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A BRUXELLES VOCI INSISTENTI D'ARRIVO DELLA TROIKA IN ITALIA IN PRIMAVERA: DEBITO PUBBLICO E SOFFERENZE OLTRE OGNI LIMITE

giovedì 4 febbraio 2016
Dopo la sconfitta su tutti fronti subita dal duo Renzi-Padoan sulla vicenda bad bank, con il testo dell’accordo scritto dal ministro delle finanze sotto dettatura del commissario europeo e senza aver neppure avuto la possibilità di illustrare il piano italiano, per il sistema bancario nazionale si annunciano giorni pesantissimi.
L’accordo, infatti, non risolve minimamente il problema sofferenze e infatti l’andamento in borsa dei titoli bancari è lì a dimostrarlo in tutta la drammaticità dei numeri.
Nè riusciranno a risollevare la situazione le tanto attese fusioni tra istituti bancari: da che mondo e mondo, unire un moribondo con uno in coma profondo, non ha mai prodotto un organismo sano, semmai un disastro di proporzioni ancora maggiori.
In questo scenario già di per sé agghiacciante, dato che rende sempre più probabile l’uso del bail in, ovvero l’esproprio dei risparmi dei cittadini per salvare le banche (cosa che in Germania si son ben guardati dal fare quando le loro banche erano in crisi), si inserisce l’altra sonora bocciatura ricevuta dal premier non eletto da parte degli oligarchi Ue, ovvero il rifiuto da parte di questi ultimi di concedere ulteriore flessibilità nello sforamento dei parametri di bilancio, che comporterà necessariamente lo scatto delle cosiddette “clasuole di salvaguardia”, ovvero l’aumento dell’IVA e delle accise sui carburanti già nel 2016, certamente nel 2017.
Ovviamente, le conseguenze sono facilmente immaginabili: ad ogni aumento delle tasse corrisponde un calo del PIL e dell’occupazione, con tanti saluti alla crescita dello “zero virgola qualcosa” che tanto aveva fatto gonfiare il petto al prode premier non eletto.
Tuttavia, se il Pil cala, aumenta in automatico il rapporto debito/PIL e deficit/PIL, con conseguenze sullo spread (Mario Draghi ha già gatte da pelare a sufficienza per tentare di salvare nuovamente l’italico stivale acquistando a mani basse btp).
E se lo spread aumenta, i titoli di stato italiani diventano più rischiosi e siccome le banche italiane ne hanno in pancia per circa 400 miliardi di euro, sarà gioco facile per i tedeschi pretendere una ristrutturazione del debito italiano (leggasi bancarotta), con le conseguenze che possiamo facilmente intuire.
Ipotizzando una sforbiciata del 20% sul debito pubblico, per le nostre banche significherebbe ulteriori 80 miliardi di perdite da conteggiare: una bomba atomica produrrebbe meno danni e vittime.
Se qualcuno ritiene che questo scenario sia impensabile, sappia che la Germania ha già annunciato il progetto di ancorare la ristrutturazione del debito pubblico (ovvero la bancarotta) a parametri statistici che la facciano scattare in automatico, indicando chiaramente l’Italia come bersaglio dei loro strali.
Da più parti, negli uffici degli oligarchi a Bruxelles e a Francoforte, si dà per scontato l’arrivo della troika in Italia già in primavera di quest'anno, con relativo corollario di taglio alle pensioni, eliminazione della sanità pubblica, prelievi forzosi sui conti correnti, patrimoniali su beni mobili ed immobili di tutti i cittadini e, d’altra parte, con un sistema bancario moribondo, oltre che con uno stato ingabbiato dalle regole dettate da Berlino, questo è l’unico scenario possibile.
Esistono vie di salvezza? Sicuramente è opportuno stare il più liquidi possibile per evitare confische notturne su conti correnti o depositi titoli e poi sperare che la classe politica nostrana abbia un sussulto d’orgoglio e sbatta le porte in faccia alla UE, uscendo dall’euro e dalla stessa unione, riappropriandosi della propria sovranità politica ed economica.
La prima soluzione sta a ciascuno di voi, la seconda, purtroppo, è nelle mani di un individuo che è convinto che l’Inghilterra usi l’euro e non la sterlina come moneta, il che la dice lunga su quello che possiamo aspettarci, da
......................Luca Campolongo
 
Ultima modifica:
Draghi: C'è una cospirazione di forze dell'economia
Il governatore della Bce a proposito dell'inflazione ai minimi: dinamiche demografiche, andamento delle materie prime e globalizzazione rallentano il ritorno ai valori obiettivo.
Nell'economia globale esistono forze che spingono contro il ritorno dei valori dell'inflazione ai livelli posti come obiettivo di medio termine dalla Banca Centrale Europea. Ad affermarlo è stato Mario Draghi in un discorso a Francoforte, in cui è t...ornato a ribadire che la Bce è pronta a sostenere l'economia dell'eurozona per allontanare il rischio deflazione e far tornare su i prezzi. Draghi ha poi meglio definito quali siano queste forze, parlando dei cambiamenti in atto nella società. Nel mirino del governatore Bce ci sono le dinamiche demografiche, con il generale invecchiamento della popolazione, ma anche l'andamento del mercato delle materie prime e l'evoluzione della tecnologia, che ha spinto molto in avanti la concorrenza.
Se l'impatto di questi fattori ha certamente generato dei cambiamenti "niente suggerisce — ha affermato Draghi — che i loro effetti siano permanenti".
In tal senso va letta l'ennesima conferma da parte del governatore che tutti i mezzi di politica monetaria a disposizione della Bce verranno utilizzati nel tentativo di stabilizzare i prezzi.
Draghi ha infine sottolineato come la politica attendista "wait and see" possa rivelarsi pericolosa. "Da questo punto di vista — ha detto Draghi — i rischi di agire troppo tardi sono superiori a quelli di agire troppo presto".
TRAMITE: http://it.sputniknews.com/…/draghi-economia-cospirazione-bc…

Altro...







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MEDIATICA, SENZA ECCEZIONE ALCUNA.


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By George Orwell


1. Rammentiamo in partenza un punto, emerso dal post su Wolf "sceso in campo" per proteggere l'ortodossia delle elezioni gestite in monopolio "di diritto" dalle oligarchie: un diritto "divino", cioè sancito dalla religione neo-liberista mondialista, e quindi sovracostituzionale.
Il punto è questo, integrato da alcune opportune aggiunte e links:
"...se ammettiamo che la sovranità nazionale è stata ceduta, irreversibilmente, a questo tipo di organizzazione internazionale, qual è l'UE, (e d'altra parte, la vicenda del bail-in e dell'art.47 Cost., direttamente in soffitta, ce lo conferma), cessione irreversibile propugnata in Italia ai massimi livelli istituzionali, non c'è dubbio che sia così.
Cioè se gli USA sono una democrazia "formale" (essendovi un esplicito sistema elettorale idraulico, che si vuol porre al riparo da ogni accidentale malfunzionamento), l'€uropa è un sistema autoritario incentrato sugli Esecutivi, all'interno di un metodo intergovernativo lasciato a rapporti di forza ormai intangibili (e sempre più sfavorevoli alla posizione italiana).

Peraltro Wolf ci dà una chiave di lettura su come la cosmesi "idraulica", per tacitare i "perdenti" e scontenti, debba e possa continuare: solo neutralizzando le forze politiche che non accettano questa premessa ormai esplicita nelle (residue) elezioni nazionali.

Alla fine, egli, non indicando alcun altro rimedio concreto, tranne che la sua stessa esortazione - "non devono vincere! -, ci conferma che il rimedio è...lui stesso, cioè il potere di condizionamento mediatico neo-liberista.
Magari rivestito di neo-keynesianismo ossimorico, cioè mondialista; quindi, una cosmesi che dal relativismo etico dei diritti cosmetici (ormai poco efficace), passa allo pseudo-welfare (lasciami indovinare: un bel reddito di cittadinanza globalizzato?)."



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2. Quindi non ci possiamo stupire che poi accada questo:
Caucus Iowa, Hillary Clinton vince per un soffio su Bernie Sanders; Ted Cruz sorprende Donald Trump

O che ci venga venduta come una capitis deminutio (!?) questa previsione (che in sè rimane la consueta propaganda di insensato ottimismo, alterata e priva di qualsiasi fondamento previsionale nella realtà):
Commissione, le previsioni economiche invernali. Pil 2016 in calo a 1,4%, il deficit sale al 2,5%. Ma rallenta tutta l'Eurozona

Ciò è la dimostrazione del rimedio costituito dalla "linea" lanciata da Wolf: il sistema mediatico al livello di vertice, cioè di formazione dell'opinione pubblica pesante, lancia la parola d'ordine e gli "indecisi", ammansiti dai livelli discendenti del lavorio di spinning mediatico virano a favore dell'establishment.


3. Anche qui, per rammentarlo, avevamo preavvertito circa il funzionamento "a cascata" del controllo mediatico, e quindi social-orwelliano, in cui ormai siamo immersi fino al collo:
E' ovvio che si appella a una parte consistente degli elettori in bilico, che include quindi una parte dei "perdenti".
La comunicazione di massa deve scontare ciò (e scrivendo sul Financial Times, e ripercuotendo il "messaggio" sul Sole, si fa comunicazione di massa, sia pure "mirata").

Ma essa è anche, indissolubilmente, "formazione dell'opinione pubblica" che, nel più ortodosso schema oligarchico-liberista, include le stesse elite, nelle loro varie ramificazioni: affichè sappiano come regolarsi, cioè come ridiffondere il messaggio verso gli strati sociali inferiori, accompagnando così l'orientamento della massa.
Infatti, ciò che dice Wolf era già riscontrabile, con una straordinaria omogeneità, nei discorsi diffusi mediaticamente in ogni parte del globo "occidentale".

Com'è noto, la funzione della "opinione pubblica" è quella di raccordare l'oligarchia verso "l'esterno" (ad essa), una volta deliberato il da farsi in APPOSITI centri di coordinamento riservati: predetermina il "senso comune" PRIMA che si svolga la consultazione elettorale, in modo da assicurarne il risultato, conforme agli aggiustamenti e agli assetti che "spontaneamente" la società deve generare.

Però, se accettiamo questa (non sorprendente) premessa, non è che l'elite abbia chissà quale comprensione recondita, realistica e raffinata: ce lo dice molto bene Galbraith.

E, d'altra parte, un ex big shot della world bank e dell'establishment britannico della finanza istituzionalizzata, qual è Wolf, non è che sia estraneo al concepimento STRATEGICO (cioè di vertice) del messaggio politico, invariabilmente strumentale (sia chiaro), che l'elite intende diffondere.

Quindi, Wolf è sicuramente un PORTAVOCE dotato di attendibilità e ufficialità: ciò che dice riflette veramente la volontà dell'elite.
E, in modo deduttivo, ci consente di risalire al suo "sentiment": ebbene, ESSI non hanno più il pieno CONTROLLO DELLA SITUAZIONE. Sanno che lo stanno perdendo e si affidano ai propri uomini più spendibili...

Perchè stiano perdendo il controllo è evidente: l'ideologia politica (questo e null'altro è) del liberismo internazionalista è roba rozza, priva di attendibilità previsionale.

Ad attestarlo, per restare all'ultimo secolo di sono due guerre mondiali, con in mezzo la rivoluzione d'ottobre e la crisi del '29: due intermezzi che condizionano le cose e ci spiegano anche come abbiano, proprio ESSI, sostanzialmente perso la seconda di queste due guerre mondiali (avendo vinto malamente la prima).

Certo, non sono allo stato estirpabili e rimangono come componente inevitabile della società; ma la loro rozzezza fa sì che la loro perdita di controllo derivi sempre dagli stessi errori.
Di cui, dopo una breve depressione da sconfitta (ogni tanto), in fondo si compiacciono: si trovano sempre dei nuovi servitori e dei nuovi sicofanti con cui riprendere il controllo, ma sempre ciclicamente fino al solito punto di rottura.
NON POSSONO SEMPLICEMENTE IMPARARE, perchè è costantemente insito nelle loro limitate e brutali premesse cognitive.
Eppure, ESSI sono tra noi, accampati come predoni spietati, che si divertono a infliggere sofferenze, anche se non ne traggono direttamente giovamento."










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4. Insomma, anche e proprio assistendo a ogni episodio del conflitto finale (o noi o loro!), oggi in corso, dobbiamo sempre tenere presente che il capitalismo, finanziarizzato, secondo una precisa convenienza che nasce dal monetarismo e dall'affermarsi irresistibile dello slogan per cui "lo Stato è come una famiglia", domina e distrugge e riplasma gli equilibri sociali di cui, tuttavia, oltre un certo limite non può fare a meno: persino le elezioni idrauliche e persino gli Esecutivi dominanti nelle organizzazioni internazionali metasovrane, hanno bisogno della massa dei "perdenti" (come li chiama Wolf) che abbocchi alla propria "etica".


Dunque, la "questione mediatica" rimane sempre fondamentale: perché è lì che si annida la forza delle elites mondialiste, è lì che si decide della labile possibilità di sopravvivenza della democrazia.


5. E lì che si colloca l'estremo e unico rimedio di ESSI per evitare di rendere conto dei propri errori.
Ogni singola parola, notizia, dichiarazione, messa in scena, tattica, di dissidio interno alla elite e ai loro mandatari, va perciò sottoposta a un'attenta presa di distanza in nome della consapevolezza.
Ogni singolo elemento dell'agenda dell'informazione mediatica è studiato per costituire un tassello della conservazione del potere oligarchico. Senza eccezione alcuna.
Una consapevolezza che si raggiunge solo attivando le proprie risorse cognitive, di studio e di passione civile per la democrazia: non possono continuare all'infinito avendo di fronte cittadini preparati e impermeabili alla loro continua pressione mediatica.
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E questo, persino, anzi specialmente, se questa pressione prende decisamente la direzione porta il dissenso ad arenarsi sulla corruzione, sulla solidarietà pelosa di chi ha interesse al multiculturalismo per "terminare" interi popoli, (senza avvantaggiare chi li sostituisce), al greve litigio, cinicamente nichilista, sui diritti cosmetici:


"...con la scusa voltairriana che ciò che va contro la morale o la sensibilità comune non tolleri la tirannia della maggioranza - e si riconosce di conseguenza il "diritto civile" alla minoranza - il liberale impone il relativismo culturale.

Quindi la democrazia sostanziale diventa la dittatura della maggioranza, la dittatura oligarchica diventa democrazia. Quindi la libertà è schiavitù e il free trade è pace.

Se accetti che la dialettica nella fase capitalistica può essere ridotta alla pura contraddizione tra liberalismo e socialismo, converrai che i "diritti civili" in quest'ultimo non vengono fondamentalmente discussi: si danno per scontati.

(Come si danno per scontati in Costituzione, art.3, ma transeat)


L'unica battaglia che veniva considerata alla stregua della conquista dei diritti sociali, era quella per l'emancipazione femminile, per le analogie con l'oppressione causata dai rapporti di produzione.

I diritti civili sono precipuamente un problema per i poveri cristi.

Il problema rimane sempre e solo la miseria e l'ignoranza che questa impone.
Basti pensare alla differenza di sensibilità verso le minoranze che si incontrano tra la colta e ricca città e la provincia.



In una democrazia compiuta non ci sarebbero mai stati neanche dei referendum sui diritti civili (Ndr: perché non ci sarebbero state resistenze culturali guidate dall'alto alla loro naturale affermazione, come corollario logico della eguaglianza sostanziale e del principio partecipativo di tutti i lavoratori alla vita politica, economica e culturale del Paese)


Pubblicato da Quarantotto a 18:50 Nessun commento: Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest
 
posted by Maurizio Gustinicchi
ROMANIA, QUANDO LA SOVRANITÀ FA IL BENE DI CITTADINI E SISTEMA BANCARIO

Romania, aumento dei prestiti in moneta sovrana (ma pure in euro e in dollari),

contestuale aumento del PIL

e ovvia riduzione delle aziende insolventi:

e della disoccupazione:


Altro che bail-in e austerity!
Qui, addirittura, i salari nel manifatturiero aumentano:

Così si fa per sistemare le cose: MONETA SOVRANA, DEFICIT, INFLAZIONE, PRESTITI E CRESCITA!
Anzi, per assurdo, in presenza di certe situazioni/condizioni si potrebbe anche limitare o azzerare il deficit, per la felicita’ delle destre, il sistema funzionerebbe comunque!

http://scenarieconomici.it/romania-quando-la-sovranita-fa-il-bene-di-cittadini-e-sistema-bancario/#
 
Posted on 08/02/2015
http://marcodellaluna.info/sito/2015/02/08/le-risorse-nascoste-del-banking/ Si è aperta una non rosea stagione di trattative sindacali. ABI ha disdetto il contratto nazionale di lavoro dei bancari adducendo esigenze di innovazione nei servizi e risparmio sul personale, a seguito di un calo degli utili in uno scenario generalmente depresso e di deterioramento dei crediti. Quindi, o meno salario, o meno occupazione. Ma questo principio si può e si deve concretamente rovesciare, perché la torta è… più larga di quanto si è abituati a pensare, e di quanto vorrebbe far intendere il documento denominato Posizione ABI sui temi principali del rinnovo contrattuale, “Perimetro contrattuale” e trattamento economico.
Col presente articolo intendo fornire conoscenze che cambiano strutturalmente e in positivo le premesse delle trattative, rivelando risorse scientificamente accertate e insite nel banking, da diffondere tra i colleghi bancari e adoperare energicamente nel negoziato, siccome esse sono utili per ripensare tutta la situazione, e la loro attuale propagazione fa prevedere l’imminente richiesta di una profonda rettifica del modo di redigere il bilancio bancario, particolarmente in fatto di utili.
Non bisogna lasciarsi ingabbiare nella vulgata ABI della realtà aziendale (e con “vulgata” non mi riferisco al solo documento succitato, ma al complesso della dottrina economico-finanziaria che essa ha sposato), dal suo piano di psicologia aziendale applicato… a voi, lavoratori dipendenti.
Questa vulgata è formulata per impedire di parlare e persino di pensare su molti aspetti della realtà e per imporre una formulazione dei problemi in una chiave tale da pre-determinare, come esito, lo schiacciamento dei diritti e delle prospettive professionali, che è l’obiettivo datoriale. Un obiettivo che può essere raggiunto combinando due cose che gli ultimi governi (non eletti) hanno donato ai datori di lavoro: il diritto di cambiare le mansioni ai dipendenti (fungibilità) e il diritto di licenziare (quindi di porre i dipendenti sotto la minaccia di demansionamento e licenziamento). E’ prevedibile – proprio perché la controparte datoriale già si è preparata nel 2014 sia con una massiccia campagna di schede di valutazione negative, sia lamentando un problema di professionalità del personale bancario – che fra qualche tempo partirà un’ondata strumentale di spostamenti mansionali arbitrari, diretta a far apparire professionalmente inidonei anche coloro che sono invece idonei alle mansioni in cui sono stati formati e collocati, ma non nelle nuove mansioni (ad esempio, il funzionario addetto alla qualità del credito che viene ri-mansionato agestore affluent, o viceversa), allo scopo di creare il presupposto per licenziare. Sarà così possibile sbarazzarsi del personale ritenuto in eccesso o troppo costoso, e passare a una massiccia esternalizzazione attraverso società controllate che riservano al personale un trattamento di stretto risparmio – perché questo è il modello generale: comprimere i diritti salariali, previdenziali etc. dei dipendenti per migliorare i bilanci in funzione del mercato finanziario, ignorando quello macroeconomico, nel quale già si vede che questa politica del lavoro produce collasso dei redditi, della domanda aggregata, quindi dei ricavi e della solvibilità: una spirale recessiva.>Questo dovrebbe essere sempre tenuto e fatto presente: soprattutto se applicata per singole aziende, senza una visione aggregata, la logica del libero mercato finanziario produce disastri sul piano economico, cioè della produzione, dell’occupazione, dei redditi, perché è una logica di breve termine, di bilancio, che persegue ciecamente la compressione dei costi e trascura gli effetti distruttivi di lungo termine, sull’economia reale (tanto più che la finanza speculativa guadagna proprio sulle oscillazioni, sugli shock, non sulla stabilità, quindi non è da seguire). ABI non ha il diritto di agire con questa logica, siccome è un’associazione di imprese che esistono perché lo Stato ha dato loro la licenza bancaria ed esercitano in via esclusiva una funzione eminentemente pubblica, in virtù di una pubblica licenza bancaria, cioè la creazione e regolazione del credito l’economia nazionale, per la quale la finanza è un mezzo, non il fine; quindi ABI ha il dovere di agire con un’ottica nazionale, di lungo termine, con riguardo all’economia reale. Che non è quella del bilancio e della finanza.
Per rompere lo schema e uscire da questa gabbia concettuale, da questa prospettiva falsata ad hoc dalla controparte, non è necessario ricorrere allo sciopero. Vi sono altri mezzi, molto meno conflittuali e molto più adeguati ai tempi e al progresso dell’informazione. Mezzi che, a differenza dello sciopero, non comportano costi e sacrifici per i lavoratori, ma piuttosto a un lavoro di networking, di p.r. e, prima ancora, di apertura dei propri orizzonti culturali. Innanzitutto, visto che la controparte ABI lamenta scarsa professionalità, bisogna replicarle che “certe” banche da tempo non erogano più corsi e richiederle l’organizzazione di opportuni corsi, corsi certificati onde il datore di lavoro non possa disconoscerli, ricordandole che per questo la banca riceve fondi europei. Se non lo farà, smentirà se stessa. E sarà più facile per i licenziati impugnare vittoriosamente il licenziamento davanti ai giudici del lavoro. Anzi, si può studiare la possibilità di una class action per ottenere dal giudice l’ordine di provvedere alla formazione, o in subordine risarcire i danni conseguenti alla mancata formazione. Insomma, c’è spazio per mettere le mani avanti. Già una simile class action è stata avviata contro la Regione Sicilia.Ma in questo articolo vi voglio indicare e documentare anche un altro mezzo, credo ancora più potente.Un responsabile dell’ufficio fidi e mutui di una nota banca, nel 2007, dopo aver letto la prima edizione del mio saggio Euroschiavi, mi scrisse: «… un giorno, aprendo un fido su un c/c, mi sono chiesto: Ma ‘sti soldi, da dove cavolo vengono? È possibile che vengano creati solo battendo una serie di tasti sul PC?” Poi hanno cominciato ad arrivare le informazioni, quasi mi stessero aspettando…».
In proposito vi sono da tempo tre teorie:
La teoria ufficiale, recepita dal linguaggio delle leggi: la banca è un’intermediaria finanziaria, cioè presta i soldi della raccolta: tanto raccoglie, tanto può prestare. Da un lato riceve depositi, e dall’altro lato li presta, applicando una forbice di interessi, e guadagnando su questa e sulle commissioni; quindi, se presta 100, in bilancio deve registrare un calo di cassa di 100, e un incremento di 100 dei crediti. Ovviamente, ogni mancato rimborso dei prestiti concessi è una pari perdita. La quantità di liquidità, il money supply, è generata interamente dalla banca centrale di emissione e non dipende dalla quantità di credito erogato dalle banche.
La teoria per gli “istruiti”, insegnata a ragioneria e all’università, è quella della riserva frazionale: la singola banca può prestare un multiplo delle sue riserve, cioè può creare moneta creditizia o scritturale o contabile per un multiplo delle sue riserve – diciamo dieci volte – emettendo bonifici, lettere di credito, assegni etc. E siccome questi mezzi di pagamento possono essere depositati in altre banche (o su altro conto della medesima banca), andando così ad aumentare le loro riserve, essi mettono queste altre banche in condizioni di emettere ulteriore moneta contabile. L’effetto complessivo è di una moltiplicazione reciproca da parte del sistema bancario, in virtù della quale, se la banca centrale opera un incremento iniziale di 100 di moneta legale, con un moltiplicatore di 10 abbiamo un aumento di liquidità totale, nel sistema, di 9.900. La banca, quindi, non è un semplice intermediario finanziario, e l’uso di questa definizione, anche da parte dei testi di legge, è ingannevole. L’attività creditizia delle banche, comportando la creazione di mezzi monetari privati accettati anche dal settore pubblico (con l’assegno circolare della banca voi potete pagare le tasse o il prezzo di un terreno all’asta del tribunale), è in contrasto con la legge, ossia col Testo Unico Bancario, che concede alle banche licenza di intermediare (raccogliere e prestare) il risparmio ma non di creare moneta, e col Trattato di Maastricht, che, all’art. 105, riserva la creazione monetaria, sotto forma di banconote, al Sistema Europeo delle Banche Centrali. In ogni caso, poiché la banca, secondo questa teoria, intacca frazionalmente le sue riserve per erogare il prestito, necessariamente ad ogni erogazione le sue riserve in bilancio devono ridursi in proporzione al rapporto frazionario.La terza teoria è che la banca – ogni banca, individualmente – crei direttamente i mezzi monetari che presta,semplicemente aprendo un conto di disponibilità intestato al cliente e scrivendoci sopra l’importo che intende prestare, senza attingere dalla cassa e senza usare o intaccare le riserve. Quindi crea moneta creditizia al 100% ex nihilo e la presta. O più esattamente la crea con l’atto del metterla a disposizione o prestarla. Il prestato (il messo a disposizione) non preesiste al prestare (al mettere a disposizione). L’incompatibilità col Tub (che consente alle banche solo l’intermediazione) e con Maastricht (che riserva la monetazione alla BCE sotto forma di banconote) è totale. Questa è la teoria che esponevo in Euroschiavi e che indusse il vostro collega del settore fidi e mutui a scrivermi quelle poche ma significative righe di commento e conferma. Leggendo il mio libro, aveva capito che cosa realmente faceva quando erogava, ossia aveva capito che creava liquidità, e che questa capacità di creare mezzi monetari è la vera peculiarità della banca, conferita di fatto (anche se non di diritto) dalla licenza bancaria, e che rende il prestare della banca qualitativamente diverso dal prestare di qualsiasi altro soggetto, perché qualsiasi altro soggetto presta solo denaro che si è procurato in precedenza in cambio di qualcosa (oppure con una rapina, un furto, una frode…); sicché, se non recupera quanto ha prestato, soffre una perdita vera e propria, mentre la banca no, quindi può sopportare molto bene le perdite sui crediti e non ha bisogno di scaricarle sul trattamento salariale dei dipendenti o sui livelli occupazionali, né sui depositi dei clienti (bail in). Questo privilegio ha, come presto vedremo, ulteriori conseguenze su come dovrebbero essere formulati i bilanci in fatto di ricavi e sull’imponibile fiscale effettivo. Ma in generale tutta la faccenda delle della sorveglianza, crisi bancarie e dei rimedi ad esse, va riconsiderata.
Orbene, che le cose stiano come spiega questa terza teoria è stato dimostrato scientificamente dal prof. Richard Werner dell’Università di Southampton mediante un esperimento, che è stato filmato da una troupe televisiva. Su International Review of Financial Analysis – 36 (2014), Werner ha pubblicato un paper su questo esperimento1, col titolo Can banks individually create money out of nothing? – The theories and the empirical evidence (Possono le banche creare denaro dal nulla? Teorie e prove empiriche).L’esperimento è stato molto semplice: previo accordo con la Raiffeisenbank Wildenberg, una banca cooperativa della Bassa Baviera inserita in una rete di molte banche cooperative servite da un unico sistema contabile elettronico, il 07/08/13 Werner personalmente si fece erogare un mutuo di 200.000 Euro. Prima e dopo l’erogazione, e di nuovo il giorno dopo, egli si fece stampare il bilancio (balance sheet, situazione contabile) della banca per confrontare il suo stato (le singole voci contabili) prima e dopo l’erogazione del mutuo. Dal confronto tra le due situazioni, risultò che la banca aveva aumentato i propri crediti di 200.000 (a fronte della registrazione di una pari uscita), mentre non vi era stata alcuna variazione in meno vuoi delle riserve, come avverrebbe se fosse corrispondente alla realtà la teoria della riserva frazionaria, vuoi di alcun altro conto o fondo, e specificamente della voce “cassa”, come avverrebbe se fosse corrispondente alla realtà la teoria della banca come intermediaria. La banca aveva movimentato solo il nuovo conto.Quindi la banca aveva effettivamente aumentato il proprio attivo patrimoniale a costo zero proprio con l’atto del prestare. In effetti, aveva creato un conto di disponibilità in favore del mutuatario Werner e vi aveva digitato dentro un importo, accreditandosi al contempo la medesima somma. Sarebbe interessante controllare se, quando il prestito viene rimborsato, le varie banche cancellano o non cancellano questa posta attiva.
> La scritturazione contabile operata nell’erogazione da parte dei funzionari della banca registra :
EUR CREDIT LIABILITIES BALANCE
Current account 200,000
Loan 200,000 -200,000
Bank Sum Total 200,000 200,000 0,00

Cioè i mezzi monetari, l’oggetto del prestito, sono creati semplicemente registrando ex nihilo un debito contro un credito, con un’operazione contabile esclusiva e peculiare delle banche, che nessun altro operatore economico potrebbe compiere, e che nondimeno fa quadrare il bilancio. Ma – osservo io – a quanto ammontano i mezzi monetari così creati? A 200.000, cioè la “somma” prestata, o a 400.000, ossia a quelli prestati al cliente più il credito che la banca ha registrato a proprio avere? Se questo credito è in qualche modo utilizzabile dalla banca come (se fosse) moneta, allora la creazione monetaria totale che si fa nell’erogare un prestito di 200.000 è di 400.000.>Questo esperimento (il quale ha ulteriori aspetti e corollari, che per brevità qui tralascio) conferma la terza teoria sulla origine dei depositi bancari (della liquidità bancaria) confutando le altre due, cioè quella della banca come intermediaria finanziaria, e quella della riserva frazionaria, dato che ambedue ritengono che un prestito possa essere erogato soltanto usando denaro preesistente. D’altronde, per non citare me stesso2, già la Fed e la Bank of England, recentemente, avevano pubblicato papers3 da cui appare che il grosso, circa il 97% della liquidità (M1), consiste in denaro bancario privato (contabile, scritturale, creditizio), e solo il resto in legal tender, ossia moneta legale creata dalle banche centrali di emissione: euro-note. E molti l’avevano capito in occasione della crisi finanziaria del 2008, in quanto si spiegava che la causa del liquidity crunch (restrizione della liquidità) era… il credit crunch (restrizione del credito bancario). Quindi il money supply è creato dal prestito bancario e, dopotutto, Werner ha confermato, col suo esperimento, ciò che già si sapeva e vedeva. I tempi erano maturi. Ancora prima, l’economista Antonino (Nino) Galloni aveva formulato, in termini vicini a questi, un disegno complessivo di come la banca “produce” il credito-liquidità nel saggio Il futuro della banca – Lineamenti di teoria bancaria e finanziaria (Eurilink Roma 2014 – pp.11-26).
> Del resto, il funzionamento e la stessa esistenza di Target2, la piattaforma per pagamenti interbancari nell’Eurozona (e non solo), dimostrano che il denaro sui conti correnti bancari, anche se denominato “euro”, non è l’euro, e non è creato dalla BCE ma dalle banche dei singoli paesi aderenti. Infatti, se fosse l’euro “vero”, l’euro-valuta legale della BCE, per fare un bonifico di 1.000 euro dal mio conto corrente italiano a quello del mio fornitore in Germania, la mia banca opererebbe quando fa un bonifico a un altro conto corrente italiano, a un altro conto corrente ABI, anziché passare per Target2, cioè chiedere alla Banca d’Italia di prestarle 1.000 euro della BCE (e la Banca d’Italia lo fa indebitandosi verso la BCE), con cui viene eseguito l’accredito sul conto corrente tedesco. Infatti, l’euro vero disponibile al privato, ossia la banconota e il conio, è egualmente spendibile e accreditabile sui conti correnti direttamente (senza cioè passare per le banche centrali) in qualsiasi paese dell’Eurozona. Il che dimostra in modo diretto e compiuto, che gli “euro” segnati sui conti correnti italiani non sono veri euro (la valuta legale), non sono emessi dalla BCE, sono diversi anche dagli “euro” segnati sui conti correnti tedeschi (greci, spagnoli, finlandesi…), e non sono l’Euro, la valuta legale del SEBC, di Maastricht, l’unica ammessa e lecita. Sono una moneta privata, creata internamente a ciascun sistema bancario nazionale, e diversa per ogni sistema bancario (cioè per ogni paese). In Italia, sono la moneta dell’ABI. Contabilizzarla al medesimo modo e con la medesima denominazione dell’Euro vero, è scorretto, ingannevole, illecito. E’ un’elusione del Trattato di Maastricht.Dal punto di vista del bilancio, dei ricavi e dell’imponibile, le conseguenze sono facilmente immaginabili: l’importo prestato comporta automaticamente un ricavo di pari importo, quindi, se il bilancio un domani verrà fatto fedelmente, risulteranno maggiori gli utili e maggiore reddito. Sarebbe interessante controllare se, quando il prestito viene rimborsato, le varie banche cancellano o non cancellano questa posta attiva.E’ significativo che le tre teorie siano esistite fianco a fianco per molti decenni senza mai essere verificate sperimentalmente per accertare quale fosse quella vera. Evidentemente, è un tema molto delicato, sul quale si è preferito mantenere l’oscurità e la disinformazione, senza le quali non si potrebbe continuare a parlare, anche da parte del legislatore, delle banche come “intermediarie finanziarie” senza che la gente anche solo un poco esperta del settore si accorgesse dalla falsità di questa definizione, del contrasto tra le leggi in materia bancaria e ciò che le banche realmente fanno, e degli erronei presupposti tecnici degli interventi sulle crisi bancarie, i cui costi sono stati, nel mondo, scaricati principalmente sui conti pubblici (quindi sui contribuenti) e sui risparmiatori (bail-in), con effetti molto negativi sull’economia reale.Insomma, gli impatti di quanto sopra sulla macroeconomia sono notevoli, ma a voi, impiegati e funzionari di banca, oggi impegnati in una critica fase di ristrutturazione aziendale e di sfida ai vostri diritti di lavoratori da parte dell’ABI, non sarà certamente sfuggito che il conoscere questi dati di fatto è una potente arma di negoziato, per imporre nelle trattative che si parta da un piano di verità e che si rinunci, da parte datoriale, a presupposti fasulli, di falsa debolezza e di falsa impostazione contabile di comodo, oramai confutati sia dalla ricerca scientifica che da due primarie banche centrali. Oggi potete sbattere la prova della verità sul tavolo delle trattative, ma insieme dovete diffondere la conoscenza di questa verità, per far partire da essa un movimento di opinione e dibattito tra le categorie produttive, trai mezzi di informazione, tra gli economisti e i politici, così da renderla più forte e più efficace nelle vostre mani a tutela della vostra dignità e del vostro futuro. E diffonderla è facile e non costoso: internet, la rete delle conoscenze personali, i sindacalisti, i convegni e le conferenze stampa, Passaparola. Già oggi, attraverso i blog collegati, questo articolo raggiunge decine di migliaia di persone.>

Marco Della Luna
 
Ciao mototopo, il rischio che qui arrivi la troika è elevatissimo, ma sembra non interessi a nessuno. La Grecia era il futuro lontano, ora è un futuro ravvicinato.
Vedo che posti articoli da Orizzonte48, il titolare del blog è una delle menti più lucide che in questo momento il Paese abbia, ma anche lui nonostante la posizione che riveste è una voce nel deserto. In trent'anni di ordoliberismo, che è il vestito con cui il liberismo si è manifestato in europa, a causa delle Costituzioni rigide, il clero mediatico/accademico ha distrutto, frantumato la capacità logica di un intero paese, unire due semplici puntini sembra una cosa impossibile per molti.
 
posted by Guido da Landriano
J’ACCUSE: TUTTI I NOMI DI CHI CI CONDANNERA’ AL DEFAULT, SE NON CAMBIERANNO IDEA ED ATTEGGIAMENTO



Ci sono momenti in cui un gruppo di persone, anche inconsapevolmente, mette in crisi tutto un mondo, una nazione, un modo di vivere, e lo fa perchè non riesce a comprendere le conseguenze dei propri atti.
Leggendo l’articolo di questa mattina di Fabio Lugano, che potete ritrovare qui sotto,
Sono rimasto senza parole. Il parlamento ha approvato un’accozzaglia incredibile di parole che sembra l’estrazione casuale di termini tecnici da un sacchetto per la riffa. Un insieme perverso ed immondo di articoli generici e contradditori dal quale però, faticosamente, pare di poter capire che :
i tedeschi vogliono punire, ancora una volta, i paesi che hanno un maledetto debito, rendendo più complesso acquistarlo
i tedeschi vogliono trasformare le banche in grandi casinò dedicati alla vendita di derivati, di scommesse, a chiunque.
Naturalmente questo “Report” è stata approvata da qualcuno, non è stata calata dal cielo. Grazie a Dagospia ed a Libero possiamo fornirvi la lista dei deputati italiani che hanno votato questa porcheria:
Simona Bonafè, Mercedes Bresso, Nicola Caputo, Lorenzo Cesa, Alberto Cirio, Sergio Cofferati, Lara Comi,Silvia Costa, Andrea Cozzolino, Nicola Danti, Paolo De Castro, Elisabetta Gardini, Michele Giuffrida, Fulvio Martusciello, Barbara Matera, Alessandra Mussolini, Pier Antonio Panzeri, Aldro Patriciello, Pina Picierno, Gianni Pittella, Salvatore Domenico Pogliese, David Sassoli, Renato Soru, Flavio Zanonato, Damiano Zoffoli.
Segnatevi bene i nomi: se l’andazzo sarà quello attuale e le direttive europee, ed a cascata le legislazioni nazionali, si adegueranno ai desiderata di Berlino, le possibilità di un default del nostro debito saliranno alle stelle, e sono questi i nomi di italiani che dovrete ringraziare. Ecco lalista originale

Ricordate gente, ricordate !



BalzBalz reportbilanciobilancio
 
EURODISASTRO – Se avessimo una Banca Centrale statale e non avessimo aderito all’euro il nostro debito pubblico sarebbe di soli 192 miliardi anziché 2000 miliardi!


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24 ottobre 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
Fonte: http://www.ioamolitalia.it/blogs/vivere-senza-l-euro/eurodisastro—se-avessimo-una-banca-centrale-statale-e-non-avessimo-aderito-all-euro-il-nostro-debito-pubblico-sarebbe-di-soli-192-miliardi-anziche-2000-miliardi.html
di Stefano Di Francesco
19/10/2013 19:04:13


Sarà poi vero che siamo un popolo di ladri, manigoldi, evasori, spendaccioni il cui unico scopo nella vita è rubare al prossimo? Sarà poi vero che solo noi, solo qui in Italia, abbiamo questa morale così incline alle furberie, alla corruzione, al malcostume?
Bèh..in parte è vero, non siamo sicuramente tra i più onesti e virtuosi del mondo, ma esistono popoli e nazioni dove la corruzione è molto maggiore che da noi, dove la tangente è la regola ed il malcostume quotidianità. Pensiamo ai paesi del sud-est asiatico: Cina, Corea, Filippine, Taiwan, … rubano anche lì, però le loro economie vanno a velocità dieci volte la nostra. Forse il problema non è lì.




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Vedere quello che hai davanti al naso richiede una lotta costante”. (George Orwell;)
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