Il cruciverba compie 100 anni
di
Dario De Toffoli |
21 dicembre 2013Commenti (34)
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Oggi, 21 dicembre 2013,
il cruciverba compie 100 anni. È un gioco relativamente giovane, se lo compariamo alle carte, agli scacchi e ancor di più al
backgammon e ai suoi antenati. Ma mi azzarderei a dire che si tratti del
gioco più diffuso del mondo. Conoscete un italiano che non sappia come funziona? Che non si sia cimentato almeno una volta con uno schema?
Ma veniamo alla nascita ufficiale: il primo cruciverba fu pubblicato
domenica 21 dicembre 1913, sulle pagine del quotidiano
New York World, opera di
Arthur Wynne, un giornalista di Liverpool emigrato a New York. Wynne chiamò il suo gioco
Word-cross e solo l’anno successivo trasformò definitivamente il nome in
Cross-word.
Il primo schema portava in alto la scritta
Fun, e non si trattava di un caso: il gioco apparì proprio nella pagina domenicale del giornale intitolata Fun (divertimento). Il
word-cross di Wynne introdusse anche
la differenziazione fra le parole orizzontali e verticali. I lettori comunque reagirono subito positivamente alla pubblicazione del nuovo indovinello, la rubrica continuò e molti vi contribuirono con proprie creazioni. I primi anni non furono però solo rose e fiori; per i troppi errori tipografici e le definizioni non sempre pertinenti, pochi si appassionarono veramente al gioco, e quei pochi bombardarono il giornale con le loro lamentele. Le cose iniziarono a migliorare nel 1921 quando la rubrica venne affidata a
Margaret Petherbridge (che poi divenne famosa col cognome del marito,
Farrar). Margaret iniziò il graduale processo di trasformazione del
word-cross, che poi è diventato il sofisticato gioco di parole che ancor oggi è forse il passatempo più diffuso. Ridusse al minimo gli errori, rese affidabili le definizioni, variò le forme e cambiò (nel 1923) il goffo sistema di numerazione a due numeri in quello usato attualmente. Fu comunque nel 1924, dopo un decennio di modesto vivacchiare, che il
crossword conobbe il suo boom.

«Dopo aver trionfato in America – dove pare sia nato – e dopo aver conquistato anche l’Inghilterra, ecco che giunge in Italia – e prende dimora in questo giornale – il
cross word puzzle, ossia “l’indovinello delle parole incrociate”». Questa frase è tratta dalla
Domenica del Corriere dell’
8 febbraio 1925 e fa da preambolo a quello che è da tutti considerato il
primo vero cruciverba italiano; e che fosse proprio il primo è un dato certo. Il successo fu immediato. E questo effettivamente è un fatto storico, basti pensare che nella prima settimana arrivarono in redazione ben
80.000 soluzioni (complice un monte premi annuale di 32.000 lire: una copia della rivista costava 20 centesimi) e che la
Domenica del Corriere consacrò l’evento con la copertina della settimana successiva: un disegno del celebre
Beltrame che rappresenta una sala da ballo in cui ci si diverte a risolvere, senza smettere di ballare, un enorme cruciverba appeso alla parete.
“Per secoli e secoli l’invenzione del cruciverba è stata nell’aria”. Scrive così Stefano Bartezzaghi nel suo monumentale
L’orizzonte verticale – Invenzione e storia del cruciverba (Einaudi, 2007).
E infatti l’uso di incrociare parole entro quadrati con maggior regolarità possibile continuò nei secoli. E qualcosa di simile ritroviamo anche sul finire del secolo scorso, precisamente il
14 settembre 1890, quando l’italiano
Giuseppe Airoldi pubblica nel
Secolo Illustrato della domenica uno schema di 4×4 caselle; alcuni, con forzato patriottismo, pretendono con questo di sottrarre la paternità del cruciverba agli anglosassoni, ma il gioco dell’Airoldi, pur se chiamato
Parole Incrociate, manca totalmente delle caselle nere.

Voi potete farvi la vostra opinione, ecco quello schema, con tanto di definizioni (notare la rima abbc-addc)
Orizzontali: 1. Guai se l’onda mi varca o mi spezza. 2. In Germania sono acqua corrente. 3. Ogni dì quando il sole è morente. 4. Così soglion le preci finir.
Verticali: 1. Sono un fiore di rara bellezza. 2. Il “medesimo” in lingua latina. 3. Quali frutti noi siamo indovina. 4. Per la messe di là da venir.