Atlantia (ATL) ATLANTIA: Crolla viadotto a Genova

C’è un dato tanto chiaro quanto significativo nel bilancio di Autostrade per l’Italia, la società che ha in concessione 3mila chilometri autostradali, tra i quali c’è il ponte crollato ieri a Genova: nel 2017 su 3,9 miliardi di ricaviil margine lordo è stato di 2,4 miliardi. Una redditività di oltre il 50 per cento, una specie di albero della cuccagna per qualsiasi società industriale o di servizi. Ma se i profitti dei Benetton, la famiglia che controlla, attraverso Atlantia, Autostrade per l’Italia, sono favolosi, non lo è altrettanto la situazione delle strade da cui si ricavano i ricchi pedaggi.

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Ponte Morandi, il bilancio di Società Autostrade: 3,9 miliardi di ricavi e 2,4 di utile lordo. Benetton&C: pedaggi d’oro, sicurezza no - Il Fatto Quotidiano
 
chi e' sto pasdaran che viene qui a difendere una tal schifezza? un azionista ?
 
Ultima modifica:
chi e' sto pasdaran che viene qui a difendere una tal schifezza? un azionista ?

nessun pasdaran ( questa terminologia sei pregato di usarla coi tuoi amici , nn col sottoscritto ) , nessun azionista

sono fuori dall'equity già da mesi ( per mia fortuna) , con questo governo è megliostarne alla larga ....
 
ATTUALITA
Revocare la concessione ad Autostrade? Perché per il governo sarà molto difficile
di Maurizio Caprino

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Lo Stato può davvero revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia, come annunciato stamattina dai vicepremier Di Maio e Salvini e dal ministro delle Infrastrutture Toninelli? Pare difficile: ci sono problemi giuridici, politici e finanziari. Tutto induce a pensare che l’Italia non possa permettersi una misura così drastica. In ogni caso, questo dossier è davvero uno dei più probanti per un governo che si definisce «del cambiamento»: si tratta di incidere su assetti consolidati e per farlo occorre ben più degli annunci ferragostani.



La questione giuridica

In linea di massima, una concessione è revocabile, se ci sono gravi motivi. E la posizione di Autostrade per l’Italia si è fatta difficile con il crollo di Genova, che peraltro è l’ultimo di una serie di episodi perlomeno controversi: il crollo di un cavalcavia dell’A14 l’8 marzo 2017 e di alcune pensiline di caselli e portali segnaletici intorno al 2010, il sequestro per alcuni mesi nel 2014 di un altro cavalcavia a rischio, denunce pendenti presso varie Procure su altre opere con possibili prolemi strutturali, la sentenza del 10 aprile scorso sulla contraffazione del brevetto del controllo della velocità Tutor e il processo di Avellino per la morte di 40 persone su un bus precipitato dal viadotto Acqualonga della A16 il 28 luglio 2013. In quest’ultimo caso, sono coinvolti direttamente i vertici aziendali e la sentenza di primo grado è attesa per il prossimo dicembre (sarà peraltro da valutare se eventuali condanne faranno perdere i requisiti di onorabilità previsti da alcune normative speciali, in assenza di specifiche previsioni statutarie).

Ma le incognite giuridiche su una possibile revoca sono tante, a partire dal fatto che non è mai stata mossa alcuna contestazione formale per gravi inadempienze, come richiesto in prima battuta dalla convenzione. Poi occorrerà vedere come il ministero delle Infrastrutture riuscirà a dettagliare le accuse che ora muove alla società. Potrà farlo solo con il materiale in possesso della sua Svca (Struttura di vigilanza sulle concessioni autostradali, ex-Ivca, incorporato nel 2013 dopo che per decenni la vigilanza era stata discutibilmente affidata all’Anas), che non ha mai brillato per efficacia. Per esempio, i controlli sulle condizioni delle infrastrutture venivano svolti spesso da vetture in movimento, senza deviare il traffico per esami più approfonditi. La Svca, poi, non ha abbastanza personale per fronteggiare i suoi compiti istituzionali (problema comune a molti uffici ministeriali).

Difficile stabilire se queste carenze del controllore siano dovute solo alla tradizionale inerzia della pubblica amministrazione o anche a collusioni (della politica e/o della dirigenza) con i controllati: ci sono stati tanti episodi dubbi, ma non ne è mai stata sancita una rilevanza penale. Sta di fatto che gli elementi in mano al ministero al momento per disporre la revoca non sono molti, tanto più che ad oggi Autostrade per l’Italia non ha riportato condanne nemmeno per gli episodi controversi citati prima. E per arrivare a una verità giudizialmente accertata su Genova ci vorranno anni.

Inoltre, è prevedibile che un eventuale provvedimento di revoca della concessione verrà impugnato da Aspi, aprendo un contenzioso che non potrà non essere lungo e combattuto data l’importanza della posta in palio.

In ogni caso, al momento è difficile dire di più: le inadempienze del gestore vanno valutate alla luce delle convenzioni che regolano le concessioni loro affidate, che sono segrete. O, meglio, sono state rese pubbliche l’anno scorso dopo decenni di polemiche, ma con importanti omissis.



Il fronte finanziario

Al di là dei tanti sospetti di collusione tra controllore e controllato (evocati esplicitamente anche oggi da Di Maio) dei rapporti tra politica e impresa che nascono dalle dinamiche del potere, nel caso delle autostrade c’è anche un problema concreto di finanza pubblica: lo Stato non ha soldi da mettere per nuove costruzioni e ampliamenti. Tutto viene finanziato con capitali trovati dai gestori, che vengono remunerati come previsto dalle concessioni: con aumenti tariffari e proroghe delle concessioni (tanto che spesso i gestori programmano investimenti che paiono dettati più dalla volontà di ottenere proroghe per continuare a incassare i pedaggi).

Questo è, assieme alle eventuali collusioni, il motivo per cui lo Stato ha poco potere contrattuale nei confronti dei concessionari. E significa due cose:

- lo scarso potere contrattuale fa sì che le clausole previste dalle convenzioni diano pochi margini di manovra allo Stato per eventuali revoche delle concessioni;

- una revoca ingenererebbe tra gli investitori l’idea che finanziare il settore autostradale italiano non sarà più remunerativo come un tempo, provocando almeno nel lungo termine disimpegni e difficoltà nel reperire nuovi capitali.

15 AGOSTO 2018
Revocare la concessione ad Autostrade? Perché per il governo sarà molto difficile - Il Sole 24 Ore

nessuna difesa d'ufficio ma allarme ad eventuali penali che il governo, senza la dimostrazione di colpevolezza di autostrade, debba versare... e le Penali sono molto alte.... pare ammontino fino a 20miliardi
 
C’è un dato tanto chiaro quanto significativo nel bilancio di Autostrade per l’Italia, la società che ha in concessione 3mila chilometri autostradali, tra i quali c’è il ponte crollato ieri a Genova: nel 2017 su 3,9 miliardi di ricaviil margine lordo è stato di 2,4 miliardi. Una redditività di oltre il 50 per cento, una specie di albero della cuccagna per qualsiasi società industriale o di servizi. Ma se i profitti dei Benetton, la famiglia che controlla, attraverso Atlantia, Autostrade per l’Italia, sono favolosi, non lo è altrettanto la situazione delle strade da cui si ricavano i ricchi pedaggi.

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Ponte Morandi, il bilancio di Società Autostrade: 3,9 miliardi di ricavi e 2,4 di utile lordo. Benetton&C: pedaggi d’oro, sicurezza no - Il Fatto Quotidiano

mi pare che Autostrade per l'Italia si sia pure assicurata con una società svizzere: la SWISS RE
 
ATLANTIA al test del mercato: prospettive legate anche alle concessioni
Scritto il 16 agosto 2018 alle 07:42 da Danilo DT
Atlantia (ex Autostrade SpA) rappresenta per il mercato azionario italiano, la classica “utility” con ricavi abbastanza prevedibili, ottima redditività, dividendi elevati, insomma un titolo da cassettista che aveva multipli in linea con i sui “peers”.
Fino a ieri.

Un titolo che tratta (usiamo il presente anche se da oggi bisognerebbe usare il PASSATO) ad un PE a 13 volte con un dividend yield che sarebbe dovuto passare da 6,1% al 7,4% nel 2020. E poi c’è l’integrazione con Abertis che farebbe di Atlantia il piùgrande operatore del settore.

Ma ora tutti i conti dovranno essere rifatti.
Ieri la borsa era chiusa e quindi per il titolo azionario Atlantia non c’è stata la “Prova del mercato” dopo il disastro del ponte Morandi. Ma già si è visto il comportamento per il bond Atlantia quotato anche su piazze internazionali, come antipasto di quanto vedremo oggi in borsa.

(…) Dopo il disastro del crollo del Ponte Morandi e le minacce del governo di ritirare le concessioni, le obbligazioni con scadenza luglio 2027 cedono il 4,01% a 92,8 mentre il bond da 700 milioni con scadenza settembre 2029 scivola del 4,3% a 91,79. I credit default swap, gli strumenti che assicurano contro un default del debito di Atlantia, sono schizzati ai massimi da 5 anni. Martedì Atlantia aveva perso il 5,4% dopo diverse sospensioni per eccesso di ribasso con una caduta delle quotazioni che ha toccato anche il 9-10%. Ciò significa che in una sola seduta il valore della società è diminuito di oltre un miliardo e la sua capitalizzazione è scesa a 20 miliardi circa. (…) E ora la stessa Atlantia si appresta a diventare il primo operatore al mondo completando l’acquisizione della spagnola Abertis realizzata attraverso un’offerta congiunta con Acs-Hochtief: la società comune, di cui Atlantia avrà la maggioranza con oltre il 50% (ed esprimerà l’amministratore delegato) sarà attiva da settembre. (Source)

In questa sede non voglio aprire un processo contro Atlantia.
Di certo avrete avuto modo di leggere mille articoli e preferisco lasciare la parola a chi ne sa molto più di me.
Però la cosa che vorrei capire è quanto è realistica la possibilità di revoca della concessione alla rete autostradale. Immaginatevi cosa significa per la valutazione del titolo. Pensate quanto può incidere sulla sostenibilità del suo debito. Di certo la volatilità su Atlantia per un po’ di giorni non mancherà, e visto il suo peso anche sul nostro listino (oltre che l’ovvio effetto contagio su banche e sistema finanziario) il FTSEMIB dovrà nuovamente patire grossa debolezza.
S
ullo spread credo ci sia nel breve, un destino
già scritto.
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In 2015, the latest year for which figures are available, Italy spent 76% more on fixing old roads than it did on building new ones—the highest ratio in the OECD. The country has long devoted a large share of its GDP to maintaining its decaying avenues, motorways, tunnels and bridges. The 0.55% that it managed in 2015 was the fourth-biggest portion in the OECD, even as its government battled to reduce public spending and tame the budget deficit. Unfortunately, that austerity applied the brakes to investment in new roads. In 2006, Italy devoted 0.92% of GDP to such projects, putting it in the OECD’s top third. By 2015 the share had fallen to 0.31%, the fifth-lowest in the group. [Source]

Quello che al momento però è di massima urgenza, è l’esigenza di NOI italiani, che è quella della SICUREZZA, in un paese che ha evidenti problemi strutturali, è necessario un piano di emergenza che vada a sanare quanto possibile la difficile situazione sulla nostra rete viaria. Ma la storia è sempre la stessa, la coperta è corta, mancano le coperture, ci vuole l’aiuto dell’UE, un circolo vizioso da cui non se ne esce (vivi).

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Grafico Atlantia ATL via Tradingview
STAY TUNED!
ATLANTIA al test del mercato: prospettive legate anche alle concessioni | IntermarketAndMore
 
nessun pasdaran ( questa terminologia sei pregato di usarla coi tuoi amici , nn col sottoscritto ) , nessun azionista

sono fuori dall'equity già da mesi ( per mia fortuna) , con questo governo è megliostarne alla larga ....

e tu non rispondere a quello ti pare scappando e sviando
ti e' stato chiesto se e' normale calare gli investimenti in manutenzione in concomitanza all'invecchiamento delle strutture

basta si o no!!
 

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