"ANDRA' TUTTO BENE" E' GIA' STATO DETTO?

Così come in tutti i paesi del mondo, anche in Ucraina si studia e si fa ricerca su agenti patogeni.

Stando ad un report diffuso in seguito a un seminario che si è tenuto nel 2012
(intitolato “Biosecurity Challenges of the Global Expansion of High-Containment Biological Laboratories”),
in Ucraina ci sarebbero all’incirca 4mila laboratori di microbiologia.

Ma solo due sarebbero autorizzati a lavorare con agenti patogeni di “primo livello”, i più pericolosi,
e 402 con agenti patogeni di “secondo livello”.

I due laboratori che lavorano con agenti di “primo livello” non sarebbero neanche classificati come BLS-4,
che è la sigla con cui si identificano a livello internazionale i laboratori di massima sicurezza
dove si lavora con agenti patogeni altamente infettivi e mortali, come l’Ebola o il vaiolo.

Uno dei laboratori in Ucraina in cui si lavora con agenti patogeni di “primo livello”,
nel 2012 aveva ricevuto parere positivo per essere classificato come laboratorio BSL-3,
dove si studiano microrganismi pericolosi, che spesso si trasmettono per via aerea,
come il micobatterio della tubercolosi, alcuni virus influenzali, e anche i coronavirus della SARS, della MERS e della Covid-19.

Si tratta dell’ “Ukrainian II Mechnikov Anti-Plague Research Institute” del ministero della Salute dell’Ucraina.

Questo laboratorio è stato ricostruito e aggiornato fino al livello BSL-3
attraverso un accordo di cooperazione tra il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti
e il ministero della Salute dell’Ucraina iniziato nel 2005.



La collaborazione si concentra sulla prevenzione della diffusione di tecnologie,
agenti patogeni e conoscenze che possono essere utilizzate per lo sviluppo di armi biologiche
“, si legge nel report.

Secondo le normative ucraine, questo laboratorio ha un permesso per lavorare
sia con batteri che con virus di primo e secondo livello
.


Anche un secondo laboratorio, l’ “Ukrainian II Mechnikov Anti-Plague Research Institute” del ministero della Salute dell’Ucraina,
ha un permesso per lavorare con i microrganismi di primo livello, ma non è aggiornato a BSL-3.

Questo laboratorio lavora solo con le infezioni particolarmente pericolose ad eziologia batterica.


Il terzo laboratorio aggiornato al livello BSL-3 appartiene alla Stazione epidemiologica sanitaria centrale del ministero della Salute dell’Ucraina.

Questo laboratorio è stato aggiornato sempre grazie alla cooperazione con gli Stati Uniti.

Ha un permesso per lavorare con microrganismi di secondo livello ed è destinato al lavoro con infezioni particolarmente pericolose.

Secondo le informazioni ricevute dalla Central Regime Commission,
la principale autorità responsabile della registrazione dei laboratori microbiologici in Ucraina,
tra i 402 laboratori che hanno i permessi per lavorare con microrganismi di secondo livello,
37 sono subordinati al ministero della Salute.

Di questi 37 laboratori, 6 appartengono a istituti di ricerca, e quindi i loro obiettivi principali sono indagini scientifiche,
mentre 31 laboratori appartengono al Servizio epidemiologico sanitario dell’Ucraina e sono responsabili delle indagini epidemiologiche e diagnostiche.

Trecentosessantadue laboratori che hanno un permesso per lavorare con microrganismi di secondo livello
sono subordinati al Ministero delle politiche agrarie e dell’alimentazione dell’Ucraina.

L’accordo con gli Stati Uniti prevede anche attività legate alla formazione del personale di laboratorio.

Con la collaborazione del Canada invece è stato creato un centro di formazione sulla biosicurezza a Odessa
che funziona come parte dell’ “Ukrainian II Mechnikov Anti-Plague Research Institute”.



I laboratori BSL-4, quelli di massima sicurezza sono davvero pochi nel mondo, almeno ufficialmente.

Queste strutture – diffuse in Europa, Nord America, Asia, Australia e in tre paesi africani: Gabon, Costa d’Avorio, Sud Africa –
comprendono anche l’ormai notissimo laboratorio di Wuhan.

L’interesse per questo tipo di laboratori è piuttosto recente:
delle 42 strutture BSL-4 di cui si conoscono i dati di progettazione, almeno la metà è stata costruita nell’ultimo decennio.

Molti dubbi ci sono sulla sicurezza di queste strutture.

Secondo il Global Health Security Index, poco meno di un quarto dei paesi
con laboratori che operano al massimo rischio biologico hanno livelli “elevati” di preparazione alla biosicurezza.

Circa un terzo, tra cui la Cina, ha livelli “medi”,
mentre il 41% ha livelli “bassi”, come il Sudafrica.


Eppure, gli incidenti capitano.


Dall’ultimo rapporto del Dipartimento della salute degli Stati Uniti
è risultato che nel 2019 diverse tossine e altri materiali pericolosi
sono stati rilasciati per sbaglio ben 219 volte.



In Cina la fuoriuscita di un batterio da un impianto di vaccini a novembre 2019
ha causato il contagio di 6.000 con la brucellosi, una malattia batterica con sintomi simili all’influenza.

Non esiste un laboratorio BSL-3 o BSL-4 sicuro al 100 per 100.

L’incidente può sempre succedere, anche se quasi sempre si tratta di errori tecnici all’interno del laboratorio”,
dice Massimo Galli, ex primario dell’ospedale Sacco e professore ordinario all’Università Statale di Milano.


L’Ospedale Sacco di Milano ospita uno dei due BSL-4 italiani (l’altro è situato allo Spallanzani di Roma)

“Sono strutture sicure, certo”, precisa Galli.
“Ma credo che nessun laboratorio, anche di massima sicurezza, può avere la certezza di resistere a tutte le situazioni”.


Come una bomba, ad esempio.

Un agente patogeno in un laboratorio con soli scopi scientifici, in questo caso, può diventare un’arma biologica.
 
Buongiorno.
Iniziamo la mattinata con il solito radical sinistroide,
Chissà se viene licenziato ?


Giorgia Meloni sbatte gli insulti social del giornalista di sinistra sul proprio profilo Facebook.

La leader di Fratelli d’Italia ha postato uno screenshot del post in questione, che recita:

“Un grande abbraccio alle donne, ma non a tutte,
ho certezza che la percentuale di teste di minchia tra le donne sia la stessa degli uomini,
le donne però sono più numerose”.

Il riferimento dell’insulto di Sergio Camin è la stessa Meloni,
di cui viene caricata una foto proprio sotto alla scritta volgare.


La reazione della numero uno di FdI non si è fatta attendere:

“Ecco le parole che mi dedica questo signore, giornalista pubblicista, nella giornata internazionale della donna.
E questo sarebbe fare informazione?
Provate ad immaginare cosa sarebbe accaduto se un giornalista di destra
avesse dedicato le stesse parole a una rappresentante politica di sinistra…”.


Si parla tanto di misoginia nel nostro Paese,
si parla di discriminazione nei confronti delle donne
ma non è frequente vedere quelli che ben pensano,
quelli che sbandierano il radical chic,
schierarsi a favore di Giorgia Meloni tutte le volte che viene fatta oggetto di insulti e violenze verbali.

Eppure, la leader di Fratelli d'Italia non è diversa dalle sue tante altre colleghe della politica,
attorno alle quali si formano sempre schieramenti blindati nell caso in cui qualcuno dovesse rivolgere loro
gli stessi epiteti che vengono dedicati a Giorgia Meloni.


Il nostro, come sempre, si dimostra essere il Paese dei due pesi e delle due misure.



CAMIN SERGIO 26/03/1950 BOLZANO,BZ 25/01/1999 Pubblicisti
 
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La guerra continua, ma il comico continua a tirare in ballo la nato....

"Non ho mai visto una guerra simpatica, tutte le guerre purtroppo provocano dei disastri mostruosi.
E l'unico modo secondo me per evitare ulteriori sofferenze è che il contendente più debole
si renda conto della propria debolezza e a un certo punto chieda la sospensione dei combattimenti".

Volodymyr Zelensky deve dimettersi.

"Mi domando per quale motivo non si renda conto delle sue difficoltà e non cessi di sottoporre il suo popolo a sofferenze inenarrabili".

Il "simpatico presidente comico dell'Ucraina deve capire che la lotta è impari e non può che finire male.
Meglio finirla subito, anche se era sarebbe stato meglio finirla il primo giorno".


In studio ribattono con il diritto dell'Ucraina a non piegarsi all'invasore.

Ma se Zelensky "se ne fosse andato fuori dai piedi, visto che non gli mancano i soldi per vivere bene, la questione ucraina sarebbe già risolta".

E la resistenza di Kiev?

"Eroismo, patria, onore, sono bei discorsi però di fronte ai morti tutto questo non serve a niente.
Si poteva evitare una strage, non è stato fatto per l'onore. Mi sembra una scemenza".
 
Qualcuno sta giocando a carte coperte.....chissà chi è ? Forse un bidet ?


“C’è ipocrisia nel chiedere una pace con una guerra sempre più cruenta nel cuore dell’Europa?”.
Gruber pone la domanda a Tomaso Montanari, rettore dell'Università per stranieri di Siena,
ospite della puntata del 9 marzo di Otto e mezzo, talk show di La7,
che è molto duro con chi ha lasciato da sola l’Ucraina:

“Credo che sia stato ipocrita il gioco delle grandi potenze,
che hanno giocato a scacchi sulla scacchiera dell’Ucraina
,
sapendo che alla fine davanti a questa scellerata guerra
i pezzi degli scacchi, cioè i corpi degli ucraini, non si sarebbero potuti proteggere davvero.
Chiedono la no fly zone, ma darla sarebbe un’escalation nucleare.
Alla fine vedo due scenari possibili: uno scenario nucleare,
o Putin che vince ed espugna l’Ucraina”.

La partita va risolta con dei negoziati secondo Montanari:
“Ci vuole un tavolo, se questo tavolo arriva è l’unica soluzione possibile,
ci sono rischi di derive neanche immaginabili in questo momento.
Questo è realismo, non utopismo. La pace possibile è realista.
Ci sarà un dopo la guerra e la Russia è parte della cultura occidentale”.
 
In tanti sapevano ed hanno solo ravvivato il fuoco con un unico scopo.
Creare attriti " e vedere l'effetto che facevano". Ora sono contenti.
Solo che stanno dall'altra parte dell'oceano....a farsi il bidet.
Finalmente uno più realista del re.



"La Seconda Guerra Mondiale non è cominciata nel '39,
era già cominciata nel '35 con l'assalto del Giappone all’Asia continentale".

Lo storico Franco Cardini fa un parallelismo inquietante per spiegare le dinamiche hanno riportato, oggi,
un conflitto armato di vaste proporzioni nel cuore dell'Europa.

Mercoledì 9 marzo lo storico è ospite di Veronica Gentili a Controcorrente il programma di Rete 4.


"questa guerra comincia nella distrazione generale, soprattutto degli occidentali, nel 2014".

Un anno iniziato con i fatti di febbraio,

"quello strano massacro di Kiev. Ricordate un personaggio inquietante come Mikheil Saakashvili?",
dice Cardini in riferimento all'ucraino-georgiano, già Presidente della Georgia
e dal 2015 al 2016 è governatore della regione ucraina di Odessa.

"Avete presente l'assassinio dei russi a Odessa alla casa del sindacato? Dopo questo arrivò Putin..."
dice Cardini ricordando poi le sanzioni dell'Occidente che allora piegarono la Russia.


Per lo storico le ragioni del conflitto
"vanno ricercate nel mancato rispetto degli accordi di Minsk
e dell'allargamento della Nato a Est, con la reazione della Russia
che è esplosa con l'intervento militare in Ucraina dopo anni di indifferenza dell'occidente.

Andiamoci piano prima di pensare che Putin voglia far deflagrare il mondo prima di togliersi la spina ucraina".



Cardini manifesta un certo ottimismo per i negoziati, citando Sun Tzu, il generale cinese de L'arte della guerra.

"L'aumento della pressione militare potrebbe presagire una maggiore volontà di trattare".


E l'ospedale pediatrico bombardato?

"In Afghanistan o in Iraq si chiamavano danni collaterali per cui poi l'occidente si scusava.
Il buon senso ci deve spingere a chiederci se i generali russi sono contenti di questo incidente.
Non credo, per il danno d'immagine, che ne consegue".
 
Mentre nel silenzio quasi completo, questi mi tirano fuori una bella gatta da pelare.
Ma come ?Ricordo di uno che disse "basta con i dpcm. Ora si fa tutto con i decreti legge.
Il parlamento deve dire la sua".....ahahahahahahahah alla faccia della coerenza.
E Voi - uno come questo - lo chiamate "salvatore della patria" ?


Un green pass eterno o quasi.

La validità del certificato è stata aggiornata a 540 giorni a partire dalla somministrazione della terza dose di vaccino anti-Covid.

Un anno e mezzo, rinnovabile per lo stesso lasso di tempo.

Tutto messo nero su bianco in Gazzetta Ufficiale dove, il 4 marzo scorso,
è stato pubblicato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri datato 2 marzo 2022, recante

“Aggiornamento delle modalità di verifica dell’obbligo vaccinale e del green pass”.


"Il Governo porta a 540 giorni la validità del #greenpass,
con un’automatica estensione per altri 540.

Le Nazioni europee aboliscono le restrizioni
e l'Italia continua con le limitazioni delle libertà.

Che senso ha portare a quasi 3 anni la validità di uno strumento inutile?"
 
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Poi c'è quest'altro che cerca di coprire.


Dal punto di vista delle misure che includono l'uso del certificato verde

il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, ospite a ’Mattino 5', su Canale 5

ha ribadito che il green pass "è qualcosa di temporaneo" la sua durata "la decide la circolazione del virus".

Che duri per sempre "non è pensabile", assicura.

"Ad un certo punto dovrà terminare, rimarrà una vaccinazione, fortemente consigliata a ogni stagione ma spero non obbligatoria".


Il super green pass per il posto di lavoro "credo andrà rivisto, anche molto presto, con la circolazione attuale del virus".
 
In tutte le guerre i civili sono stati sacrificati. Sempre.

Da quando esistono le guerre. Prima e dopo Cristo.

Ed è per questo che sono fermamente contro coloro

che hanno messo i carboni ardenti sul fuoco, hanno aizzato

ed ora partecipano ai giochini. Immacolati. Candidi.

Indignati.
 
Chi ha vissuto due terzi della propria vita in una città come Modena
i cui tempi d’oro hanno visto un 54 per cento al Pci,
ha tuttora difficoltà a definire Russia quel pezzettino di terra che va dai Balcani allo stretto di Bering.

Prima del mortale imbarazzo del novembre dell’89,
quando cadde il muro che difendeva l’Eden orientale
dall’assalto di milioni di occidentali attratti dal sogno di quel paradiso,
il lavaggio quotidiano e indiscriminato del cervello era straordinario.

Si esclamava la parola libertà persino a distanza di migliaia di chilometri da Mosca, faro di democrazia.

La parola Russia, invece, era proibitissima, e i rari, eroici non comunisti che osavano pronunciarla
erano prontamente redarguiti da qualcuno dei novantamila commissari del popolo su centosettantamila abitanti.

“Si dice Ugnione Scioviettica, la Russia non esiste più, era quella degli Zar contro il popolo. Sci aggiorni!”.

Il sistema sovietico era riprodotto miracolosamente in una delle regioni più ricche e produttive d’Italia.

Il metodo, semplice, era il modello emiliano,
il cui calembour fu genialmente riprodotto da un vignettista dell’epoca: falce, martello e dollaro.

Dunque, i più ricchi tenevano la Ferrari a Montecarlo,
mentre in città giravano su un rottame Fiat, mai Zaz, Uaz, Zigulì, troppo esposte.

Del resto, gli stessi Agnelli hanno sempre strizzato l’occhio ai compagni.

In Emilia, tutti votavano Pci, e gli impiegati “moderati”,
costretti alla cessione del quinto per cambiare lo scaldabagno rotto,
non capivano tanto amore scioviettico di tutti questi ricconi.


Come in ogni regime, sono sempre passati solo i figli dei devoti, devoti a loro volta:
concorsi, posti di lavoro privilegiati, licenze facili.

L’aristocrazia rossa metteva al rogo tutto ciò che non era omologato,
dai libri alla musica, persino chi non era contrario, ma neanche osannante i micro-scioviet locali.

Del resto, i pochi esclusi da questo circolo dei migliori erano in gran parte democristiani
in cerca di piccole raccomandazioni dagli avversari ai quali occhieggiavano fino alla paralisi palpebrale.

Il cattocomunismo per loro era colazione, pranzo e cena.

Alla messa per il patrono San Geminiano, il sindaco era nel primo banco,
e il Cremlino era informato: lui lo faceva a fin di bene.

Socialisti pre-craxiani divisi fra quelli che preferivano stare in giunta a raccogliere briciole
e quelli che aspettavano l’alba del sol dell’avvenire.

Ai missini, democraticamente, non era concessa Piazza Grande per i comizi,
mentre le tre mezze ali, Pri, Psdi e Pli stavano in una gabbietta come gli uccellini rari:
non contavano niente, ma nessuno torceva loro una piuma,
e, anzi, qualcuno lanciava loro persino un po’ di becchime.


In periferia, invece, i vecchietti erano chiamati a raccolta in garage e grandi cantine condominiali per le riunioni del Partito.

Dovevano rinunciare a Pippo Baudo, portarsi da casa la sedia impagliata,
applaudire sempre e comunque il compagno della federazione di Modena,
e vederlo come un sciòviet sciupremo, perché i livelli più alti di lui si potevano ammirare solo in televisione.

Ovviamente, nessun dibattito.

Al massimo, domande a cui lo statista non risponderà,
avendo già la conclusione pre-stampata e fotocopiata dalla sede.


A Modena il sistema non è cambiato, anche se sono cambiate le sigle dei partiti.

La mentalità è la stessa, ma si può dire Russia, diventata una grande democrazia,
in cui ai giornalisti si alleggerisce il lavoro dotandoli delle stesse veline,
dettate dallo stesso comunista del Kgb che ha cambiato due dei tre colori della bandiera,
fingendo di ripristinare quella originale.


Ora tutti commentano, sono certi di attribuire colpe e ragioni,
anche se la situazione è talmente intricata che l’esercito dei leoni da tastiera preferisce semplificare.


Ma tutti gli attori di questa tragedia vengono da terre che hanno vissuto mezzo secolo

in una situazione in cui il concetto di libertà non è mai stato nemmeno ventilato.



E tuttora, anche se sono giovani, vivono in un regime identico, ma ridenominato.


Come si fa in Italia per placare le coscienze rispetto alle ingiustizie che nessuno vuole sanare ?
 
E' il principio che conta.


“Una cortesia chiedo al governo italiano, sì, una concessione,

perché ormai di diritti non se parla proprio:

se una disposizione, discutibile e vessatoria,

vale per i cittadini italiani, deve valere per tutti!”.


“Vedo che i rifugiati verranno accolti ed aiutati, come è giusto che sia,

ed a loro non verrà richiesto green pass ma ‘hanno bisogno solo di un abbraccio’.


Però anche gli italiani ‘hanno bisogno solo di un abbraccio’ e niente richiesta di green pass”.


Lo status di rifugiato, ha evidenziato Sileri,
“non prevede l’obbligo del Super Green pass:
è chiaro che noi offriremo la vaccinazione,
ma quello che serve alle persone che giungono da noi ora, è un abbraccio”.


“Questo caso è estremamente complesso, intricato e difficilmente leggibile.

Mi lascia interdetto, troppi punti di vista contrastanti.


Una sola cosa mi sento di affermare:

quando si vuole far smettere due contendenti

non bisogna aiutare,

tifare od

incitare i duellanti.


Bisogna mettersi in mezzo e separarli”.
 

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