Volo Bari-Tunisia ATR in mare, molti morti! (1 Viewer)

shannen doherty

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Volo Bari-Tunisia , 11 morti!

Volo partito alle 14 circa dall'aereoporto di Bari... "incidente" accaduto tra Palermo e Capo Gallo)
 

ciro

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Re: Volo Bari-Tunisia , 11 morti!

non capisco cosa vuoi sottintendere con "incidente" virgolettato...


...non facciamo terrorismo
 

shannen doherty

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ATR IN MARE: IL RELITTO TRAINATO VERSO IL PORTO DI PALERMO

PALERMO - ''Stiamo tentando di rimorchiare il relitto in porto. Manca la coda del velivolo''. Lo ha detto l' ammiraglio Vincenzo Pace, comandante della guardia costiera di Palermo, commentando le operazioni per il recupero del' Atr ammarato a Capo Gallo.

''I palloni per tenere a galla quello che resta dell'aereo - ha aggiunto - non sono ancora stati attaccati. Sono su una motovedetta che li sta portando verso il velivolo. Speriamo che lo raggiungano prima che affondi''.

La centrale operativa della Capitaneria di Porto di Palermo, che coordina le operazioni di soccorso, ha diffuso un ulteriore bilancio ufficiale del disastro aereo avvenuto a largo di Capo Gallo. Sono state tratte in salvo 23 persone, tra passeggeri e componenti dell'equipaggio; 13 i morti accertati. Altre tre persone risultano disperse. Tra i cadaveri recuperati dalle motovedette vi sono anche quelli di due bambini, uno dei quali di otto anni.

Molti passeggeri della tragedia aerea di Capo Gallo sono ustionati. Il particolare e' emerso durante la riunione di protezione civile alla presidenza della Regione. Questa lascerebbe ipotizzare che nell'aereo si sia sviluppato un incendio durante le fasi di ammaraggio o subito dopo il contatto con l'acqua.

LA RICOSTRUZIONE DELL'INCIDENTE
Prima di ammarare al largo di Palermo il comandante dell'Atr 72 in volo da Bari a Djerba, Chefik Garbi, ha segnalato alla torre di controllo di Punta Raisi di avere necessita' di tentare un atterraggio di emergenza. La ricostruzione delle fasi cruciali dell' incidente e' stata fatta, sul molo del porto dove venivano sbarcati i superstiti, dal presidente dell'Enac, Vito Riggio, che si e' tenuto costantemente in contatto con la direttrice dell' aeroporto Falcone e Borsellino, Rosalba Castiglia.

Dopo la segnalazione di una grave avaria a uno dei due motori dell'aereo, con 34 passeggeri e cinque uomini di equipaggio, la direzione dell'aeroporto ha disposto la chiusura dello scalo e ha dato all'Atr l'autorizzazione all'atterraggio in una pista subito sgomberata. Anche i mezzi di soccorso sono stati immediatamente mobilitati. Ma pochi attimi dopo il pilota ha fatto sapere che non era in grado neppure di tentare l' atterraggio perche' l'unico motore rimasto in funzione non riusciva a mantenere una quota di sicurezza.

Secondo la ricostruzione di Riggio, il pilota avrebbe a questo punto comunicato che l'ammaraggio restava l'unica disperata manovra da tentare. ''E cosi' ha fatto'', ha detto Riggio. Ancora non e' chiara la dinamica di questa fase culminante dell'incidente, ma e' probabile che l'aereo non fosse piu' controllabile e quindi l'impatto con l'acqua sarebbe stato violento e scomposto. Sono facilmente immaginabili le scene di terrore che si sono vissute a bordo tra i passeggeri.

Proprio in quel momento l'aereo e' scomparso dagli schermi radar della torre di controllo e anche le comunicazioni radio si sono interrotte. Dalla capitaneria di porto sono state inviate nell'area dell'ammaraggio motovedette e mezzi di soccorso. Non e' stato possibile individuare subito il punto dell'impatto. Un contributo decisivo e' stato dato da un aereo di linea di Air One al quale la direzione dell'aeroporto ha subito dato l' autorizzazione al decollo.

L'aereo ha volato a bassa quota e ha cosi' localizzato il punto esatto dell'incidente, a 12 miglia Nord Est di Capo Gallo, e ha comunicato le coordinate al centro operativo. ''Solo questa segnalazione - ha spiegato Riggio - ha consentito ai soccorritori di giungere sul posto in tempo utile per salvare una ventina di superstiti. Nell'impatto con l'acqua l'aereo si era spezzato in tre tronconi. Alcuni passeggeri erano finiti in acqua, altri erano riusciti ad aggrapparsi alle ali. Ma in uno dei tre tronconi sono rimasti intrappolati alcuni passeggeri: e proprio in questa parte dell'aereo e' concentrato il maggior numero delle vittime.
 

shannen doherty

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ATR IN MARE: IL RELITTO TRAINATO VERSO IL PORTO DI PALERMO

PALERMO - ''Stiamo tentando di rimorchiare il relitto in porto. Manca la coda del velivolo''. Lo ha detto l' ammiraglio Vincenzo Pace, comandante della guardia costiera di Palermo, commentando le operazioni per il recupero del' Atr ammarato a Capo Gallo.

''I palloni per tenere a galla quello che resta dell'aereo - ha aggiunto - non sono ancora stati attaccati. Sono su una motovedetta che li sta portando verso il velivolo. Speriamo che lo raggiungano prima che affondi''.

La centrale operativa della Capitaneria di Porto di Palermo, che coordina le operazioni di soccorso, ha diffuso un ulteriore bilancio ufficiale del disastro aereo avvenuto a largo di Capo Gallo. Sono state tratte in salvo 23 persone, tra passeggeri e componenti dell'equipaggio; 13 i morti accertati. Altre tre persone risultano disperse. Tra i cadaveri recuperati dalle motovedette vi sono anche quelli di due bambini, uno dei quali di otto anni.

Molti passeggeri della tragedia aerea di Capo Gallo sono ustionati. Il particolare e' emerso durante la riunione di protezione civile alla presidenza della Regione. Questa lascerebbe ipotizzare che nell'aereo si sia sviluppato un incendio durante le fasi di ammaraggio o subito dopo il contatto con l'acqua.

LA RICOSTRUZIONE DELL'INCIDENTE
Prima di ammarare al largo di Palermo il comandante dell'Atr 72 in volo da Bari a Djerba, Chefik Garbi, ha segnalato alla torre di controllo di Punta Raisi di avere necessita' di tentare un atterraggio di emergenza. La ricostruzione delle fasi cruciali dell' incidente e' stata fatta, sul molo del porto dove venivano sbarcati i superstiti, dal presidente dell'Enac, Vito Riggio, che si e' tenuto costantemente in contatto con la direttrice dell' aeroporto Falcone e Borsellino, Rosalba Castiglia.

Dopo la segnalazione di una grave avaria a uno dei due motori dell'aereo, con 34 passeggeri e cinque uomini di equipaggio, la direzione dell'aeroporto ha disposto la chiusura dello scalo e ha dato all'Atr l'autorizzazione all'atterraggio in una pista subito sgomberata. Anche i mezzi di soccorso sono stati immediatamente mobilitati. Ma pochi attimi dopo il pilota ha fatto sapere che non era in grado neppure di tentare l' atterraggio perche' l'unico motore rimasto in funzione non riusciva a mantenere una quota di sicurezza.

Secondo la ricostruzione di Riggio, il pilota avrebbe a questo punto comunicato che l'ammaraggio restava l'unica disperata manovra da tentare. ''E cosi' ha fatto'', ha detto Riggio. Ancora non e' chiara la dinamica di questa fase culminante dell'incidente, ma e' probabile che l'aereo non fosse piu' controllabile e quindi l'impatto con l'acqua sarebbe stato violento e scomposto. Sono facilmente immaginabili le scene di terrore che si sono vissute a bordo tra i passeggeri.

Proprio in quel momento l'aereo e' scomparso dagli schermi radar della torre di controllo e anche le comunicazioni radio si sono interrotte. Dalla capitaneria di porto sono state inviate nell'area dell'ammaraggio motovedette e mezzi di soccorso. Non e' stato possibile individuare subito il punto dell'impatto. Un contributo decisivo e' stato dato da un aereo di linea di Air One al quale la direzione dell'aeroporto ha subito dato l' autorizzazione al decollo.

L'aereo ha volato a bassa quota e ha cosi' localizzato il punto esatto dell'incidente, a 12 miglia Nord Est di Capo Gallo, e ha comunicato le coordinate al centro operativo. ''Solo questa segnalazione - ha spiegato Riggio - ha consentito ai soccorritori di giungere sul posto in tempo utile per salvare una ventina di superstiti. Nell'impatto con l'acqua l'aereo si era spezzato in tre tronconi. Alcuni passeggeri erano finiti in acqua, altri erano riusciti ad aggrapparsi alle ali. Ma in uno dei tre tronconi sono rimasti intrappolati alcuni passeggeri: e proprio in questa parte dell'aereo e' concentrato il maggior numero delle vittime.
 

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Naufraghi Atr: "Vivi per miracolo"
Sei feriti gravi portati in ospedale
"Siamo vivi per miracolo". Lo ha detto Addolorata De Pasquale, scesa dalla motovedetta insieme con gli altri naufraghi, visibilmente sotto choc, scampati al disastro aereo. Dall'imbarcazione è sceso anche un uomo ferito, con il volto sanguinante e i pantaloni strappati. Numerosi i passeggeri dell'Atr ammarato nel mare davanti a Capo Gallo sono in gravi condizioni e sono stati portati in ospedali cittadini.


I 35 passeggeri del l'Atr erano tutti italiani in viaggio per Djerba con un pacchetto turistico "tutto compreso". Uno dei passeggeri ha aggiunto altri particolari al drammatico incidente. "Siamo vivi per miracolo". E' la prima testimonianza che arriva da Addolorata De Pasquale, scesa da una motovedetta della guardia costiera insieme con gli altri Naufraghi, visibilmente sotto choc, scampati al disastro aereo. Dall'imbarcazione scende anche un uomo ferito, con il volto sanguinante e i pantaloni strappati. Una delle ragazze grida con un'espressione di dolore "Aiuto mamma, aiuto mamma". "Non sappiamo bene cosa sia successo -racconta un altro naufrago- All'improvviso abbiamo visto l'aereo cadere e abbiamo gridato tutti. Poi il mare che si avvicinava... il buio... quanta paura. Credevo di morire. Non so ancora come sia riuscito a cavarmela". "Diverse le sensazioni di un'altra donna, anche lei 'miracolata', che però ha perso il marito, che le era seduto vicino. "Ho visto morire mio marito accanto a me", continua a ripetere. Dopo l'arrivo al porto di Palermo viene trasportata all'ospedale Civico del capoluogo siciliano. Sottoposta alla Tac, le è stata riscontrata una lesione, giudicata non grave. Durante la visita non farà altro che piangere, disperandosi per quanto accaduto.

IL RACCONTO DEL PILOTA

Tra i superstiti, lo stesso pilota Chafik Garbi, autore di una operazione di emergenza che, a detta degli esperti dell'Ansv (Agenzia nazionale sicurezza volo), "raramente riesce in questa maniera". Secondo la ricostruzione che Garbi fornisce all'Enac (ente per l'aviazione civile) "i motori hanno perso potenza". "Sono stato costretto ad ammarare", Spiega. E ai tecnici Enac Garbi dice anche che "la manovra di ammaraggio, proprio a causa della mancata potenza dei motori, non sarebbe riuscita perfettamente e l'aereo Sarebbe entrato in mare con la fusoliera in picchiata".

STORIE DI FIDANZATI

Storie che si intrecciano, come quelle di alcuni fidanzati pugliesi che avevano scelto Djerba come meta delle loro vacanze. "Sono viva perché mi ha salvato il mio ragazzo". Sorride Ilaria Lo Bosco, barese di 23 anni, in un lettino di Villa Sofia. Accanto a lei c'è il fidanzato Roberto Fusco, il giovane che l'ha scaraventata fuori dall'aereo subito dopo l'impatto con l'acqua. "Eravamo seduti uno accanto all'altro - dice Ilaria - e ci siamo abbracciati quando l'aereo ha cominciato a perdere quota. Lui ha capito subito cosa stava accadendo e mi ha subito slacciato la cintura di sicurezza. Da sola non avrei saputo darmi da fare: ero bloccata dal panico, non riuscivo neppure a muovermi". Roberto ha estratto dagli alloggiamenti sotto il sedile due salvagente. Uno lo ha subito fatto indossare a Ilaria prima di trascinarla via dalla carlinga. "Siamo finiti insieme in mare - aggiunge la giovane - e io ero abbracciata stretta a lui. Abbiamo atteso i soccorsi per un tempo che a me è parso lunghissimo, forse un'ora, forse meno. Poi e' arrivato un battello che ci ha ripescati. Ma anche li' sono rimasta sempre abbracciata a Roberto".

Un racconto che sembra ricalcare quello di altri due ragazzi baresi, Gianluca La Forgia, 25 anni, e Annalisa Susca, di 26. "Ho sganciato la cintura mentre stavamo Precipitando, poi l' impatto violento con l'acqua, ho preso per mano Annalisa e siamo riusciti a uscire dal varco creatosi nell'aereo che si è spezzato. E' stato come in un film" racconta Gianluca mentre si aggiusta il cappellino regalatogli dalla Guardia costiera e guarda la sua fidanzata. "E' stato drammatico - continua Annalisa - ho pensato solo che dovevo salvarmi, non so come ho fatto. Quando siamo riemersi avevo il salvagente e assieme a Gianluca abbiamo raggiunto un'ala dell'aereo alla quale siamo rimasti Aggrappati fino a quando sono arrivati i soccorsi, ma non e' stato facile perché le onde ci sommergevano". "Siamo rimasti attaccati all'ala - riprende Gianluca - per circa un'ora, poi e' arrivata una motovedetta della Guardia costiera e siamo saliti a bordo". Nella mente dei due giovani sono ancora impresse le immagini di quei momenti: la voce del Comandante che dice ai passeggeri di indossare i salvagenti, l'impatto violentissimo con l'acqua, l'aereo che si squarcia e si apre un varco. "Ho visto gli altri passeggeri che nuotavano e gridavano - dice Gianluca - ma non riesco a descrivere cosa ho pensato in quegli istanti, bisogna viverle certe cose, raccontarle e' difficile". Annalisa lo guarda, ha un po' di mal di schiena, ma gli occhi sono vispi. "E' come nei film - racconta - Quando li guardi pensi che certe cose non possono accadere e invece accadono. Mi viene in mente il film Titanic". Ma ormai il peggio e' passato. E allora Gianluca ricorda le sensazioni avute mentre saliva sull'Atr 72. "Non ero tranquillo - dice - Era come salire su un motorino Ciao della Piaggio. Io e Annalisa eravamo seduti in 15/a fila, quasi nella coda dell'aereo. Probabilmente ci siamo salvati per questo, nella moto di solito ha la peggio chi sta dietro, in questo caso invece siamo stati fortunati". Sull'Atr, precipitato in mare al largo di Capo Gallo, i due fidanzati non ci dovevano essere. "Dovevamo andare in vacanza a Lecce - aggiungono - Invece i nostri due amici ci hanno detto che volevano fare un'esperienza all' estero. La settimana scorsa siamo andati in agenzia e abbiamo scelto l'isola di Djerba, il viaggio era economico, circa 750 euro". Una vacanza che rischiava di tramutarsi per questi due ragazzi pugliesi in tragedia: "Tra tre mesi compio 26 anni - sorride Gianluca - Per fortuna potrò festeggiare...".

UNA BIMBA SUPERSTITE, MAMMA DOV'E' PAPA'?

M.G. undici anni, rivolge questa terribile domanda alla madre, Flora La Catena, di 32, che ha lo sguardo perso nel vuoto mentre sbarca dalla motovedetta insieme alla figlia. La bimba è scalza e si stringe per il freddo in un giubbotto che le hanno dato i soccorritori, ha i capelli a caschetto lunghi, bagnati dal mare; la mamma ha un abito largo chiaro a fiori, cerca il marito ma non lo trova. Sul molo qualcuno sussurra che è tra le vittime. Madre e figlia si tengono strette per mano; poi vengono caricate su un'ambulanza che le porta all'ospedale di Villa Sofia, dove saranno assistite da un'equipe di psicologi.

C'ERA CHI AVEVA SCARTATO SHARM PER PAURA DEGLI ATTENTATI

Tre coppie di turisti di Modugno (Bari) che si trovavano sul velivolo ammarato al largo di Palermo, avevano scelto all' ultimo momento di passare le vacanze a Djerba, in Tunisia, anziché‚ nella località balneare egiziana. Lo ha reso noto il parente di una delle tre coppie. L'uomo ha riferito che il viaggio a Sharm El Sheikh "era nei progetti dei suoi parenti ma era stato scartato per paura dei recenti attentati terroristici".
 

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