Assicurazioni Generali (G) vende BSI e Generali USA

tontolina

Forumer storico
Generali va avanti con cessioni, downgrade Moody's non dà a Ppf diritto a esercitare put


Di Francesca Gerosa

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Generali presenterà una revisione strategica il 14 gennaio a Londra. Durante l'investor day, ha spiegato oggi l'ad Mario Greco, verrà fornita una veduta d'insieme sulle priorità per ogni linea di business e una "road map" delle azioni a lungo termine che il Leone intende intraprendere per migliorare l'efficienza e i risultati. Verranno inoltre forniti aggiornamenti sulla situazione patrimoniale del gruppo, le strategie d'investimento, le attività internazionali e i business non core.

Per ora la compagnia triestina ha avviato la vendita di Bsi e degli asset negli Usa. Ad oggi però "non ci sono novità su questo fronte", ha voluto chiarire il Cfo del Leone, Alberto Minali, durante la conference call sui risultati dei primi nove mesi 2012. "Relativamente a Bsi e a Generali Usa possiamo confermare che il processo di vendita per questi asset è iniziato, abbiamo già definito che sono asset non-core".

Per quanto riguarda il prezzo di vendita "sarà una combinazione del prezzo che otterremo a fronte del valore di carico. Ma, francamente, non è un processo meccanico, bensì una decisione oculata", ha specificato Greco. Quanto a eventuali altre cessioni di asset, saranno valutate nel contesto del nuovo piano strategico, guardando a quali asset sono core per il business della società e quali no.

Vi è dunque molto lavoro che deve ancora essere fatto per semplificare l'intero gruppo, ma l'ad è sicuro che Generali con la giusta strategia possa diventare una compagnia di assicurazione leader a livello mondiale. A breve verrà completata la squadra di manager di prima linea. "E' imminente", ha anticipato Greco, l'arrivo del direttore operativo e del direttore investimenti, le due posizioni ancora scoperte nell'organigramma.

Non ci sono, invece, cambiamenti negli accordi tra Generali e Ppf, relativamente all'opzione di vendita vantata da quest'ultima per la propria quota della joint venture con la compagnia triestina. "Il downgrade di Moody's su Generali", ha spiegato Minali, "non dà a Ppf un diritto automatico di esercitare l'opzione put prima che venga a scadenza, nel 2014".

La gestione della probabile uscita di Ppf dalla joint venture è uno dei dossier più delicati da affrontare per il nuovo management di Generali soprattutto in funzione dalla fragile posizione del capitale della compagnia triestina. L'ipotesi di un esercizio a scadenza nel luglio 2014 della exit rimane quella più auspicabile.

A Piazza Affari il titolo Generali continua a perdere il 2,50% a 12,09 euro anche se i risultati del terzo trimestre hanno mostrato un utile operativo leggermente migliore delle attese (949 milioni contro 924 milioni) grazie al business vita e ai servizi finanziari. Gli esperti hanno anche apprezzato il solvency al 145% e la raccolta netta vita tornata positiva.

L'utile operativo è visto superiore a 4 miliardi.

I broker per ora non hanno cambiato le loro stime e i loro rating sulla compagnia che restano peraltro variegati: Equita ha confermato buy e un target price a 12,9 euro, Banca Akros hold e un prezzo obiettivo a 11,50 euro, Intermonte outperform e un target a 15,5 euro e Cheuvreux underperform (target a 10,4 euro).

Per la banca d'affari francese, in particolare, i risultati di Generali sono stati peggiori del previsto sia in termini di utile netto sia di ricavi e i premi sono stati marginalmente più bassi, ma con un positiva raccolta nel ramo vita.

Si salva solo il solvency ratio 1.
"La guidance 2012 prevede un utile operativo di circa 4 miliardi di euro più o meno in linea con il range indicato all'inizio dell'anno a 3,9-4,5 miliardi e con le nostre stime di 4,5 miliardi", si legge nella nota di Cheuvreux, pronta a ridurre le attese di eps, attualmente a 1,14 euro per azione nel 2012 e a 1,36 euro per azione nel 2013.


Generali va avanti con cessioni, downgrade Moody's non d a Ppf diritto a esercitare put - Milano Finanza Interactive Edition
 
E i bancari svizzeri sono preoccupati

Bsi (Generali) taglierà 500 dipendenti? Il Ticino propone un buyout


Di Elena Dal Maso

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Ticino nella bufera. Oggi il gruppo Generali sta pubblicando dati e strategie. Fra queste, la conferma che Bsi, la più importante banca di Lugano con un migliaio di dipendenti, è in vendita perché ritenuta un asset non più strategico. Oltreconfine sono tutti in allerta per il timore che metà dei dipendenti venga licenziato in tronco come sta accadendo a Ubs e Credit Suisse.

Le ipotesi di chi potrebbe acquistare l’istituto di credito sono diverse. E alcune preferite ad altre.
L’istituto ha patrimoni in gestione per 81,5 miliardi di franchi e utili in crescita. Secondo la radiotelevisione della svizzera italiana, nei prossimi giorni dovrebbero già essere pronte le informazioni da inviare ai potenziali acquirenti, tra questi figurerebbero un fondo sovrano di Singapore e un non precisato investitore cinese. E sarebbero forse gli acquirenti favoriti perché non dovrebbero apportare grossi tagli.

In Ticino la paura più grande, ora, è che la spunti un altro istituto elvetico, pronto a razionalizzare il personale per ricavare il massimo profitto dalle masse che andrebbe ad assorbire. In queste ore si sta parlando di Union Bancaire Privée (Ubp), una struttura private grande quanto Bsi, con sede a Ginevra.

Un economista ticinese di rilievo, Martino Rossi, ha scritto su Facebook un post sul futuro di Bsi: a seconda di chi acquista “ne potrebbe scaturire uno sfascio: perdita di lavoro e di competenze. È possibile favorire un buyout (parziale acquisto ad opera dei suoi manager) delle attività svizzere di Bsi, in cordata con investitori locali e con Banca Stato, scorporando quelle asiatiche e latinoamericane?” Questo è un passaggio che i ticinesi pare abbiano apprezzato molto.
 
Licenziamenti in UBS : operatori di Borsa sostituiti da algoritmi

I trader, gli operatori di Borsa, stanno diventando sempre più inutili. Grazie a sistemi informatici sempre più efficenti, in poche operazioni vengono smosse centinaia di milioni.

Ristrutturazione per ridurre i costi e le piattaforme di trading non vengono risparmiate, scrive il portale d’informazione Wall Street Italia.com : “E’ già abbastanza dura digerire un licenziamento. Immaginate come ci si deve sentire a venire sostituiti da un computer.

L’agenzia Bloomberg riporta che settimana scorsa la banca svizzera UBS ha licenziato David Gallers – ex numero uno del mercato dei CDS della banca – e lo sostituirà con algoritmi informatici che scambiano usando modelli matematici.
L’algoritmo, che in una sola operazione di trading è in grado di smuovere fino a 250 milioni di dollari nell’indice Markit CDX North America Investment Grade e 50 milioni sul benchmark speculativo analogo, è stato lanciato il mese scorso.

UBS non è l’unica banca che sta andando in questa direzione. Fino al 2005 i gestori principali dei desk di trading di strumenti derivati erano stipendiati 250’000 dollari in media e potevano contare su 1,75 milioni di dollari bonus, nel complesso.
Costruire un algoritmo invece costa un centinaio di dollari, secondo quanto riferito all’agenzia Bloomberg da Peter Tchir, ex trader nel settore.”






e questi algoritmi saranno anche esentati dalla Tobin Tax mentre noi pagheremo
 
ma in Swizzera....... le banche licenziano di brutto

Credit Suisse sopprime 300 impieghi in Svizzera. Toccati manager e specialisti

9 novembre 2012 Di Ticino Live

Nell’ambito della messa in opera di un programma di risparmio, il Credit Suisse annuncia la soppressione di 300 posti di lavoro nelle sedi in Svizzera.

In Svizzera la banca impiega circa due quinti dei suoi 48’000 collaboratori.
La misura è legata al raggruppamento delle attività che necessitano l’impiego di numeroso personale, la consulenza per i piccoli clienti e la gestione patrimoniale dei clienti facoltosi.
Gli impiegati di questi settori sono stati informati venerdì di primo mattino.

La riduzione di personale riguarda soprattutto funzioni di manager e di specialisti, ha precisato venerdì un portavoce dell’istituto e permetterà un risparmio annuo di 50 milioni di franchi.
Nell’ambito di questa semplificazione delle strutture la banca si doterà di una nuova unità chiamata Wealth Management & Private Clients Switzerland.

Confrontato a condizioni di mercato difficile e al rallentamento della congiuntura, il Credit Suisse aveva annunciato a fine ottobre l’intenzione di risparmiare sino a 4 miliardi di franchi entro il 2015.
L’associazione dei lavoratori Employés Suisse ha criticato l’annuncio. A suo dire il Credit Suisse si iscrive nella linea delle aziende che hanno deciso di risolvere i problemi attraverso licenziamenti di vasta portata.
Una soluzione comoda, mentre invece ne esisterebbero altre, come ad esempio l’introduzione del lavoro parziale.
L’associazione segnala inoltre la possibilità di apportare risparmi riducendo i salari troppo alti dei dirigenti e in particolare i loro bonus.
 
Per mettere al sicuro il rating
Generali deve aumentare
il capitale di un miliardo



Di Paola Longo, Agenzia Mf-DowJones
Per mettere al sicuro il rating Generali deve aumentare il capitale di un miliardo - Milano Finanza Interactive Edition

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Bernstein vede in arrivo un aumento di capitale da oltre un miliardo di euro per Generali, da effettuarsi entro la seconda metà dell'anno. Gli esperti della banca d'affari, che sul titolo hanno una raccomandazione underperform e un target price a 8,6 euro (-1,55% a 12,74 euro il titolo a Piazza Affari), pensano che una ricapitalizzazione sarà infatti necessaria per evitare mosse negative sul rating di credito. Tra l'Investor Day del 14 gennaio e i conti 2012 del 14 marzo l'azione è scesa del 15% e da allora è risalita del 5% ma per Bernstein l'attuale valutazione di mercato è basata su 4 miti su capitale e utili da dissipare.

Primo mito: la situazione patrimoniale è migliorata. Bernstein ricorda come a gennaio 2012 S&P abbia tagliato il rating su Generali da AA ad A, definendo l'adeguatezza patrimoniale solo buona, vale a dire a livello di rating BBB. "Il management ha un target di lungo periodo di ritorno alla doppia A, ma la nostra analisi indica che dal downgrade di S&P la posizione patrimoniale di Generali è ulteriormente peggiorata", con le sue partecipazioni in bond a rating BBB salite da 24 miliardi a 110 miliardi durante il 2012.

Questo, spiegano gli analisti, è dovuto essenzialmente al deterioramento dei bond governativi e finanziari, abbinato a un aumento mark to market di circa 20 miliardi di euro per via di minori rendimenti/spread. "Stimiamo che ciò sia stato in parte compensato da un incremento del capitale disponibile ammesso dalle agenzie di rating di circa 2 miliardi, principalmente dovuto all'emissione di debito ibrido per 1,2 miliardi".

L'effetto netto è un ampliamento del gap del rating capital di 2 miliardi. Il capitale regolamentare, che ignora il rischio di investimento, è migliorato dal 117% al 150% ed è atteso al 140% nel primo trimestre 2013. Ad ogni modo, il capitale regolamentare non è il vincolo chiave in questa circostanza, in quanto il rating capital continua a essere il vincolo che pesa per il gruppo.

Secondo mito: la vendita di asset chiuderà il gap. "Al contrario di quanto atteso dalle agenzie di rating, crediamo che la cessione di asset non core per 4 miliardi pianificata dal gruppo non riuscirà a colmare il gap di adeguatezza patrimoniale a un livello di rating A. Le cessioni", spiega Bernstein, "ridurranno il gap di rating capital solo se una di queste due condizioni si realizzerà: gli asset potranno essere venduti decisamente sopra il tangible book value o il rischio potrá essere ridotto".

Per gli esperti la prima ipotesi difficilmente si verificherà. Bernstein ha su BSI un fair value di 1-1,2 miliardi di euro e su Generali Us Life Re di 250 milioni di dollari. "Pensiamo che Generali possa ancora ridurre il suo gap di capitale di circa 1,5 miliardi di euro riducendo il rischio premio/riserve con cessioni di business, ma visto che questo non colmerà pienamente il divario, ha bisogno di funding esterno. Per via dell'elevato rapporto debito/equity, con un debito subordinato al 40%, ci aspettiamo che il management raccoglierà equity per oltre un miliardo piuttosto che debito nel 2013", aggiunge Bernstein.

Terzo mito: gli utili nel Vita miglioreranno grazie al reinvestimento della cassa. Gli analisti ritengono invece che resteranno stabili, come indicato anche dal management.

Quarto mito: il risultato prima delle tasse del Danni crescerà di un miliardo entro il 2015. Le stime degli esperti sono poste a solo 0,4 miliardi. Raggiungere il target di un miliardo implicherebbe un miglioramento sostanziale a circa il 92,5% del combined ratio; "in Europa, dubitiamo che Generali possa portare i ratio al 92,5% in quanto i mercati core viaggiano su valori in media tra il 94 e il 98% e non vediamo Generali performare meglio della media". In conclusione, per Bernstein il potenziale aumento di capitale dovrebbe mettere pressione sul titolo, così come il rendimento del dividendo 2013-2014, atteso basso, sotto il 4%.
 
Generali lancia bond Tier2, Barclays taglia il target price in vista dei conti

di Francesca Gerosa
Generali lancia bond Tier2, Barclays taglia il target price in vista dei conti - MilanoFinanza.it



Il coefficiente Solvency II della compagnia è salito al 200% il mese scorso a seguito della cessione della controllata Bsi a Banco Btg Pactual.

Coefficiente destinato a scendere, secondo Barclays, nel terzo trimestre al 190% a causa dei tassi di interesse più bassi, dei credit spread più ampii e dei mercati azionari deboli. "Prevediamo anche un utile operativo in calo marginale del 4,3% anno su anno a 1,132 miliardi di euro a causa della continua pressione sui rendimenti di reinvestimento"
 
03/11/2015 G20: Fsb, Generali nella lista di istituzioni troppo grandi per fallire

G20: Fsb, Generali nella lista di istituzioni troppo grandi per fallire - Quotazioni di borsa - Notizie - Il Sole 24 Ore
Dentro anche Aegon e China Construction Bank. Fuori Bbva (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 03 nov - Il Financial Stability Board (Fsb), organismo appositamente creato dal G20, ha aggiornato oggi la lista delle istituzioni finanziarie considerate troppo grandi per fallire, aggiungendo l'istituto cinese China Construction Bank e cancellando dalla lista la spagnola Bbva. Il Board ha anche aggiornato l'elenco delle assicurazioni ritenute di importanza sistemica a livello globale, aggiungendo l'olandese Aegon e l'italiana Generali. Tali modifiche, informa una nota, riguardano le istituzioni considerate di "importanza globale sistemica" il cui fallimento potrebbe nuocere al sistema finanziario. All'inglese Royal Bank of Scotland sono stati applicati requisiti meno rigorosi in termini di capitale per assorbire le perdite.
Il Fsb, in seguito al fallimento di Lehman Brothers, e' stato incaricato dal G20 di impegnarsi in una riforma del settore bancario e dal 2011 aggiorna annualmente l'elenco nel mese di novembre.
red (RADIOCOR) 03-11-15 10:50:41 (0208)EURO24,ASS 3 NNNN
 

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