Certo che con queste notiziole..
6 giugno 2010 - 20:14
Da quando la crisi greca ha mandato in fibrillazione i mercati, che sono in continua all'erta per capire quali saranno i prossimi Paesi europei a finire in bancarotta, il termine PIGS ha fatto il giro del mondo. L'acronimo è sempre stato però ambiguo. Voleva mettere all'indice i Paesi del Sud Europa (Portogallo, Italia e Spagna, oltre alla Grecia) ma, date le condizioni relativamente buone del nostro Paese rispetto agli altri tre, alcuni hanno voluto vedere piuttosto l'Irlanda come candidato migliore per il meltdown, considerando le condizioni pessime in cui versa la sua economia. Molti hanno cercato una soluzione di compromesso, scrivendo il termine con due i per includere anche il nostro Paese. Ma, a questo punto, a mio avviso, se vogliamo fare di tutte le erbe un fascio, tanto vale aggiungere una terza I, ossia quella dell'Inghilterra, o meglio E, se vogliamo lasciare la dicitura in Inglese. Qualcuno ha dei dubbi? Basta leggersi l'intervista di oggi (domenica 6 giugno ) del neo-primo ministro David Cameron a
The Sunday Times in cui mette in guardia gli inglesi da anni di sofferenze in arrivo... Certo, si dirà, il gioco di criticare il Governo precedente per risultare più accettabili all'elettorato è vecchio come il mondo. Il nuovo governo ungherese lo ha appena applicato per mettere in cattiva luce i predecessori, con il rischio di infartare mercati già ampiamente cardiopatici. Si è arrivati al paradosso di vedere il Fmi e i rappresentanti degli altri Paesi europei invitare il nuovo Governo ungherese alla moderazione per rilevare che i conti del Paese magiaro non sono tutto sommato così cattivi. Ora è stato il turno di Cameron che, in vista di una finanziaria di emergenza attesa per il 22 giugno, ha messo in chiaro che l'economia britannica è messa molto peggio di quanto egli si aspettasse. Una preoccupazione che iscrive gli inglesi di prepotenza al famigerato club dei porcellini. Cameron ha detto che il Governo laburista ha lasciato un'eredità di debiti schiaccianti e ha fondato le proprie previsioni per gli anni a venire su una crescita economica troppo ottimistica, con previsioni di aumento del pil del 3% nel 2011, mentre la maggioranza degli economisti pensa che sarà manna dal cielo se verrà raggiunto il 2%. Inoltre, il premier britannico ha messo in chiaro che < una delle cose più scioccanti sono gli interessi sul debito che ci dobbiamo preparare a pagare...50,50,70 miliardi di sterline se non facciamo nulla per arginarli...sarà una cifra enorme e rischiamo di pagare di più per gli interessi che per educare i nostri figli. Siamo stai lasciati con un'eredità totalmente irresponsabile >. Con un deficit che è andato da 40 a 156 miliardi di sterline di due anni pari a un deficit pil del 12% e un rapporto debito pil passato dal 40% al 60% e previsto quest'anno all'80% gli inglesi hanno poco da ridere. E cò' in particolare paragonando la situazione al nostro Paese. Se è vero infatti che il rapporto debito/pil dell'Italia è, con il 116% uno dei più alti assieme alla Grecia, il nostro Paese mantiene un deficit/pil straordinariamente basso, pari al 5,3% non solo assai più basso di irlandesi (14,3%), greci (13,6%), spagnoli (11,2%) e portoghesi (9,4%) ma anche dei francesi che con oltre l'8% non ci fanno una bella figura. Il rapporto deficit pil è importante perchè dà idea della dinamica della crescita del debito che in tutti i Paesi in esame è praticamente raddoppiato nel triennio mentre in Italia per quanto a livelli elevati è cresciuto di poco più del 5%. Su un punto inglesi e italiani possono consolarsi vicendevolmente considerandosi più virtuosi degli altri sul relativamente basso tasso di disoccupazione: per quanto salito quello italiano è all'8,9% mentre quello inglese poco più dell'8% contro una media dell'eurozona del 10,2%. Insomma, a guardare bene non solo gli inglesi paiono ottimi candidati per il club dei porcellini ma gli stessi francesi hanno poco da dare lezioni di virtuosismo.
Drastico colpo di scure del governo di Angela Merkel per risanare le finanze pubbliche, con il taglio di 15mila posti nel pubblico impiego fino al 2014, per un risparmio stimato in almeno 800 milioni di euro all'anno.
Lo anticipa il settimanale 'Der Spiegel' alla vigilia della riunione governativa alla Cancelleria in cui verranno messe a punto le misure della manovra per far risparmiare ai conti pubblici 10 miliardi di euro all'anno fino al 2014. Tra le altre misure allo studio, c'è anche l'addio anche alla ricostruzione del Castello del Kaiser, sull'area in cui sorgeva il «Palast der Republik», costruito nel 1976 da Erich Honecker e finito di abbattere nel 2008. E per risparmiare i 400 milioni destinati al «Berliner Stadtschloss», il progetto dell'architetto italiano Franco Stella rimarrà nel cassetto fino a quando le finanze dello Stato non ne permetteranno la realizzazione.
La Merkel intende anche congelare gli aumenti per i dipendenti pubblici previsti per il prossimo anno, mentre altri 500 milioni verranno tagliati dal ministero della Famiglia sugli incentivi ai padri disposti ad accudire per i primi mesi i figli appena nati. A fare le spese della stangata in arrivo saranno anche i disoccupati, i cui sussidi verranno corrisposti non più sulla base delle leggi vigenti, ma a discrezione dei funzionari degli uffici del lavoro. In questo modo lo Stato risparmierà due miliardi di euro già nell'anno prossimo, che saliranno a oltre 6 miliardi nel 2014. La Deutsche Bahn, le ferrovie tedesche, dovranno versare ogni anno allo Stato un dividendo di 500 milioni di euro dei loro utili. In cambio dell'allungamento dei tempi per l'uscita dal nucleare, i grandi gruppi energetici tedeschi verseranno ogni anno nelle casse pubbliche una «Brennelementsteuer», una tassa sul combustibile nucleare, stimata a 2,5 miliardi di euro all'anno.