BREAKINGVIEWS - Autostrade, i Benetton evitano lo schianto all'ultima curva
Mercato azionario17 ore fa (15.07.2020 17:18)
di Lisa Jucca
MILANO (Reuters Breakingviews) - La famiglia Benetton è riuscita a tirare il freno a mano giusto in tempo prima di cadere in un burrone. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto che l'offerta dell'ultimo minuto presentata per porre fine alla disputa sorta dopo il crollo del ponte Morandi potrebbe costituire la base di un accordo. L'accordo è duro da digerire per la holding infrastrutturale da 11 miliardi Atlantia (MI:
ATL).
Tuttavia, è comunque preferibile all'alternativa della revoca, potenzialmente catastrofica, della concessione autostradale.
Il complesso accordo vedrà Atlantia, di cui i Benetton sono i principali azionisti con una quota del 30%, cedere la maggioranza di Autostrade per l'Italia (Aspi), controllata che gestisce la concessione, alla Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) e ad altri fondi graditi allo stato.
L'asset, attualmente detenuta all'88% da Atlantia, verrà successivamente scorporato dal gruppo infrastrutturale e quotato, lasciando ai magnati italiani una quota diretta pari o inferiore al 10% circa.
L'offerta sembra sufficientemente drastica da placare il Movimento 5 Stelle, che, dopo il disastro di Genova che ha causato la morte di 43 persone, ha condotto un'incessante campagna per sottrarre ai Benetton la ricca concessione autostradale. Per gli azionisti di Atlantia, la decisione appare una sorta di estorsione per mano governativa.
Come primo passo, Aspi lancerà un aumento di capitale riservato a Cdp per un valore compreso tra i 2,6 e i 2,8 miliardi di euro
in cambio di una partecipazione compresa tra il 30% e il 33% del capitale, come riferito a Reuters Breakingviews da una fonte a conoscenza della situazione.
Considerando il punto medio di questi due intervalli, l'emissione di azioni
valuterebbe il patrimonio netto di Aspi a circa 8,6 miliardi di euro.
Una cifra ben lontana dai quasi 15 miliardi di euro con cui è stata valutata nel 2017 in seguito alla vendita di una quota di minoranza. La partecipazione di Atlantia varrebbe poco più di 5 miliardi di euro, questo prima della cessione di una parte delle azioni agli investitori legati a Cdp.
L'alternativa sarebbe di gran lunga peggiore. Se il governo ritirasse la concessione ad Aspi, il gestore autostradale rischierebbe il default sui suoi circa 10 miliardi di euro di debito.
Questo metterebbe a sua volta sotto pressione Atlantia, che garantisce circa la metà del debito. I Benetton si troverebbero poi ad affrontare anni di complicati contenziosi in Italia, con un esito incerto.
Cedere il controllo a Roma a una valutazione ridotta è un prezzo alto da pagare, ma porrebbe la parola fine al calvario autostradale di Atlantia.