PsicoTerapia di gruppo per cambiare. (1 Viewer)

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meursault

lo straniero
Il primo post è un'analisi approfondita di un certo tipo di situazione, con degli spunti interessanti (ad esempio le donne kamikaze), ma non centra il punto secondo me più importante (non so forse verrà sviluppato dopo), e cioè, come nel titolo del 3D, come si fa a cambiare? Siamo d'accordo che in quella situazione "non ci sono strategie per salvarsi diverse dalla fuga", ma come si fa a fuggire? E' proprio così facile?

Tutti ci siamo trovati o ci troviamo in situazioni in cui sappiamo qual è la cosa migliore da fare. Non rimanere in una relazione sbagliata, andare a correre al mattino, smettere di fumare, applicare senza disagio emotivo una strategia di trading che sappiamo essere profittevole ... ma agire per il nostro bene a volte sembra terribilmente difficile.

Le analisi come quella del primo post sono anche necessarie, ma se non sono propedeutiche all'implementazione di una strategia di cambiamento servono solo a soddisfare il desiderio (o l'illusione) di avere un modello di riferimento, di sistematizzare, di etichettare. Tutti bisogni naturali, certo, ma che rischiano appunto di trasformarsi nelle seghe mentali di cui parla nonmollare. E' un po' quello che succede nella sezione cosiddetta operativa di questo forum, dove c'è un profluvio di analisi ed opinioni ma in cui poche volte si fa l'unico passo veramente importante, come trasformarle nel click del mouse.

E del resto è la stessa cosa che ho fatto io in questo post :D, ma se c'è interesse se ne può parlare, appunto di tecniche di cambiamento, con un'avvertenza: gli aforismi mi piacciono molto (anche se avrei un paio di distinguo da fare ...), ma io il dono della sintesi proprio non ce l'ho :)
 

terapia.intensiva

Guest
Il primo post è un'analisi approfondita di un certo tipo di situazione, con degli spunti interessanti (ad esempio le donne kamikaze), ma non centra il punto secondo me più importante (non so forse verrà sviluppato dopo), e cioè, come nel titolo del 3D, come si fa a cambiare? Siamo d'accordo che in quella situazione "non ci sono strategie per salvarsi diverse dalla fuga", ma come si fa a fuggire? E' proprio così facile?

Tutti ci siamo trovati o ci troviamo in situazioni in cui sappiamo qual è la cosa migliore da fare. Non rimanere in una relazione sbagliata, andare a correre al mattino, smettere di fumare, applicare senza disagio emotivo una strategia di trading che sappiamo essere profittevole ... ma agire per il nostro bene a volte sembra terribilmente difficile.

Le analisi come quella del primo post sono anche necessarie, ma se non sono propedeutiche all'implementazione di una strategia di cambiamento servono solo a soddisfare il desiderio (o l'illusione) di avere un modello di riferimento, di sistematizzare, di etichettare. Tutti bisogni naturali, certo, ma che rischiano appunto di trasformarsi nelle seghe mentali di cui parla nonmollare. E' un po' quello che succede nella sezione cosiddetta operativa di questo forum, dove c'è un profluvio di analisi ed opinioni ma in cui poche volte si fa l'unico passo veramente importante, come trasformarle nel click del mouse.

E del resto è la stessa cosa che ho fatto io in questo post :D, ma se c'è interesse se ne può parlare, appunto di tecniche di cambiamento, con un'avvertenza: gli aforismi mi piacciono molto (anche se avrei un paio di distinguo da fare ...), ma io il dono della sintesi proprio non ce l'ho :)

:Y:up::)
 

terapia.intensiva

Guest
FANTASTICARE: FUGA DALLA REALTÀ O INTELLIGENZA CREATIVA?

Alcuni recenti studi condotti nell’ambito della neuropsicologia illustrano come fantasticare e sognare ad occhi aperti sia un’attività della mente tutt’altro che inutile o controproducente, ma che potrebbe invece aiutarci a risolvere creativamente i problemi e ad affinare la nostra intelligenza.


Secondo uno studio pubblicato su Psychological Science, lasciar andare la mente e fantasticare attivamente sui propri desideri rappresenterebbe un’attività funzionale allo sviluppo della creatività e di nuove idee: se nella realtà dobbiamo venire a patti con molti limiti, nella fantasia tutto è possibile e questo aiuta la mente ad allargare i propri orizzonti sviluppando un pensiero creativo che può portare a contemplare soluzioni da nuovi punti di vista.


Gli studi del Prof. Kaufmann della New York University hanno recentemente evidenziato quanto il mind-wandering, o daydreaming, anche quando è causa di distrazioni quotidiane apparentemente bizzarre o controproducenti rappresenti invece una risorsa al più ampio servizio dell’intelligenza e della soluzione di problemi.

Sarebbe tutta una questione di priorità: secondo Kaufmann, autore della così detta Teoria dell’Intelligenza Personale, l’intelligenza di una persona non si misurerebbe tanto dalla capacità di mera esecuzione di semplici compiti sperimentali, quanto dalla possibilità di convogliare tutte le risorse mentali, sia volontarie (come attenzione, memoria etc) che spontanee (come intuizione, emozioni, memoria episodica etc.) per raggiungere obiettivi personali importanti nel lungo periodo. In questa prospettiva, secondo l’autore, fantasticare, anche interrompendo attività quotidiane o distraendoci dalle incombenze ordinarie per seguire un flusso di pensieri apparentemente “fuori tema”, sarebbe funzionale alla risoluzione di problemi più importanti a lungo termine.



Se fantasticare diventa una fuga dalla realtà :eek:
Certo, fantasticare può essere anche una fuga compulsiva dalla realtà che ostacola invece che favorire l’integrazione e l’adattamento alla vita se messo in atto come misura preventiva per evitare il rischio di confrontarsi col mondo. E’ ciò che avviene all’omonima protagonista del film Il favoloso mondo di Amélie (Jean-Pierre Jeunet, 2001) che rischia di rinunciare a vivere la vita “reale” chiusa nel suo mondo protettivo di fantasie. E’ a lei che il suo vicino di casa, il così detto “uomo di vetro” per la malattia congenita delle sue ossa, dice:

“Mia piccola Amélie, lei non ha le ossa di vetro. Lei può scontrarsi con la vita. Se lei si lascia scappare questa occasione con il tempo sarà il suo cuore che diventerà secco e fragile come il mio scheletro. Perciò si lanci, accidenti a lei!”

I sogni segreti di Walter Mitty

https://www.youtube.com/watch?v=ZgmIJHHRVAU
 
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meursault

lo straniero
se c'è interesse se ne può parlare, appunto di tecniche di cambiamento


Riporto solo delle riflessioni basate su esperienze personali e su quello che ho trovato in libri di psicologia del trading. Molte delle tecniche possono apparire banali, se non totalmente stupide o inutili. Non c'è ovviamente una tecnica che funzioni per tutto e per tutti, ma credo valga la pena fare dei tentativi a seconda del problema che si vuole affrontare.

La prima cosa di cui vorrei parlare brevemente è l'aspetto fisiologico. Molte volte quello che vogliamo cambiare si associa a un'emozione forte che prende il controllo di noi stessi e ci impedisce di agire come vorremmo. Ovviamente non c'è nulla di sbagliato nel provare emozioni intense (anzi!!!), ma a volte vale la pena di soffermarsi su quello che l'emozione ci comunica, sul perché abbiamo quel tipo di reazione fisiologica, soprattutto se associata a qualcosa che vorremmo cambiare. Sono cose studiate ad esempio nelle situazioni fight or flight, e pare derivino dall'utilità che hanno avuto nel processo evolutivo.

Si pensi a quello che proviamo quando siamo in un trade che ci sta venendo contro e si avvicina al nostro stop, a quando una persona a cui siamo legati emotivamente (che sia un terrorista emotivo o meno) telefona o ci manda un sms inaspettatamente, al desiderio che ci viene di mangiare dei dolci quando invece vorremmo dimagrire ecc., insomma tutta una serie di situazioni in cui l'emozione e la reazione fisiologica (battito del cuore che accelera, respiro che diventa più frequente e meno profondo, stomaco che si chiude, fino alle reazioni ormonali) prende il sopravvento.

Se tutto questo è in relazione a una situazione che vorremmo cambiare, su cui vorremmo avere un maggiore controllo, molte persone credono sia necessario fare affidamento sulla propria forza di volontà, cosa piuttosto complicata e non sempre attuabile, che tra l'altro in caso di fallimento porta con sé uno strascico devastante di sensazione di incapacità. Il metodo invece più immediato, una sorta di primo soccorso, è riportare la situazione fisiologica al più presto sotto controllo. Un modo per farlo è regolare coscientemente il respiro, respirando profondamente dal naso e abbassando il diaframma (la cosiddetta respirazione addominale o diaframmatica). La reazione fisiologica positiva è un abbassamento della frequenza cardiaca e una migliore ossigenazione che comportano una sensazione di maggiore controllo. Ci si può esercitare a respirare in questo modo quando si è in situazioni tranquille e poi coscientemente attivarla quando arriva l'evento stressante. Come molte altre tecniche, è da ripetere il maggior di numero di volte possibile in modo da creare un collegamento automatico, inconscio, di routine (il ruolo delle abitudini nel cambiamento sarà il tema di un altro post) situazione stressante - respirazione profonda. Ci sono ormai addirittura delle app e dei dispositivi specifici (biofeedback devices) che si occupano delle relazione e regolazione tra stress emotivo e risposta fisiologica (mai usato nulla quindi non ne so molto).

Un'altra cosa che si può fare è la visualizzazione. Cioè figurarsi anticipatamente l'evento stressante nel modo il più possibile vivo, ma a mente fredda, in situazione rilassata, visualizzando magari anche il comportamento che vorremmo tenere, in maniera tale da riuscire a controllare meglio lo stress quando arriverà e associandolo inoltre alla sensazione di rilassatezza nella quale è stato sperimentato "virtualmente" in precedenza. Anche questo è un esercizio da fare con regolarità per ottenere dei risultati (come del resto la pratica della meditazione in genere). Non è una sopresa, cambiare necessita di applicazione, ripetizione, fatica in un certo senso, e anche per questo non è semplice.

Quello del figurarsi anticipatamente le cose e di agire poi con in uno stato di tranquillità è uno dei temi dominanti dell'Hagakure, certo lì si parlava di questioni di vita e di morte quando veniva scritto ad esempio "Quando affronto il nemico è come se penetrassi nelle tenebre. Ma se tranquillizzo subito il mio spirito, tutto diventa come una notte illuminata da una pallida luna.", ma credo che sia un tipo di consapevolezza applicabile a diverse situazioni anche della vita di tutti i giorni e che ci può permettere di avvicinarci maggiormente a quello che vorremmo essere.
 

nonmollare

Moderator
http://www.investireoggi.it/forum/2839329-post263.html

artt13012015.png


la pittura fa bene al cuore, allo spirito e a tutto l'organismo....

http://www.investireoggi.it/forum/3814394-post421.html

l'anima parla il linguaggio delle immagini :) e noi siamo nella sezione delle immagini :up: più di così ;)

http://www.investireoggi.it/forum/m-e-d-i-t-z-i-o-n-i-vt24927-42.html#post3794852
 
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nonmollare

Moderator
Iniziamo con questo :-o:)


Ci sono uomini che entrano nella vita delle donne e le distruggono. Non importa quanto esse siano forti e quanto intenso sia il loro amore, né che impegnino tutte se stesse nella relazione: quando l’altro mette in gioco meccanismi psicologici incentrati sul controllo e sulla svalutazione non ci sono strategie per salvarsi diverse dalla fuga.

Questi uomini trascinano le loro vittime in una guerriglia psicologica che a volte dura anni e che causa la progressiva demolizione dell’autostima e della capacità di comprendere ciò che sta accadendo al di là del codice malato della relazione. Sono donne rudere, donne relitto, donne sfiancate e terrorizzate dalle continue esplosioni egoistiche del partner, dalle sue sparizioni mimetiche e dai suoi assalti che sembrano non seguire uno schema mentre perseguono una precisa strategia bellica.
I terroristi emotivi non sanno quello che fanno perché governati da movimenti interiori per lo più inconsci, tuttavia agiscono attraverso copioni psicologici relativamente invarianti.
Controllo e svalutazione. Controllo e svalutazione sono i circuiti che armano uomini affettivamente immaturi, incapaci di investire sulla coppia ma decisi a vivere comunque qualcosa che somigli all’amore spinti dall’impulso sessuale o dal conformismo sociale. Il controllo consiste nel mantenere al di sotto di una soglia minima il coinvolgimento emotivo nei confronti della partner e, allo stesso tempo, tenerla in scacco, sentimentalmente bloccata nella relazione. L’obiettivo è quello di imprimerle un marchio di proprietà narcisisticamente gratificante, un sigillo che le impedisca di intraprendere altre relazioni. La svalutazione è il guinzaglio comunicativo che questi uomini stringono stretto al collo della partner: subdolamente la criticano, la accusano, la maltrattano, la condannano al loro silenzio più cinico o all’insulto più sfrontato e irrispettoso inducendola così a dipendere dalla loro approvazione e a maturare la convinzione di essere indesiderabile.
La donna diventa in un vero e proprio “ostaggio di guerra” per cui l’unica forma di sollievo è data dalla sospensione, di solito breve, delle torture. Una telefonata un po’ gentile, un sms neutrale o il minimo gesto “umano” da parte del terrorista diventano le “prove” che c’è amore in fondo, e che si può sperare di ricostruire nonostante la desolazione.
Amori low-cost. Il terrorista emotivo si garantisce a costo bassissimo l’adorazione dell’ostaggio. Ottiene dedizione e fedeltà con i pochi centesimi di un messaggino, con una parola o una carezza appena affettuosa e, soprattutto, gode della percezione del potere.
Le donne sotto assedio, vivono sentimenti opposti: la totale insicurezza e l’incubo del tradimento. Immaginano che il partner trami alle loro spalle, cerchi altre storie e sono terrificate dalla possibilità dell’abbandono. Le condotte gelide e anaffettive del terrorista intervallate da ambigui messaggi d’amore e di tregua, fanno sì che la partner si senta un mero oggetto di possesso, come tale intercambiabile con altre. In realtà, scelto il bersaglio da devastare, il guerrigliero gli rimane fedele e di rado intraprende battaglie su più campi. A proprio modo è vittima del suo schema distruttivo ed è in qualche misura consapevole che trovata una donna che si presta al massacro convenga tenersela finché il gioco regge, perché trovarne un’altra altrettanto partecipe risulterebbe costoso e impegnativo.
Congelare la relazione. Una relazione affettiva si evolve fisiologicamente verso un aumento dell’impegno tra i partner e la costruzione congiunta di spazi di coppia progressivamente più ampi e più solidi che prevedono la condivisione di valori, progetti, amici, tempo e via dicendo. Un rapporto all’inizio, in genere, si caratterizza per il basso livello di coinvolgimento personale e l’elevato grado di libertà dei partner. Nelle fasi iniziali i sentimenti reciproci, per quanto intensi, non autorizzano ancora a proiettarsi in un futuro insieme, ma garantiscono indubbi vantaggi sessuali uniti alla sensazione di “poter avere una amore”.

Il terrorista emotivo agisce in modo da congelare la relazione in un perenne stadio iniziale, azzerando ogni eventuale progresso mediante il conflitto. Ci sono coppie che si inseguono per anni, rimanendo cristallizzate al punto zero del rapporto: quello della conoscenza iniziale, delle prime cene a due e di qualche focoso scambio sessuale.
“Sei inadeguata e pazza”. Non appena il terrorista del cuore intercetta dall’altra parte aspettative di relazione più mature, riceve la richiesta di condividere più tempo o ascolta l’ingenua esigenza di frequentare amicizie in comune, intraprende la sua crudele rappresaglia. Demolisce tutto, rade al suolo quanto sembrava accennare alla costruzione di un rapporto più maturo e lo fa mettendo in discussione la validità della partner non solo come compagna, ma come persona. Così facendo, raggiunge due obiettivi: la costringe alla dipendenza dal proprio giudizio e la illude che, se cambiasse, le cose andrebbero per il verso giusto.
Classicamente, dopo una fase di disperazione, la vittima ritorna a dare quanto e più di prima spinta dalla triste utopia che il proprio miglioramento produrrà amore. E invece, genererà soltanto nuovi e più efferati assedi.





Il terrorista emotivo è una figura affascinante perché si ammanta di mistero. Esperto nel dire e non dire, nel fare e nel negarlo, utilizza l’efficace copertura di creatura fragile, esiliata dal Paradiso. Il terrorista emotivo vive nel ruolo di Angelo Perduto, nello status instabile di profugo del sesso e così si presenta. Lascia che la vittima fraintenda per bene i suoi messaggi poveri e ambigui, così da ottenere amori appassionati e pirotecnici per poi dire: “Hai fatto tutto da sola”. Il dramma è che il terrorista si muove in totale buona fede, come un collezionista di farfalle. Una volta appuntato sino in fondo l’ago, chiude la teca e sbalordisce se la preda pretende di volare. Così osserva con precisione entomologica i movimenti dell’amante di turno. Manda un sms: controlla lo stato vitale dell’insetto. Telefona: verifica il possesso. Fa l’amore: perfeziona la cattura.

Narcisismo e immaturità affettiva. Dire “Ti amo” per il terrorista emotivo è come piazzare un ordigno a orologeria. Come narcisista, si dilania nel conflitto dato dall’amare l’altro e sembra dirsi: “Se amo te, tolgo qualcosa a me”. Questo spiega perché per il terrorista emotivo l’amore sia un tozzo di pane in tempi di fame : “Se ne do a te, me ne privo. E non ho alcuna intenzione di farlo.” Come un bambino mai cresciuto, il terrorista è famelico, bulimico di controllo, d’attenzione , d’amore e ne vuole fruire a comando. Ogni richiesta affettiva esterna diventa perciò intollerabile, un inaccettabile affronto al primato assoluto del bambino che amministra in modo dispotico il seno materno. Non a caso, l’immaturità affettiva è il principale fattore in gioco nelle dipendenze amorose, un fattore correlato a rigidità cognitiva, depressione mascherata e conformismo sociale. Il terrorista emotivo vive le sue relazioni come una guerra simulata tra soldatini di plastica, ignorando la natura umana delle sue pedine.
Terrorismo emotivo e modelli familiari. Il sadico entomologo amoroso spesso è il risultato di questioni pregresse, nodi, conflitti e lutti della famiglia d’origine non ancora risolti. L’ampia casistica comprende figli di genitori “separati in casa” che da anni recitano la pantomima della famiglia da manuale; figli di coppie rigidamente normative, famiglie “bene”, che dalla nascita hanno inondato di aspettative il rampollo spingendolo verso il “nobile” obiettivo di una relazione fiabesca e dunque irrealizzabile; orfani di padri o di madri idealizzati come onnipotenti e perfetti, presi a modello della futura partner destinata a misurarsi con standard irreali. E questi esempi non esauriscono certo le molteplici combinazioni familiari che fungono da matrice e da “mandato” al terrorismo del cuore. Quale che sia la dinamica familiare originaria, il “trauma freudiano” che “spiega” il dolore, l’aridità e la vessazione “amore dopo amore”, ovvero preda dopo preda, ogni terrorista emotivo sembra proiettare sulla vittima il suo teatro psicologico e ne vuole essere il regista dopo che ne è stato, nell’infanzia, in una difficile educazione sentimentale, una pallida semplice comparsa. Esige il primato, aspira al controllo assoluto, e lo esercita spesso attraverso l’aperta squalifica della partner o con l’imposizione del silenzio e dell’indifferenza. E si spreca quando si tratta di far finta, di mentire un amore, di farlo consapevolmente come si allaccia giunzaglio. Il terrorista emotivo sembra trasferire insomma tutte le sue frustrazioni sulla preda, che funziona come accumulatore e traduttore amoroso di sentimenti di rabbia, abbandono, tradimento, angoscia e solitudine.
Donne kamikaze. Tuttavia, senza la partecipazione attiva della partner, il terrorista emotivo non potrebbe compiere il suo copione. Infatti si tiene generalmente alla larga da donne che esprimono da subito e con chiarezza i propri bisogni affettivi e sono in grado di affermarli e di difenderli senza ambiguità, mentre seleziona partner inclini al sacrificio e pronte all’occorrenza a rinunciare ai propri desideri e progetti in favore della missione terroristica.
Si crede erroneamente che gli obiettivi sensibili del guerrigliero amoroso siano donne fragili e scarsamente strutturate, in qualche modo predisposte all’auto-svalutazione. Invece la casistica delle vittime include di frequente donne considerate da tutti equilibrate, forti e determinate. Proprio la persistenza e un grado iniziale d’autostima elevato possono spingere queste donne a fare di tutto con ostinazione maniacale, pur di tenersi quello che considerano l’amore della loro vita.
Donne kamikaze, armate sino ai denti, che si arruolano contro se stesse a fianco al terrorista con l’illusione che questo basterà a risanare la relazione. Si tratta di un processo psicologico apparentemente contradditorio e autolesionista, ma dotato di una propria coerenza interna e di una funzione ecologica: le cosiddette donne forti vivono gli attacchi del partner come una minaccia alla propria identità, minaccia che trovano assurda, inammissibile. “Come può non amarmi? E’ impossibile, con tutto quello che sono e che faccio per lui”. La convinzione di essere all’altezza della guerra e di poterla vincere le spinge a comportamenti apparentemente incomprensibili: diventano ossessive, ipercontrollanti, soggette a esplosioni clamorose di tipo estremo sino anche al tentativi simulati di suicidio. In questi casi, diversamente da quanto avviene quando la vittima del terrorista è fragile, si stabilisce una doppia dipendenza. Il terrorista viene messo in scacco psicologico dalla possibile rappresaglia isterica e suicidaria della kamikaze, a cui rimane legato da profondi sensi di colpa e d’angoscia.

nessuna persona merita le tue lacrime,
e chi le merita non ti farà piangere.
marquez
 
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terapia.intensiva

Guest
Riporto solo delle riflessioni basate su esperienze personali e su quello che ho trovato in libri di psicologia del trading. Molte delle tecniche possono apparire banali, se non totalmente stupide o inutili. Non c'è ovviamente una tecnica che funzioni per tutto e per tutti, ma credo valga la pena fare dei tentativi a seconda del problema che si vuole affrontare.

La prima cosa di cui vorrei parlare brevemente è l'aspetto fisiologico. Molte volte quello che vogliamo cambiare si associa a un'emozione forte che prende il controllo di noi stessi e ci impedisce di agire come vorremmo. Ovviamente non c'è nulla di sbagliato nel provare emozioni intense (anzi!!!), ma a volte vale la pena di soffermarsi su quello che l'emozione ci comunica, sul perché abbiamo quel tipo di reazione fisiologica, soprattutto se associata a qualcosa che vorremmo cambiare. Sono cose studiate ad esempio nelle situazioni fight or flight, e pare derivino dall'utilità che hanno avuto nel processo evolutivo.

Si pensi a quello che proviamo quando siamo in un trade che ci sta venendo contro e si avvicina al nostro stop, a quando una persona a cui siamo legati emotivamente (che sia un terrorista emotivo o meno) telefona o ci manda un sms inaspettatamente, al desiderio che ci viene di mangiare dei dolci quando invece vorremmo dimagrire ecc., insomma tutta una serie di situazioni in cui l'emozione e la reazione fisiologica (battito del cuore che accelera, respiro che diventa più frequente e meno profondo, stomaco che si chiude, fino alle reazioni ormonali) prende il sopravvento.

Se tutto questo è in relazione a una situazione che vorremmo cambiare, su cui vorremmo avere un maggiore controllo, molte persone credono sia necessario fare affidamento sulla propria forza di volontà, cosa piuttosto complicata e non sempre attuabile, che tra l'altro in caso di fallimento porta con sé uno strascico devastante di sensazione di incapacità. Il metodo invece più immediato, una sorta di primo soccorso, è riportare la situazione fisiologica al più presto sotto controllo. Un modo per farlo è regolare coscientemente il respiro, respirando profondamente dal naso e abbassando il diaframma (la cosiddetta respirazione addominale o diaframmatica). La reazione fisiologica positiva è un abbassamento della frequenza cardiaca e una migliore ossigenazione che comportano una sensazione di maggiore controllo. Ci si può esercitare a respirare in questo modo quando si è in situazioni tranquille e poi coscientemente attivarla quando arriva l'evento stressante. Come molte altre tecniche, è da ripetere il maggior di numero di volte possibile in modo da creare un collegamento automatico, inconscio, di routine (il ruolo delle abitudini nel cambiamento sarà il tema di un altro post) situazione stressante - respirazione profonda. Ci sono ormai addirittura delle app e dei dispositivi specifici (biofeedback devices) che si occupano delle relazione e regolazione tra stress emotivo e risposta fisiologica (mai usato nulla quindi non ne so molto).

Un'altra cosa che si può fare è la visualizzazione. Cioè figurarsi anticipatamente l'evento stressante nel modo il più possibile vivo, ma a mente fredda, in situazione rilassata, visualizzando magari anche il comportamento che vorremmo tenere, in maniera tale da riuscire a controllare meglio lo stress quando arriverà e associandolo inoltre alla sensazione di rilassatezza nella quale è stato sperimentato "virtualmente" in precedenza. Anche questo è un esercizio da fare con regolarità per ottenere dei risultati (come del resto la pratica della meditazione in genere). Non è una sopresa, cambiare necessita di applicazione, ripetizione, fatica in un certo senso, e anche per questo non è semplice.

Quello del figurarsi anticipatamente le cose e di agire poi con in uno stato di tranquillità è uno dei temi dominanti dell'Hagakure, certo lì si parlava di questioni di vita e di morte quando veniva scritto ad esempio "Quando affronto il nemico è come se penetrassi nelle tenebre. Ma se tranquillizzo subito il mio spirito, tutto diventa come una notte illuminata da una pallida luna.", ma credo che sia un tipo di consapevolezza applicabile a diverse situazioni anche della vita di tutti i giorni e che ci può permettere di avvicinarci maggiormente a quello che vorremmo essere.


Grazie Meur...:):up:
 

terapia.intensiva

Guest
http://www.investireoggi.it/forum/2839329-post263.html

Vedi l'allegato 313582

la pittura fa bene al cuore, allo spirito e a tutto l'organismo....

http://www.investireoggi.it/forum/3814394-post421.html

l'anima parla il linguaggio delle immagini :) e noi siamo nella sezione delle immagini :up: più di così ;)

http://www.investireoggi.it/forum/m-e-d-i-t-z-i-o-n-i-vt24927-42.html#post3794852


Allora bisogna aprire al piu presto un 3d sull'arte...in effetti c'è poco...:)
 

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