mare Nostrum.
Certo, temendo che le nostre navi smettessero di portare immigrati in Italia, questi volonterosi imprenditori tedeschi si sono subito mobilitati e si sono fatti la loro barchetta,
onde essere sicuri che i flussi diretti verso il nostro Paese non cessassero.

Come se non bastasse ecco qui Life Boat, altra Ong attiva nel Mediterraneo centrale e nata in Germania.
E fanno quattro, tutte tedesche.

Ma vediamo di proseguire, occupandoci delle organizzazioni più grosse.

Tra queste, ovviamente, c’è Medici senza frontiere, che oltre alla nave Prudence armena entrata in attività gestisce, assieme a Sos

George Soros

Méditerranée gestisce la Aquarius. Sapete chi c’è tra i finanziatori di Msf? Facile: la Open Society Foundation di George Soros.

Un’altra Ong attiva nel salvataggio degli stranieri a bordo di bagnarole è Save the children, grazie alla nave Vos Hestia, che la Ong descrive orgogliosamente:
«Lunga 59 metri, potrà accogliere fino a 300 persone per volta e si avvarrà di due gommoni di salvataggio gestiti da squadre specializzate».

Indovinate chi c’è tra i finanziatori di Save the children… Bravi: la Open Society Foundation di George Soros.

Diciamo che la circostanza è perlomeno curiosa.

Ora però viene la parte più interessante.
A parte la Ong olandese Boat Refugee Foundation, che gestisce l’attivissima nave Golfo Azzurro,

e la spagnola Proactiva Open Arms, che si appoggia alle Nazioni Unite tramite l’International maritime rescue federation,

c’è un’altra organizzazione su cui vale la pena soffermarsi.
Si tratta del Moas, che gestisce le navi Topaz e Phoenix.

Si tratta di Migrant Offshore Aid Station, una associazione con sede a Malta, fondata da Christopher e Regina Catrambone (lui americano, lei italiana, entrambi imprenditori).
Christopher è stato tra i finanziatori di Hillary Clinton (donazione di 416.000 dollari per la campagna presidenziale).
A sua volta, ha ricevuto 500.000 dollari di donazione da Avaaz.org, cioè una «comunità» fondata dall’organizzazione Moveon.org.

E sapete a chi fa capo quest’ultima? A George Soros.

Fin qui,tuttavia,è ordinaria amministrazione. Più stimolante è vedere chi siano i personaggi che ruotano attorno al Moas.

Chris Catrambrone, come ricostruito dai ricercatori della fondazione indipendente Gefira,
ha lavorato per il Congresso degli Stati Uniti, dopo di che si è reinventato come investigatore assicurativo,
lavorando in posticini tranquilli come Iraq e Afghanistan.
A 25 anni ha fondato Tangiers Group, gruppo di compagnie specializzato in «assicurazioni, assistenza in situazioni d’emergenza» e «servizi di intelligence».
Tangiers lavora in una cin-quantina di Paesi, zone di guerra comprese.
Deve fruttare bene, perché Catrambone è diventato milionario e ha deciso, nel 2013, di fondare il Moas.
Tra i suoi consulenti c’è un signore piuttosto conosciuto. Si tratta di Robert Young Pelton.
Costui è il proprietario di Dpx, un’azienda che produce coltelli utilizzabili in «zone di conflitto». Coltelli da guerra, per intendersi.

Sul sito della ditta si legge che i coltellacci sono stati testati sul campo in Afghanistan, Somalia, Iraq e Birmania.
Il signor Pelton, in sostanza, fa da consulente per un’organizzazione che si occupa di soccorrere persone in fuga dalle guerre;
poi però produce coltelli che si possono usare nelle guerre suddette.
Di più: Pelton (che lavora anche come giornalista freelance per il sito da lui fondato Migrant Report)
per un certo periodo è stato socio in affari di un altro bel tipetto: Erik Prince.
Cioè il capoccia di Blackwater, una delle più celebri società di contractors al mondo.
Una compagnia militare privata che ha operato in Iraq per conto degli Stati Uniti. Insomma, il quadro non è che sia proprio incoraggiante.

Tra le Ong che agiscono nelle nostre acque, praticamente tutte straniere, ce ne sono quattro tedesche,
tre in qualche modo supportate da George Soros
e una con sede a Malta attorno a cui ruotano personaggi piuttosto abituati agli scenari di guerra.

Non è che l’impressione sia esattamente quella di aver a che fare con una banda di samaritani.





 
Abbiamo spiegato nei giorni scorsi come l’immigrazione possa essere considerata a tutti gli effetti una arma di distruzione di massa.
Ecco, queste sono le persone che maneggiano quell’arma, decidendo di puntarla verso il nostro Paese.
Ogni giorno, costoro accompagnano qui da noi centinaia se non migliaia di stranieri, che poi dobbiamo accogliere e mantenere.

Credete davvero che a muovere tutto questo meccanismo sia la solidarietà?

Perché si continua ad ignorare che la Libia è in mano ad un branco di criminali corrotti ?

Perché non si può legittimamente pensare che chi foraggia le ONG ( SOROS in primis ma non solo ), intrattiene interessi con i criminali al potere nei territori libici ?

Non sono molti in Libia i campi di detenzione dei futuri ” migranti “, non sono molti i porti da cui salpano i gommoni stracolmi di neri deportati

E’ ora di dichiarare al mondo come stanno le cose

E’ ora di chiamare le cose con il loro nome

La parola ” soccorso ” in mare è un termine ABUSATO in modo vomitevole
 
...se nel giardino del mio condominio vengo punto da una vespa,
posso dare la colpa all'Amministratore ?


Era il giugno del 2014 quando il 44enne operaio Davide Zangara stava cambiando le lampadine dei lampioni pubblici a Brozolo, in provincia di Torino.
Durante il lavoro in altezza venne punto da un insetto, con ogni probabilità un'ape o un calabrone.
Ignaro di essere allergico, venne colpito da choc anafilattico e morì a bordo del proprio furgone, nel vano tentativo di raggiungere l'ospedale più vicino.

Ieri il tribunale di Ivrea ha condannato il datore di lavoro a un anno di carcere per omicidio colposo, con sospensione condizionale della pena.

La tesi del'accusa accolta dal giudice monocratico, si imperniava sulla convinzione che il datore di lavoro non avesse calcolato
il rischio della morte di Zangara, esposto alle punture di insetti perché abitualmente impiegato in lavoro da svolgersi all'aria aperta.
 

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