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giovedì 18 febbraio 2016
BREXIT-DELIRIUM. IL FANTASMA MOLTO VIVO DELLA COOPERAZIONE ECONOMICA EXTRA-UE (L'Islanda e la Svizzera guerrafondaie?)
[FONT="georgia" ]1. La storia della Brexit deve dare molto fastidio. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Abbiamo visto come i principali [I]infastiditi [/I]siano gli USA che, nel manifestare la propria contrarietà, devono ammettere che il Regno Unito dentro l'UE s[URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2016/02/brexit-la-reliquia-degli-anni-70-tra.html"]
erve a guidarla meglio (cioè "ancora" meglio), verso i propri interessi.[/URL][/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ]Non risulta perciò sorprendente che si animi, [B]nel sistema mediatico europeista "a prescindere" (dai fatti e dai dati), un singolare quadro di deterrenza propagandistica anti-Brexit[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Nella [B]consueta scissione tra [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2014/12/corollari-del-test-di-orwell-gli.html"]
stime espertologiche[/URL][/B], alquanto "pop",
e argomenti, molto più aderenti ai fatti dell'economia reale e della finanza pubblica,
che animano l'effettivo dibattito nel Regno Unito, su "Affari &; Finanza" de La Repubblica, si ipotizza che l'uscita dall'UE dovrebbe "
costare circa 11 miliardi in tariffe doganali e l'equivalente di una perdita di circa 176 sterline l'anno per ogni cittadino e di 426 sterline per ogni famiglia".[/FONT]
[FONT="georgia" ]Gli europeisti, che esistono anche in UK e che, secondo l'articolo, alla fine trovano i loro principali esponenti nei "mercati finanziari" e nella Bank of England - e già questo dovrebbe significare "qualcosa"- ammoniscono che "[I]l'uscita dall'Unione precipiterebbe questo paese in una condizione da Corea del Nord comunista, distruggendo il suo import-export[/I]".[/FONT]
[FONT="georgia" ]2. Non solo, ma trattandosi di preoccupazioni provenienti da ambienti molto finanziari (che più finanziari non si può), [B]il monito sulla "distruzione dell'import-export"[/B] si estende [I]curiosamente [/I]a un [B]aspetto [/B]che, forse anche per un lettore di Repubblica, dovrebbe risultare [B]alquanto "singolare"[/B], in quanto contraddittorio. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Sentite un po': "[I]Un'analisi della banca di investimenti [B]Goldman Sachs[/B] (che è tra i finanziatori della campagna per il sì alla Ue, dunque non un commentatore neutrale) [B]avverte che il Brexit[/B] (Britain exit, cioè Britannia esce - sottinteso dall' Europa) [B]provocherebbe un ritorno della sterlina a livelli non più visti dal lontano 1985[/B][/I]".[/FONT]
[FONT="georgia" ]E dunque, mettendo insieme gli argomenti dell'articolo, siccome una banca d'affari USA come G&S dice che la sterlina si svaluterebbe, ne conseguirebbe una distruzione dell'import-export: ma come, [B]tutti e due insieme e a seguito di una svalutazione?[/B][/FONT]
[FONT="georgia" ]Ma non ci stanno ora dicendo che il QE di Draghi, svalutando l'euro rispetto al dollaro, sarebbe alla base della "lenta e moderata" ripresa dell'eurozona in quanto favorisce le esportazioni (extra-UEM)? [/FONT]
[FONT="georgia" ]Perchè dunque svalutare la sterlina dovrebbe distruggere l'export britannico?[/FONT]
[FONT="georgia" ]3. Si implica: perché quest'ultimo sarebbe assoggettato a [B]forti dazi come rappresaglia[/B], cioè come decisione politica, adottata, si deve supporre, compattamente dagli ex partners UE.[/FONT]
[FONT="georgia" ]Peccato che, su un primo piano giuridico ed economico, questa minaccia sia altamente irragionevole: attualmente, infatti, [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2016/02/brexit-la-reliquia-degli-anni-70-tra.html"]
come abbiamo visto[/URL] (p.7), i britannici
"sanno di essere il mercato di esportazione leader per l'Unione europea (cioè sono forti importatori dai partners UE)". [/FONT]
[FONT="georgia" ]Evidentemente non lo sanno, o non lo dicono, i giornalisti italiani[B].[/B][/FONT]
[FONT="georgia" ][B]L'importante è che lo sappia [URL="http://www.ons.gov.uk/ons/rel/itis/international-trade-in-services/2011/sty-international-trade-in-services.html"]
l'Istat del Regno Unito[/URL]. [/B]La realtà infatti ci offre questo dato, laddove per ben oltre il 50%, il saldo passivo delle partite correnti britanniche è realizzato nei confronti dei paesi UE:[/FONT]
[FONT="georgia" ][/FONT]
[FONT="georgia" ][IMG]http://cdn.static-economist.com/sites/default/files/imagecache/original-size/images/print-edition/20150110_BRC644.png[/IMG][/FONT]
[FONT="georgia" ][/FONT]
[FONT="georgia" ]
[IMG]http://speri.dept.shef.ac.uk/wp-content/uploads/2015/02/graph_UK_current_account.jpg[/IMG][/FONT]
[FONT="georgia" ][B]E il peggioramento del saldo, in coincidenza con la svalutazione dell'euro e la rivalutazione corrispondente della sterlina, lo si può vedere nel 2015, proprio rispetto al mercato dei "beni" [/B](escludendo i servizi e i redditi da investimenti che sarebbero il settore più "forte" di saldo attivo UK):[/FONT]
[FONT="georgia" ][IMG]http://chart.finance.yahoo.com/z?s=EURGBP=X&t=5y&l=on&z=m&q=l[/IMG][/FONT]
[FONT="georgia" ][B][IMG]https://content.markitcdn.com/corporate/Company/Files/NewsCommentaryContentImage?cmsId=70e4d5c4c7c443899d1907030511ead7&version=1[/IMG] [/B][/FONT]
[FONT="georgia" ]4. Insomma, [B]il Regno Unito non si troverebbe svantaggiato da una svalutazione della sterlina[/B], considerata l'incidenza di questo fattore rispetto ai suoi principali partners UE, che sono essenzialmente degli esportatori in saldo attivo verso i britannici, secondo le ben note linee del mercantilismo nord-UE(M), e [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/09/le-braghe-di-corbyn-e-lue-litalietta.html"]
considerato quanto sia un grosso e reale problema, per UK, l'accumulo di deficit delle partite correnti[/URL]:[/FONT]
[FONT="georgia" ][IMG]http://www.economicshelp.org/wp-content/uploads/blog-uploads/2012/11/oecd-changes-current-account-2008-12.png[/IMG] [/FONT]
[FONT="georgia" ]E con ciò cade la connessione dell'argomento "G&S", relativamente alla distruzione dell'import e, più che altro, dell'export; [B]argomento irreale (o, come spesso accade nel pensiero €uropeo, [I]surreale, o dadaista[/I]) basato sulla svalutazione della sterlina. [/B] [/FONT]
[FONT="georgia" ]Una svalutazione che certo non fa piacere ai rentiers finanziari globali, perchè una moneta forte non è abbastanza deflazionista: mentre una moneta più debole tende a essere, più o meno, re-flazionista, nella misura in cui le importazioni costano certamente di più, ma, per ciò stesso, vengono ad essere inibite dall'effetto di svalutazione monetaria, esattamente come questo favorisce le esportazioni del paese medesimo. [/FONT]
[FONT="georgia" ]5. Ma l'altro aspetto da considerare è [B]questa storia dei forti dazi che verrebbero imposti a merci e servizi UK[/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Sorge spontanea la domanda: perchè i paesi esportatori in attivo verso il Regno Unito dovrebbero autolimitarsi ulteriormente questo mercato di sbocco, in aggiunta all'effetto della svalutazione, solo per "punire" le sue esportazioni?[/FONT]
[FONT="georgia" ][B]Questo non ha nè senso economico, nè giuridico, in corrispondenza del quadro del diritto internazionale, nonché delle relazioni politico-commerciali intraeuropee, esterne all'UE, e neppure del quadro del diritto "europeo".[/B][/FONT]
[FONT="georgia" ][/FONT]
[FONT="georgia" ]In questo quadro, anzitutto[B], il referendum non implica, a norma dei trattati, l'effetto automatico della Brexit. [/B] [/FONT]
[FONT="georgia" ]Il suo esito sarebbe solo il [B]presupposto "interno" [/B]per avviare la procedura di[B] recesso di un paese membro prevista dall'art.50 del TUE.[/B][/FONT]
[FONT="georgia" ]Ma come abbiamo visto in lungo e in largo ne "[URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2015/11/orizzonte49-book-2-la-costituzione.html"]
La Costituzione nella palude[/URL]",
questa procedura, "serenamente" praticabile da uno Stato non aderente all'eurozona (perché non soggetto al ricatto della BCE sul modello "Grecia"...e, allo stato, anche "Italia"),
pone capo a un trattato ulteriore e diverso che, a norma del paragrafo 2 dell'art.50, non regola solo le modalità concrete del recesso ma anche le "
future relazioni con l'Unione".[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ]6. E come mai potrebbero essere regolate queste relazioni? Ricorrendo, come implica l'articolo di Repubblica al trattamento di massima chiusura doganale e tariffaria, stile "Corea del Nord"?[/FONT]
[FONT="georgia" ]A prescindere dalla comune adesione dell'UE e del Regno Unito alla regolazione liberalizzatrice dei commerci del [B]WTO[/B], e per rimanere al quadro attuale dei trattati, [B]l'accordo in questione[/B] tra UE e UK, dovrebbe rimanere quantomeno [B]ancorato alla lunga tradizione della[/B] "[I][B]cooperazione economica, finanziaria e tecnica con i paesi terzi[/B][/I]", quale prevista dall'[B]art.212 del TFUE[/B]: [/FONT]
[FONT="georgia" ]"[I]...l'Unione conduce azioni di cooperazione economica, finanziaria e tecnica, comprese azioni di assistenza specialmente in campo finanziario, con i [B]paesi terzi diversi dai paesi in via di sviluppo[/B][/I]" (art. 212, par.1). [/FONT]
[FONT="georgia" ]Ed infatti "[I]Nell'ambito delle rispettive competenze, l'Unione e gli Stati membri collaborano con i paesi terzi e con le competenti organizzazioni internazionali. Le modalità della cooperazione dell'Unione possono formare oggetto di accordi tra questa e i terzi interessati[/I]" (par.3).[/FONT]
[FONT="georgia" ]Nel caso specifico, [B]non semplicemente "[I]possono[/I]", ma "[I]devono[/I]" essere oggetto di accordo[/B], in virtù della vista previsione esplicita di accordo regolatore del recesso e delle "future relazioni" nell'ambito della procedura ex art.50 TUE.[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ]7. D'altra parte, [B]non si vede perché, per tutti i motivi di convenienza economica sopra visti, i paesi "esportatori" UE debbano adottare verso il Regno Unito un atteggiamento più duro di quanto, nel quadro normativo dei trattati, abbiano finora riservata a paesi come, ad esempio, Norvegia e Svizzera[/B].[/FONT]
[FONT="georgia" ]Forse che tali paesi, - che a differenza di UK, sono tra l'altro tendenzialmente (in disparte la crisi dei prezzi petroliferi , per la Norvegia, e le rivalutazioni monetarie "obbligate" per la Svizzera) esportatori netti verso l'UE-, hanno visto il loro import-export (che non sono mai lo stesso fenomeno) "distrutto" ed il loro ruolo equiparato a quello della Corea del Nord?[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ]8. Tutt'altro: in passato c'era stata - e in parte ancora opera-, [URL="https://it.wikipedia.org/wiki/Associazione_europea_di_libero_scambio"]
l'Associazione europea di liberoscambio[/URL], (
AELS, in Italia viene utilizzato l'acronimo
EFTA dall'inglese
European Free Trade Association): [/FONT]
[FONT="georgia" ]"...[I][B]fondata il 3 maggio [URL="https://it.wikipedia.org/wiki/1960"]
1960[/URL] come alternativa per gli stati europei che non volevano, o non potevano ancora, entrare nella
Comunità Economica Europea, ora
Unione europea;[/B] la sua sede è a
Ginevra, ma l'associazione ha uffici a
Bruxelles e nel
Lussemburgo.[/I][/FONT]
[FONT="georgia" ][I]La Convenzione di Stoccolma fu firmata il 4 gennaio [URL="https://it.wikipedia.org/wiki/1960"]
1960[/URL] da sette stati:
Austria,
Danimarca,
Norvegia,
Portogallo,
Svezia,
Svizzera e
Regno Unito. L'anno successivo, la
Finlandia si associò all'AELS, diventandone un membro a tutti gli effetti nel
1986. Nel
1970 entrò a farne parte l'
Islanda e nel
1991 fu il turno del
Liechtenstein. [/I][/FONT]
[FONT="georgia" ][I]Già nel [URL="https://it.wikipedia.org/wiki/1972"]
1972[/URL] Danimarca e Regno Unito decisero però di lasciare l'Associazione, preferendole la
CEE; lo stesso fecero il Portogallo nel
1985 e l'Austria, la Finlandia e la Svezia nel
1995 (nel frattempo la
CEE aveva preso il nome di UE -
Unione europea). [/I][/FONT]
[FONT="georgia" ][I][B]Quindi l'AELS è attualmente costituita da quattro stati: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera[/B]; ovviamente [B]nessuno di questi fa parte dell'UE[/B]. La Convenzione di Stoccolma fu successivamente sostituita dalla Convenzione di Vaduz.[/I]"[/FONT]
[FONT="georgia" ]9. Successivamente, [B]ai sensi dell'attuale art.217 del TFUE, questo accordo è stato esteso[/B], nel senso della maggior integrazione economica e commerciale, con un ulteriore trattato per creare lo "[B]Spazio Economico Europeo[/B]".[/FONT]
[FONT="georgia" ][URL="http://www.europarl.europa.eu/ftu/pdf/it/FTU_6.5.3.pdf"]
Un po' di (significativa) storia di questo trattato ci riviene dalla fonte ufficiale dell'UE[/URL]:[/FONT]
[FONT="georgia" ]"[FONT="helvetica neue" ]Note sintetiche sull'Unione europea - 20161[/FONT][/FONT]
[FONT="helvetica neue" ]LO SPAZIO ECONOMICO EUROPEO (SEE), LA SVIZZERA E IL NORD.
Lo Spazio economico europeo (SEE) è stato istituito nel 1994 allo scopo di [B]estendere le disposizioni applicate dall'Unione europea al proprio mercato interno anche ai paesi dell'Associazione europea di libero scambio (EFTA)[/B]. La legislazione dell'UE relativa al mercato interno diventa parte della legislazione dei paesi SEE una volta che questi ultimi accettano di recepirla. [/FONT]
[FONT="helvetica neue" ]L'attuazione e la concreta applicazione sono quindi assoggettate al controllo di appositi organismi EFTA e di un Comitato parlamentare misto.[/FONT]
[FONT="helvetica neue" ][B]L'UE è inoltre legata a due dei suoi partner SEE (la Norvegia e l'Islanda) da varie «politiche settentrionali»[/B] e forum incentrati sulle aree più settentrionali dell'Europa, in rapida evoluzione, e sulla regione artica nel suo insieme. [B]La Svizzera, pur non facendo parte del SEE, resta un membro dell'EFTA.[/B] [/FONT]
[FONT="helvetica neue" ]Gli oltre [U][B]120 trattati bilaterali settoriali[/B][/U] che legano il paese all'UE includono per lo più le stesse disposizioni adottate dagli altri paesi SEE nei settori della libera circolazione di persone, beni, servizi e capitali. Le relazioni bilaterali sono state, tuttavia, messe a dura prova a seguito dell'iniziativa anti-immigrazione lanciata nel febbraio 2014 e il cui esito ha messo in discussione i principidella libera circolazione e del mercato unico su cui si fondano tali relazioni.
BASE GIURIDICA
Per il SEE: [B]articolo 217[/B] del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (accordi diassociazione)
Per la Svizzera: accordo in materia di assicurazione del 1989, accordi bilaterali I del 1999, accordi bilaterali II del 2004
IL SEE[/FONT]
[FONT="helvetica neue" ]A.Obiettivi
[B]La finalità dello Spazio economico europeo (SEE) è estendere il mercato interno dell'UE ai paesi dell'Associazione europea di libero scambio (EFTA) che non intendono aderire all'UE[/B] o che non l'hanno ancora fatto.
B.Contesto
Nel 1992 gli allora sette membri dell'EFTA negoziarono un accordo che consentiva loro dipartecipare all'ambizioso progetto del mercato interno della Comunità europea, avviato nel 1985 e completato alla fine del 1992. [/FONT]
[FONT="helvetica neue" ][B]L'accordo relativo allo Spazio economico europeo (SEE) fu sottoscritto il 2 maggio 1992 ed entrò in vigore il 1° gennaio 1994.[/B] [/FONT]
[FONT="helvetica neue" ]Il numero dei membri EFTA/SEE era però destinato a diminuire nel giro di breve tempo: la Svizzera scelse di non ratificare l'accordo a seguito dell'esito negativo di un referendum in materia, mentre l'Austria, la Finlandia e la Svezia aderirono all'Unione europea nel 1995. [U][B]Rimanevano così nel SEE solo l'Islanda, la Norvegia e il Liechtenstein[/B][/U] ([I]e tali sembrano senz'altro destinati a rimanere, mentre la Svizzera, ancora membro dell'EFTA, come vedremo, ha una storia di trattati sua "peculiare", ndr.).[/I][/FONT]
[FONT="helvetica neue" ][B]I dieci nuovi Stati membri che hanno aderito all'UE il 1° maggio 2004 sono diventati automaticamente anche membri del SEE,[/B] così come la Bulgaria e la Romania quando hanno aderito all'Unione nel 2007 e la Croazia nel 2013.
Nel [B]giugno 2009, anche l'Islanda[/B] si è candidata ad aderire all'UE come via d'uscita dalla crisi finanziaria globale del 2008. [B]Il Consiglio ha accettato la candidatura dell'Islanda il 17 giugno 2010[/B] e i negoziati sono iniziati nel giugno 2011. [/FONT]
[FONT="helvetica neue" ]Tuttavia, a seguito delle[B] elezioni parlamentari dell'aprile 2013, la nuova coalizione di centro-destra, [/B]formata dal Partito dell'indipendenza e dal Partito progressista,[B] ha interrotto i negoziati [/B]subito dopo il suo insediamento, rilasciando una dichiarazione nel maggio 2013 e [B]ritirando ufficialmente la domanda di adesione nel marzo 2015[/B]. Il governo ha sostenuto che la richiesta di adesione fosse stata solo una mossa da parte del precedente governo socialista, senza un ampio sostegno da parte della popolazione, e che gli [B]interessi islandesi fossero meglio salvaguardati restando aldi fuori dell'UE[/B]. Sebbene in quel momento il ritiro abbia scatenato grandi proteste — avendo evitato l'iter parlamentare e il referendum — il dibattito interno sulla questione sembra essersi affievolito e così sembra essere destinato a rimanere, se non per sempre, almeno fino alla fine dell'attuale mandato di governo.[/FONT]
[FONT="helvetica neue" ][/FONT]
[FONT="helvetica neue" ]C.Ambito di applicazione del SEE
[B]Il SEE trascende i tradizionali accordi di libero scambio (ALS)[/B] in quanto estende l'insieme dei diritti e degli obblighi legati al mercato interno dell'UE ai paesi EFTA (ad eccezione della Svizzera). [B]Il SEE include le quattro libertà del mercato interno[/B] (libera circolazione di [B]beni, persone, servizi e capitali[/B]) e le relative politiche (concorrenza, trasporti, energia nonché cooperazione economica e monetaria). [/FONT]
[FONT="helvetica neue" ]L'accordo include politiche orizzontali strettamente correlate alle quattro libertà: [B]le politiche sociali[/B] (inclusi la sanità e la sicurezza sul lavoro, il diritto del lavoro e la parità di trattamento tra uomini e donne), [B]le politiche in materia di protezione dei consumatori, ambiente, statistica e diritto societario[/B], nonché una serie di politiche di accompagnamento come quelle relative alla [B]ricerca e allo sviluppo tecnologico[/B], [COLOR=red][B]non sono basate sull'acquis dell'UE o su atti giuridicamente vincolanti, ma sono attuate mediante attività di cooperazione.[/B][/COLOR]
[/FONT]
[FONT="helvetica neue" ]D.I limiti del SEE
[B]L'accordo SEE non detta disposizioni vincolanti in tutti i settori del mercato interno o in riferimento ad altre politiche previste dai trattati dell'UE[/B]. Più specificamente, le sue disposizioni vincolanti [B]non riguardano[/B]:
— [B]la politica agricola comune[/B] e la politica comune della [B]pesca [/B](sebbene l'accordo contenga disposizioni in materia di scambi commerciali di prodotti agricoli e ittici);
— [B]l'unione doganale[/B];
— [B]la politica commerciale comune[/B];
— [B]la politica estera e di sicurezza comune[/B];
— [B]il settore della giustizia e degli affari interni[/B] (anche se tutti i paesi EFTA fanno parte dellospazio Schengen); oppure
— [B]l'unione economica e monetaria[/B] (UEM)."[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ]10. [B]La Svizzera[/B], poi, invece di essere relegata allo status di "Corea del Nord", "stranamente", [B]ha svolto una vasta [URL="https://www.eda.admin.ch/dam/dea/it/documents/folien/Folien-Abkommen_it.pdf"]
attività negoziale di integrazione[/URL] commerciale e tariffaria con l'UE[/B], inclusa
l'adesione, da paese non UE, al trattato di Schengen (tra l'altro). Questo è un quadro riassuntivo i cui dettagli possono essere agevolmente verificati sulla f
onte ufficiale del governo della Confederazione:[/FONT]
[FONT="georgia" ]"I principali accordi bilaterali Svizzera-UE[/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ]I primi Accordi
1972 [U][B]Libero scambio dei prodotti industriali[/B][/U]
Abolizione degli ostacoli sui prodotti industriali (dazi doganali, contingenti);
1989 [U][B]Assicurazioni[/B][/U]
Stessi diritti di stabilirsi per le compagnie di assicurazione (eccetto il settore dell’assicurazione vita);
1990 (integralmente riveduto nel 2009) [U][B]Facilitazione e sicurezza doganali[/B] [/U][/FONT][/I]
[I][FONT="georgia" ]Regole sui controlli e sulle procedure doganali (regola delle 24 ore);
Interesse: Accesso reciproco al mercato[/FONT][/I]
[FONT="georgia" ][I][U][B]Libero scambio[/B][/U]
Contenuto:
• L’accordo crea una zona di libero scambio tra la Svizzera e l’UE per prodotti esclusivamente industriali.
• [B]Vieta dazi doganali e misure di effetto equivalente per i prodotti industriali con origine nel territorio di entrambe le parti contraenti[/B] [B]nonché qualsiasi restrizione quantitativa all’importazione o all'esportazione[/B] (contingenti).
Portata dell’Accordo:
Importante per l'economia svizzera poiché nel 2014 [B]il 55 per cento delle esportazioni svizzere (circa 114 miliardi di franchi) erano dirette verso l'area UE e, viceversa, 73 per cento delle importazioni svizzere (circa 131 miliardi di franchi) provenivano dall'UE[/B].
Entrata in vigore: [B]1973[/B]."[/I][/FONT]
[FONT="georgia" ]11. Naturalmente, tutti questi principi economici e giuridici, e questi rilevantissimi precedenti negoziali che li concretizzano, [COLOR=red][B]valgono sia per la Gran Bretagna che, nelle medesime condizioni, per la stessa Italia[/B][/COLOR]. [/FONT]
[FONT="georgia" ][B]L'esempio svizzero smentisce, in base a un pronostico di ragionevolezza e di rispetto dei principi di diritto internazionale comuni alle Nazioni civili, che l'import e l'export siano [I]"vendicativamente"[/I] regolati in termini punitivi e non cooperativi al di fuori dell'appartenenza all'UE[/B] (e in occasione dell'accordo di recesso previsto dall'art.50 del trattato in caso di Brexit).[/FONT]
[FONT="georgia" ]
[/FONT]
[FONT="georgia" ]E notare che [B]questo alto grado di integrazione economica, obiettivamente cooperativo, [COLOR=red]non ha implicato alcuna questione relativa alla "cessione di sovranità" dei paesi cooperanti[/COLOR][/B][COLOR=red].[/COLOR] E anche soddisfatti, a quanto ci attestano i fatti storici, di queste reciproche relazioni.[/FONT]
[FONT="georgia" ]11.1. Di certo, [B]in questa leale e sovrana cooperazione tra Stati europei non-UE, [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2014/12/zagrelbesky-ventotene-e-la-dimenticanza.html"]non si è mai affacciata alcuna prospettiva di guerra tra le parti contraenti, come tendono ad accreditare gli "spaghetti-€uropeisti"[/URL][/B]. [/FONT]
[FONT="georgia" ]Avete mai sentito di nazionalismi aggressivi di Svizzera, Norvegia o...Islanda? Insomma, Westfalia e guerra coincidono solo nelle predicazioni tese a conservare un federalismo imperniato sull'asimmetrica dominanza tedesca.[/FONT]
[FONT="georgia" ]Rimane il fatto che, [B]la storia dei rapporti negoziali e commerciali tra paesi europei, anche successivamente alla venuta ad esistenza dell'UE, indica come la cooperazione economica, doganale, tariffaria e finanziaria sia un fenomeno del tutto naturale,[/B] come lo è sempre stato anche in passato e [B]senza passare necessariamente per l'imposizione di un federalismo[/B].[/FONT]
[FONT="georgia" ]Stati democratici e sovrani, vicini tra loro e forti di una tradizione di scambio economico e culturale che risale a molti secoli prima dell'UE, instaurano, appunto "naturalmente", rapporti di cooperazione economica: [B]molto più elastici, stabili e convenienti di quanto [URL="http://orizzonte48.blogspot.it/2016/01/lerf-ci-attende-alla-fine-del-qe-e-se.html"]si stiano rivelando[/URL] quelli fondati sui trattati europei[/B].[/FONT]
[FONT="georgia" ]Cioè, [B]proprio al di fuori dell'eurozona e dell'UE[/B], si è naturalmente instaurato un tipo di relazioni veramente cooperative, e [B]non mercantilistiche[/B] a favore dei paesi più forti, che impongono il contenuto dei trattati in chiave di integrazione "politica" e di "vincolo esterno": proprio perchè queste relazioni si svolgono nell'ambito di trattati a CONVENIENZA RECIPROCA ED EGALITARIA, [B]come prescrive l'art.11 della Costituzione.[/B] [/FONT]
Pubblicato da [URL="https://www.blogger.com/profile/06816556453620678760"]Quarantotto [/URL]a 07:44 9 commenti: