19100 rettificato arrivato; adesso 15/01 ore 16:30....

oggi io ho chiuso uno short che avevo da ieri (due lire scarse di gain), e non ho operato perché incerto. semplicemente.
e aggiungerei beatamente.
Buonanotte a tutti e anche al cane di Unlui.
 
come dice il detto

c'è sempre tempo per comprare, mai per vendere...
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dovevo andare a modena ma e rimandato a domani .

ho fatto benzina e con 50 euro ho quasi fatto il pieno , quindi con il resto mi son comprato un pc apple :-o

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c'e' anche questo in vendita :-o
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se siete interessati fatemelo sapere :-o
 
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Viene prima l’uovo o la gallina? Ovvero: le borse asiatiche oggi crollano perché il petrolio è sceso di nuovo in poche ore sotto quota 30 dollari oppure perché è il rallentamento dell’economia del Far East a far scivolare il greggio? È il quesito di oggi, con Tokyo che ha chiuso a -2,35%, mentre Shanghai ha cominciato a ruzzolare dopo le 7,30 precipitando alle ore 7,50 a -6,6%. Hong Kong alla stessa ora era in rosso per il 2,4%.
Probabilmente una risposta importante arriva dalla pagina di apertura odierna del dorso Business & Tech. del Wall Street Journal, dove si spiega che la Cina, primo acquirente al mondo di petrolio, non ha più così tanta sete (Oil Outlook Bends to Not-So-Thirsty-China). Il colosso petrolifero Exxon, infatti, ha reso noto qualche ora fa di aver tagliato in maniera netta le attese di vendita in Cina.
Ha infatti ridotto la previsione di domanda per l’energia del Paese in maniera drammatica al 2,2% annuo da qui fino al 2025. Calcolato su una decade, scrive il Wsj, equivale a un volume di gregio superiore al consumo annuo del Brasile. Exxon sostiene nella sua analisi che la domanda inizierà a riprendersi entro il 2030.
Ed ecco che oggi gli investitori sono preoccupati in Asia dalle scorte ferme, dei conseguenti prezzi del petrolio tornati vicino a minimi pluriennali e da una Cina in forte rallentamento.
A questo si aggiunga il piano della Federal Reserve di alzare i tassi di interesse fino a quattro volte nel 2016. Il che favorirebbe la fuga dei capitali dall’Asia verso gli Stati Uniti.
A peggiorare la situazione, l’Iraq che continua ad esportare in maniera sostenuta petrolio, l’Arabia Saudita che fra un’affermazione e una smentita di fatto continua a pompare e a non recedere dalla politica delle quote di mercato, e i dati sulle scorte Usa di shale in aumento (+3,5 milioni di barili la settimana scorsa secondo Platts).
Il Brent crude europeo sta cedendo in Asia il 3,21% dall’apertura di Tokyo a quota 29,52 dollari il barile (fonte: Bloomberg, alle ore 7,50 italiane), mentre il Wti americano ha perso il 3% a 29,41 dollari dopo essere arretrato di oltre il 6% ieri durante la contrattazione di Wall Street.
 
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Niente mosse dettate dal panico. Prima di liquidare il proprio portafoglio e mettersi liquidi, bisognerebbe prima guardare alcuni dati. Ecco perché Marketwatch ha stilato una classifica di dieci fatti cui prestare molta attenzione per non prendere decisioni afferttate. E non tutti i dati sono preoccupanti, ci sono anche statistiche che lasciano speranze agli investitori.


1) Secondo FactSet, 38 azioni dell'S&P 500 hanno perso almeno il 50% dai loro massimi degli ultimi 12 mesi e 21 di queste appartengono al comparto dell'energia o delle materie prime. Non solo. Tutte, tranne una, delle dieci società dell'S&P che sono scese di più dai loro massimi a 12 mesi sono aziende attive nelle commodity o nell'energia.
2) Gli Usa sono entrati nel vivo della stagione delle trimestrali. Escludendo il settore dell'energia, si prevede che l'S&P avrà un tasso di crescita dell'utile per azione dello 0,2%. Il dollaro forte ha colpito le vendite di molte società Usa e gli analisti intervistati da S&P Capital IQ si aspettano che sei su dieci settori dell'S&P registreranno un calo rispetto a un anno fa dell'utile per azione.
3) L'S&P 500 è leggermente sopra la sua media mobile a 30 giorni, il che è un segnale positivo, ma è ancora sotto la media a 50 giorni e molto lontano da quella a 200 giorni. Per gli analisti la rara discesa sotto la media a 50 giorni indicherebbe che il mercato è in ipervenduto.
4) Un mercato orso può coincidere con una recessione. Con un tasso di disoccupazione del 5%, non sembra questo il caso degli Usa. Ma questo non significa che una fase di correzione non possa realizzarsi. Ben Carlson, gestore di Ritholtz Wealth Management, ha calcolato che ci sono state 16 correzioni a doppia cifra per l'S&P durante le fasi non recessive dal 1939 a oggi e cinque di queste si sono rivelate poi fasi di orso (correzione maggiore del 20%).
5) Il settore che ha resistito meglio alla discesa dei mercati di queste prime settimane del 2016 è quello delle telecomunicazioni, Al 22 gennaio sono AT&T (-0,4%) ehttp://www.marketwatch.com/investing/stock/t?mod=MW_story_quote Verizon Communications (-0,02%) i titoli che hanno contenuto maggiormente i ribassi e ciò rende queste società titoli difensive anche grazie al loro elevato dividend yield (rispettivamente 5,4% e 4,8%) e al free chas flow che fa da supporto all'aumento dei dividendi.
6) Secondo FactSet, in questo momento prevalgono i buy a Wall Street. Il 51% delle azioni dell'S&P è valutato con un buy, e sono 75 le società per le quali almeno il 75% degli analisti ha attualmente una raccomandazione buy. Quattro sono le favorite secondo le analisi di FacSet: Allergan, Cbre Group, delta Airlines, Harris.

7) Indovinare il momento migliore per entrare sul mercato è un'impresa difficile. Cento dollari investiti in azioni Usa nel 1970 senza mai disinvestire sarebbero diventati oggi oltre 2 mila dollari, mentre perdendo i 25 gionri migliori si avrebbero oggi meno di 500 dollari. Di qui l'importanza di seguire una strategia di investimento di lungo termine.
8) Regina di Wall Street è Mc Donald's che ieri ha toccato i massimi storici dopo che il gruppo ha comunicato che le vendite del quarto trimestre sono salite del 5,7% nei negozi Usa aperti da almeno 13 mesi. Mc Donald's è una delle 35 società dell'S&P che lo scorso anno ha segnato una performance positiva. Nel 2015 il titolo ha segnato un +30% , da inizio anno ha una performance leggermente superiore all'1%, e conta un dividend yield del 3%. "un ottimo andamento se si pensa quanti analisti avevano data per morta la società lo scorso anno", afferma Marketwatch.
9) Gli investitori retail non si stanno facendo prendere dal panico. Fidelity, colosso del risparmio gestito, ha rivelato che da inizio anno al 19 gennaio ha registrato una raccolta retail nei fondi azionari sette volte superiore a quella registrata nel quarto trimestre 2015.
10) Le large cap sono più economiche, ma non ancora abbastanza. Alla chiusura di venerdì l'S&P scambiava a un multiplo di 15,5 volte gli utili per azione attesi nel 2016, un anno fa scambiava a 16,7 volte gli utili per azione previsti per il 2015. Un calo sostanzioso, ma il rapporto prezzo-utili dell'S&P è ancora più alto del livello di 15, che è quello che dal 2005 ha sempre avuto a inizio anno.
 

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