Kant definisce la follia con uno schema preciso: una degenerazione delle tre facoltà fondamentali dell’individuo umano, ovvero l’intelletto, la facoltà di giudizio, la ragione quale facoltà di discernere tra giudizi di carattere generale. L’attuale società basata sul desiderio compulsivo del consumo di beni e sull’emotivismo irrazionale è la rappresentazione di quanto descritto da Kant, la perdita delle tre facoltà fondamentali dell’uomo sancisce il passaggio dall’imperativo categorico del “dovere” all’imperativo ipotetico del “cosa voglio”, dunque accettare di vivere in questo modo produce la follia sociale diffusa e permanente che distrugge i rapporti umani facendo ammalare l’individuo, “… ognuno è assai più geloso dei privilegi dell’intelletto che non delle qualità della buona volontà e che, nel confronto con la stupidità e la furfanteria, nessuno esita a dichiararsi a favore di quest’ultima; la qual cosa si può ben comprendere perché, se tutto dipende in generale dall’artificio, non si può fare a meno della sottile astuzia, sì invece della probità che in date circostanze è solo d’impedimento”.
Emerge qui tutta la follia dell’agire disonesto e calcolante dovuto ad una “società di contractus”, ove il valore aggiunto è l’ipocrisia dello scambio commerciale che pervade tutti i campi del reale, quindi risulta impossibile non impazzire, poiché se non si cede a tale follia sociale il risultato sarà il disadattamento, la scissione e la vera e propria malattia mentale.