Naufraghi Atr: "Vivi per miracolo"
Sei feriti gravi portati in ospedale
"Siamo vivi per miracolo". Lo ha detto Addolorata De Pasquale, scesa dalla motovedetta insieme con gli altri naufraghi, visibilmente sotto choc, scampati al disastro aereo. Dall'imbarcazione è sceso anche un uomo ferito, con il volto sanguinante e i pantaloni strappati. Numerosi i passeggeri dell'Atr ammarato nel mare davanti a Capo Gallo sono in gravi condizioni e sono stati portati in ospedali cittadini.
I 35 passeggeri del l'Atr erano tutti italiani in viaggio per Djerba con un pacchetto turistico "tutto compreso". Uno dei passeggeri ha aggiunto altri particolari al drammatico incidente. "Siamo vivi per miracolo". E' la prima testimonianza che arriva da Addolorata De Pasquale, scesa da una motovedetta della guardia costiera insieme con gli altri Naufraghi, visibilmente sotto choc, scampati al disastro aereo. Dall'imbarcazione scende anche un uomo ferito, con il volto sanguinante e i pantaloni strappati. Una delle ragazze grida con un'espressione di dolore "Aiuto mamma, aiuto mamma". "Non sappiamo bene cosa sia successo -racconta un altro naufrago- All'improvviso abbiamo visto l'aereo cadere e abbiamo gridato tutti. Poi il mare che si avvicinava... il buio... quanta paura. Credevo di morire. Non so ancora come sia riuscito a cavarmela". "Diverse le sensazioni di un'altra donna, anche lei 'miracolata', che però ha perso il marito, che le era seduto vicino. "Ho visto morire mio marito accanto a me", continua a ripetere. Dopo l'arrivo al porto di Palermo viene trasportata all'ospedale Civico del capoluogo siciliano. Sottoposta alla Tac, le è stata riscontrata una lesione, giudicata non grave. Durante la visita non farà altro che piangere, disperandosi per quanto accaduto.
IL RACCONTO DEL PILOTA
Tra i superstiti, lo stesso pilota Chafik Garbi, autore di una operazione di emergenza che, a detta degli esperti dell'Ansv (Agenzia nazionale sicurezza volo), "raramente riesce in questa maniera". Secondo la ricostruzione che Garbi fornisce all'Enac (ente per l'aviazione civile) "i motori hanno perso potenza". "Sono stato costretto ad ammarare", Spiega. E ai tecnici Enac Garbi dice anche che "la manovra di ammaraggio, proprio a causa della mancata potenza dei motori, non sarebbe riuscita perfettamente e l'aereo Sarebbe entrato in mare con la fusoliera in picchiata".
STORIE DI FIDANZATI
Storie che si intrecciano, come quelle di alcuni fidanzati pugliesi che avevano scelto Djerba come meta delle loro vacanze. "Sono viva perché mi ha salvato il mio ragazzo". Sorride Ilaria Lo Bosco, barese di 23 anni, in un lettino di Villa Sofia. Accanto a lei c'è il fidanzato Roberto Fusco, il giovane che l'ha scaraventata fuori dall'aereo subito dopo l'impatto con l'acqua. "Eravamo seduti uno accanto all'altro - dice Ilaria - e ci siamo abbracciati quando l'aereo ha cominciato a perdere quota. Lui ha capito subito cosa stava accadendo e mi ha subito slacciato la cintura di sicurezza. Da sola non avrei saputo darmi da fare: ero bloccata dal panico, non riuscivo neppure a muovermi". Roberto ha estratto dagli alloggiamenti sotto il sedile due salvagente. Uno lo ha subito fatto indossare a Ilaria prima di trascinarla via dalla carlinga. "Siamo finiti insieme in mare - aggiunge la giovane - e io ero abbracciata stretta a lui. Abbiamo atteso i soccorsi per un tempo che a me è parso lunghissimo, forse un'ora, forse meno. Poi e' arrivato un battello che ci ha ripescati. Ma anche li' sono rimasta sempre abbracciata a Roberto".
Un racconto che sembra ricalcare quello di altri due ragazzi baresi, Gianluca La Forgia, 25 anni, e Annalisa Susca, di 26. "Ho sganciato la cintura mentre stavamo Precipitando, poi l' impatto violento con l'acqua, ho preso per mano Annalisa e siamo riusciti a uscire dal varco creatosi nell'aereo che si è spezzato. E' stato come in un film" racconta Gianluca mentre si aggiusta il cappellino regalatogli dalla Guardia costiera e guarda la sua fidanzata. "E' stato drammatico - continua Annalisa - ho pensato solo che dovevo salvarmi, non so come ho fatto. Quando siamo riemersi avevo il salvagente e assieme a Gianluca abbiamo raggiunto un'ala dell'aereo alla quale siamo rimasti Aggrappati fino a quando sono arrivati i soccorsi, ma non e' stato facile perché le onde ci sommergevano". "Siamo rimasti attaccati all'ala - riprende Gianluca - per circa un'ora, poi e' arrivata una motovedetta della Guardia costiera e siamo saliti a bordo". Nella mente dei due giovani sono ancora impresse le immagini di quei momenti: la voce del Comandante che dice ai passeggeri di indossare i salvagenti, l'impatto violentissimo con l'acqua, l'aereo che si squarcia e si apre un varco. "Ho visto gli altri passeggeri che nuotavano e gridavano - dice Gianluca - ma non riesco a descrivere cosa ho pensato in quegli istanti, bisogna viverle certe cose, raccontarle e' difficile". Annalisa lo guarda, ha un po' di mal di schiena, ma gli occhi sono vispi. "E' come nei film - racconta - Quando li guardi pensi che certe cose non possono accadere e invece accadono. Mi viene in mente il film Titanic". Ma ormai il peggio e' passato. E allora Gianluca ricorda le sensazioni avute mentre saliva sull'Atr 72. "Non ero tranquillo - dice - Era come salire su un motorino Ciao della Piaggio. Io e Annalisa eravamo seduti in 15/a fila, quasi nella coda dell'aereo. Probabilmente ci siamo salvati per questo, nella moto di solito ha la peggio chi sta dietro, in questo caso invece siamo stati fortunati". Sull'Atr, precipitato in mare al largo di Capo Gallo, i due fidanzati non ci dovevano essere. "Dovevamo andare in vacanza a Lecce - aggiungono - Invece i nostri due amici ci hanno detto che volevano fare un'esperienza all' estero. La settimana scorsa siamo andati in agenzia e abbiamo scelto l'isola di Djerba, il viaggio era economico, circa 750 euro". Una vacanza che rischiava di tramutarsi per questi due ragazzi pugliesi in tragedia: "Tra tre mesi compio 26 anni - sorride Gianluca - Per fortuna potrò festeggiare...".
UNA BIMBA SUPERSTITE, MAMMA DOV'E' PAPA'?
M.G. undici anni, rivolge questa terribile domanda alla madre, Flora La Catena, di 32, che ha lo sguardo perso nel vuoto mentre sbarca dalla motovedetta insieme alla figlia. La bimba è scalza e si stringe per il freddo in un giubbotto che le hanno dato i soccorritori, ha i capelli a caschetto lunghi, bagnati dal mare; la mamma ha un abito largo chiaro a fiori, cerca il marito ma non lo trova. Sul molo qualcuno sussurra che è tra le vittime. Madre e figlia si tengono strette per mano; poi vengono caricate su un'ambulanza che le porta all'ospedale di Villa Sofia, dove saranno assistite da un'equipe di psicologi.
C'ERA CHI AVEVA SCARTATO SHARM PER PAURA DEGLI ATTENTATI
Tre coppie di turisti di Modugno (Bari) che si trovavano sul velivolo ammarato al largo di Palermo, avevano scelto all' ultimo momento di passare le vacanze a Djerba, in Tunisia, anziché‚ nella località balneare egiziana. Lo ha reso noto il parente di una delle tre coppie. L'uomo ha riferito che il viaggio a Sharm El Sheikh "era nei progetti dei suoi parenti ma era stato scartato per paura dei recenti attentati terroristici".