CHiEDERE AL POTERE DI RIFORMARE IL POTERE... CHE INGENUITA'!! (1 Viewer)

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Val

Torniamo alla LIRA
Abertis punta dritto sulle torri di Wind. Oggi la compagnia spagnola ha confermato l'interesse per le 6.300 torri di trasmissione messe in vendita dall'operatore mobile italiano controllato dall'imprenditore egiziano, Sawiris. Resterebbero fuori circa 1.700 torri che Wind sarebbe intenzionata a cedere in una seconda gara o a mantenere per sé.

L'operatore telefonico, che ha un portafoglio di 13.000 torri, punta a incassare tra 700 milioni di euro e un miliardo di euro, mentre in precedenza voleva mettere in vendita 5.000-6000 torri con un ebitda iniziale di 50 milioni di euro e con un obiettivo di incasso compreso tra 500 e 700 milioni di euro a livello di enterprise value/ebitda.

L'offerta vera e propria di Abertis verrà formalizzata prima di Natale, poiché il termine per la presentazione delle proposte vincolanti è stato posticipato di qualche giorno rispetto alla data di scadenza iniziale del 15 dicembre dopo che indiscrezioni di stampa avevano già anticipato lo slittamento al 22 dicembre.

Sulla base delle proposte ricevute, verranno selezionate le due migliori offerte e la scelta ricadrà nei primi mesi del prossimo anno. Abertis ha recentemente rilevato anche la rete di Atlantia
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e si prepara allo spin off e alla quotazione in borsa nel primo semestre 2015 della sua divisione torri, Abertis Telecom Terrestre.

La società spagnola non è l'unico operatore interessato a Wind. Tra le società in lizza, infatti, ci sono anche Ei Towers
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, che però non ha le risorse per spendere un miliardo di euro e dovrebbe ricapitalizzarsi o trovare un socio finanziario, una cordata composta dal fondo F2i e Providence, e American Towers, mentre sembra essersi defilata Rai Way
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, la società che gestisce le trasmissioni della Rai, recentemente approdata a Piazza Affari.
 

Val

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Alla faccia, 2 fornitori forniscono quasi il 70% del nostro fabbisogno ......io non sarei così contento.

Dal 2000 in poi, il mercato ha subito una grande trasformazione, dovuta al cambiamento della posizione degli USA. Già primo paese consumatore al mondo, con la scoperta dello “shale gas” e il suo sfruttamento mediante la tecnologia del “fracking” è diventato anche il primo produttore con 687 miliardi di metri cubi di gas nel 2013.
Ciò ha generato un aumento della concorrenza tra i paesi produttori e pressioni ribassiste sul prezzo del gas soprattutto negli USA; a livello mondiale l’indice MPS-WGI (World Gas Index) denota prezzi stabili durante gli ultimi 3 anni dopo il picco del 2008 ed il crollo successivo.
Per quanto riguarda l’Italia, l’importanza relativa del consumo di gas naturale rispetto alle altre fonti di energia è ancora più rilevante perché ammonta al 34 per cento del totale ovvero a circa 70 miliardi di metri cubi.
Tuttavia, dal 2008 ad oggi, la crisi ha influito pesantemente determinando un deciso calo dei consumi di energia e quindi anche del gas naturale che ha subito una diminuzione di circa il 20% rispetto al picco di 86 miliardi di metri cubi del 2005. Le previsioni di sfondamento del fatidico tetto dei 100 miliardi di metri cubi a fine decennio formulate da importanti operatori del settore molto difficilmente dunque potranno realizzarsi. Il Gas ha subito anche un’accanita concorrenza da parte delle energie alternative nella produzione di elettricità; in questo particolare settore i consumi di gas naturale sono calati addirittura del 37% rispetto al picco del 2008.
Il rapporto spiega in maniera chiara la struttura di approvvigionamento dell’Italia dall’estero mediante i quattro importanti gasdotti Transmed, Greenstream, Trans Austria Gasleitung e Transitgas e i nuovi progetti TAP e Sothstream, sottolineando che diverranno operativi a fine decennio con evidenti implicazioni per il nostro paese.
Il gas russo riveste un ruolo estremamente importante nelle nostre forniture con il 30,5 per cento del quantitativo complessivamente importato, ma dalla sola Algeria arriva in Italia un quantitativo assai maggiore, pari al 33,8 per cento.
Dato l’attuale quadro geopolitico, viste le crescenti tensioni tra Russia e Ucraina, se si considera che le direttrici di approvvigionamento mediante “pipeline” sono molteplici e che le importazioni di GNL sono ancora molto basse, (3 per cento del totale), il nostro paese sembra in un’ottima posizione dalla quale potrebbe forse sopportare con minore difficoltà un’eventuale situazione di contingentamento delle forniture russe.
 
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Val

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ROMA - Business profughi. 2,50 euro di diaria. 50 ai privati: coop e non solo.
Ci si può affidare ai dati del Viminale: a fine novembre c’erano circa 65.500 persone ospiti delle strutture (34.700 in quelle temporanee, 9.800 nei Cara e 21mila negli Sprar). L’andamento del 2014 è stato più o meno omogeneo: una media mensile di 60mila presenze (30mila nelle temporanei, 10mila circa nei Cara e 20mila negli Sprar) non si discosta eccessivamente dalla realtà.
Moltiplicando per i 35 e per i 50 euro al giorno (per i Cara) per ciascuno per 11 mesi si ottiene una cifra di tutto rispetto: 752,5 milioni di euro. Se dicembre mostrerà un andamento analogo, si dovrebbero spendere altri 68,4 milioni portando il totale annuo a 820 milioni di euro circa.
Il problema non è solo Buzzi (la sua è una cooperativa media, 50 milioni di fatturato annuo sui 50 miliardi delle cooperative nel Lazio). Giorgio Gandola su L’Eco di Bergamo fornisce un esempio illuminante, il caso di 29 “disperati” di Pakistan e Maghreb in fuga dalla guerra e provvisoriamente parcheggiati in un agriturismo del Mugello.
 

Val

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Buona serata.
 

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