Topuan
Forumer storico
Iris, quando un leader mondiale alza bandiera bianca
di Franco Locatelli
commenti - |![](/proxy.php?image=http%3A%2F%2Fwww.ilsole24ore.com%2Fimg2007%2Fico_print.gif&hash=bf89f1c9042d7bf0d519c7bc5dc6343a)
| ![](/proxy.php?image=http%3A%2F%2Fwww.ilsole24ore.com%2Fimg2007%2Fico_chmin.gif&hash=7ecf03848af1ca6ef622782ba537ad33)
![](/proxy.php?image=http%3A%2F%2Fwww.ilsole24ore.com%2Fimg2007%2Fico_chmax.gif&hash=c0c1782bdb93c2581bd4016e4e75ebe3)
10 gennaio 2009
Piastrelle, al gruppo Iris mobilità per 780 addetti
Dell chiude in Irlanda
Lenovo licenzia 2.500 dipendenti
Articoli Correlati - versione betaPomigliano riapre a febbraio
In caduta gli ordini per i superyacht
Con la crisi cambiano i modelli del lusso
Piombino spegne le acciaierie
Gli analisti avvertono: criteri difficili da gestire
Quando un'azienda chiude è sempre una sconfitta. Per tutti: per l'imprenditore, i soci, i dipendenti, i fornitori e la comunità. Ma quando l'azienda è un fiore all'occhiello del suo distretto la sconfitta è doppia. Se poi la chiusura arriva come un fulmine a ciel sereno è un dramma: umano e sociale. La liquidazione volontaria dell'Iris Ceramica di Sassuolo di Romano Minozzi, uno dei simboli del made in Italy e capogruppo di una multinazionale che è fra i leader mondiali della ceramica, è questo e altro ancora. Con la messa in mobilità di 780 lavoratori è anche un piccolo terremoto e, insieme, un grido d'allarme.
Ci sarà tempo per valutare una decisione inattesa, ma per giudicare bisogna prima capire. E il verbale dell'assemblea sociale che il 5 gennaio avvia l'autoscioglimento è un libro aperto. Per Minozzi l'epilogo comincia da Soros. Le parole del finanziere di origini ungheresi impressionano l'imprenditore: «Noi – aveva detto Soros in agosto – stiamo vivendo la fine della società del benessere: è la fine di un'era». Chiosa il titolare di Iris: «È l'inizio dell'era glaciale».
Continua u pagina 12
La sindrome della crisi di Iris Ceramica parte da Soros ma per Romano Minozzi i prodromi dell'«era glaciale» vengono da più lontano: addirittura dall'ingresso della Cina nella Wto del 2001 e dalla conseguente espansione del suo «capitalismo selvaggio» fino all'esplosione della crisi finanziaria americana e ai suoi devastanti effetti sull'economia reale e sul settore della ceramica e del porcellanato tecnico. L'analisi dell'escalation della crisi alimenta e accresce la convinzione dell'imprenditore modenese di trovarsi in un tunnel senza via d'uscita. Il buio è ovunque: nell'industria e nella finanza, a Sassuolo e a Wall Street. Minozzi porta a sostegno del suo ragionamento sull'irreversibilità della crisi, che è locale e nazionale ma anche planetaria, la bellezza di 36 pezze d'appoggio: dalle sofferenze della Fiat e della Toyota al crollo dell'immobiliare, dalla caduta della produzione industriale italiana e al credit crunch, fino al fallimento di 70mila aziende cinesi. Come quelle di George Soros anche le parole di Paul Krugman non lo lasciano indifferente: «In Europa come negli Stati Uniti il problema è il tempo» ma «nel mondo le economie stanno inabissandosi velocemente».
La geometria delle passioni è ormai a senso unico e le paure uccidono le speranze. «Nel quadro della crisi planetaria e italiana si inserisce purtroppo la crisi della nostra società» commenta Minozzi che snocciola, una dietro l'altra, le tappe del calvario che comincia nel 2007 con la caduta del fatturato. Inizialmente Iris Ceramica pensa di rispondere alla tempesta con un progetto di ristrutturazione da 5 milioni e 977mila euro di investimenti, ma le vendite crollano del 41,2% nel biennio 2007-8, gli ordini calano senza sosta, l'utilizzo degli impianti subisce una drastica contrazione e, nel dicembre del 2008, il fatturato accusa una discesa del 46,2% in valore e del 54,1% in quantità rispetto a due anni prima. «Il quadro è del tutto negativo».
Siamo alla resa finale: per la Iris Ceramica liquidare l'azienda, con la par condicio dei creditori e la messa in mobilità di tutto il personale, è meglio che dissipare il patrimonio sociale. Scelta della disperazione o mossa che si può ridiscutere? Possibile che per un gioiello di azienda in difficoltà non ci siano alternative alla liquidazione? Tutto questo ce lo dirà la cronaca, ma la chiusura di Iris fa meditare perché, nella sua unicità, è lo specchio di una crisi che, in talune sue dirompenti manifestazioni, non avevamo mai conosciuto.
La situazione di molte aziende in quasi tutti i comparti ora è questa.....sona azzi....
tirare avanti in perdità e rischiare il fallimento,o liquidare finche si è in tempo.
di Franco Locatelli
![ico_comment.gif](/proxy.php?image=http%3A%2F%2Fwww.ilsole24ore.com%2Fimg2007%2Fico_comment.gif&hash=534d21ce641edeb543e4c2802ceecd71)
![](/proxy.php?image=http%3A%2F%2Fwww.ilsole24ore.com%2Fimg2007%2Fico_print.gif&hash=bf89f1c9042d7bf0d519c7bc5dc6343a)
![](/proxy.php?image=http%3A%2F%2Fwww.ilsole24ore.com%2Fimg2007%2Fico_mex.gif&hash=72a6a5970901cbe04a1de64638198601)
![](/proxy.php?image=http%3A%2F%2Fwww.ilsole24ore.com%2Fimg2007%2Fico_chmin.gif&hash=7ecf03848af1ca6ef622782ba537ad33)
![](/proxy.php?image=http%3A%2F%2Fwww.ilsole24ore.com%2Fimg2007%2Fico_chmax.gif&hash=c0c1782bdb93c2581bd4016e4e75ebe3)
10 gennaio 2009
![iris_azienda-324x230.jpg](/proxy.php?image=http%3A%2F%2Fwww.ilsole24ore.com%2Fart%2FSoleOnLine4%2FARCH_Immagini%2FEconomia%2520e%2520Lavoro%2F2009%2F01%2Firis_azienda-324x230.jpg%3Fuuid%3Dba290d2a-de27-11dd-bf23-02be3858684d&hash=a6ac4c35baab9f501b4d96a18364ad5b)
Piastrelle, al gruppo Iris mobilità per 780 addetti
Dell chiude in Irlanda
Lenovo licenzia 2.500 dipendenti
Articoli Correlati - versione betaPomigliano riapre a febbraio
In caduta gli ordini per i superyacht
Con la crisi cambiano i modelli del lusso
Piombino spegne le acciaierie
Gli analisti avvertono: criteri difficili da gestire
![](/proxy.php?image=http%3A%2F%2Fadv.ilsole24ore.it%2F5%2Fwww.ilsole24ore.it%2F05%2Fsole4%2Feconomia_lavoro%2F497496997%2FVideoBox_180x150%2FOasDefault%2Fdefault%2Fempty.gif%2F63336531653166333439363837623630&hash=25ac51ad6ef7887abdca18c9b9998c82)
Quando un'azienda chiude è sempre una sconfitta. Per tutti: per l'imprenditore, i soci, i dipendenti, i fornitori e la comunità. Ma quando l'azienda è un fiore all'occhiello del suo distretto la sconfitta è doppia. Se poi la chiusura arriva come un fulmine a ciel sereno è un dramma: umano e sociale. La liquidazione volontaria dell'Iris Ceramica di Sassuolo di Romano Minozzi, uno dei simboli del made in Italy e capogruppo di una multinazionale che è fra i leader mondiali della ceramica, è questo e altro ancora. Con la messa in mobilità di 780 lavoratori è anche un piccolo terremoto e, insieme, un grido d'allarme.
Ci sarà tempo per valutare una decisione inattesa, ma per giudicare bisogna prima capire. E il verbale dell'assemblea sociale che il 5 gennaio avvia l'autoscioglimento è un libro aperto. Per Minozzi l'epilogo comincia da Soros. Le parole del finanziere di origini ungheresi impressionano l'imprenditore: «Noi – aveva detto Soros in agosto – stiamo vivendo la fine della società del benessere: è la fine di un'era». Chiosa il titolare di Iris: «È l'inizio dell'era glaciale».
Continua u pagina 12
La sindrome della crisi di Iris Ceramica parte da Soros ma per Romano Minozzi i prodromi dell'«era glaciale» vengono da più lontano: addirittura dall'ingresso della Cina nella Wto del 2001 e dalla conseguente espansione del suo «capitalismo selvaggio» fino all'esplosione della crisi finanziaria americana e ai suoi devastanti effetti sull'economia reale e sul settore della ceramica e del porcellanato tecnico. L'analisi dell'escalation della crisi alimenta e accresce la convinzione dell'imprenditore modenese di trovarsi in un tunnel senza via d'uscita. Il buio è ovunque: nell'industria e nella finanza, a Sassuolo e a Wall Street. Minozzi porta a sostegno del suo ragionamento sull'irreversibilità della crisi, che è locale e nazionale ma anche planetaria, la bellezza di 36 pezze d'appoggio: dalle sofferenze della Fiat e della Toyota al crollo dell'immobiliare, dalla caduta della produzione industriale italiana e al credit crunch, fino al fallimento di 70mila aziende cinesi. Come quelle di George Soros anche le parole di Paul Krugman non lo lasciano indifferente: «In Europa come negli Stati Uniti il problema è il tempo» ma «nel mondo le economie stanno inabissandosi velocemente».
La geometria delle passioni è ormai a senso unico e le paure uccidono le speranze. «Nel quadro della crisi planetaria e italiana si inserisce purtroppo la crisi della nostra società» commenta Minozzi che snocciola, una dietro l'altra, le tappe del calvario che comincia nel 2007 con la caduta del fatturato. Inizialmente Iris Ceramica pensa di rispondere alla tempesta con un progetto di ristrutturazione da 5 milioni e 977mila euro di investimenti, ma le vendite crollano del 41,2% nel biennio 2007-8, gli ordini calano senza sosta, l'utilizzo degli impianti subisce una drastica contrazione e, nel dicembre del 2008, il fatturato accusa una discesa del 46,2% in valore e del 54,1% in quantità rispetto a due anni prima. «Il quadro è del tutto negativo».
Siamo alla resa finale: per la Iris Ceramica liquidare l'azienda, con la par condicio dei creditori e la messa in mobilità di tutto il personale, è meglio che dissipare il patrimonio sociale. Scelta della disperazione o mossa che si può ridiscutere? Possibile che per un gioiello di azienda in difficoltà non ci siano alternative alla liquidazione? Tutto questo ce lo dirà la cronaca, ma la chiusura di Iris fa meditare perché, nella sua unicità, è lo specchio di una crisi che, in talune sue dirompenti manifestazioni, non avevamo mai conosciuto.
La situazione di molte aziende in quasi tutti i comparti ora è questa.....sona azzi....
tirare avanti in perdità e rischiare il fallimento,o liquidare finche si è in tempo.