Cip1
Forumer storico
Proviamo a mettervi nel cervellino cosa siano i diritti di volo... da non confondersri con gli slots....
la storia ve la racconta anche La Repubblica, seppur interpretata
, vostro giornale fidato....
La repubblica 01 FEBBRAIO
di ETTORE LIVINI
La società di Bonomi subisce un danno da centinaia di milioni per l´addio di Alitalia
Ma il problema più delicato è la rinegoziazione degli accordi con i Paesi extraeuropei
Gli slot di Alitalia sono vitali per convincere un nuovo operatore a investire sull´hub
La mossa di Bonomi con la causa per danni era in fondo prevedibile. Una due diligence legale sull´addio di Alitalia era stata già avviata nei mesi scorsi. E per gli amministratori di un´azienda che si muove in un´ottica di mercato la mossa era quasi dovuta. Il gestore di Malpensa e Linate ha investito centinaia di milioni alla luce dell´impegno della Magliana a fare dell´aeroporto bustocco il suo hub. Soldi alla luce dei fatti buttati al vento, da sommare ai 70 milioni l´anno persi ora con il taglio alle rotte.
Ma danni a parte, il problema è adesso quello del futuro degli scali lombardi, partita per cui la guerra degli slot è di un´importanza capitale. Con Prato pronto a tagliare anche l´ultimo cordone ombelicale con Malpensa («non possiamo fare altrimenti – ha detto ai suoi – rischiamo di portare i libri in tribunale») e il governo – pressato dalle istituzioni lombarde, Pirellone in testa – che sembra aver ottenuto almeno un "time out".
Se Alitalia liberasse gli slot cancellati a Milano dal nuovo operativo ridotto (circa 220 su un totale di 360) aprirebbe sì la strada alla loro riassegnazione a nuove compagnie interessate ma renderebbe da subito impraticabile la strada della moratoria, obiettivo minimo di Roberto Formigoni. Che da giorni, come ha ribadito ieri, chiede a Roma un ritiro più graduale da parte di Alitalia-Air France per consentire alla Sea di riorganizzare il suo futuro con più calma.
La partita però resta ancora incerta e apertissima. Il termine ultimo della disdetta degli slot (il 31 gennaio per convenzione della Iata, l´associazione delle compagnie mondiali) non è una data vincolante. Alitalia ha ancora tempo qualche settimana per rinunciare ad altri slot. Così come potrebbe tenerli tutti in portafoglio, chiudendo la porta alla concorrenza e attendendo che Assoclearance, l´ente che provvede alla loro redistribuzione, glieli tolga d´ufficio in autunno prossimo per mancato utilizzo. La Sea, però, malgrado tutto ha ancora margini di manovra, anche se Prato decidesse la strada dell´ostruzionismo. Malpensa infatti non è un aeroporto "congestionato". In teoria nell´arco della giornata ci sono 1.200 diritti di decollo e d´atterraggio. Nei giorni di picco, ad agosto e Natale, se ne occupano 1.100 mentre in periodo normale la media è 850. Certo, le fasce orarie più appetibili sono abbastanza sature. Ma di spazio ce n´è ancora. Tanto che tutti coloro che hanno chiesto un "posto" ad Assoclearance negli ultimi mesi sono stati accontentati.
La società di Guido Bonomi, però punta a due cose. Da una parte la disponibilità, in prospettiva, di un numero di diritti adeguato (anche dal punto di vista degli orari) per cercare un nuovo vettore disposto a fare di Malpensa un hub. Dall´altra, se possibile, a quella moratoria che riduca l´impatto del piano Prato, vale a dire la perdita di 6 milioni di passeggeri l´anno e di 449 voli, di cui 14 tratte intercontinentali su 17.
Dietro gli slot però c´è un altro problema, per ora sottotraccia, ma forse per Milano ancora più delicato: quello degli accordi bilaterali con i Paesi extraeuropei. In base alle intese esistenti, infatti, molti collegamenti intercontinentali dall´Italia possono essere operati per contratto solo da Alitalia. Mentre su altri – in teoria aperti a terzi – c´è un tetto alle frequenze, che rischiano di rimanere monopolio della compagnia di bandiera tarpando le ali al rilancio di Malpensa. La soluzione è rinegoziarli allargandone le maglie. In alcuni casi (come con gli Usa, la Cina e il Canada) non dovrebbe essere un problema. Ma per Paesi come Argentina, India, Giappone e l´Africa il lavoro potrebbe essere più complicato e più lungo.
Sea sta cercando di lavorare anche all´assetto futuro. Ragionando su due fronti. Uno è il rientro in pista di Air One, che però in molti ritengono poco probabile. L´altro è il tentativo di tappare il buco aperto dalla scelta Air France. Operazione facile se l´obiettivo è continuare a collegare Milano al mondo («c´è la coda di compagnie pronte a rafforzare i voli intercontinentali dalla Lombardia», sostengono in Sea) ma in salita se si tratta di trovare un "supplente" disposto a sostituire Alitalia facendo di Malpensa il suo hub. Formigoni nei giorni scorsi ha accennato a una disponibilità di Lufthansa. Ieri si è ricandidata a giocare questo ruolo Blue Panorama, mentre qualcuno continua a sognare la nuova compagnia del Nord. Ma la soluzione, almeno per ora, non è di sicuro dietro l´angolo.

la storia ve la racconta anche La Repubblica, seppur interpretata

La repubblica 01 FEBBRAIO
di ETTORE LIVINI
La società di Bonomi subisce un danno da centinaia di milioni per l´addio di Alitalia
Ma il problema più delicato è la rinegoziazione degli accordi con i Paesi extraeuropei
Gli slot di Alitalia sono vitali per convincere un nuovo operatore a investire sull´hub
La mossa di Bonomi con la causa per danni era in fondo prevedibile. Una due diligence legale sull´addio di Alitalia era stata già avviata nei mesi scorsi. E per gli amministratori di un´azienda che si muove in un´ottica di mercato la mossa era quasi dovuta. Il gestore di Malpensa e Linate ha investito centinaia di milioni alla luce dell´impegno della Magliana a fare dell´aeroporto bustocco il suo hub. Soldi alla luce dei fatti buttati al vento, da sommare ai 70 milioni l´anno persi ora con il taglio alle rotte.
Ma danni a parte, il problema è adesso quello del futuro degli scali lombardi, partita per cui la guerra degli slot è di un´importanza capitale. Con Prato pronto a tagliare anche l´ultimo cordone ombelicale con Malpensa («non possiamo fare altrimenti – ha detto ai suoi – rischiamo di portare i libri in tribunale») e il governo – pressato dalle istituzioni lombarde, Pirellone in testa – che sembra aver ottenuto almeno un "time out".
Se Alitalia liberasse gli slot cancellati a Milano dal nuovo operativo ridotto (circa 220 su un totale di 360) aprirebbe sì la strada alla loro riassegnazione a nuove compagnie interessate ma renderebbe da subito impraticabile la strada della moratoria, obiettivo minimo di Roberto Formigoni. Che da giorni, come ha ribadito ieri, chiede a Roma un ritiro più graduale da parte di Alitalia-Air France per consentire alla Sea di riorganizzare il suo futuro con più calma.
La partita però resta ancora incerta e apertissima. Il termine ultimo della disdetta degli slot (il 31 gennaio per convenzione della Iata, l´associazione delle compagnie mondiali) non è una data vincolante. Alitalia ha ancora tempo qualche settimana per rinunciare ad altri slot. Così come potrebbe tenerli tutti in portafoglio, chiudendo la porta alla concorrenza e attendendo che Assoclearance, l´ente che provvede alla loro redistribuzione, glieli tolga d´ufficio in autunno prossimo per mancato utilizzo. La Sea, però, malgrado tutto ha ancora margini di manovra, anche se Prato decidesse la strada dell´ostruzionismo. Malpensa infatti non è un aeroporto "congestionato". In teoria nell´arco della giornata ci sono 1.200 diritti di decollo e d´atterraggio. Nei giorni di picco, ad agosto e Natale, se ne occupano 1.100 mentre in periodo normale la media è 850. Certo, le fasce orarie più appetibili sono abbastanza sature. Ma di spazio ce n´è ancora. Tanto che tutti coloro che hanno chiesto un "posto" ad Assoclearance negli ultimi mesi sono stati accontentati.
La società di Guido Bonomi, però punta a due cose. Da una parte la disponibilità, in prospettiva, di un numero di diritti adeguato (anche dal punto di vista degli orari) per cercare un nuovo vettore disposto a fare di Malpensa un hub. Dall´altra, se possibile, a quella moratoria che riduca l´impatto del piano Prato, vale a dire la perdita di 6 milioni di passeggeri l´anno e di 449 voli, di cui 14 tratte intercontinentali su 17.
Dietro gli slot però c´è un altro problema, per ora sottotraccia, ma forse per Milano ancora più delicato: quello degli accordi bilaterali con i Paesi extraeuropei. In base alle intese esistenti, infatti, molti collegamenti intercontinentali dall´Italia possono essere operati per contratto solo da Alitalia. Mentre su altri – in teoria aperti a terzi – c´è un tetto alle frequenze, che rischiano di rimanere monopolio della compagnia di bandiera tarpando le ali al rilancio di Malpensa. La soluzione è rinegoziarli allargandone le maglie. In alcuni casi (come con gli Usa, la Cina e il Canada) non dovrebbe essere un problema. Ma per Paesi come Argentina, India, Giappone e l´Africa il lavoro potrebbe essere più complicato e più lungo.
Sea sta cercando di lavorare anche all´assetto futuro. Ragionando su due fronti. Uno è il rientro in pista di Air One, che però in molti ritengono poco probabile. L´altro è il tentativo di tappare il buco aperto dalla scelta Air France. Operazione facile se l´obiettivo è continuare a collegare Milano al mondo («c´è la coda di compagnie pronte a rafforzare i voli intercontinentali dalla Lombardia», sostengono in Sea) ma in salita se si tratta di trovare un "supplente" disposto a sostituire Alitalia facendo di Malpensa il suo hub. Formigoni nei giorni scorsi ha accennato a una disponibilità di Lufthansa. Ieri si è ricandidata a giocare questo ruolo Blue Panorama, mentre qualcuno continua a sognare la nuova compagnia del Nord. Ma la soluzione, almeno per ora, non è di sicuro dietro l´angolo.