Banco Popolare (BP) aspettando un vecchio amico ......... (6 lettori)

zagalone

Forumer storico
barber ha scritto:
in su o giu a massimino date mazzate
barber: massimino a 7,01 cè la boa: bekkata

ora vediamo se mazzolarlo fino a 6,60 :D

i pattisti an riaperto tutti i rubinetti: bon segno

stra : boa 6,91 : son dentro

lingo: da quà al 3 maggio p.v. gli facciamo fare 12,59 eppoi 12,88
 

zagalone

Forumer storico
massimino: soffitto 7,4350, pavi 6,60, boa 7,01: lì ci dobbiamo muovere

senzatanteeghementali

p.s.: un consiglio per chio vuole intervenire in assemblea del lingo: non fatelo :D sareste massacrati
 

zagalone

Forumer storico
massimino: stiamo arrivando :D

tremate. tremate,

le streghe son tornate :D

p.s. e la babbiona? :D cè ancora qualche elefantino in giro? :D
 

zagalone

Forumer storico
dal giornale kommunista: ebbravo adriano, cia quasi preso :D

Riparte il grande risiko delle banche popolari
ADRIANO BONAFEDE
Che ci fa un fondo ‘attivista’ come Algebris di Davide Serra, che ha dato e sta dando filo da torcere a un colosso come Generali, nel capitale della ‘passiva’ Bpm? A quanto pare l’hedge fund avrebbe raggiunto una quota di poco inferiore al 2 per cento. Ma, appunto, quali trovate possono permettere a Serra di mettere a soqquadro con le sue richieste come ha già fatto di fronte all’incredulo Antoine Bernheim una banca popolare dove ogni voto si conta e non si pesa? Avere a che fare con i sindacati che controllano di fatto la banca attraverso i ‘soci dipendenti’, e con un ex democristiano, potrebbe per Serra essere più difficile che combattere a mani nude contro il Leone. Certo, il presidente Roberto Mazzotta non se la passa bene. È inviso a molti dei soci raggruppati nella lista che comanda, dopo i matrimoni falliti con Popolare di Lodi prima e con Bper successivamente (in questo caso per colpa degli stessi soci dipendenti). Ma le dinamiche contorte e machiavelliche di una popolare, per giunta di una popolare come questa, potrebbero costituire per Serra un muro assolutamente invalicabile.
Per ora, quindi, Serra ne sta buono buono. In attesa di tempi migliori. Che però potrebbero arrivare prima di quanto non si creda. Qualcosa, infatti, si sta cominciando a muovere. La casa delle popolari è in piena ristrutturazione, e forse Algebris lo ha fiutato. Non c’è soltanto Bpm in subbuglio, dove peraltro già ha fatto altre richieste il fondo Amber Capital. In Bper viene apertamente contestato, da una lista di minoranza guidata dall’avvocato Samorì, anche il padrepadrone Guido Leoni. Certo, questa lista ha ben poche probabilità di scalzare il manager e il suo gruppo che stanno lì da svariati anni. Ma intanto le cose non vanno più lisce come un tempo: c’è chi contesta, chi alza la voce, chi pretende qualcosa. Anche in una mediopiccola popolare come l’Etruria, dove comanda da tempo immemorabile il presidente Elio Faralli, c’è una fronda sotterranea che spinge per un ricambio, e dalla sua parte ha se non altro ragioni anagrafiche.
L’impressione è che, appunto, qualcosa abbia ripreso a covare, dopo l’ultima ondata di fusioni che ha visto nascere, lo scorso anno, due grandi colossi come Ubi Banca da una parte e Banco popolare dall’altro. La sensazione, insomma, è che non tutti i giochi siano stati fatti, e non solo perché non c’è stato quel matrimonio tra Bpm e Bper già celebrato e poi annullato dalla ‘Sacra Rota’ dei sindacati della Popolare di Milano. Ma soprattutto perché la situazione di questa parte del sistema creditizio italiano appare instabile: cerca ancora, come il Franco Battiato di qualche anno fa, un ‘centro di gravità permanente’.
E non è soltanto il problema delle italianissime lotte di potere che dai tempi dei Guelfi e dei Ghibellini hanno sempre appassionato le varie municipalità, a cui queste banche sono territorialmente legate. No, c’è anche qualcosa di più che potrebbe spingere a nuove integrazioni, a nuove fusioni, a un nuovo Risiko. C’è la crisi di liquidità che invade ogni singolo anfratto del mondo del credito, anche il tempio finora considerato inviolabile delle popolari, in passato messe al sicuro da una raccolta locale fuori discussione.
Insomma, il vento è cambiato improvvisamente e può alterare equilibri ultracentenari, costringendo qualche banca a cercare nuove soluzioni. Ne sanno qualcosa al Banco Popolare Italiano. Nato dall’acquisizione della Banca di Lodi da parte della Popolare Verona e Novara, questo istituto – che si pone al primo posto fra le banche cooperative per raccolta totale con 190 miliardi di euro – sta adesso lottando contro situazioni avverse. Da una parte si è trovato quasi subito il bubbone Italease, che ha costretto il management guidato dal presidente Carlo Fratta Pasini e dal consigliere delegato Fabio Innocenzi a correre ai ripari. Dall’altra la Lodi è stata per la Verona un boccone pagato abbastanza caro, soprattutto alla luce di quello che c’era dentro: basta considerare che tra impieghi che valevano poco e ricavi derivati da attività rischiose che non potevano essere portate avanti da una banca retail ci sono state svalutazioni per 2 miliardi negli ultimi due anni.
Inoltre, per vincere l’asta che si era aperta sulla Lodi, la Verona e Novara ha dovuto accettare accordi sul territorio (leggi mantenimento degli organici e di filiali) che impediscono di accentuare il risanamento dal lato dei costi. Era dunque giocoforza spingere dal lato dei ricavi, e la sfida era severa ma non impossibile per un management che aveva dato in passato prova di una rigorosa conduzione societaria. Ma è a questo punto che è arrivata anche la sfortuna con la S maiuscola: è scoppiata la crisi del credito originata dai subprime americani. La strada, che era già in leggera salita, è diventata un ripido sentiero di montagna. Con tutte le conseguenze di dover correggere le proprie previsioni, cosa sulla quale gli analisti delle banche d’investimento storcono sempre il naso. Tuttavia, forse il peggio è passato e si scorge adesso la concreta possibilità di far ripartire la macchina, se è vero che, secondo la casa d’investimenti Exane (che ha dato un rating ‘outperform’) si può adesso puntare nuovamente su questo titolo.
Ma è tutto il sistema delle popolari che deve ora confrontarsi sul terreno della crisi creditizia mondiale. E da qui potrebbe nascere la spinta verso nuove fusioni e acquisizioni. «Non necessariamente fra popolari, ma anche fra popolari e società per azioni dice Fabrizio Montaruli di Kpgm come dimostra la storia di successo della fusione tra Banche Popolari Unite e Banca Lombarda (una spa, appunto), che ha dato luogo a Ubi Banca». In passato molte piccole popolari sono state costrette, dopo una crisi, a entrare in aggregazioni più grandi. Il fatto potrebbe ora ripetersi. Ci sono più di 30 popolari dietro le prime 56. Alcune vanno bene e sono ben guidate, forti di un rapporto stabile con il territorio. Altre hanno un equilibrio più difficile e l’attuale situazione internazionale potrebbe ripercuotersi sui loro conti accelerandone il declino. Tra le popolari in pole position per forza aggregante c’è sicuramente Ubi Banca, mentre per il momento il Banco popolare deve continuare a leccarsi le ferite prime di guarire e riprendere il cammino (basta pensare che ha un 10 per cento di sportelli in più e un 10 per cento di utili in meno rispetto a Ubi). Tra le mediopiccole che si pongono come polo aggregante c’è Banca Etruria, che ha un passato non recente di acquisizioni di realtà più deboli, seppur assorbite lentamente e con fatica. Mentre la Popolare di Sondrio se ne sta tranquilla al suo posto, ben radicata nel suo territorio e senza apparenti velleità di crescita, appagata tra l’altro dai 20 sportelli che ha recentemente aperto in Svizzera. La Popolare di Vicenza sembra poi in transizione da una situazione rigida, dove c’era un padrepadrone come Gianni Zonin, a una più fluida, dopo l’arrivo di un manager forte come Divo Gronchi. La Vicenza ha fatto molti shopping di sportelli in questi anni, approfittando delle varie vendite ordinate dall’Antitrust. Ma le sue capacità aggregative sono tutte da provare.Rimangono poi i casi irrisolti di Bper e Bpm, che fondendosi avrebbero dato vita al terzo istituto del settore dopo Ubi Banca e Banco Popolare. Soprattutto per Bpm – bloccata dai suoi stessi dipendenti – lo stallo è totale. «Certo, teoricamente per smuovere le incrostazioni e lasciar decollare le popolari dice Francesco Arcucci, ordinario di Economia degli scambi internazionali all’Università di Bergamo si dovrebbe riformare la governance, rendendo più trasparenti gli assetti proprietari le azioni del management». Fino a rendere più facile anche la sostituzione dei gruppi dirigenti. Ma la riforma, già avversata da più parti nella scorsa legislatura, non sembra trovare nel prossimo Parlamento molti aficionado.
 

zagalone

Forumer storico
LA NOTTE DEI GUFI


Diario di un vecchio analista di Borsa






Nessun dorma, tu pure o Principessa Italia nella tua fredda stanza (con veranda da condonare) guardi le bollette che tremano di tasse e di speranza. L’esempio è la migliore forma di autorità. Quindi fin dall’alba (che per lui inizia a mezzanotte) Giulietto è già al lavoro in uno scantinato del Tesoro. Il più sveglio dei Reviglio boys, l’unico con campo visivo a 420 gradi, non può aspettare i tempi del giuramento al Quirinale o che gli liberino l’ufficio deluxe dai libretti di poesia francese e dalle giacche neroBruxelles di Tommaso. Già da Sondrio se n’è venuto con una decina di decreti pronti e due manovre già redatte. Anche la Finanziaria 2010 è completata ma per eleganza la si nasconde tra le cartelle da portare a Ballarò. Nessun condono, che volgaritè, anche se la città brulica di nuove terrazze e le porte dei commercialisti per l’intensità dei passaggi son diventate girevoli con uscita di servizio affacciata sui prati svizzeri. E poi ora in Liechtenstein sono partiti i saldi. I contribuenti più modesti guardano non all’Ici, che verrà rimangiata dalle tasse locali, quanto al bollo. A maggio lo pago? Problema che non tocca il bel moschettiere di Bankitalia che con la primavera ha ripreso la sua bicicletta centrale (anche se Visco stava studiando un bicibollo). Draghi si mantiene in forma per seguire l’iperattivismo di palazzo Grazioli (aperto come i benzinai automatici) e del Sarkozy italiano che attrarrà rubli verso non ville in Costa o giocatori ma magari Alitalia. Dalla Russia con amore.

grande turan
 

zagalone

Forumer storico
Leoni si consola con i numeri dopo lo smacco della Bpm


il caso



VITTORIA PULEDDA




Quest’anno, l’assemblea è stata fissata al centro congressi Modena Fiere, l’unico in grado di ospitare gli oltre cinquemila soci che gli organizzatori si attendono. E seppure non ci sarà Francesco Cossiga, intervenuto invece l’anno scorso in appoggio al suo amico Guido Leoni per perorare la causa della fusione con la Milano, stavolta la Bper farà il tutto esaurito di presenze.
Tanto da costringere gli organizzatori a rinunciare al solito e colorito pranzo postvotazione, con i prodotti tipici delle varie banche che compongono il gruppo Popolare dell’Emilia (ad onta del nome, prima per quote di mercato in Sardegna; più forte in Abruzzo e in Basilicata, con il 14%, che in Emilia Romagna, dove ha "solo" il 10%) a favore di un più svelto aperitivo, maggiormente compatibile che l’esercito degli intervenuti.
È il bello della democrazia, delle nuove regole che tutelano le minoranze. Anche in una Popolare, dove in teoria il concetto stesso di maggioranza è complicato da individuare visto che le azioni non si contano (ogni testa è un voto) ma, come insegnava Enrico Cuccia molti anni fa, in compenso si pesano. E così, anche in una banca Popolare le azioni si pesano e alla fine si creano maggioranze autoreferenziali e potentissime e minoranze che spesso non trovano udienza. La nuova tornata assembleare, però, sta vedendo un po’ ovunque il fiorire di liste alternative, per arrivare a nominare qualche rappresentante di "minoranza" (quanto meno rispetto alla linea gestionale prevalente), così come prevedono i nuovi dettami della corporate governance (recepiti dallo statuto anche della Bper).
Che, come tutti gli anni, si trova a dover rinnovare sei consiglieri su diciotto (a rotazione, ogni anno scade un terzo del consiglio). E stavolta il cambiamento, almeno nel clima di attesa, c’è già stato ed è massiccio. Per nominare i membri del cda in scadenza, infatti, sono scese in campo tre liste: una della maggioranza nel segno della continuità (con la riproposizione dei candidati uscenti) una presentata e capeggiata dall’avvocato Gianpiero Samorì, legale tra l’altro di Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, considerato vicino a Forza Italia e in particolare a Marcello Dell’Utri, in rappresentanza dell’Associazione azionisti per lo sviluppo della Bper; infine, è stata presentata un’ulteriore lista dell’Associazione piccoli soci della Bper, promossa da Lazzaro Fontana e capitanata dall’avvocato Chiossi.
Lo statuto è fatto in modo tale per cui la lista più votata si aggiudica cinque consiglieri su sei, per cui la lotta vera è tra le due liste di minoranza, per strappare uno scanno (tra l’altro, Fontana è da tempo socio della banca e da tempo interviene alle assemblee, con posizioni critiche rispetto al clima "bulgaro" che qualche volta si respira a Modena, almeno in confronto con le tempestose assise delle altre popolari, ma comunque esprimendo un antagonismo molto contenuto). Del resto, la Bper è una Popolare atipica sotto molti punti di vista: ad esempio, nonostante le dimensioni è quotata all’Expandi (l’ex Ristretto) ma soprattutto ha un parterre di investitoriazionisti di primissimo piano, a livello di imprenditoria locale, da Fagioli a Cremonini, da Spallanzani a Fini, tanto per fare qualche nome. Ha anche un vice presidente d’eccellenza, Angelo Tantazzi (professore di economia e soprattutto presidente di Piazza Affari e, dopo la fusione con Londra, vice presidente anche dell’Lse group).
Rientra invece pienamente nel profilo tipico delle Popolari la presenza di un padrepadrone: Leoni è vice direttore generale della Bper dal ’90, molto supportato dalla struttura produttiva della zona, praticamente un tutt’uno con la banca e le sue strategie di sviluppo. Con qualche scivolone: la partecipazione alla cordata che doveva scalare la Bnl (per la quale è stato anche indagato dalla magistratura) e la presenza massiccia in Meliorbanca, criticata da molti. Inoltre, lo smacco del mancato matrimonio con la Popolare di Milano continua a bruciare: anche se la "colpa" è stata tutta della componente lombarda, che si è tirata indietro all’ultimo minuto, il tradimento sulla soglia dell’altare è uno smacco difficile da far dimenticare; ancora più grave se si considera che Bpm era già un matrimonio di ripiego, per Leoni, dopo aver invano corteggiato la Bpi (che si è poi unita con la Popolare di Verona).
Insomma, non manca qualche critica, che Leoni cercherà di contrastare con i numeri di bilancio: un utile netto consolidato in crescita di oltre il 12%, poco più di 1.200 sportelli e un rapporto di cost/income sceso al 52% (tre punti meglio del 2006). L’altro punto su cui il deus ex machina batterà è il fatto che tutte le banche che fanno parte del consolidato sono nettamente migliorate, dal momento in cui sono entrate a far parte del gruppo ad oggi. Di contro, c’è l’andamento del titolo: dal massimo assoluto di 20 euro, ora le azioni viaggiano sui 14 euro (ma sono scese anche di più): tutto sommato una perdita contenuta rispetto ai bagni presi dalle altre banche contagiate dalla crisi dei mutui subprime ma già abbastanza per chi era convinto di investire in una banca solida e un po’ di provincia, lontana anni luce dalla crisi dei mutui subprime.
Samorì punta a grandi successi, ma la battaglia dovrebbe ragionevolmente essere circoscritta ad un solo consigliere. Se sarà lui l’eletto, tuttavia, l’amministratore delegato avrà in permanenza una spina nel fianco.

ebbrava puleddina, robertino è un politico e quindi è lunico che può far ragionare la fabi
 

zagalone

Forumer storico
menevado a farmi un bombo: giornata splendida, una passeggiatina sul lungomare in attesa di raccogliere massimino a 7,01 - 6,88 - 6,60 :D

a dopo
 

eusebio

Forumer storico
zagalone ha scritto:
ma non ti preoccupare che cric e croc nonchè tutti i vertici delle altre popolari verranno spazzati via dai venti di rivolta dei soci e dalla riforma popolare che a sto punto credo sia imminente....


eu, mi sà che ci capisci poco del mondo pop


LE LOBBY STAN PER FINIRE E LA GENTE NON HA PIU' NEANCHE L'ACQUA PER BERE........
 

barber

Forumer storico
zagalone la babbiona torna ancora a 8 e a-keche dice il tgt ancora cosi brutto grazie se mi voui rispondere
 

Users who are viewing this thread

Alto