Investimenti & Sviluppo (IES) 10% di Buy Back sul flottante e Novità (4 lettori)

vdb61

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Bot annuali al minimo storico
A ottobre debito pubblico record

9 gennaio 2009

Record minimo per i rendimenti dei BoT a un anno, che hanno toccato oggi l'1,84%, in calo di 0,793 punti rispetto all'ultima analoga operazione. Nell'asta odierna i titoli a 3 mesi (con scadenza 15 aprile 2009) hanno registrato un calo di 0,805 punti all'1,659% lordo, scendendo sotto il 2% per la prima volta dopo poco più di 5 anni (ottobre 2003), mentre i BoT a 12 mesi sono scesi oltre il precedente minimo storico di giugno 2003 (1,860%), toccando appunto l'1,84%. Robusta la domanda da parte degli operatori, con quasi 20 miliardi di titoli richiesti a fronte dei 13 miliardi offerti (5,5 miliardi trimestrali e 7,5 miliardi annuali).

muuuh ...
beeeh ...

Nuovo record per il debito pubblico italiano. A ottobre, secondo il supplemento al Bollettino Statistico di Bankitalia, si è attestato a 1.670,6 miliardi. Inversione di tendenza, dunque, rispetto a settembre, quando si era registrata una contrazione, che portava il debito a 1.648,6 miliardi, dopo il record raggiunto in agosto (1.666,6 miliardi).
 

vdb61

Forumer attivo
Fallisce l'azienda simbolo della "piastrella valley" di Sassuolo
Si dissolve un'impresa modello. Senza posto 780 lavoratori

Iris, chiude un gioiello italiano
strangolato dalla crisi globale


La recessione non ha sfumature e minaccia di spazzare via tutti, buoni e cattivi
di EDMONDO BERSELLI


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QUESTA è la storia di come ti entra in casa la globalizzazione, e dopo la globalizzazione la crisi, e dopo la crisi chissà. A Sassuolo, quarantamila abitanti, una delle capitali mondiali della ceramica, la faccia cattiva della recessione si è affacciata senza bussare.
Erano anni che il settore della piastrella, quello descritto negli anni Sessanta dal giovane Prodi come il "modello di sviluppo di un settore in rapida crescita", lentamente scendeva nelle quote di mercato, limava il fatturato, perdeva addetti, ristrutturava, recuperava a fatica con la qualità e il prezzo ciò che perdeva in quantità. All'improvviso è arrivato lo schianto.

Il 5 gennaio l'assemblea sociale del gruppo Iris, fondato da Romano Minozzi, ha deciso l'autoscioglimento, la messa in liquidazione dei suoi tre stabilimenti, e la collocazione in mobilità, cioè sulla strada, dei 780 dipendenti. Un'impresa gioiello, leader sul piano internazionale, semplicemente si dissolve. Fatte le proporzioni, è all'incirca come se in provincia di Torino evaporasse da un giorno all'altro la Fiat, o nella Grande Milano fossero licenziati in un colpo solo 80 mila lavoratori.

Si chiude. Senza preavvisi, senza trattative. Mentre tutt'intorno la crisi genera incubi anche negli altri comparti industriali. Con il sindaco di Sassuolo, Graziano Pattuzzi (Pd), che sbarra gli occhi, le forze politiche che si appellano alla "responsabilità sociale" delle imprese, i sindacati sbigottiti che implorano negoziati e minacciano la mobilitazione dell'intero distretto ceramico, con le sue duecento imprese, quattro miliardi e mezzo di fatturato, 22 mila addetti distribuiti fra le province di Modena e Reggio Emilia (di cui adesso 8 mila in cassa integrazione ordinaria, praticamente una strage).

Il distretto di Sassuolo ha rappresentato nel tempo uno dei più classici miracoli italiani. Una produzione tradizionale che risale alle "majoliche" del Sei-Settecento ha visto il miracolo dentro il miracolo, quando le fornaci sono venute su da un giorno all'altro. Il boom rappresentò una produzione strepitosa di ricchezza nel cuore dell'Emilia rossa e migliorista, fra sindaci pragmatici e imprenditori disinibiti. Fu lo stesso Minozzi a sintetizzare gli anni d'oro: "Allora si diceva che, a Sassuolo, tra il fare un partita a briscola e fondare una ceramica non c'era differenza. Ma non era vero: si facevano molte più ceramiche che partite a briscola".

Il resto è storia. Invenzioni tecnologiche continue, una serie di crisi superate con ristrutturazioni sanguinose e con ripartenze brucianti. "Riducete i costi e investite, investite tutto", ammonivano i grandi vecchi della piastrella. Sono sempre stati presi sul serio. Infatti, se uno entra ora in una ceramica resta stupefatto dall'apparente assenza di addetti, mentre le fornaci a monocottura sfornano piastrelle a getto continuo e carrelli robotizzati si spostano mossi da comandi invisibili.

Sono aziende ad alta intensità di capitale, che richiedono investimenti pesanti, hanno tempi di ammortamento lunghi e una redditività moderata. Finora sono riuscite a restare competitive grazie a una impressionante flessibilità produttiva, che consente forniture praticamente personalizzate: "Un appartamento no, ma un condominio a Parigi riusciamo a servirlo". Alle aziende edili della capitale francese costa meno che una fornitura da Lione. Vent'anni fa un'azienda produceva fra i 30 e i 40 articoli, con le vendite che si concentravano su un segmento di tre o quattro prodotti. Oggi la stessa azienda realizza tremila tipologie. Tutto ciò grazie al contenuto tecnologico degli impianti, che incorporano design d'eccezione e spuntano altissimi coefficienti di qualità.

Ebbene, sotto il profilo teorico la decisione di un imprenditore storico come Minozzi di uscire dal settore, e di concentrare le risorse residue in comparti diversi, è un caso da manuale di "efficienza allocativa": si spostano gli investimenti dove le chance di profitto sono migliori. Fuori dal fumus oeconomicus, la scelta ha l'aspetto del rompete le righe. Perché è vero che negli ultimi tempi il gruppo Iris aveva conosciuto un vistoso calo del fatturato, oltre il 40 per cento nell'ultimo biennio. Ma sospendere l'attività non ha per nulla l'aspetto di una scelta aziendale; assomiglia piuttosto a una dichiarazione di resa. Come a dire: il distretto di Sassuolo è finito. Usciamo adesso e salviamo il salvabile, perché nel giro di due anni potrebbe non esserci più nulla: a recessione terminata, allorché l'economia mondiale riprenderà il suo ciclo, nel territorio fra Sassuolo, Maranello, Fiorano, Casalgrande, Scandiano potrebbero esserci soltanto relitti industriali. Un pezzo del miracolo emiliano trasformato in un cratere lunare.

"È cominciata l'era glaciale", ha scritto Minozzi nella relazione societaria. Colpa dell'iperproduzione e del dumping cinese. Colpa dell'euro troppo alto sul dollaro che schiaccia le esportazioni negli Stati Uniti. Colpa dei nuovi e vecchi produttori, dalla Spagna alla Turchia, dal Messico al Brasile, con la loro concorrenza senza quartiere. Colpa del Wto e dei cambiamenti nella divisione internazionale del lavoro. Colpa del mondo nuovo, insomma. Di un'economia senza barriere e senza limiti, che favorirà anche la "distruzione creatrice" di Schumpeter, ma per il momento, qui e ora, distrugge e basta.

E allora l'obiettivo inevitabilmente si allarga, l'inquadratura si amplia, da Sassuolo all'Emilia, dall'Emilia all'Italia produttiva della piccola e media impresa. A cerchi concentrici investe tutta l'Europa. E non solo. Perché se il distretto ceramico è davvero il possibile paradigma degli effetti della crisi, il problema non è soltanto economico. Diventa filosofico, si fa addirittura morale. Gli economisti che hanno dettato il dogma liberista negli ultimi trent'anni, e che hanno dileggiato il modello "renano" dell'economia sociale di mercato, proveranno a spiegare che gli shock di settore a cui assisteremo saranno semplicemente malattie adattative, a cui il mercato risponderà con le terapie migliori, cioè allocando in altri settori gli investimenti. "Nel lungo periodo" si ristabilirà l'equilibrio, riprenderà l'accumulazione di ricchezza, l'occupazione crescerà di nuovo. La "grande trasformazione" dell'Ottocento, descritta da Karl Polanyi come la nascita dell'economia moderna, conoscerà un nuovo capitolo.

Troppo facile rispondere, con il bignami keynesiano, che nel lungo periodo siamo tutti sottoterra. Ma c'è un elemento fattuale che andrebbe precisato: vale a dire che la crisi non conosce sfumature. Non si limita a ripulire le inefficienze. Non è l'igiene dell'economia. Perché minaccia di spazzare via tutti: i cattivi e i buoni, gli inefficienti e gli efficienti, i non competitivi e i competitivi.

Rischia insomma di annichilire tutte le qualità insite nel lavoro e nell'impresa. L'Emilia dei distretti industriali e l'Italia delle mille specializzazioni produttive intravedono un orizzonte spettrale, in cui la metamorfosi economica mondiale assume fattezze catastrofiche. E allora anche le domande si fanno incerte, perché toccano la sostanza stessa di un assetto sociale. Quale senso ha infatti un sistema economico che non contiene un principio di giustizia, che non distingue, che fa a pezzi sia gli acrobati della finanza illusionistica come il grande truffatore Bernard Madoff sia i protagonisti dell'intelligenza applicata alle tecniche di produzione e ai prodotti? Quale giustificazione razionale ha un sistema che si dimostra nei fatti privo di una moralità intrinseca?

Qui è consigliabile fermarsi, perché fra Sassuolo e la metafisica c'è solo un passo. Ma se uno guarda alla infinita megalopoli industriale nella pianura padana, se mette a fuoco i prodigi tecnologici di cui è disseminata, la qualità del lavoro che si è espressa nella manifattura italiana, non può fare a meno di pensare che non sappiamo che cosa potrà sopravvivere di tutto questo, della virtù tecnica delle centinaia di aziende intorno alla Ferrari di Maranello, nelle piccole cattedrali della meccanica e della meccatronica, nelle aziendine dell'ultratecnologia, nella produttività furibonda del Nordest.

Nel frattempo, guarda caso, sono praticamente ammutoliti i fautori della "mano invisibile". In attesa che si rifacciano vivi, non sarebbe il caso di ricominciare a discutere il mercato, la crescita, i fallimenti della capacità autoregolatrice del mercato? Magari anche soltanto per spiegare, a quel piccolo epicentro che è Sassuolo, cioè alla capitale di un cortocircuito autenticamente glocal, a una comunità che senza volerlo si ritrova in un punto cruciale di questa selvaggia "New Era", dove crisi mondiale e dramma locale si incrociano, che un giorno potrà andare orgogliosa di avere fatto da cavia alla nuova "grande trasformazione".

(12 gennaio 2009)
 

migliore1977

Nuovo forumer
tra un po' sfoceremo nella fantascienza finanziaria, mettendo a dura prova i principi della termodinamica borsistica, il rialzo a movimento 0.......


la....dove nessun trader ha mai osato andare.....
 

vdb61

Forumer attivo
non fornendo il titolo motivo alcuno d'interesse ...
di là ... chagans e long si scrivono amabilmente ...
:D
 

vdb61

Forumer attivo
di là sperss ha scritto:

Citazione:
Originalmente inviato da Long68
LONG Scrive :
1) Forse non hai notato che nelle ultime settimane ne hanno acquistato per decine di milini, vendendone veramente poche. Non solo ma ha performato in un solo mese ben più del 30%, che potevano essere monetizzati in questi giorni.
2) Poi io guardo cosa fanno i grandi: comprano WIES e vendono altre posizioni come Basicnet, danieli, brioschi, eurotech, ecc per fare cassa per IES.
3)Qui, se uno non stoppa o shorta recupera alla grande. Nessuno dei maggiori investitori ha venduto alcunchè
smile.gif
e eurinvest non ha ceduto a 0,21 in contanti al GBN.
Facci una cortesia: parla con cognizione di causa. Ho visto warrant fare più 87% in un giorno a 3 settimane dalla scadenza. in 3 settimane il 460%, 4)warrant italiani con gente di eurinvest alle spalle.
5)Saluti alla truppa


1) dal primo di dicembre a ieri a malapena 2 decine (200.000 euro) Monetizzati da chi? da chi li detiene a 0,03 o ad un prezzo più alto ??

2) Per cortesia si può sapere chi sono i grandi e perchè comprano così poco?
3)Ancora con la storia dello short?
4) warrant italiani con gente di eurinvest alle spalle? spiegazione please : )


ancora ; ai tuoi è stato garantito che non postdateranno i warrant ?? da chi scusami ? non sanno ancora cosa vendere o tenere di eurinvest,ai warrant ci arriveranno dopo, io spero che nel piano ind. 2009-2011 ci sia una proroga

Poi dici "stringiamoci le cinture che parte azione e warrant" è due anni che lo diciamo e qui non parte mai un tubo !! NOI ASPETTIAMO , diciamo che del biglietto per partire ne siamo muniti tutti quanti , l'abbiamo acquistato "solo" 2 anni prima e pagato anche salato, ora vediamo se vale il viaggio, sempre se e quando partirà , intanto vediamo cosa combina eurinvest a fine settimana
Long non arrabbiarti ma cerca per favore di essere più chiaro, per tutti noi del fol che non abbiamo le tue grandi conoscenze -
5) ciao

:D :up:
 

vdb61

Forumer attivo
Crisi: Citigroup, situazione grave. Separa attivita' e cede Smith Barney


14 gen 06:41 Economia NEW YORK - Una lotta per sopravvivere. Per questo Citigroup, una delle piu' grandi aziende di servizi finanziari al mondo, sta per cedere il controllo di Smith Barney - la sua divisione di brokerage nonche' fiore all'occhiello della sua attivita' per molto tempo - per 2,7 miliardi di dollari e si prepara a un'ampia riorganizzazione che prevederebbe la scissione in due della societa', con la separazione delle redditizie attivita' di core business dalle attivita' che invece sono alla base delle perdite. La cessione del controllo di Smith Barney mostra, secondo gli osservatori, la gravita' della situazione in cui versa Citigroup. In questo quadro si inserisce l'accordo con Morgan Stanley, con cui Citigroup ha creato una joint venture nella quale confluiscono le attivita' di brokeraggio delle due societa'. In base all'accordo raggiunto, la joint venture, dal nome Morgan Stanley Smith Barney, sara' controllata per il 51% da Morgan Stanley stessa e per il 49% da Citigroup. (Agr)


:titanic::ciao:
 

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