"ANDRA' TUTTO BENE" E' GIA' STATO DETTO?

Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Potenza) resterà fermo fino al 14 marzo.

Lo ha comunicato l'azienda giustificando la decisione con il "perdurare della crisi per l'approvvigionamento dei semi conduttori".



Strana comunicazione, vero ?
Perchè solo un mese fa, la direzione comunicava questo :

Lo stabilimento Stellantis di Melfi - dove vengono realizzate le Jeep Compass e Renegade e la 500X - incrementa i ritmi di lavorazione.

Dopo un incontro tra i vertici aziendali e i sindacati si è appreso che, a partire da marzo,
i volumi produttivi saliranno per attestarsi sulle 30mila vetture al mese.

Saranno aumentati i turni e cesserà la necessità di ricorso agli ammortizzatori sociali.



In una nota, l’azienda ha fatto sapere di ritenere che

“tale necessità produttiva sia una condizione che potrebbe ragionevolmente avere una continuità nei mesi a seguire.
Per far fronte a questo, già a partire dal 14 febbraio, ci sarà il rientro di tutte le persone in trasferta, in Italia ed in Europa,
e la modifica parziale dell'ammortizzatore sociale in essere, con la riduzione di circa 540 lavoratori,
che ricoprono mansioni specialistiche e di coordinamento, già dal 7 febbraio”.


Che ci stiano prendendo per il kulo ?
 
Beh, in quanto a figure dimmerda, bisogna ammetterlo, non siamo secondi a nessuno.
Però tutti rimangono al loro posto.
Burattini ? Profittatori ? Paura di rimanere senza lavoro ? .....Incapaci.



“La superbia degli ignoranti è divenuta davvero smisurata.

Le persone poco evolute o ottuse

non si vergognano per nulla di queste loro disgraziate qualità,

ma anzi in esse attingono coraggio”
.


Così Fëdor Dostoevskij ha scritto nel suo “Diario di uno scrittore”,
quasi anticipando personalmente la risposta a coloro che hanno avuto la brillante idea,
presso l’Università di Milano-Bicocca, di annullare un corso, tenuto dal professor Paolo Nori,
sul celebre scrittore per evitare polemiche a causa della guerra in atto.

La vicenda, se non facesse piangere, farebbe ridere,
ma al di là di ogni reazione emotiva
s’impone l’esigenza di una riflessione razionale sull’accaduto.
 
In primo luogo:

sorprende che molti, quasi tutti in effetti,
non abbiano ancora compreso che il tentativo di censura di Dostoevskij
è intimamente connesso con la vicenda della pandemia.

Come si è cercato di censurare, denigrare, delegittimare il pensiero critico verso la gestione pandemica
– etichettandolo come ideologia No vax o No pass
così oggi si cerca, sulla base delle stesse dinamiche logiche, di censurare lo scrittore russo,
come del resto in passato chi ha mosso critiche al Ddl Zan è stato censurato in quanto omofobo.

La logica, insomma, è sempre la stessa:

al mutamento del caso,

la causa è identica,

ed è sostanzialmente l’intolleranza per il pensiero diverso

che si cela dietro il perbenismo,

la finta tolleranza

ed il politicamente (o pandemisticamente) corretto.



Come ha notato Herbert Marcuse, infatti,

“ciò che oggi si proclama e si pratica come tolleranza

è in molte delle sue più effettive manifestazioni al servizio della causa dell’oppressione”.


Del resto, perfino una certa insulsa intellighenzia cattolica,

molto pensata e poco pensante,

propaga articoli in base ai quali

molti No vax si sarebbero riciclati come pro-Vladimir Putin

soltanto perché – come Sergio Romano o Henry Kissinger –

avrebbero cercato di dichiarare qualcosa di diverso

rispetto alla narrazione ufficiale sulle cause della guerra russo-ucraina,

pur senza volerla giustificare.


Che molti non comprendano le connessioni

tra la violazione dei diritti fondamentali introdotta con il Green pass

ed il tentativo di censura di Dostoevskij

è proprio il sintomo della mancanza di capacità di sintesi

e della necrosi del senso critico

che oramai domina a ogni livello della società e della cultura,

pur nell’epoca delle lauree compulsive in cui tutti si fregiano di molteplici titoli.


Purtroppo, come ripeteva Plutarco,

non è la barba che fa il filosofo,

così come non è la laurea che attesta la capacità intellettiva di qualcuno

(al più attesta infatti qualche capacità tecnica e non di più).


Solo studiando e comprendendo fino in fondo l’opera complessa e profonda di autori come Dostoevskij,

si possono cogliere le connessioni tra la tentazione della censura del suo pensiero

e la gestione pandemica avvenuta in violazione dei principi fondamentali della democrazia e dello Stato di diritto.
 
In secondo luogo:

l’idea di poter cancellare un corso universitario su un autore vissuto circa due secoli prima della guerra in corso
è tanto ridicola e grottesca, quanto il pensare di trovare una responsabilità di Dostoevskij per ciò che sta accadendo tra Russia e Ucraina.

Chi è stato artefice e promotore di una simile idea,

qualunque sia il suo grado e ruolo accademico,

dovrebbe essere licenziato e bandito per sempre da ogni ateneo italiano,

in quanto non in grado di comprendere la natura e lo scopo dell’insegnamento universitario.



L’Università, sebbene oggi in Italia sia così per lo più intesa,
non è infatti una caserma di addestramento di battaglioni di ideologizzati
e ideologizzanti fantoccini che devono imparare pappagallescamente a memoria
delle formule di pensiero preconfezionato da diffondere al di fuori del mondo accademico.

L’Università dovrebbe essere la fucina in cui tra il maglio della cultura e l’incudine del pensiero
dovrebbero essere forgiati gli spiriti e gli intelletti di uomini liberi,
cioè capaci di accedere alle risorse dell’umana razionalità senza paradigmi eterodiretti
e senza apriorismi ideologici come quelli imposti dal politicamente o dal pandemisticamente corretto.


Che si cerchi di abolire un corso universitario per evitare polemiche

a causa della nazionalità dell’autore che si intende studiare

è la negazione più frontale e radicale dello spirito e della ratio dell’insegnamento universitario.


L’Università
dovrebbe insegnare a essere polemici,
per evitare che i battaglioni di fantoccini,
del tutto privati del loro spirito critico,
prestino il loro consenso all’Adolf Hitler o allo Stalin di turno.


Quanto più infuria la guerra, come disconoscimento profondo e totale della natura relazionale dell’essere umano,
tanto più un autore come Dostoevskij, che nella natura umana ha scavato,
si è immerso e ne ha sviscerato le ombre, dovrebbe essere studiato.

È la Russia che muove guerra?

Allora, si dovrebbero moltiplicare e non annullare i corsi sul pensiero letterario e filosofico russo!

Ieri è stata la Germania a muovere guerra?

Si studino gli autori tedeschi!

Domani potrebbe essere la Francia?

Si studino i francesi!


L’Università, infatti, non serve a recepire nozionismi inutili e inutilizzabili soltanto per far sfoggio del diploma di laurea;


l’Università che non irrobustisce, vivifica e fortifica lo spirito critico,

talvolta minore e talvolta maggiore di cui si è dotati dalla nascita,

è soltanto un diplomificio e quindi del tutto inutile.


Certo, la maggior parte dei docenti intende l’Università proprio in questo modo vile e avvilente,

ma il criterio della maggioranza non ha mai costituito un valido principio legittimante per le cose che in se stesse

sono false poiché contrarie alla verità,

ingiuste poiché opposte alla natura umana,

folli poiché avversarie dell’umana ragione.


Che la maggioranza abbia approvato seraficamente il Green pass

è la prova di quanto poco e male si sia studiato fino a oggi il pensiero di autori come Dostoevskij;

e che molti di coloro che fino a ieri erano a favore del Green pass

oggi si straccino le vesti in favore di Dostoevskij comprova quanta confusione esista in giro,

proprio in virtù di traballanti fondamenta culturali e mentali

che non riescono a far avvertire la stridente e schizofrenica contraddizione.
 
In terzo luogo:

l’idea di poter censurare Dostoevskij

è la prova provata di quanto siamo ancora sideralmente lontani

– e con la pandemia la distanza è drasticamente aumentata –

dalla realtà della democrazia e dello Stato di diritto

con cui, tuttavia, si fa tanta retorica oggi

nelle aule scolastiche come in quelle universitarie,

nelle piazze come nei giornali,

nelle televisioni come nelle parrocchie.




In conclusione, la rivolta contro la ragione e la verità, quale è quella di simili proposte,
incatena l’uomo alla miseria della storia,
così come una falsa idea di libertà, coincidente con l’arbitrio assoluto,
lo inchioda a un terribile destino di servaggio e tirannia.

Sforzarsi di leggere, comprendere e ricordare autori come Dostoevskij
non significa dunque cercare di essere banalmente dotti,
ma avvicinarsi di più alla conoscenza dell’essere umano,
cioè dirigersi verso quella autentica libertà della mente e dello spirito,
e dunque della vita, che dovrebbe essere la vocazione di ogni persona
e che Dostoevskij, meglio di tanti altri, ha saputo investigare e condensare nelle sue opere,
poiché, come ha ben insegnato un suo profondo conoscitore quale è stato Nikolaj Berdjaev
(il più brillante filosofo russo del XX secolo):


“Dostoevskij conduce l’uomo per le vie estreme dell’arbitrio e della rivolta,

per rivelare che nell’arbitrio si uccide la libertà,

che nella rivolta si nega l’uomo”.
 
Veramente, questi sono fuori di testa.

Secondo il consueto report settimanale di Agenas

le terapie intensive in Italia restano stabili con occupazione al 7% da pazienti Covid.

Su scala nazionale migliora la percentuale di posti letto occupati, in area non critica, da pazienti Covid, arrivando al 16%

SETTE PER CENTO.



La "data simbolo" è quella del 31 marzo,
quando scadrà lo stato d’emergenza per la pandemia che il governo non rinnoverà,
ma per la liberazione vera si dovrà attendere Pasqua, che nel 2022 cade domenica 17 aprile,
o tutt'al più maggio.

Green pass, mascherine, obbligo vaccinale, a scandire il calendario delle rieperture è il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri.

"La pandemia volge verso il termine, e questo avviene già da qualche settimana.
Se continua così arriveremo a fine mese con meno di 200 o massimo 250 persone in terapia intensiva,
così da poter riprendere la normale attività di prestazioni negli ospedali"

dice a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora.

Oggi mancano da somministrare
"circa un terzo delle terze dosi, va molto meglio di quel che pensavamo.
Dobbiamo proseguire su questa strada per garantire la sicurezza in futuro",
ha aggiunto il medico sul vaccino.

È innegabile che "il peggio è alle nostre spalle" ribadisce Sileri che si dice
"favorevole a rimodulare il green pass
fino alla sua abolizione a partire da aprile con progressività
.
Soprattutto per quanto riguarda i luoghi di lavoro",

Da capire però come sarà questa gradualità,
anche se in base a quando detto da Sileri
un alleggerimento del certificato verde potrebbe scattare già all'indomani della scadenza dello stato di emergenza.


"Lo status di rifugiato non prevede l’obbligo del super green pass
mentre consente l’accesso alla nostra sanità.
Oggi o domani uscirà una circolare del nostro ministero,
verranno fatte tutte le procedure necessarie e verrà offerto il vaccino",

annuncia SIleeri che spiega in merito all’arrivo dei profughi ucraini in Italia:

"Per prendere i mezzi di trasporto si utilizzerà il tampone".


NOI NO. NOI PERCHE' SIAMO APPESTATI, IL MEZZO PUBBLICO
NON POSSIAMO PRENDERLO.
 
E la racconta uno ...e poi due ...e poittre...ma ...sarà mica vera ?


È bufera per le parole in tv di Alessandro Orsini,
direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della Luiss, l'università privata romana.

Giovedì 4 marzo il professore è intervenuto a Piazzapulita,
il programma condotto da Corrado Formigli su La7,

dove ha sostenuto la tesi che, alla fin fine, è colpa dell'Europa se il presidente russo Vladimir Putin

ha scatenato la guerra in Ucraina perché si è sentito pressato e costretto a difendersi.



Lo Zar era "terrorizzato", dice Orsini che scatena una pioggia di reazioni.

Nel suo intervento il docente vuole dire la sua sulla "narrazione in Italia in questo momento".

"Non riusciamo a spiegarci perché Putin veda nella Nato un pericolo,
perché non è arrivato alcun pericolo dall'Europa.
Il punto fondamentale è che blocco occidentale ha fatto cose che hanno terrorizzato Putin".

Orsini si riferisce all'intervento in Siria,
"dove l'Europa ha un sacco di morti sulla coscienza"

che ha "costretto" la Russia a intervenire a sua volta,

tra l'altro questa "è anche una delle ragioni per cui ha dovuto ritardare l'intervento militare in Ucraina".

Non solo.

Orsini cita il colpo all'Iran, amico di Mosca, dove Trump

"ha disintegrato con due missili nel traffico di Baghdad il generale Soleimani".



Insomma in Europa "è facile dire che Putin è un pazzo "

ma in realtà non è così, dice il professore lanciando basiti gli ospiti in studio.


Orsini è contro anche all'invio di armi da parte dell'Europa a Kiev,
perché non sarebbero sufficienti a fermare l'esercito russo
e spingerebbero Putin ad una escalation degli armamenti.
 
Ma chi avrà il coraggio di votare questa gente ?


Alla fine resta tutto com'è sulla riforma del catasto.

Per un solo voto la proposta emendativa della Lega,
che mirava ad evitare che la revisione degli estimi
si trasformasse in un aumento delle tasse sulla proprietà, non è passata.

Dunque dal 2026 il governo futuro, destra o sinistra che sia,
avrà un pulsante in mano da schiacciare per colpire la proprietà immobiliare.

Per ora il monitoraggio del patrimonio edilizio partirà senza problemi,
le case fantasma saranno censite,
e quelle con rendite non collegate ai valori di mercato, rivalutate.

Un lavoro che durerà quattro anni.

Alla fine sulla base dei nuovi numeri
sarà l'esecutivo di quel momento a decidere se applicarli,
con il rischio più che concreto che le tasse sulla case aumentino complessivamente.


E su questo punto è andato in scena alla Camera uno scontro furioso tra le diverse anime della maggioranza.

Dopo vari tentativi diridimensionare la norma, condotti da Lega e Forza Italia, si è andati alla conta.

Ma la Commissione ha respinto l'emendamento soppressivo dell'articolo 6 della delega fiscale, sulla revisione del catasto.

La votazione si è chiusa sul filo: 23 voti contrari, 22 favorevoli, nessun astenuto.


Decisivo per bocciare la modifica il voto di Alessandro Colucci di Noi con l'Italia
(presieduta da Maurizio Lupi) che ha votato con il Pd.


Una scelta motivata dallo stesso Colucci:
«Noi con l'Italia ha valutato nel merito il tema
ed ha deciso di ritirare la firma del presidente Lupi dall'emendamento soppressivo
perché l'aggiornamento catastale, approvato in Consiglio dei Ministri,
è un atto necessario e città come Roma e Milano l'hanno già fatto.
Restiamo convinti anche della necessità di non alimentare tensioni nel governo
in un momento critico come questo, con la guerra alle porte dell'Europa».
 
«con la riforma del catasto a valore di mercato,

ci saranno più tasse per tutti gli italiani e sulle compravendite anche delle prime case.

Non solo: anche Isee più alto e quindi tante famiglie non più esenti

o che pagheranno di più servizi come asilo nido, mensa, scuolabus e assistenza domiciliare.

Pd, LeU, 5S, Ive Azione non hanno irresponsabilmente voluto sentire ragioni.

Ora abbiano anche il coraggio di spiegarlo agli italiani».
 
Le Borse europee cedono.

Si respira un clima pesante.


Il prezzo del gas torna a salire.


Milano
ha toccato un calo del 4 per cento nell’indice Ftse Mib.

Con l’invasione russa dell’Ucraina, Parigi ha registrato una perdita del 3,4 per cento,

Francoforte del 3,2 per cento, Amsterdam del 2,9 per cento, Londra del 2,7 per cento e Madrid del 2,3 per cento.


In Piazza Affari, che dopo il picco di ribassi è tornata su un calo inferiore ai quattro punti percentuali, guidano i cali le banche,
con Unicredit e Mediolanum anche sospese in asta di volatilità, mentre Bper cede il 7 per cento.

In calo del 6 per cento sempre sotto quota 0,28 Tim, in controtendenza Inwit (+1 per cento).


Seduta drammatica per le Borse asiatiche.

Tokyo in chiusura lascia sul terreno, nell’ultima seduta della settimana, il 2,23 per cento.

Pesante anche Hong Kong che cede il 2,69 per cento.

Shanghai e Shenzhen hanno invece chiuso con una flessione rispettivamente dello 0,96 per cento e dell’1,28 per cento

Sydney invece dello 0,57 per cento e

Seul dell’1,22 per cento.


La Borsa di Mosca resta chiusa per il quinto giorno consecutivo, segnando un record nella storia del Paese.

È quanto scrive Bloomberg citando la Banca centrale russa.

Dall’ultima volta che la Piazza di Mosca è stata aperta,
i titoli russi quotati a Londra hanno azzerato il proprio valore, prima di essere sospesi.


Le aziende europee esposte in Russia hanno perso più di 100 miliardi di dollari di valore.


Il rublo resta debolissimo sul dollaro ma recupera.

La moneta russa, che prima della guerra in Ucraina trattava a 75 sul dollaro,
viene scambiata a 110 sul biglietto verde, dopo i 117 di ieri.


Torna a salire il gas.

Dopo un avvio sotto i 150 euro, il prezzo ad Amsterdam allunga a 175 euro Mwh
con un incremento dell’ 8,8 per cento ma ancora lontano dal massimi di 200 euro anche se c’è forte volatilità.

La quotazione a Londra è a 415 penny al Mmbtu con un rialzo dell’8 per cento.
 

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