PARLARE CON UNA DONNA E' COME PARLARE iN UN TRIBUNALE; TUTTO CIO' CHE DIRAI POTRA' (1 Viewer)

DANY1969

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E’ UFFICIALE, SIAMO NEL BARATRO: IN ITALIA UN FALLIMENTO OGNI 2 ORE!

Scritto il luglio 15, 2015 by lastella









ITALIA NEL BARATRO: FALLISCE UNA SOCIETA’ OGNI DUE ORE. DAL 2009, NE SONO FALLITE 82.500, 7.293 NEL 1° SEMESTRE 2015!

lunedì 13 luglio 2015

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Continua la valanga di fallimenti in Italia nei primi sei mesi dell’anno. Le imprese che hanno portato i libri in Tribunale sono state 7.293, 808 casi in meno rispetto a giugno 2014, ma un numero comunque elevatissimo, se si pensa che nel 2000 furono 9.187 in un anno intero e nel più vicino 2007, 6.062.

Nel primo semestre del 2015 in media sono fallite 53 imprese ogni giorno (considerando le sole giornate lavorative), poco più di 2 imprese ogni ora.

Rispetto a giugno 2009 la percentuale dei fallimenti e’ in aumento del 58,8%, contro il +79% di un anno fa, giusto per notare he il Paese Italia sta soccombendo.

Dal 2009 ad oggi (tranne che nel 2012) il numero di fallimenti registrati nel secondo trimestre dell’anno e’ sempre stato in crescita.

Erano 2.391 nel 2009, 3.001 nel 2010, 3.411 nel 2011, 3.109 nel 2012, 3.727 nel 2013. Record negativo per il 2014, a quota 4.278. E poi i 3490 di luglio 2015, un numero devastante, superiore a quello di tutti gli ultimi anni tranne il 2014, che è stato il record assoluto.

Il 2014 si e’ chiuso con la cifra record di 15.605 fallimenti, appunto.

Dal 2009 a oggi si contano addirittura 82.500 mila imprese in Italia che hanno portato i libri in tribunale.

E’ la fotografia dell’analisi dei fallimenti in Italia, aggiornata al secondo trimestre 2015, realizzata da Cribis D&B, la società del Gruppo Crif specializzata nella business information.

La Lombardia si conferma la regione d’Italia in cui si registra il maggior numero di fallimenti, con 1.513 casi nei primi 6 mesi del 2015, un’incidenza del 20,7% sul totale Italia.

Dal 2009 ad oggi si contano 18.091 imprese lombarde fallite.

La seconda regione piu’ colpita e’ il Lazio, con 906 imprese chiuse nel 2015 e un’incidenza sul totale Italia del 12,4%.

Segue la Campania con 666 casi e relativa incidenza del 9,1%.

Poi, in ordine, per completare le prime dieci posizioni troviamo il Veneto con 627 fallimenti, l’Emilia Romagna (528), la Toscana (517), il Piemonte (472), la Sicilia (399), la Puglia (360) e le Marche (220).

All’ultimo posto della classifica c’e’ la Val d’Aosta con solo 9 fallimenti, un totale di 85 fallimenti dal 2009, ma con una incidenza delle sue imprese di solo lo 0,1% sul complesso dell’Italia.

L’edilizia e il commercio sono i macrosettori piu’ colpiti dalla crisi.

Nel settore edile si contano ben 1.838 imprese fallite in questi primi 6 mesi dell’anno.

Il comparto in maggiore sofferenza e’ quello della “costruzione di edifici”, in cui si registrano 865 fallimenti, a cui si aggiungono 583 “installatori” che hanno portato i libri in Tribunale.

Si segnalano anche i 390 casi della “locazione immobiliare”. Appare molto critica anche la situazione del commercio, che registra 1.049 fallimenti nelle vendite all’ingrosso e oltre 1.000 in quelle al dettaglio.

Nel commercio al dettaglio hanno chiuso 377 “ristoranti e bar”, 264 imprese di “abbigliamento e accessori”, 125 “alimentari”, 112 “negozi di arredamento e articoli per la casa”.

Ma il dato che li riepiloga tutti rimane questo: in Italia fallisce – portando i libri in tribunale – un’impresa ogni due ore. Micidiale.

Redazione Milano.
 

rotolo

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:up: è partita la ripresa :titanic: per il culllo :bow:
E’ UFFICIALE, SIAMO NEL BARATRO: IN ITALIA UN FALLIMENTO OGNI 2 ORE!

Scritto il luglio 15, 2015 by lastella









ITALIA NEL BARATRO: FALLISCE UNA SOCIETA’ OGNI DUE ORE. DAL 2009, NE SONO FALLITE 82.500, 7.293 NEL 1° SEMESTRE 2015!

lunedì 13 luglio 2015

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Continua la valanga di fallimenti in Italia nei primi sei mesi dell’anno. Le imprese che hanno portato i libri in Tribunale sono state 7.293, 808 casi in meno rispetto a giugno 2014, ma un numero comunque elevatissimo, se si pensa che nel 2000 furono 9.187 in un anno intero e nel più vicino 2007, 6.062.

Nel primo semestre del 2015 in media sono fallite 53 imprese ogni giorno (considerando le sole giornate lavorative), poco più di 2 imprese ogni ora.

Rispetto a giugno 2009 la percentuale dei fallimenti e’ in aumento del 58,8%, contro il +79% di un anno fa, giusto per notare he il Paese Italia sta soccombendo.

Dal 2009 ad oggi (tranne che nel 2012) il numero di fallimenti registrati nel secondo trimestre dell’anno e’ sempre stato in crescita.

Erano 2.391 nel 2009, 3.001 nel 2010, 3.411 nel 2011, 3.109 nel 2012, 3.727 nel 2013. Record negativo per il 2014, a quota 4.278. E poi i 3490 di luglio 2015, un numero devastante, superiore a quello di tutti gli ultimi anni tranne il 2014, che è stato il record assoluto.

Il 2014 si e’ chiuso con la cifra record di 15.605 fallimenti, appunto.

Dal 2009 a oggi si contano addirittura 82.500 mila imprese in Italia che hanno portato i libri in tribunale.

E’ la fotografia dell’analisi dei fallimenti in Italia, aggiornata al secondo trimestre 2015, realizzata da Cribis D&B, la società del Gruppo Crif specializzata nella business information.

La Lombardia si conferma la regione d’Italia in cui si registra il maggior numero di fallimenti, con 1.513 casi nei primi 6 mesi del 2015, un’incidenza del 20,7% sul totale Italia.

Dal 2009 ad oggi si contano 18.091 imprese lombarde fallite.

La seconda regione piu’ colpita e’ il Lazio, con 906 imprese chiuse nel 2015 e un’incidenza sul totale Italia del 12,4%.

Segue la Campania con 666 casi e relativa incidenza del 9,1%.

Poi, in ordine, per completare le prime dieci posizioni troviamo il Veneto con 627 fallimenti, l’Emilia Romagna (528), la Toscana (517), il Piemonte (472), la Sicilia (399), la Puglia (360) e le Marche (220).

All’ultimo posto della classifica c’e’ la Val d’Aosta con solo 9 fallimenti, un totale di 85 fallimenti dal 2009, ma con una incidenza delle sue imprese di solo lo 0,1% sul complesso dell’Italia.

L’edilizia e il commercio sono i macrosettori piu’ colpiti dalla crisi.

Nel settore edile si contano ben 1.838 imprese fallite in questi primi 6 mesi dell’anno.

Il comparto in maggiore sofferenza e’ quello della “costruzione di edifici”, in cui si registrano 865 fallimenti, a cui si aggiungono 583 “installatori” che hanno portato i libri in Tribunale.

Si segnalano anche i 390 casi della “locazione immobiliare”. Appare molto critica anche la situazione del commercio, che registra 1.049 fallimenti nelle vendite all’ingrosso e oltre 1.000 in quelle al dettaglio.

Nel commercio al dettaglio hanno chiuso 377 “ristoranti e bar”, 264 imprese di “abbigliamento e accessori”, 125 “alimentari”, 112 “negozi di arredamento e articoli per la casa”.

Ma il dato che li riepiloga tutti rimane questo: in Italia fallisce – portando i libri in tribunale – un’impresa ogni due ore. Micidiale.

Redazione Milano.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Buongiorno, non entro nel merito del discorso sopra evidenziato, perchè schifato dal comportamento della nostra dirigenza politica.

Piuttosto date una lettura qui :

I documenti societari raccontano inequivocabilmente una serie di fatti storici:
1) Garrone ha ripulito la Samp di debiti prima di cederla, azzerando i 22,7 milioni di esposizioni con le banche;
2) non v’è traccia da nessuna parte di un eventuale aumento di capitale per il rilevamento delle quote da parte del nuovo azionista, che quindi ha acquisito la Samp gratis, nonostante lo stesso Ferrero abbia di recente assicurato di averlo fatto mettendoci "un quindicino";
3) la Samp, pesantemente ripatrimonializzata grazie a Garrone, ha potuto coprire con quelle riserve i 24,6 milioni del rosso di bilancio al 31 dicembre 2014, e lo stesso ha fatto la controllante Sport Spettacolo che a quella data ha registrato un deficit di 2,2 milioni.

Pensate che sia finita qui? Ancora no.
Il bilancio della Sport Spettacolo Holding rivela che almeno fino al 31 dicembre 2014, quindi ben sei mesi dopo la compravendita, è stato il vecchio patron e non il nuovo ad assicurare il rispetto dei pagamenti.
Come? San Quirico si è fatta garante per 35,3 milioni: 10,2 a favore di Banca Regionale Europea per le fideiussioni richieste dalla Lega per le operazioni di calciomercato; 6 a favore di Monte dei Paschi per gli affidamenti concessi; 19,1 per garantire a Leasint il pagamento dei residui canoni di affitto (14,1) e dell’opzione di riscatto (5) dei marchi blucerchiati che nel 2011 furono temporaneamente venduti per fare cassa.

Cedere la Samp è stato un salasso per la famiglia Garrone.
È pur vero che la squadra bruciava 30-40 milioni annui dalla cassaforte dei petrolieri.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Expo ?? Benissimo....un treno. :rolleyes::mumble::rolleyes::mumble::mmmm::mmmm:

Saldi estivi ad Expo per chi ha un mini-reddito.
È la campagna di agosto messa a punto da Expo, Inps ed Fs, rivolta ad una platea di 2 milioni tra pensionati e contribuenti di vario tipo, accomunati dal tetto massimo dei 10.000 euro di reddito.

L'accordo è stato sottoscritto nel sito di Rho-Pero dal presidente di Inps, Tito Boeri, dall'a.d di Fs, Michele Mario Elia, e dal commissario di Expo, Giuseppe Sala.

Durante tutto il mese estivo i beneficiari potranno entrare gratis in Expo ed acquistare con il 50% di sconto l'eventuale biglietto ferroviario per raggiungere il sito, sempre che si tratti di una Freccia o di un Intercity. Secondo Boeri, Expo offre in questo modo "una opportunità" a categorie di persone che "senza questo accordo non potrebbero visitare l'Esposizione". Per beneficiare dell'iniziativa è necessario possedere o richiedere il codice Pin che l'Inps rilascia attraverso il sito. In questo modo l'Istituto conta di "allargare la platea delle persone che si registrano per ottenere il Pin". Il codice è necessario infatti anche per acquistare i biglietti ferroviari scontati, sia tramite internet, sia negli sportelli delle stazioni ferroviarie. Expo invece tenta la quadratura del cerchio in un mese che si preannuncia difficile, di potenziale calo dei visitatori italiani.
 

Val

Torniamo alla LIRA
ROMA – Nella delega fiscale in via di approvazione, nella parte che riguarda la riforma delle sanzioni amministrative tributarie, è stato inserito un codicillo che prevede, per i titolari di partita Iva, multe dal 10 al 50% sui prelievi al bancomat “ingiustificati”.
Un po’ complicato ma potenzialmente micidiale è una piccola norma che nelle intenzioni servirebbe a stanare il nero.

Nicola Porro su Il Giornale ne individua il carattere da Grande Fratello e ne spiega i rischi.
Ricordando che una norma del genere (“presunzione legale dei prelievi”) era già stata sanzionata dalla Corte Costituzionale che ne aveva rilevato l’illegittimità, prima di ritornare dalla finestra sotto altre vesti.
Per aggirare la sentenza non si parla più di presunzione legale sui prelievi, ma si tirano in ballo le sanzioni in caso di mancanza di giustificativo del beneficiario del prelievo stesso.

In sostanza, in occasione di accertamenti bancari chi non indica (o indica in modo inesatto) il beneficiario dei prelievi si può beccare una sanzione che va dal 10 al 50 per cento dell’importo del prelievo.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Questi sono pazzi. Secondo loro dovremmo appuntarci, dopo ogni prelievo al bancomat, il registro delle spese di quei contanti.

Ma fino a qui si tratta di una follia burocratica e dell’ennesima complicazione tributaria.

In realtà, la storia è financo peggiore.

Non bastano i nostri appuntini, è necessaria una prova.

Ovviamente con data certa e rilievo fiscale, immaginiamo.

Anche se fossimo il ragionier Filini (quello di Fantozzi) non ci riusciremmo: gli scontrini non indicano il codice fiscale di chi le riceve.

Insomma, non sono parlanti e, dunque, servono a nulla al riguardo.

Il fisco inventa una norma, diabolica, e non fornisce il modo per rispettarla (fosse pure accettabile, cosa che non è): nessuna norma primaria o secondaria infatti impone in che maniera possa essere fornita l’indicazione dei beneficiari.



Attenti, quindi, a dare mance.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Se voi pensate che una norma demenziale come questa serva a stanare il nero non avete capito una mazza. Questa norma serve per creare del reddito "virtuale" da poter tassare. E' un modo, uno dei tanti, per poter rapinare il contribuente, è simile nei contenuti al vecchio redditometro secondo cui se tu usavi un'auto di grossa cilindrata anche vecchissima e priva di valore, dovevi avere un reddito altissimo solo per averla usata, e sul quel reddito virtuale venivi tassato. Finchè il fisco cerca di fregare il contribuente non potrà mai lamentarsi dell'evasione fiscale che diventa legittima difesa da un tentativo di rapina.
 

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