Il Venezuela è in assoluto il paese con le più grandi riserve di petrolio del mondo. Secondo alcune stime basate sui dati del CIA World Factbook, le sue riserve ammonterebbero a oltre 300 Gbbs (miliardi di barili di greggio). Molto di più dell’Arabia Saudita (che si ferma a 266) o di Iran e Iraq (ciascuno intorno ai 150 Gbbs). Lontani gli altri paesi: gli EAU non raggiungono i 98 Gbbs, la Libia non va oltre oltre i 48.4 Gbbs e appaiono lontanissimi paesi come gli USA (38) e la Cina (25.6).
(...)
Quello di cui è ricchissimo il sottosuolo venezuelano è petroleo extra pesado: il greggio dell’Orinoco è molto pesante, con una densità che lo colloca tra 4 e 16 gradi nella scala Api, dunque all’estremo opposto rispetto ai greggi leggeri o leggerissimi estratti dalle shale rocks degli altri paesi grandi estrattori di petrolio. A questo si aggiunge che l’extra pesado venezuelano, che somiglia molto alle sabbie bituminose del Canada, si trova a profondità tra 150 e 1400 metri, spesso mescolato a formazioni sabbiose. Per questo motivo è difficile da estrarre e quasi impossibile da trasportare attraverso un oleodotto. Per renderlo vendibile è necessario diluirlo con greggi più leggeri o sottoporlo a lavorazioni in impianti di trattamento che lo trasformino in syncrude, petrolio sintetico. O diluirlo con prodotti raffinati. Tutti processi che rendono la lavorazione molto costosa, ma soprattutto che necessitano di sofisticati sistemi di lavorazione.
(notiziegeopolitiche.net 24/6/2020)