19°Puntata GUERRE TRA BANCHE...La Banca Vaticana !!!!!!!!!!!

SINIBALDO

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19°Puntata

Gli affari sporchi.............. della banca vaticana !!!!!!!!!!!!!!!

Le indagini successive accerteranno che la Connection nasce dalla partecipazione dell’Ambrosiano nel Banco Mercantile Agricolo (istituto di credito colombiano poi controllato dalla Bcci di Swalah Naqvi).

Noriega è stato uno dei maggiori clienti-azionisti del Banco, come del resto Pablo Escobar, capo del Cartello di Medellìn, centrale mondiale della produzione e del traffico di stupefacenti, sempre in stretta relazioni sia con la ‘Ndrangheta che con Cosa Nostra.

La vicenda però più emblematica è senz'altro quella delle obbligazioni false che il Vaticano avrebbe ordinato ad un faccendiere viennese, Leopold Ledl, per un valore di un miliardo di dollari circa.

La sua storia concorda in moltissimi punti con quella riportata nel noto best-seller "The Vatican Connection", sintesi della lunghissima e approfondita indagine condotta dal sergente Joseph J. Coffey, assistente speciale del capo degli investigatori del Dipartimento di polizia di New York, che vide la sua inchiesta su mafia e vaticano svanire nel nulla perché coinvolgeva l'allora segretario del ministro del Tesoro degli Stati Uniti, John Connally vicino ad ambienti mafiosi.

Se si tratti esattamente della stessa trattativa nessuno è in grado di dirlo, è plausibile pensare che siano l’una il proseguo dell’altra o il frutto di due affari paralleli che dovevano convogliare nello stesso risultato. Comunque non cambia la sostanza dei fatti.

Lopold Ledl (autore del libro autobiografico Per conto del Vaticano) deve la sua fortuna o forse sfortuna alla sua incredibile intraprendenza. Il passaggio da semplice venditore di spazzole da lui stesso brevettate a console generale del Burundi e a mediatore tra il Vaticano e la mafia americana è breve, ma piuttosto complesso. Perciò non ci soffermeremo.

E’ importante invece ripartire dall’incontro di Ledl con Heinrich Sauter, altro personaggio lugubre dalle mille entrature che risiedeva in un castello sulla via Cassia a Roma edificato su un terreno della Sgi, la ditta più grande e solida del Vaticano.

E’ qui che Ledl conosce le persone "giuste". Il più importante fu certamente il cardinale Eugène Tisserant che, insieme a Monsignor Benelli e di nuovo Paul Marcinkus erano i personaggi chiave della scena finanziaria del Vaticano.

Alla fine del '68, inizio '69 Ledl riceve la nomina come "uomo di paglia" del Vaticano. Il suo primo incarico è una delicatissima consegna di pillole anticoncezionali che da Marsiglia dovevano passare per la Spagna per poi arrivare in India e in Ghana. Inutile dire che se il carico fosse stato scoperto, si sarebbe verificato uno scandalo di enormi proporzioni vista la serrata opposizione della Chiesa ai mezzi "preventivi".

Tra gli altri affari: compravendita di armi, traffico di opere d’arte (un settore particolarmente caro a Monsignor Benelli), conio di monete false, speculazioni sui conti degli eredi degli ebrei morti in campo di concentramento, lingotti falsi.... ecc.

Il business della sua vita però si presenta quando il cardinale Tisserant lo convoca in Vaticano e dopo averlo accolto con il solito confidenziale saluto "Ah, è arrivato da Vienna il mio buon amico Johann Strauss", gli prospetta le difficoltà in cui versano tanto l’economia italiana che quella vaticana e gli propone, senza mezzi termini, di creargli l’opportunità di acquistare titoli falsi per la somma minima di alcune centinaia di milioni di dollari.

Oltre a Tisserant nell'affare erano coinvolti il solito Marcinkus (da qui il collegamento con il fallito tentativo di scalata alla Bastogi di Sindona, riuscito poi a Marcinkus anni dopo) e Monsignor Benelli, l'amico intimo del papa e il capo effettivo della Segreteria di Stato che "aveva a sua disposizione un potere praticamente illimitato e, per di più, aveva sempre voce in capitolo in ogni decisione".

"I titoli falsificati - spiega Ledl - avrebbero dovuto essere naturalmente investimenti azionari sicuri, le cosiddette blue chips, e quindi risultare titoli affidabili dal valore stabile e con una tendenza in borsa all’aumento costante. Sottoposti alla falsificazione sarebbero dovuti essere soprattutto i titoli IBM, Coca Cola, Chrysler, Boeing".

Ledl sapeva a chi doveva rivolgersi per avere un lavoro con i fiocchi.

"Pensai subito a Ricky Jacobs a Los Angeles", boss mafioso vicino alla famiglia di De Lorenzo specializzata nel crimine economico.

La cifra da raggiungere con i titoli falsi era di un miliardo di dollari.

Jacobs accetta l’affare e si mette al lavoro per produrre i più perfetti falsi d’autore possibili, ma prima di investire nel business vuole avere garanzie su quegli acquirenti così facoltosi.

Il 29 giugno 1971 Ledl incontra Tisserant, Benelli e non ricorda se ci fosse Marcinkus. Benché i tre prelati fossero al corrente che il loro acquirente era la mafia, Ledl non fece nomi, e come documento di convalida dell'affare prepararono una specie di lettera di commissione, utilizzando un foglio di carta intestata della Sacra Congregazione dei Religiosi, non più attiva da qualche tempo.

Un piccolo stratagemma per poter scaricare ogni eventuale responsabilità all’insaputa dei malavitosi americani.

L’affare poteva decollare. Si accordano per un primo invio della merce da verificare per il "solo" valore di quattordici milioni e quattrocentocinquantamila dollari che i mafiosi presentarono puntuali il giorno stabilito. Tutti, compresi i prelati, stabiliscono che si tratta di un ottimo lavoro.

Al momento del pagamento di questa prima tranche, però, i "religiosi" dicono di poter pagare solo in lire italiane. Un bel problema. "Avevo rifiutato le lire - precisa il faccendiere - non solo perché ritenevo rischioso il passaggio attraverso le frontiere ma soprattutto perché sospettavo che Tisserant, Benelli e Marcinkus volessero liberarsi, con il nostro aiuto, dei soldi che avevano comprato dalla mafia, soldi provenienti dai riscatti pagati per liberare le vittime dei rapimenti".

"Ora, dopo un primo lauto guadagno, probabilmente dovuto alle mediazioni di Sindona, pensavano di raddoppiare pagando con quei soldi l’acquisto dei titoli. Non era un segreto, tra gli "addetti ai lavori", che dallo IOR passavano i soldi sporchi della mafia".

Da quel mancato pagamento che lo IOR rimanda in continuazione con scuse risibili, l'affare comincia ad andare alla deriva. Per una serie di errori le autorità competenti scoprono che si tratta di falsi e il tutto va a monte anche dopo un secondo tentativo.

Ledl racconta tutta la storia dopo aver scontato in carcere una condanna ridicola per il commercio di lauree false, in realtà lui sospetta che lo volessero fuori dalla circolazione.

E poi fermamente convinto che l’affare andò comunque in porto più tardi, e conclude amaramente: "I miei amici risparmiarono così la provvigione di cinquanta milioni di dollari autentici che avrei dovuto ricevere per i miei servizi come intermediario tra il Vaticano e la mafia". Inutile dire che Ledl fu l’unico a pagare in questa storia. Fortuna sua ci ha rimesso solo una bella cifra.

Il lupo perde il pelo...

Ma non il vizio. Il tre ottobre scorso il settimanale italiano l’Espresso ha pubblicato un dossier di attualità su un recente scandalo che vede ancora una volta coinvolto il Vaticano. Le modalità della truffa, perché di questo si tratta, sono veramente di calviniana memoria.

Martin Frenkel, finanziere statunitense di 48 anni, aveva bisogno di un alleato influente per raggiungere il suo scopo: ottenere 150 miliardi di dollari.

L’alleato è sì, la Santa Sede.

Lo sostiene l’accusa rappresentata dalla corte distrettuale di Jackson, Mississipi, che oltre a Frenkel, ha incriminato i suoi principali soci: Edward David Collins, Thomas Corbally e Monsignor Emilio Colagiovanni, presidente della fondazione Monitor Ecclesiasticus, giudice emerito della Sacra Rota, consulente giuridico del papa, consigliere della Congregazione per il culto divino e della Congregazione per il clero.

Dopo aver negato per un anno le sue responsabilità, venerdì 6 settembre scorso, Monsignor Colagiovanni si è dichiarato colpevole di associazione a delinquere e di false dichiarazioni a fini di frode. Rischia al massimo dieci anni di carcere.

La sua confessione trascina nei guai una fetta della gerarchia pontificia che per motivi inerenti la "conduzione di attività commerciali private, non sovrane, e secolari, non religiose, a fini di frode", può essere processata.

Coinvolti nello scandalo i cardinali Giovanbattista Re, Pio Laghi e Agostino Cacciavillan, tra i prelati più potenti, con loro, l’arcivescovo Francesco Salerno, Monsignor Giovanni d’Ercole, presidente della fondazione Don Orione, e i dirigenti dello IOR Lelio Scaletti e Anthony Chiminello.

Per ora la Santa Sede non è riuscita a fornire una spiegazione valida e sarà chiamata a corrispondere una bella cifra di risarcimento, non ancora quantificata, ma in tutta probabilità superiore ai 240 milioni di dollari versati per riparare una parte del buco lasciato da Marcinkus e compagni anni addietro Martin Frenkel, tramite il suo paravento Thunor Trust, è specializzato nella compravendita di compagnie assicurative in difficoltà.

Tra il 1991 e il 1998 ne acquisisce sei i cui patrimoni figurano gestiti dalla Lns, una società che fa capo a Frenkel e che smista il grosso dei capitali in Svizzera. Gli affari vanno bene, ma per tentare il colpo di una vita ci vuole un appoggio più sostanzioso.

Tramite la sua ex amante, Kaethe Schuster conosce Thomas Corbally, eminenza grigia della Kroll Associates, l’agenzia investigativa che si è occupata del caso Calvi, ed entrano in società. Fondano la Asc al fine di acquisire la Capitol Life, una grossa compagnia del Colorado, ma le autorità di Denver sono molto severe.

La Asc appare come "un’organizzazione caritatevole" che vuole ridistribuire i dividendi ai "poveri". I fondi neri di Frenkel appaiono versati da una charity vaticana e nessuno oppone alcuna obiezione.

Per raggiungere il proprio scopo Corbally coinvolge Tom Bolan, avvocato cattolico ultraconservatore ex consulente di Ronald Reagan e Padre Peter Jacobs, prete liberal con "ristorante a New York e parrocchia a Trastevere" che a sua volta chiama a raccolta anche Colagiovanni.

Frenkel riceve gli illustri ospiti nella sua splendida villa del Connecticut e propone il suo affare: dare vita ad una Fondazione con il nome di San Francesco per "aiutare il povero e lenire le sofferenze" Marty ci metterà 55 milioni di dollari, la Santa Sede si prenderà il 10%, ma i restanti 50 li gestirà lui per acquisire compagnie assicuratrici.

L’affare sembra andar a gonfie vele, il segretario di Stato Sodano però ha espresso dubbi, con un incontro chiarificatore il Vaticano accetterà i 5 milioni, ma non così in questo modo.

Sarà Colagiovanni a mettere a disposizione la sua fondazione che costituirà la San Francesco.

"Piovano, Salerno e il cardinale Giovambattista Re, sostituto di Sodano, vengono informati, Padre Jacobs, a sua volta, mette al corrente del progetto il cardinale Pio Laghi, presidente della Congregazione per l’educazione cattolica ed ex Nunzio Apostolico negli Usa. Il cardinale interviene a favore e incassa una donazione di 100 mila dollari per un ospedale, e scrive una lettera a Marty per ringraziare, ma Jacobs gli chiede di riscrivere la lettere per rendere merito alla associazione". Laghi esegue e come lui molti altri ricevono regali.

Nel frattempo, a causa della pressione delle autorità del Colorado, Frenkel decide di abbandonare l’idea della Capitol Life e punta la Western United, il presidente Paul Sandifur, si accerta della veridicità dell’operato della San Francesco, con risposte vaghe, ma convincenti, come sanno fare in Vaticano. Sandifur si predispone a siglare l’accordo; viene persino invitato ad un esclusivo tour della Santa Sede.

Quando tutto sembra andare per il meglio gli investigatori americani scoprono che la Lns, la società numero uno di Marty non è altro che una casella postale a New York. Marty, tramite passaporto falso, fuggirà a Roma, in tasca 15 milioni di dollari in diamanti e 16 milioni di dollari in monete d’oro.

La fine che farà Marty Frenkel è immaginabile, resta sempre il dubbio di come il Vaticano riuscirà a uscirne più o meno pulito anche questa volta.

Perché è certo che ci riuscirà...... VOI AVEVATE QUALCHE DUBBIO ??????

(continua)

SINIBALDO
 
Miiiiiii, tremendo! Nel caso tu sparissi, per un motivo o per un altro........ :smile: :eek: ............ sto provvedendo a "fotocopiare" i tuoi "appunti".... :D
 
Paperino ha scritto:
Miiiiiii, tremendo! Nel caso tu sparissi, per un motivo o per un altro........ :smile: :eek: ............ sto provvedendo a "fotocopiare" i tuoi "appunti".... :D


Ho appena iniziato, possiedo un archivio di dati...... enorme !!!!!!!
scrivere e tradare mi aiutano a passare il tempo.

Se la direzione di questo Sito rimarrà
nel tempo "indipendente"........rimango volentieri altrimenti.........tolgo il disturbo !!!!!!!!!!

SINIBALDO
 

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