baleng
Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Spiegazione.
Per aver osato cantare "O' sole mio" nella piazza centrale di Santiago de Cuba le mie corde vocali sono andate in vaccanza ( "in pappe")e la voce rapidamente scomparsa nelle ombre de la noche tropical.
Tuttora ne soffro, parlo così piano che i bambini si addormentano, gli adulti si irritano.
Perciò, avendo tuttavia qualcosa da raccontare, ho pensato di rimediare all'afonia facendolo qui, per iscritto, naturalmente prediligendo gli aspetti artistici ed estetici (e magari speculativi, se qualcuno pensa che con l'arte si guadagni qualche cosa).
Preciso che ho sempre detestato i taccuini di viaggio. Di solito essi rappresentano l'odiosa ostentazione di chi "c'è stato" nei confronti del poveraccio che è rimasto a casa, nella miseria delle sue quattro mura quattro.
Se fosse per me, proibirei di pubblicare questo tipo di roba. Che poi, di solito si tratta di osservazioni banali, poco significative, per lo più distorte. Secondo me non interessano a nessuno. Di tutti i lavori di questo tipo, compreso il troppo lodato America primo amore di Mario Soldati, ricordo oggi solo una osservazione di Aldo Busi (in Sodomie in corpo 11) che, da buon omosessuale in vacanza nel virile Nordafrica, lamenta come in quei posti sia davvero un peccato che l'uomo (cioè lui) possegga un buco di c
solamente.
Fatto sta che di fronte alla valanga di opuscoli e di guide turistiche che sparlano di imperdibile visita al museo di ***, o che "per conoscere davvero questa città la si deve vedere all'imbrunire, quando ..." , ovvero "non si trascuri il piacere di una passeggiata sul lungomare tra i richiami dei venditori ambulanti e i sorrisi delle bellezze locali ecc ecc ", allora anche il più mite dei personaggi con qualche pur modesta pretesa culturale si inalbera, gli manca il respiro, non ci vede più, soffre un senso di ribellione esplosiva, vulcanica, tellurica, definitiva e straccia tra le proprie mani il pur corposo opuscolo con un unico, violento gesto. Fanculo.
Perciò niente taccuino di viaggio. Qualche osservazione che porti a riflettere, con sparse indicazioni per ricordare una Cuba che in relativamente breve tempo non ci sarà più. Voglio dire, questa roba andrebbe letta tra 100 anni. O tra tre anni.
In una delle case che mi hanno ospitato, dopo un po' ho notato una cosa abbastanza strana. Va bene il gusto della simmetria, ma i quadretti appesi (delle povere riproduzioni) non erano solo simili, che lo si fa spesso anche qui da noi. No, erano identici. La stessa foto, due volte, talora tre.
In un primo tempo pensai ad un acquisto in stock, per risparmiare. Sbagliato: in altre case ho poi visto lo stesso schema. Due "quadri" uguali, uno accanto all'altro, magari alla stessa altezza, come da noi si presume li vedano gli ubriachi.
Mi son messo allora a rimuginare sul fatto. Evidentemente vi è un aspetto culturale: quale può esserne la causa? Mancanza di fantasia? Un eccessivo gusto per la simmetria - che, com'è noto, nella figura umana segnala bellezza -? Oppure la poca importanza data al contenuto dell'opera rispetto al suo impiego in funzione di arredamento? Voglio dire, da noi le colonne ioniche sono uguali uguali, il lato destro di un'automobile è il più possibile identico al sinistro, e questo tuttavia avviene perché sono visti come elementi architettonici, quindi in funzione dell'insieme, non valutati in sé, per dirla tirandola via un po'.
Sono certo che qualcuno avrà la spiegazione giusta, e curioso di leggerla.
Per aver osato cantare "O' sole mio" nella piazza centrale di Santiago de Cuba le mie corde vocali sono andate in vaccanza ( "in pappe")e la voce rapidamente scomparsa nelle ombre de la noche tropical.
Tuttora ne soffro, parlo così piano che i bambini si addormentano, gli adulti si irritano.
Perciò, avendo tuttavia qualcosa da raccontare, ho pensato di rimediare all'afonia facendolo qui, per iscritto, naturalmente prediligendo gli aspetti artistici ed estetici (e magari speculativi, se qualcuno pensa che con l'arte si guadagni qualche cosa).
Preciso che ho sempre detestato i taccuini di viaggio. Di solito essi rappresentano l'odiosa ostentazione di chi "c'è stato" nei confronti del poveraccio che è rimasto a casa, nella miseria delle sue quattro mura quattro.
Se fosse per me, proibirei di pubblicare questo tipo di roba. Che poi, di solito si tratta di osservazioni banali, poco significative, per lo più distorte. Secondo me non interessano a nessuno. Di tutti i lavori di questo tipo, compreso il troppo lodato America primo amore di Mario Soldati, ricordo oggi solo una osservazione di Aldo Busi (in Sodomie in corpo 11) che, da buon omosessuale in vacanza nel virile Nordafrica, lamenta come in quei posti sia davvero un peccato che l'uomo (cioè lui) possegga un buco di c

Fatto sta che di fronte alla valanga di opuscoli e di guide turistiche che sparlano di imperdibile visita al museo di ***, o che "per conoscere davvero questa città la si deve vedere all'imbrunire, quando ..." , ovvero "non si trascuri il piacere di una passeggiata sul lungomare tra i richiami dei venditori ambulanti e i sorrisi delle bellezze locali ecc ecc ", allora anche il più mite dei personaggi con qualche pur modesta pretesa culturale si inalbera, gli manca il respiro, non ci vede più, soffre un senso di ribellione esplosiva, vulcanica, tellurica, definitiva e straccia tra le proprie mani il pur corposo opuscolo con un unico, violento gesto. Fanculo.
Perciò niente taccuino di viaggio. Qualche osservazione che porti a riflettere, con sparse indicazioni per ricordare una Cuba che in relativamente breve tempo non ci sarà più. Voglio dire, questa roba andrebbe letta tra 100 anni. O tra tre anni.
In una delle case che mi hanno ospitato, dopo un po' ho notato una cosa abbastanza strana. Va bene il gusto della simmetria, ma i quadretti appesi (delle povere riproduzioni) non erano solo simili, che lo si fa spesso anche qui da noi. No, erano identici. La stessa foto, due volte, talora tre.
In un primo tempo pensai ad un acquisto in stock, per risparmiare. Sbagliato: in altre case ho poi visto lo stesso schema. Due "quadri" uguali, uno accanto all'altro, magari alla stessa altezza, come da noi si presume li vedano gli ubriachi.

Sono certo che qualcuno avrà la spiegazione giusta, e curioso di leggerla.
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