Alla cortese attenzione di Tashtego

Gli acquisti di 85 miliardi al mese di treasury e bond cartolarizzati di mutui del "QE" "servono più che altro come segnale" (" lot of the effects of asset purchases have been signaling effects...) cioè non sono soldi che di per se che hanno un effetto, ma muovendo questi soldi la Banca Centrale segnala al mercato le sue intenzioni.

Dice Mike Woodford che se la FED si limitasse a dichiarazioni sarebbe meno efficace, ma aggiungendo un azione concreta come comprare 85 miliardi di dollari al mese convince il mercato che la sua intenzione è seria di rimanere accomodante.

Ma perchè dice che non hanno un effetto in quanto tali 85 miliardi al mese e 1.000 miliardi all'anno ? Perchè non sono SOLDI VERI, sono "riserve", che girano in tondo nel sistema bancario e che hanno solo un effetto sulle quotazioni dei bonds, ma non essendo vera moneta spendibile servono più che altro a dare un segnale al mercato.

Eugene Fama, che ha appena avuto il premio Nobel e che è uno molto preciso tecnicamente ha la stessa idea ("dato che la FED dal 2009 si è messa a pagare un interesse sulle riserve che emette ha creato di fatto una forma di debito a breve. Il "QE" significa che emette allora 85 miliardi di debito a breve, che paga uno 0,6% circa e lo scambia con debito a più lungo termine come i bonds...IL QE E' UN EVENTO PIU' O MENO NEUTRALE E NON FA REALMENTE MOLTO)

In sostanza è un gioco di specchi e di segnali di fumo che passa attraverso l'effetto di questi "segnali" sul mercato finanziario, la Banca Centrale manipola il mercato finanziario, ma senza usare soldi veri, fanno in qualche modo credere che siano soldi veri per influenzare le aspettative, ma non lo sono altrimenti creerebbero inflazione. Sono dei maghi, dei prestigiatori.

Tanto è vero che Woodford ha inventato negli ultimi anni per la FED una nuova strategia, fare un annuncio vincolante sul fatto che manterrà i tassi bassi per del tempo, dove l'annuncio e l'impegno formale sono la cosa che influenza il mercato e influenzando quello poi anche gli altri tassi di interesse, le aspettative di inflazione e indirettamente anche di investimento delle imprese.
 
I RISCHI - Il vero problema sono i tantissimi che non riescono a mantenere nei limiti la glicemia: succede a circa un diabetico su due, che così si espone a complicanze come ictus, infarti, insufficienza renale e dialisi, amputazioni, cecità. Basta una sola complicanza per far quadruplicare il costo medio per paziente; con due complicanze la spesa si moltiplica per sei; con quattro si moltiplica addirittura per venti: lo sottolineano gli esperti dell’associazione Diabete Italia, in vista della Giornata Mondiale del Diabete, il prossimo 14 novembre. «Una glicemia alta oggi, la pagheremo a caro prezzo fra 10 o 20 anni con le complicanze che si presenteranno in futuro: per questo ormai è chiaro che il diabete va curato bene fin da quando si manifesta - osserva Salvatore Caputo, presidente di Diabete Italia -. L’idea di essere “aggressivi” mano a mano che la malattia peggiora è un errore. Dati raccolti in Israele, dove i malati vengono educati e curati tempestivamente, mostrano che nel giro di 6-7 anni dall’avvio di politiche di trattamento adeguate lo Stato risparmia, oltre a garantire maggiore salute ai cittadini».
VANTAGGI - Un buon compenso del diabete fin dall’esordio della malattia consente vantaggi consistenti nel lungo periodo: perfino a 30 anni di distanza il rischio di malattie cardiovascolari resta più basso, stando ad esempio ai risultati dello United Kingdom Prospective Diabetes Study, iniziato alla fine degli anni ‘70 per seguire nel tempo circa 5mila pazienti. Fra l’altro, la terapia in prima battuta spesso non richiede farmaci: se il diabete viene riconosciuto presto, si può intervenire con la dieta e il movimento, ottenendo ottimi risultati. «Per questo è fondamentale non trascurare valori lievemente alterati di glicemia scoperti per caso - aggiunge Carlo Bruno Giorda, presidente della Fondazione dell’Associazione Medici Diabetologi -. Modificare in questa primissima fase lo stile di vita significa spesso riuscire a prevenire un diabete vero e proprio». Se il problema non “rientra”, non bisogna tuttavia darsi per vinti e occorre mettercela tutta per arrivare all’obiettivo di cura, che oggi non è più lo stesso per tutti, come accadeva fino a poco tempo fa: l’emoglobina glicata, il valore che dà un’idea dell’andamento della glicemia nell’arco degli ultimi due-tre mesi, non deve essere per forza mantenuta al di sotto del 7% (valore normale di riferimento) sempre e comunque; la soglia può infatti variare a seconda delle caratteristiche e delle condizioni del paziente: può ad esempio essere più bassa, se altri fattori di rischio impongono un controllo del glucosio nel sangue più stretto; al contrario, può essere tollerato un valore più alto, come accade negli anziani.
MOTIVAZIONE - Ma perché è così difficile tenere a bada la glicemia? «Essere diabetici è difficile - commenta Antonio Ceriello, presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) -. Chiediamo ai pazienti che seguano una dieta sana, facciano esercizio fisico, controllino con costanza la glicemia, assumano sempre i farmaci. Per riuscirci devono essere molto motivati e non è sempre scontato in una malattia che non dà dolore e si manifesta con sintomi solo quando è ormai troppo tardi e le complicanze sono gravi: la terapia di una malattia cronica perciò è psicologica, prima ancora che farmacologica. Poi certo il sistema non aiuta: risparmiare oggi sulla prevenzione e i trattamenti precoci, come tende a fare il Servizio sanitario, è un atteggiamento miope che si rivelerà un costo enorme in ricoveri domani. I vecchi modelli di assistenza potevano andare bene in passato: i numeri dei malati attuali e quelli previsti per i prossimi decenni non ci consentono di ragionare come prima». Le avvisaglie di tempesta già ci sono: secondo i dati del rapporto Cineca-Arno, nel 2006 ogni diabetico è costato al Servizio sanitario 2.589 euro, nel 2010 si è saliti a 2.756. Un incremento preoccupante soprattutto perché deriva dalla crescita delle ospedalizzazioni: i costi delle terapie sono rimasti uguali, quelli delle prestazioni ambulatoriali sono scesi ma i ricoveri sono aumentati, segno che le complicanze sono lungi dall’essere prevenute e, anzi, l’assistenza si sta spostando sempre più negli ospedali. Che cosa si può fare?
I PUNTI CRITICI - «È il momento di agire davvero: sappiamo già quali sono le iniziative efficaci - risponde Caputo -. Un passo essenziale è la gestione integrata dei pazienti, assieme ai medici di base, non dividendoci i casi a seconda della gravità, bensì condividendo responsabilmente il trattamento. Al momento della diagnosi il paziente dovrebbe essere visto da un diabetologo per impostare le cure; poi il diabetico può essere seguito dal suo medico. Se però le condizioni cambiano o c’è un peggioramento e diventa necessario modificare le terapie, occorre cooperare nuovamente con lo specialista. Questo è il percorso ideale, ma nella realtà il 40-50 % dei diabetici non ha mai visto un diabetologo in vita sua. Perfino il sistema di esenzione dei ticket fa acqua: 1 malato su 4 non ha esenzione, perché non vuole rivelare di essere malato ma anche perché non è stato informato o è stato informato male, magari dicendogli che se ha esenzioni per età non è necessaria quella per il diabete. Non è vero, perché questa, ad esempio, serve per accedere ai materiali per l’autocontrollo della glicemia». Così “salta” l’automonitoraggio, che secondo diversi studi sarebbe utile, almeno saltuariamente, anche per i pazienti con diabete di tipo due che non prendono insulina.
ANCHE I GIOVANI - Di questo passo, a meno di cambiare rotta, investendo sul serio nella prevenzione, “la marea” dei diabetici ci sommergerà ben presto: l’età di comparsa del diabete di tipo 2 sta scendendo, oggi i casi sono tanti già fra i 30-40enni e se ne registrano perfino nella tarda adolescenza. Significa dover convivere sempre più a lungo con la malattia e i suoi pericoli, se non viene ben curata. «Nella popolazione generale (tutti gli italiani da zero anni in su) la diffusione del diabete è stimata del 5-6%, mentre fra gli adulti (20-79 anni) i casi quasi raddoppiano: 1 adulto su 10 ha il diabete e, se non ce ne occupiamo presto e bene, il prezzo da pagare sarà molto salato per tutti» conclude Caputo.
 
Brina e ghiaccio: nemici della funzionalità del frigorifero

A causa dell’evaporazione e delle basse temperature, l’acqua sulla superficie dei cibi si trasforma in brina e ghiaccio, annidandosi in tutti gli angoli del frigorifero e del freezer. Quando si formano tanta brina e tanto ghiaccio, i problemi sono due:
• Rimane poco spazio per riporre i cibi
• Il funzionamento del frigorifero viene in parte compromesso, poiché il raffreddamento si rallenta e le componenti dell’elettrodomestico si deteriorano
Va da sé che ne consegue anche un grande dispendio di energia, inutile.
 
Grazia Longo per "La Stampa"
MORO ALDO MORO A TERRACINAAltro che rivelazioni inedite ed esclusive in grado di far luce sul caso Moro. Dietro le principali novità del libro «I 55 giorni che hanno cambiato l'Italia» di Ferdinando Imposimato si nasconde una fonte che per la procura di Roma è un impostore. Di più un calunniatore. Si tratta dell'ex brigadiere della Guardia di finanza in pensione Giovanni Ladu, 57 anni, cagliaritano di origini ma residente da tempo a Novara, che con l'autore del libro si è spacciato per un ufficiale di Gladio con nome da battaglia Oscar Puddu.

Ed è proprio nella sua abitazione piemontese che i carabinieri del Ros hanno svolto una perquisizione su mandato della procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone. Il professor Imposimato ha agito in buona fede e si é fidato delle email di Puddu (che non ha mai visto di persona ed era certo, nonostante il dubbio, che non fosse Ladu) e si è rivolto alla Procura di Roma solo a libro stampato, la scorsa primavera.
Aldo Moro Tre i colpi di scena fasulli spacciati per veri da Puddu-Ladu: Gladio sapeva dov'era il covo delle Br con Moro prigioniero; lo sorvegliava, con tanto di intercettazioni, da un appartamento al piano di sopra; la liberazione di Moro saltò per volontà della regia omicida che si nascondeva dietro le Br, ovvero Francesco Cossiga e Giulio Andreotti.

L'inchiesta a cura del pm Luca Palamara rivela che dietro le email ricevute da Imposimato - che da giudice istruttore si occupò del sequestro Moro - a firma Oscar Puddu c'è in realtà Ladu. Il quale già nel 2008 contattò Imposimato, dopo aver letto il suo libro sempre su Moro «Doveva morire», e gli consegnò un memoria dattiloscritta su particolari relativi al sequestro dell'ex presidente della Democrazia cristiana.
Giuseppe Pignatone Ladu all'epoca consegnò lo stesso documento anche alla Procura di Roma. Vennero aperte delle indagini ma il caso fu poi archiviato. Oggi invece Ladu - che sotto le mentite spoglie di Puddu, ha ripetuto, arricchendoli, i vecchi racconti - viene indagato per calunnia, avendo appunto infangato molte persone. Si legge infatti nelle 182 pagine del decreto di perquisizione che Puddu-Ladu «incolpava, pur sapendoli innocenti, i vertici istituzionali e militari, nonché le autorità di polizia giudiziaria dell'epoca, di essere stati a conoscenza del luogo nel quale l'onorevole Aldo Moro era tenuto ostaggio della Brigate Rosse».
Sul libro «I 55 giorni che hanno cambiato l'Italia», è stata anche presentata una richiesta di commissione parlamentare d'inchiesta. Dopo 35 anni il caso Moro resta ancora una vicenda avvolta dal mistero e su cui spesso si giocano brutte speculazioni.
 
1 settimana fa ho inviato una raccomandata per disdire il contratto con la vodafone...io ho una vodafone station con key.
Solo che oggi, andando in banca, ho scoperto che erano attivi ben 2 contratti! Una per l'abbonamento, uno per l'opzione internet ovunque.
Ancora mi avvisa del rinnovo delle promozioni, evidentemente il contratto non e' stato ancora disdetto...cosa fare?
Inoltre, per disattivare il rinnovo di internet ovunque dovrei chiamare con la sim della key ma io non ho la rete fissa, il mio e' un contratto vecchissimo e non comprende il telefono fisso.
Insomma, come posso fare? la vodafone sta diventando un vero incubo.
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"Quota
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Re: UN INCUBO...come fare per disdire il contratto vodafone?

girl91
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il 15/02/2013, 12:19




Messaggi: 23
Iscritto il: 22/10/2010, 19:23
Stato: offline
non saprei...ma ti consiglio di chiamare il 190 e parlare con 1 operatore
°°° GIRL °°°

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"Quota
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Re: UN INCUBO...come fare per disdire il contratto vodafone?

Oracleme
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il 18/02/2013, 19:45




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Iscritto il: 15/08/2008, 23:25
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Disattivazione entro 30 giorni dalla ricezione della raccomandata. Fa fede la ricevuta di ritorno.
Aspetti i 30 giorni poi se non hai avuto disattivazione puoi smettere di pagare (facendoti rimborsare gli eventuali canoni) dal 31esimo giorno mandando un fax con fotocopia della ricevuta di ritorno e la richiesta di disattivare come da raccomandata.
 
Il potere della madre sul bambino è assoluto, non solo perché la vita del bambino dipende da quella della madre, ma anche perché la madre prova il più forte impulso ad esercitare questo potere. La concentrazione della brama di sovranità su una creatura così piccola procura alla madre un senso di predominio difficilmente superabile nel corso degli altri normali rapporti fra gli uomini. Questa sovranità non si limita ad esplicarsi in ordini, che da principio non sarebbero compresi, ma significa poter tenere prigioniero qualcuno, seppure per suo vantaggio, significa poter far crescere. Il bambino consente alla madre di godere diritti sovrani che altrimenti si esercitano separatamente: sulle piante di cui si predispone la crescita secondo la propria volontà; sugli animali, che si tengono prigionieri e di cui si controllano i movimenti: non c'è nessuna forma più intensiva di potere. Il fatto che il ruolo della madre solitamente non venga valutato così dipende da una duplice ragione. Ogni uomo conserva nella memoria innanzitutto il tempo della rimozione di quel potere; e a ognuno sembrano più significativi i vistosi, ma di gran lunga meno essenziali, diritti sovrani del padre.
La famiglia a due è la struttura sociale più disprezzabile che l'umanità abbia espresso. Ma anche quando ci sono i bambini, ci si avvede spesso che essi servono solo per mascherare il più puro egoismo. Si risparmia per i propri figli e si lasciano gli altri morire di fame e così facendo si ha tutto per sé finché si è in vita.
All'uomo moderno piace mangiare al ristorante, a tavole separate, nel proprio piccolo gruppo, per il quale pagherà il conto. Poiché anche gli altri nel locale fanno la stessa cosa, si resta per il tempo del pasto nell'illusione che tutti abbiano da mangiare. Chi mangia acquista peso, si sente più pesante, vi è in ciò una certa vanteria: il piacere della sazietà di quando non se ne può più è un limite estremo che si ama raggiungere. Chi mangia da solo rinuncia al prestigio che potrebbe ottenere mangiando in compagnia. Sfoderare i denti, senza che nessuno assista, non suscita alcuna impressione. Il riso viene considerato volgare poiché chi ride spalanca la bocca e sfodera i denti. Certo il riso espresse originariamente la gioia davanti a una preda o a un cibo assicurati. Ogni caduta che suscita il riso fa ricordare la condizione indifesa del caduto: volendo lo si potrebbe trattare come una preda. Si ride invece di divorare. Solo l'uomo ha imparato a sostituire con un atto simbolico l'effettivo processo di incorporazione. Sembra che i movimenti del diaframma caratteristici del riso sostituiscano gli interni movimenti di deglutizione del corpo.
 
Angelino Alfano: "Il presidente Berlusconi mi ha riconfermato sua fiducia al governo." Gabriele: "Bravo Alfy, e i croccantini?"
 

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