Titoli di Stato area non Euro ARGENTINA obbligazioni e tango bond (3 lettori)

Luca_niubbo

Forumer storico
Io ho venduto il 50% di quello che avevo, in perdita (pmc 67, prezzo di vendita 38.5).

Troppo timore di finire come con il venezuela, con prospettive nulle...
 

Jsvmax79

Forumer storico
Io ho venduto il 50% di quello che avevo, in perdita (pmc 67, prezzo di vendita 38.5).

Troppo timore di finire come con il venezuela, con prospettive nulle...

Ma non penso....poi dipende dalla tua size... se sovraesposizione ci può stare.

Io ricordo che finché erano quotati i bonos quotavano tra i 27 ed i 34 35 (quando si sperava in un regime chance veloce)

sul Venezuela la fregatura sono le sanzioni purtroppo

È credo e spero che la cosa non si ripeta....
 

IL MARATONETA

Forumer storico
Io ho venduto il 50% di quello che avevo, in perdita (pmc 67, prezzo di vendita 38.5).

Troppo timore di finire come con il venezuela, con prospettive nulle...
Se ti servivano le minus, hai preso la palla al balzo.
Non penso che l'Argentina si possa paragonare al Venezuela e lo spero pure. Il fatto stesso che le cedole vengano puntualmente onorate, sta a dimostrare che il governo intende trovare un accordo tra i creditori. Ho letto, tra i post di Tommy di ieri, che c'è chi ipotizza recovery maggiori del tuo pmc.
Non voglio dirti che non hai fatto bene a vendere, voglio solo evidenziare che, investendo in Hy, è bene prima farsi un esame e capire il proprio livello di propensione al rischio.:cinque:
 

StockExchange

Forumer storico
Io ho venduto il 50% di quello che avevo, in perdita (pmc 67, prezzo di vendita 38.5).

Troppo timore di finire come con il venezuela, con prospettive nulle...

Il punto è che quando si prospettano scenari ci si deve anche immaginare una distribuzione di probabilità dei vari esiti.

Quante probabilità vedi che il caso argentino esiti in :

- Applicazioni di sanzioni commerciali USA che si estendono anche al divieto di transare i loro titoli finanziari in qualsivoglia mercato planetario per cui ognuno si tiene i suoi ad ammuffire in ptf con impossibilitá di venderli anche volendolo.

- Guerra civile. Non si può escludere che in gravi sconvolgimenti di questo genere i titoli vengano di fatto congelati e gli intermediari rifiutino anche di transarli, nell'attesa di una soluzione al conflitto e di avere un governo di riferimento. Ad esempio non so se esistevano sui mercati internazionali titoli di stato libici, non ho mai approfondito ma non credo.
Qualcuno sui forum ne avrebbe parlato. Titoli spazzatura finiscono sempre sotto i riflettori di noi speculatori de noantri da forum.
Ma se ci fossero, certo che ora i bh non avrebbero vita facile e sarebbero verosimilmente in una moratoria dalla tempistica e contorni quanto mai incerta, non dissimile dal Venezuela.

- Proclamazione di un ripudio totale del debito.
In questo caso, si badi bene, non c'è ragione perché il mercato smetta di scambiare. Ed infatti scambia comunque in genere OTC.
Si può al limite vedere la sospensione sui mercati regolamentati tipo il tlx perché potrebbero volersi cautelare chissá, magari da rivalse dei nuovi investitori acquirenti sul secondario, che un domani potrebbero dire che il tlx ha permesso compravendite di titoli zombie. Come se poi quando compro un titolo a 5 o 10 io non debba sapere che sto comprando uno zombie :D.
Tuttavia in genere OTC anche titoli ripudiati scambiano. Si comprano e vendono semplicemente dei claim da portare in tribunale.
Questo caso benché diverso dal Venezuela, lo assimiliamo al più unico che raro blocco delle contrattazioni del paese caraibico, perché di fatto sarebbero scambiabili, ma probabilmente a 10 o meno e probabilmente molto illiquidi se si pensa che non si avrebbe una sufficiente leva per far cambiare avviso per via giudiziaria ai governanti del paese, riguardo un ripudio unilaterale. A quel punto restano solo una scommessa che un governo futuro (dovendo stimare anche quanto lontano in termini di tempo e legislature) voglia riguadagnare la fiducia del mercato e sanare il misfatto del furto totale.


Tolti i suddetti tre casi come fai a rischiare con un titolo di stato addirittura azzeramento o blocco totale dei fondi (quest'ultima l'attuale situazione Venezuelana) ?
Secondo me la scelta migliore, se sei pessimista su questa vicenda entro limiti ragionevoli, era di mettersi nelle condizioni più difensive possibili. Ossia se esposto su alcuni titoli relativamente cari (come ad esempio titoli a rendimento facciale alto come il centenario o la discount o titoli che vedono un margine di lucro anche nella scadenza non lontanissima, nella speranza che questa non venga modificata) a titoli più difensivi che costano meno. Su questi c'è upside anche notevole se alla fine ne esce una ristrutturazione soft, e ci si potrebbe rifare delle perdite sin qui sostenute per chi avesse dato troppo presto fiducia all'Argentina di Macrì a ben altri prezzi da quelli odierni.
E di contro c'è meno spazio per chissà quale downside su ipotesi di soluzioni più hard landing che non esitino però in disastri conclamati.

Poi se siamo diretti verso guerra civile, pestilenza, sacro ripudio unilaterale bolscevico proclamato urbi et orbi, o diventare una specie di minaccia talebana per la sicurezza nazionale secondo il dipartimento di stato USA, al punto da diventare i loro titoli oggetto di interesse dell'OFAC, allora hai fatto bene ad essere all out.
Dimentico altre ipotesi ?
Nuova guerra delle Falkland contro UK ? :D(neanche questa a ben vedere portò al default se non venti anni dopo, al progredire continuo del dissesto, ma al giorno d'oggi ci potrebbero essere anche rappresaglie finanziarie facili del mondo occidentale: le guerre si fanno passare anche e soprattutto dalla finanza ormai).
 

StockExchange

Forumer storico
Io ho venduto il 50% di quello che avevo, in perdita (pmc 67, prezzo di vendita 38.5).

Troppo timore di finire come con il venezuela, con prospettive nulle...

Scusa, sopra ti ho risposto di impulso, ma poi rileggendo il tuo post mi accorgo che hai proprio voluto vendere (o diciamo alleggerire l'esposizione) di fatto giá sui (quasi) minimi di titoli di per se tra i meno cari, forse tra i più difensivi.

Ha senso sicuramente se eri molto esposto e anche solo se pensi che tra le inevitabili schermaglie che avremo davanti, ci saranno occasioni di riacquisto anche a meno.
Il che è senz'altro possibile e forse persino probabile. Ma a meno di disastri nelle trattative non ti consiglierei neanche di aspettare cifre sotto i 30 per ricomprare più in basso. Altrimenti più che una ristrutturazione consensuale starebbero andando verso un naufragio totale.
Comunque modulare l'esposizione circa il rischio relativo che si può sopportare rispetto al proprio ptf è sempre corretto.

Lo sbaglio è rimanere ingessati a prescindere.
Singolare ad esempio è la figura dell'investitore che reputandosi prima di tutto creditore, si aggrappa ai propri titoli rifiutandosi di accettare perdite dalla vendita in tutto o in parte, appellandosi al proprio sacro diritto di riavere cento (ottimismo della volontà), ma nutrendo un pessimismo cosmico sulla vicenda (pessimismo della ragione o ben oltre la ragione) sacramentando ogni giorno che sono e saranno sempre dei ladrones e piove governo ladro. Il punto è che a una view deve sempre corrispondere una operatività e una rimodulazione del portafoglio altrimenti restano solo chiacchiere di chi è rimasto paralizzato dal crollo e riesce solo a sperare e sacramentare al contempo, magari come l'icastico vecchietto del west che mastica tabacco e impreca :D.

Aggiungo, imho, che se avevi il pmc a 67 su titoli che oggi quotano a 38, forse il grosso della perdita nei prezzi attuali, lo avevi già subito. Resta meno downside di quanto non si sia già scesi in termini %. Almeno su queste più difensive. Come ho già detto mi aspetto dai prezzi espressi nel pur ampio range della trentina (da 30 a 39 benchè tra gli estremi di questa forbice non ci passa proprio poco in termini %) grande resilienza e resistenza di certi supporti psicologici di mercato.
Sotto 30 si passa da distressed debt e ristrutturazione consensuale a Titanic.
 
Ultima modifica:

tommy271

Forumer storico
Se ti servivano le minus, hai preso la palla al balzo.
Non penso che l'Argentina si possa paragonare al Venezuela e lo spero pure. Il fatto stesso che le cedole vengano puntualmente onorate, sta a dimostrare che il governo intende trovare un accordo tra i creditori. Ho letto, tra i post di Tommy di ieri, che c'è chi ipotizza recovery maggiori del tuo pmc.
Non voglio dirti che non hai fatto bene a vendere, voglio solo evidenziare che, investendo in Hy, è bene prima farsi un esame e capire il proprio livello di propensione al rischio.:cinque:

Ottima considerazione.
 

tommy271

Forumer storico
El S&P Merval rebotó un 5,7% por recomposición de carteras

27 Noviembre 2019

El índice líder de BYMA subió a 33.930 unidades, luego de caer 4,12% en la rueda anterior.


Mariana Leiva






La bolsa porteña rebotó este miércoles por recomposiciones de carteras tras la fuerte baja registrada en la sesión previa, en una operatoria se desarrollaba con selectividad y reducidos negocios ante la poca participación de inversores institucionales.

El índice líder S&P Merval de Bolsas y Mercados Argentinos (BYMA) subió un 5,7%, a 33.929,7 unidades, luego de caer 4,12% en la rueda anterior.

Las principales alzas fueron registradas por las acciones de Central Puerto (10,9%), Grupo Financiero Galicia (9,5%) y Banco Macro (9,3%). En tanto, las únicas bajas fueron anotadas por Aluar (-3,1%) y Ternium (-1,1%).

El mercado se disparó "de la mano del rebote de los acciones de bancos y energéticas en Wall Street, aunque bajo un volumen que continúa limitado y refleja la prudencia y selectividad que privilegian los operadores en la recta final hacia el 10 de diciembre", dijo Gustavo Ber economista de Estudio Ber.

El analista consideró que "los activos domésticos continúan con tono expectante y volátil a la espera de las principales políticas económicas que se implementarán a partir del '10-D'".

Agregó: "ello se debe a que sólo aquellos operadores más orientados al trading están rebalanceando posiciones al ritmo de las señales políticas y económicas, aún dentro de un ambiente de más reducida operatoria, dado que en cambio los inversores estratégicos se inclinan por el 'wait and see' a la espera de mayor claridad sobre los lineamientos".

Para Ber, "entre las prioridades se estima que estará la reestructuración de la deuda, a raíz de la urgencia que imponen los próximos vencimientos, aunque en simultáneo se monitoreará la consistencia fiscal que tendrá asociada la propuesta aún más sin nuevos recursos desde el FMI".



Riesgo país y bonos


Por su parte, el riesgo país de Argentina -elaborado por el banco JP.Morgan- subía cuatro unidades a 2.276 puntos básicos.

En este contexto, los principales bonos en dólares cerraron con mayoría de alzas. El Bonar 2024 cerró casi estable mientras que el Bonar 2020 subió un 0,6% y el Discount bajo ley argentina avanzó un 2,5%.

El analista Ariel Guzmán, de Rava Bursátil, destacó que "los precios de los títulos argentinos ya tienen descontados una reestructuración bastante agresiva pero igualmente siguen experimentando variaciones importantes de sus precios debido a la incertidumbre que reina en el mundo inversor tanto local como internacional relacionada con el nuevo gobierno y los nuevos funcionarios del país".


El S&P Merval rebotó un 5,7% por recomposición de carteras
 

tommy271

Forumer storico
El dólar cerró debajo de los $63 por noveno día consecutivo, contenido por el cepo cambiario hard y la oferta del agro

27 Noviembre 2019

El billete verde terminó sin cambios a $62,87 de acuerdo al promedio de Ámbito en bancos y agencias de la city porteña.


Juan Pablo Marino[email protected]







Con la continua oferta del agro, el dólar cerró estable este miércoles por lo que alcanzó nueve jornadas consecutivas cotizando debajo de los $63, en el marco en una plaza condicionada por el cepo hard y que cuenta con la intervención cotidiana de la banca oficial.

Pese a otra jornada negativa para la mayoría de las monedas de América Latina, el billete minorista culminó sin cambios a $62,87, de acuerdo al promedio de Ámbito en bancos y agencias de la city porteña.

En el Banco Nación, el dólar operó estable a $62,25, mientras que en el canal electrónico se consiguió a $62,20.

Por su parte, en el Mercado Único y Libre de Cambios (MULC), el dólar mayorista retrocedió 17 centavos a $59,77, tras la fuerte suba en una rueda donde se mantuvieron las puntuales compras de bancos oficiales, a cuenta del BCRA, por unos u$s50 millones. Desde la implementación del cepo hard -hace casi un mes- la entidad conducida por Guido Sandleris ya sumó a sus reservas cerca de u$s2.500 millones, provenientes del mercado cambiario.

El volumen operado cayó un 27% a apenas u$s267 millones (uno de los más bajos del mes), por lo que no influyó demasiado las vísperas de un feriado de EEUU (Día de Acción de Gracias), cuando generalmente se suelen adelantar transacciones.

Las exportaciones estuvieron presentes desde temprano liquidando más divisas, ante la expectativa de mayores retenciones para cereales y granos. Sin embargo, la demanda se activó a media mañana, llevando otra vez el precio a $ 59,93, apenas un centavo debajo del cierre previo. En la última hora, ya no hubo tantas órdenes de compra, mientras se intensificó la oferta, por lo que el dólar acentuó su retroceso contra el peso.


Dólar blue, "CCL" y MEP


Más demandado, el dólar blue trepó $1 y alcanzó su mayor valor en lo que va del mes, al cerrar a $69,25, según el relevamiento de Ámbito en cuevas del microcentro porteño. De este modo, el spread con el dólar minorista superó el 10%.

En el mercado bursátil, a su vez, el dólar "contado con liqui" subió 57 centavos a $72,84. En consecuencia, la brecha con la cotización mayorista se ubicó en el 21,9%.

En tanto, el dólar MEP o Bolsa avanzó 40 centavos a $70,51, lo que implicó un spread del 17,8% frente al precio de la divisa que opera en el MULC. Las brechas siguen reflejando una mayor calma, a pesar de la expansión monetaria y las menores tasas.


Tasa de Leliq


La autoridad monetaria siguió desactivando el negocio de las Leliq, que este miércoles marcó una tasa de interés en el mínimo de 63,003%. Frente a un vencimiento de $170.498 millones, el Central adjudicó un total de $144.006 millones.

En la primera licitación del día, el BCRA convalidó Letras de Liquidez a siete días de plazo a una tasa promedio de corte que se ubicó en 63,003%, con un monto adjudicado de $106.128 millones.

En la segunda subasta, el monto adjudicado a siete días de plazo fue de $37.879 millones a una tasa promedio de corte de 63,001%, siendo la tasa máxima adjudicada de 63,01% y la mínima 63,00%.

“El BCRA dejó libres en el mercado de dinero unos $26.000 millones, que no influyeron en el tipo de cambio, ya que se aplicaron por los bancos a devoluciones de préstamos, y cancelaciones de deudas. Otro tanto se volvió a recolocar en algunos activos en pesos que aún mantienen tasas altas”, describió Fernando Izzo, de ABC Mercado de Cambios.


Futuros y reservas


En el mercado de futuros ROFEX, todos los plazos sufrieron leves bajas en torno al 0,5%, con un volumen operado de u$s458 millones.

Los plazos más cortos concentraron casi 45 % de los negocios. Los meses de noviembre y diciembre, terminaron a $59,90 y $65,10; con una tasa de 39,69% y 95,73%, respectivamente.

Por último, las reservas internacionales del Banco Central subieron u$s25 millones y finalizaron en u$s43.761 millones.


Monedas de la región


La mayoría de las monedas de América Latina operaban a la baja este miércoles, a pesar de un mayor optimismo a nivel global por un pronto acuerdo comercial entre Estados Unidos y China para poner fin a una prolongada disputa entre las dos principales economías del mundo.

El presidente de Estados Unidos, Donald Trump, dijo el martes que su país está en las etapas finales de su intento por alcanzar un acuerdo comercial con China, pero que al mismo tiempo Washington tiene los ojos puestos en las manifestaciones en Hong Kong, donde desea ver una democracia.

"Estamos con ellos", afirmó Trump. "Tengo una muy buena relación, como saben, con el presidente Xi (Jinping). Estamos en la parte final de un acuerdo muy importante, creo que se podría decir uno de los acuerdos de comercio más importantes. Va muy bien pero al mismo tiempo queremos que todo vaya bien en Hong Kong".

Sin embargo, este optimismo se veía diluido por las sostenidas protestas políticas y sociales que sacuden a Bolivia, Colombia, Ecuador y principalmente a Chile, donde ya se cumplieron 41 días de manifestaciones con un alto saldo de muertos, heridos y millonarias pérdidas.

El real brasileño se depreciaba un 0,62%, mientras que el peso chileno se hundía un 1,11%, a 808,20/808,50 unidades por dólar, a un nuevo mínimo histórico intradía. "El peso está muy presionado por la incertidumbre de los inversionistas que se refugian en el dólar ante los temores de que las manifestaciones sigan creciendo y tengan consecuencias desastrosas para la economía", dijo un operador de una corredora de bolsa en Santiago.

El peso colombiano operaba con una caída de un 0,60% a un mínimo histórico contra la divisa estadounidense de 3.497,95 unidades, impactado por demanda de dólares por parte de agentes para cubrir riesgos en medio de la ola de protestas que cumple una semana y amenaza con intensificarse.

El sol peruano mostraba un retroceso de un 0,02% y el referente de la bolsa avanzaba un marginal 0,03%.

Por último, el peso mexicano cotizaba en 19,5115 por dólar, con una ganancia marginal del 0,02% frente a los 19,5152 pesos del precio de referencia del martes.

El dólar cerró debajo de los $63 por noveno día consecutivo, contenido por el cepo cambiario hard y la oferta del agro
 

Users who are viewing this thread

Alto