SINIBALDO
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IL NUOVO ASSE TORINO-ROMA
Adesso il matrimonio si può consumare
di Paolo Madron
19/7/2001
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Accordo in vista tra Banca di Roma e Sanpaolo-Imi, con la benedizione di Bankitalia e Agnelli. Che prepara la prima mossa: la cessione della Toro all'istituto di piazza San Carlo.
Intanto però Banca di Roma e Sanpaolo-Imi, il santuario della finanza capitolina e la grande banca sabauda, fanno le prove studiando i percorsi più idonei per arrivare preparati al fatidico appuntamento.
E uno, in particolare, sembra prendere sempre più consistenza.
L'idea, che parte da un côté tutto torinese, è questa: la Fiat cederebbe al Sanpaolo-Imi la Toro, ovvero la compagnia assicurativa che lo scorso anno con un'opa totalitaria ha provveduto a ritirare dal mercato.
La Toro è il tramite con cui il Lingotto è presente come azionista forte (ha poco più del 10 per cento) nel capitale dell'istituto guidato da Cesare Geronzi.
Gli Agnelli dunque girerebbero la loro partecipazione all'istituto di piazza San Carlo, di cui per altro sono già soci importanti attraverso l'Ifil.
Inutile dire che un'operazione di questo tipo verrebbe effettuata con il massimo del concerto tra tutti i protagonisti, non foss'altro perché la
quota della Toro in Banca di Roma è vincolata da un patto di sindacato che la lega a quella detenuta dalla Fondazione Cassa di Roma e dagli olandesi di Abn Amro.
Ma quel che più conta è che essa avverrebbe con la piena benedizione della Banca d'Italia.
Anche se Antonio Fazio ha imposto un momentaneo stop alle grandi aggregazioni bancarie, non è un mistero che il governatore abbia sempre visto con favore l'unione tra Torino e Roma.
Purché, a differenza di quanto avvenne nel marzo di due anni fa, essa non sia il frutto di un atto ostile da parte di uno o l'altro dei contraenti.
Nel marzo del '99, infatti, il Sanpaolo-Imi lanciò con intenti bellicosi un'offerta contro la banca capitolina, respinta all'unanimità dal suo consiglio d'amministrazione in cui erano presenti anche gli esponenti della Fiat.
Ma ora lo scenario è cambiato e le nozze tra le due banche sembrano più vicine, complici la battaglia sul riassetto della Mediobanca e delle sue partecipate e il fatto che i legami tra il Lingotto e Geronzi si sono fatti più stretti.
Anche se l'istituto guidato da Rainer Masera, e governato da un patto di sindacato da cui sono polemicamente usciti gli spagnoli del Santander, ha in agenda altri importanti appuntamenti.
Il prossimo autunno dovrebbe arrivare all'epilogo la lunga vicenda dell'acquisto di Banca Cardine, il gruppo di casse venete su cui Sanpaolo-Imi e Bnl hanno ingaggiato una dura competizione.
Mentre, a livello di azionariato, si attende ancora la sistemazione dell'importante pacchetto, circa un 5 per cento dei titoli, in portafoglio al Monte dei Paschi.
La sua cessione è determinante perché Torino possa finalmente stabilizzarne gli equilibri.
Che tuttavia dovranno essere nuovamente ridiscussi una volta che si dovesse realizzare l'ingresso in Banca di Roma.
L'ipotesi, che non dispiace al management del Sanpaolo, si scontra invece con le perplessità della compagnia, ovvero la Fondazione che è tuttora il socio di maggioranza relativa della banca.
Il timore è quello di una perdita di peso di Torino e di un contemporaneo sbilanciamento su Roma dei centri decisionali.
Timore non infondato, se è vero che è impensabile che Geronzi possa accettare le nozze in posizione subalterna.
Ma è anche vero che per il presidente della banca capitolina l'autunno potrebbe riservare qualche cambiamento importante, visto che di lui si torna insistentemente a parlare come futura guida della Mediobanca del dopo Maranghi.
(CONTINUA)
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SINIBALDO
Adesso il matrimonio si può consumare
di Paolo Madron
19/7/2001
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Accordo in vista tra Banca di Roma e Sanpaolo-Imi, con la benedizione di Bankitalia e Agnelli. Che prepara la prima mossa: la cessione della Toro all'istituto di piazza San Carlo.
Intanto però Banca di Roma e Sanpaolo-Imi, il santuario della finanza capitolina e la grande banca sabauda, fanno le prove studiando i percorsi più idonei per arrivare preparati al fatidico appuntamento.
E uno, in particolare, sembra prendere sempre più consistenza.
L'idea, che parte da un côté tutto torinese, è questa: la Fiat cederebbe al Sanpaolo-Imi la Toro, ovvero la compagnia assicurativa che lo scorso anno con un'opa totalitaria ha provveduto a ritirare dal mercato.
La Toro è il tramite con cui il Lingotto è presente come azionista forte (ha poco più del 10 per cento) nel capitale dell'istituto guidato da Cesare Geronzi.
Gli Agnelli dunque girerebbero la loro partecipazione all'istituto di piazza San Carlo, di cui per altro sono già soci importanti attraverso l'Ifil.
Inutile dire che un'operazione di questo tipo verrebbe effettuata con il massimo del concerto tra tutti i protagonisti, non foss'altro perché la
quota della Toro in Banca di Roma è vincolata da un patto di sindacato che la lega a quella detenuta dalla Fondazione Cassa di Roma e dagli olandesi di Abn Amro.
Ma quel che più conta è che essa avverrebbe con la piena benedizione della Banca d'Italia.
Anche se Antonio Fazio ha imposto un momentaneo stop alle grandi aggregazioni bancarie, non è un mistero che il governatore abbia sempre visto con favore l'unione tra Torino e Roma.
Purché, a differenza di quanto avvenne nel marzo di due anni fa, essa non sia il frutto di un atto ostile da parte di uno o l'altro dei contraenti.
Nel marzo del '99, infatti, il Sanpaolo-Imi lanciò con intenti bellicosi un'offerta contro la banca capitolina, respinta all'unanimità dal suo consiglio d'amministrazione in cui erano presenti anche gli esponenti della Fiat.
Ma ora lo scenario è cambiato e le nozze tra le due banche sembrano più vicine, complici la battaglia sul riassetto della Mediobanca e delle sue partecipate e il fatto che i legami tra il Lingotto e Geronzi si sono fatti più stretti.
Anche se l'istituto guidato da Rainer Masera, e governato da un patto di sindacato da cui sono polemicamente usciti gli spagnoli del Santander, ha in agenda altri importanti appuntamenti.
Il prossimo autunno dovrebbe arrivare all'epilogo la lunga vicenda dell'acquisto di Banca Cardine, il gruppo di casse venete su cui Sanpaolo-Imi e Bnl hanno ingaggiato una dura competizione.
Mentre, a livello di azionariato, si attende ancora la sistemazione dell'importante pacchetto, circa un 5 per cento dei titoli, in portafoglio al Monte dei Paschi.
La sua cessione è determinante perché Torino possa finalmente stabilizzarne gli equilibri.
Che tuttavia dovranno essere nuovamente ridiscussi una volta che si dovesse realizzare l'ingresso in Banca di Roma.
L'ipotesi, che non dispiace al management del Sanpaolo, si scontra invece con le perplessità della compagnia, ovvero la Fondazione che è tuttora il socio di maggioranza relativa della banca.
Il timore è quello di una perdita di peso di Torino e di un contemporaneo sbilanciamento su Roma dei centri decisionali.
Timore non infondato, se è vero che è impensabile che Geronzi possa accettare le nozze in posizione subalterna.
Ma è anche vero che per il presidente della banca capitolina l'autunno potrebbe riservare qualche cambiamento importante, visto che di lui si torna insistentemente a parlare come futura guida della Mediobanca del dopo Maranghi.
(CONTINUA)
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SINIBALDO