Atlantia (ATL) Atlantia controlla con 88% ASPI

BREAKINGVIEWS - Autostrade, i Benetton evitano lo schianto all'ultima curva

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Mercato azionario17 ore fa (15.07.2020 17:18)
di Lisa Jucca
MILANO (Reuters Breakingviews) -

Considerando il punto medio di questi due intervalli, l'emissione di azioni valuterebbe il patrimonio netto di Aspi a circa 8,6 miliardi di euro. Una cifra ben lontana dai quasi 15 miliardi di euro con cui è stata valutata nel 2017 in seguito alla vendita di una quota di minoranza. La partecipazione di Atlantia varrebbe poco più di 5 miliardi di euro, questo prima della cessione di una parte delle azioni agli investitori legati a Cdp.
dunque Atlantia perderebbe 10 miliardi di valutazione
10miliardi:il flottante pari a 825783990 =12,11€uro per azione

Atlantia prima del crollo del ponte Morandi quotava 28€uro


per cui ora quoterebbe in modo corretto
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I Benetton chiudono i rubinetti e non seguono l'aumento di capitale su Cellnex
La famiglia veneta, che è il primo azionista del colosso spagnolo delle torri tlc, ha deciso che non parteciperà al terzo aumento di capitale da 4 miliardi della controllata spagnola e si diluirà dal 16 al 13%

di SARA BENNEWITZ



23 Luglio 2020


I Benetton chiudono i rubinetti e non seguono l'aumento di capitale su Cellnex
(reuters)

MILANO - Dopo aver seguito e promosso ben due aumenti di capitale, Edizione alza le mani sul terzo aumento di capitale di Cellnex, la società spagnola delle torri di cui la holding dei Benetton è il primo azionista con il 16,4% del capitale.
La famiglia Benetton che ha in corso il passaggio dalla prima alla seconda generazione e sta cercando un nuovo ad per guidarla nei prossimi investimenti, ha approvato la maxi ricapitalizzazione da 4 miliardi, ma ha scelto di non sottoscriverla, neppure reinvestendo i proventi dei diritti rinveniente dalla propria quota.

Morale: se, come prevedibile, l’aumento registrerà come sempre il tutto esaurito, la quota di Edizione dovrebbe essere diluita al 13%. Tuttavia, la banca d'affari Goldman Sachs dovrebbe rilevare i diritti messi in vendita dalla famiglia Benetton e sottoscrivere la quota. L’intervento di Goldman al posto dei Benetton, dei manager e di alcuni soci finanziari storici come Aida e Gic, di fatto garantisce il successo di due quinti dell’aumento di capitale, il resto delle azioni verrà offerto sul mercato al prezzo di 39,5 euro.

La cosa curiosa è che sono poche settimane fa Edizione aveva ricevuto un’offerta per vendere tutta la quota di Cellnex a un fondo infrastrutturale per 1,7 miliardi, ma i Benetton avevano declinato l’offerta scegliendo di restare in Cellnex. Evidentemente in un momento delicato e in attesa che si chiarisca la vicenda di Atlantia/Aspi, la famiglia veneta vuole aspettare che si chiarisca il futuro del suo maggior investimento (Atlantia vale oltre la metà del patrimonio dei Benetton) prima di tornare a investire.
 
ecco fatto
i grillini ora scopriranno chi sono i SOCI azionisti di Atlantia che è ben non fare arrabbiare pena il deserto nelle aste dei BTP
Hanno attaccato i Benetton i meno pericolosi e i più disposti all'accordo... ma sono i fondi pensionistici stranieri che hanno in mano le redini


Autostrade, i soci di Atlantia vogliono uscire guadagnandoci. E propongono di vendere al miglior offerente: “Cdp? Partecipi alla gara”

Il gruppo di cui i Benetton hanno il 30%, e che a sua volta controlla Aspi, fa sapere che ci sono "concrete difficoltà nel proseguimento positivo delle trattative" con Cassa depositi e prestiti. Dunque, per "dare corso a quanto delineato nella lettera del 14 luglio 2020 con spirito di buona fede", mette sul piatto una soluzione alternativa: il prezzo lo faccia il mercato
di F. Q. | 4 AGOSTO 2020


Per uscire dall’azionariato di Autostrade per l’Italia, Benetton e soci vogliono guadagnarci il più possibile. Dunque non hanno intenzione di vendere a Cassa depositi e prestiticome previsto dall’accordo firmato il 14 luglio con il governo – a un prezzo più basso rispetto a quello che potrebbero spuntare sul mercato. Si spiega così quella che il consiglio di amministrazione di Atlantia definisce “soluzione alternativa” individuata “con spirito di buona fede”. La proposta del gruppo di cui i Benetton hanno il 30%, e che a sua volta controlla Aspi, suona così: il nostro 88% lo metteremo sul mercato attraverso una gara internazionale. Cdp (la società controllata dal Tesoro che gestisce il risparmio postale degli italiani) partecipi pure, eventualmente insieme ad altri investitori di suo gradimento. Ma le azioni andranno a chi offre di più.

Ci sono “concrete difficoltà nel proseguimento positivo delle trattative” con Cdp, si legge nella nota diffusa dopo il cda, che ufficializza come la partita non sia affatto vicina alla chiusura come affermato nel pomeriggio dalla ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli (secondo cui “la parte relativa al passaggio di proprietà sta andando avanti molto rapidamente sulla base di una serie di parametri di mercato”). Difficoltà “non solo per concordare la definizione di meccanismi volti alla determinazione di un valore di mercato di Autostrade per l’Italia, ma anche per effetto di richieste avanzate da parte di Cdp su ulteriori impegni al di fuori di quanto rappresentato nella lettera del 14 luglio 2020″. La Cassa chiede la manleva, ovvero che ogni responsabilità per eventuali nuovi problemi sulla rete resti in capo ai vecchi soci.

“Soluzioni alternative con spirito di buona fede” – Così il cda, “restando ferma la volontà della Società di dare corso a quanto delineato nella lettera del 14 luglio 2020” che prevedeva un immediato passaggio del controllo a un soggetto a partecipazione statale, ha ritenuto di “dover individuare – con spirito di buona fede – anche soluzioni alternative idonee comunque a giungere ad una separazione tra la Società ed Autostrade per l’Italia, che diano certezza al mercato, sia in termini di tempi che di trasparenza, nonché della irrinunciabile tutela dei diritti di tutti gli investitori e stakeholders coinvolti“. Ovvero i Benetton, che hanno il 30% di Atlantia attraverso Edizione, ma anche i fondi azionisti, che non ne vogliono sapere di uscire senza una buona plusvalenza.

L’accordo di luglio: passaggio di mano immediato. Senza plusvalenza – L’accordo raggiunto con il governo il 14 luglio prevedeva che un 33% di Autostrade – sull‘88% in mano ad Atlantia – passasse subito a Cdp con un aumento di capitale riservato, ad un prezzo da concordare presumibilmente in base al margine di quest’anno. Dunque ridotto dal calo del traffico autostradale causa Covid. Circa 6 miliardi stando alle ultime stime: un valore vicino a quello per il quale Aspi è iscritta nel bilancio di Atlantia. Di conseguenza per i soci non ci sarebbe stata plusvalenza. Un altro 22% sarebbe stato ceduto ad altri azionisti graditi alla Cassa, forse il fondo F2i o altri investitori istituzionali. A quel punto ai Benetton sarebbe rimasta una quota del 10% circa. Poi la creazione di un nuovo veicolo societario e la quotazione. La settimana scorsa, poi, la Cassa ha proposto di entrare nel capitale della nuova Autostrade solo quando la società sarà scorporata da Atlantia e quotata in Borsa, in modo che l’ingresso sia contestuale all’Ipo e quindi il prezzo delle azioni lo faccia il mercato.

Il cambio di rotta – Ma ora il cda cambia radicalmente rotta. Ed estrae dal cilindro due operazioni che “potranno essere condotte da Atlantia in parallelo, fino ad un certo punto”. Da un lato la vendita tramite un processo competitivo internazionale gestito da advisor indipendenti dell’intera quota dell’88% detenuta in Autostrade, “al quale potrà partecipare Cdp congiuntamente ad altri investitori istituzionali di suo gradimento”. Dall’altro la scissione parziale e proporzionale di una quota fino all’88% di Autostrade per l’Italia mediante creazione di un veicolo beneficiario da quotare in borsa, creando quindi una public company contendibile. È già prevista, annuncia il gruppo, una riunione straordinaria del Consiglio di Amministrazione per il 3 settembre per esaminare e approvare il progetto di scissione “nell’irrinunciabile esigenza di tutela di tutti gli stakeholders“.

L’hedge fund: “Sosteniamo in pieno le soluzioni di Atlantia” – L’hedge fund Tci, che nei giorni scorsi aveva annunciato anche un ricorso alla Commissione europea perché secondo il suo fondatore Christopher Hahn “quello che il governo sta facendo è illegale e avrà un effetto agghiacciante sugli investimenti internazionali in Italia”, applaude: “Sosteniamo in pieno le soluzioni di Atlantia, vogliamo una vendita diretta della quota dell’88% di Atlantia in Aspi attraverso un processo trasparente o uno scorporo di Aspi a un prezzo equo di mercato”. Ma ancora non molla e chiede alla Ue di “intervenire per proteggere gli azionisti di minoranza di Atlantia e il gruppo”. Anche la Fondazione Crt, che detiene circa il 4,6% di Atlantia si dichiara “favorevole alle soluzioni di Atlantia, verso una vendita diretta della quota dell’88% di Atlantia in Aspi attraverso un processo trasparente o uno scorporo di Aspi a un prezzo equo di mercato”. Lo affermano fonti della stessa Fondazione Crt. (ANSA).
 
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Autostrade, governo al contrattacco sull’ultima svolta di Atlantia
05 AGOSTO 2020
Non piace la decisione della holding di vendere Aspi attraverso un’asta internazionale. La famiglia Benetton pronta a uscire del tutto dalla concessionaria: “Cederemo la nostra partecipazione entro diciotto mesi dalla quotazione”
DI ANDREA GRECO


certo al governo piaceva di più un esproprio
 
Ponte Morandi - 2 Anni di Grande Manipolazione


Categoria: Politica Italiana Pubblicato: 14 Agosto 2020 Visite: 5615
Nel secondo anniversario del crollo del ponte Morandi, Claudio Morgigno presenta un grande lavoro di ricostruzione e di analisi dettagliata di tutti i filmati finora resi pubblici sul crollo del ponte. Con la scoperta finale che ci sono altri video, tuttora secretati, che il pubblico italiano non è stato ritenuto degno di vedere.

 
Autostrade, ai Benetton 2 miliardi e lo Stato pagherà il debito: 40 anni per rientrare dalle spese
Questa l'ipotesi più probabile per chiudere l'accordo tra governo e Atlantia

di Nicola Giordanella - 03 Settembre 2020 - 11:19


Genova. Doveva essere una “punizione esemplare”, come disse qualcuno, ma si trasformerà in una sorta di agevole buonuscita miliardaria, con tanto di saluti e ringraziamenti. Nella giornata di oggi è previsto un nuovo incontro tra governo e i vertici di Atlantia, per definire, o tentare di farlo, l’accordo che prevede l’uscita di Benetton dal controllo di Autostrade per l’Italia e il subentro dello Stato per tramite di Cassa depositi e prestiti. Ma il canovaccio dell’affare sembra essere orami deciso.
Su tavolo, infatti, esiste una soluzione che potrebbe accontentare tutti, Benetton compresi: in prima battuta Atlantia dovrebbe procedere con uno scorporo tra il 70% e l’88% della azioni Aspi (88% è la totalità del pacchetto in possesso ad Atlantia), Aspi che sarebbe quotata in borsa attraverso una nuova società creata ad hoc, con un successivo aumento di capitale iniziale di 6 miliardi. Operazione che farebbe entrare nell’azionariato Cdp, e permetterebbe di acquisire l’eventuale rimanenza dell’azionariato Aspi posseduta da Atlantia. Edizione, la holding della famiglia Benetton che controlla il 30% di Atlantia, da questa operazione potrebbe quindi incassare circa due miliardi dalla vendita indiretta della partecipazione di Aspi, il cui valore in questi giorni è stato calcolato in 11 miliardi di euro.

L’aumento di capitale, finanziato dai soldi pubblici, permetterebbe di colmare anche il debito di Autostrade, che sarebbe riversato nella nuova compagnia e che ammonta a circa 4 miliardi, maturato in questi anni, e acuito negli ultimi mesi con la “bastonata” ai trasporti del lockdown. Questo senza contare che nei prossimi anni dovrà essere messa in campo una poderosa stagione di manutenzioni straordinarie che secondo alcune stime potrebbe pesare circa 14 miliardi. Che dovrà sborsare la nuova società, a trazione pubblica, insieme ai soci tedeschi di Allianz e ai cinesi di Silk Road (leggi governo cinese), che si dividono il resto del pacchetto azionario di Aspi.
Insomma, dopo le parole di fuoco che abbiamo sentito nelle ore successive al crollo del Morandi del 14 agosto 2018, che promettevano rigore e castigo per rispondere al terremoto emotivo dell’evento, è arrivata la realtà dei mercati, difficilmente imbrigliabile rimanendo all’interno del diritto. Prevedibile. E il salto in borsa a doppia cifra di Atlantia di queste ore ne palesa il gradimento a Piazza Affari
Il però della vicenda sta nel medio e lungo periodo:
come sappiamo il settore autostradale è decisamente fruttifero, e lo dimostra il fatto che il fatturato annuale di Aspi è di oltre due miliardi: dal 2001 hanno generato oltre 40 miliardi di euro di ricavi. Facendo un conto rapido con una buona dose di approssimazione, se tra acquisizione, debiti e manutenzioni lo stato potrebbe spendere circa 20 miliardi, questi potrebbero essere il ricavo di circa 10 anni di gestione. E se l’utile generato dal 1999 è di circa 10 miliardi (cioè un quarto dei ricavi), vuol dire che il tutto si ripagherà in circa 40 anni. Ovviamente grazie ai soldi dei pedaggi, che sono i nostri. Ma questa è un’altra storia, la solita storia.
 

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