L'intima natura di Lerner non sta però nell'attività pubblica ma nei complessi intrecci della sua vita privata. Con ceppi ucraini, lituani, turchi e perfino siriani, Gad ha visto la luce cinquantotto anni fa a Beirut, da genitori sabra, Moshé e Revital, nati in Terrasanta prima che sorgesse Israele. A tre anni, Gad era a Milano, sperduto in un mondo nuovo. Fece il ginnasio al Parini, il liceo al Berchet, un anno fu respinto e frequentò le serali. A 19 anni - nel 1973 - entrò in Lotta Continua e, nel 1976, collaborando col quotidiano omonimo, debuttò nel giornalismo.
GAD LERNER GIULIANO PISAPIA Era, per così dire, un lottacontinuista moderato, contrario al terrorismo. Sciolta Lc, entrò nel giro della grande informazione. A metà degli anni Ottanta era all'Espresso, prima di fare il salto in tv, che ne moltiplicò la notorietà, diventare vicedirettore della Stampa tra il 1993 e il 1996 e invaghirsi, lui milanese, di Torino e del Piemonte. Nel Duemila fu direttore del Tg1, poi passò a La7 di cui da dieci anni è una colonna.
È curioso che Lerner, pur perfettamente integrato, sia rimasto apolide fino a trent'anni, costretto agli estenuanti rinnovi del soggiorno. Non è chiaro se abbia incontrato ostacoli per la cittadinanza o l'abbia volontariamente ritardata per meglio immedesimarsi nel dramma dell'immigrato. Quello di sperimentare sulla sua pelle è un masochismo che gli appartiene. Quando era all'Espresso per un'inchiesta sui barboni, si mescolò per giorni tra loro, vestito da mendicante. Tuttora, in difesa di zingari e altre minoranze, ripete che bisogna calarsi in quei panni prima di criticare.
CARLO DEBENEDETTI Un giorno Gad dovette scegliere che tipo di italiano essere. Optò per il genere «azionista torinese», altero e benestante. Ossia un uomo di sinistra, di forte tempra morale, vestito di tweed. Negli anni di Torino, aveva frequentato Bobbio e Galante Garrone, ex del Partito d'Azione, con Agnelli era andato in elicottero, con De Benedetti in vacanza. Contrasse il gusto delle scelte compagnie. Per assecondarlo, acquistò una cascina a Odalengo Grande nel Monferrato a un tiro di schioppo dalle tenute di Inge Feltrinelli, Grande Stevens e altri borghesi di lignaggio. Lerner vive in cascina con la seconda moglie, la già citata Umberta, di ricca famiglia genovese, e i cinque figli: due di primo letto di Gad, uno della coppia, due di prime nozze di lei. È inoltre - ombra sciagurata sulla sua figura di giornalista - segretario della locale sezione Pd.
Da «azionista torinese», Lerner si infuriò per un'intervista a Bobbio del Foglio nel 1999. In essa, pungolato dal destro Pietrangelo Buttafuoco, il filosofo, ormai novantenne, confessò di avere per decenni nascosto opportunisticamente la militanza fascista e di vergognarsi di questa pusillanimità. Gad, su Repubblica, denunciò la «trappola» tesa al povero vecchio. Che fosse zelo militante o attacco di bile per lo scoop, sta di fatto che il «vecchio» lo smentì dicendo che aveva parlato in piena consapevolezza.
bobbio norberto Lerner è un tipo malfidato, come temesse di perdere quanto ha raggiunto per tornare migrante. Forse, un doloroso atavismo. C'è chi lo giudica, vendicativo e vile. Walter Veltroni ha detto di lui: «Che sia cattivo non credo sia una novità, credo sia la sua prevalente natura». Lo stesso Gad, fine conoscitore di sé, ha messo le mani avanti definendosi ironicamente (nel blog) Bastardo, vuoi per le origini erratiche che per il carattere torbido. Ha sempre conti in sospeso.
Un paio di anni fa scrisse un'autobiografia familiare, Scintille, feroce redde rationem con il padre Moshé. Lo trattò da millantatore egoista, sostanzialmente fallito che per poco non trascinava anche lui, Gad, nel baratro dei suoi insuccessi. Moshé, infuriato, citò il figlio per diffamazione. Un giudice di buon senso archiviò però la faccenda scaturita - scrisse - «da profondo dolore per un rapporto difficile».