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MF
Manovra, le rendite non servono più
Il governo cancella dalla finanziaria il miliardo di euro previsto dall'armonizzazione.
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L'aumento delle entrate compenserà la cifra messa in conto sui capital gain Ora per l'aliquota al 20% non sarà più necessaria la corsa contro il tempo ed è possibile uno slittamento. Intanto, Tps rassicura Bruxelles sulle riforme
Sorpresa. Adesso il miliardo e rotti dell'aumento al 20% del prelievo sulle rendite finanziarie, che sembrava un'architrave della manovra, al governo non serve più. Ne può fare (e molto probabilmente ne farà) benissimo a meno. Il sottosegretario all'economia, Nicola Sartor, ha spiegato che oggi il governo alzerà il velo sulle coperture (ossia dove vengono presi i soldi) della Finanziaria, ma in realtà già qualche giorno fa lo stesso sottosegretario aveva depositato in commissione un emendamento (rimasto nel cassetto) che già faceva luce. E non con poche sorprese. La prima e più grossa, come detto, è che dalle coperture della legge finanziaria sparisce il collegato che armonizza il prelievo sui capital gain. Il che non significa che l'armonizzazione non ci sarà più, ma vorrebbe poter dire che ci vorrà più tempo. Insomma, non servirà più una corsa contro il tempo per far partire la riforma entro il 1° luglio, ma per l'attuazione dei decreti delegati l'esecutivo potrebbe prendersi anche tutti e 12 i mesi previsti dalla stessa delega. Già, ma se quel miliardo doveva servire a coprire parte delle nuove spese previste dalla Finanziaria, dove verranno presi i soldi? Qui sta la seconda sorpresa. Ad aumentare nella tabella delle coperture è un'altra voce: il miglioramento del risparmio pubblico, che passa da 5,8 a 7,2 miliardi di euro. Di che cosa si tratta? In pratica è il differenziale tra le spese e le entrate dello stato. Se sale, dunque, delle due l'una: o diminuiscono le spese, oppure stanno aumentando le entrate.
La seconda dovrebbe essere la risposta esatta. Sempre spulciando la tabellina consegnata dal governo alla commissione bilancio, infatti, emerge che la riduzione delle spese correnti passa da 5 miliardi circa a poco meno di 4,8. Le nuove entrate, quelle cioè dovute alla manovra, invece, restano stabili. Il che significa che quello che sta aumentando è il gettito complessivo del fisco. Insomma, sarà l'effetto Visco o altro, fatto è che probabilmente le entrate vanno addirittura meglio di quanto il governo dica.
Intanto, mentre Tommaso Padoa-Schioppa rassicura l'Ue che le riforme sono già partite, sull'iter della Finanziaria c'è ancora qualche incertezza. Il problema sono le modifiche da presentare in aula. Il governo starebbe tentando una mediazione per far passare solo le proprie e quelle del relatore, soprattutto evitando la discussione su ogni singolo emendamento. Anche perché l'Unione avrebbe già presentato 800 emendamenti, mentre dall'opposizione le proposte hanno superato quota 3 mila. Per adesso, comunque, il ministro per i rapporti con il parlamento, Vannino Chiti, non ha ancora ricevuto il mandato a porre la questione di fiducia che, tuttavia, sembra sempre più difficile da evitare. (riproduzione riservata)
MF - Denaro & Politica
Numero 221, pag. 2 del 8/11/2006
Autore: Andrea Bassi
Manovra, le rendite non servono più
Il governo cancella dalla finanziaria il miliardo di euro previsto dall'armonizzazione.
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L'aumento delle entrate compenserà la cifra messa in conto sui capital gain Ora per l'aliquota al 20% non sarà più necessaria la corsa contro il tempo ed è possibile uno slittamento. Intanto, Tps rassicura Bruxelles sulle riforme
Sorpresa. Adesso il miliardo e rotti dell'aumento al 20% del prelievo sulle rendite finanziarie, che sembrava un'architrave della manovra, al governo non serve più. Ne può fare (e molto probabilmente ne farà) benissimo a meno. Il sottosegretario all'economia, Nicola Sartor, ha spiegato che oggi il governo alzerà il velo sulle coperture (ossia dove vengono presi i soldi) della Finanziaria, ma in realtà già qualche giorno fa lo stesso sottosegretario aveva depositato in commissione un emendamento (rimasto nel cassetto) che già faceva luce. E non con poche sorprese. La prima e più grossa, come detto, è che dalle coperture della legge finanziaria sparisce il collegato che armonizza il prelievo sui capital gain. Il che non significa che l'armonizzazione non ci sarà più, ma vorrebbe poter dire che ci vorrà più tempo. Insomma, non servirà più una corsa contro il tempo per far partire la riforma entro il 1° luglio, ma per l'attuazione dei decreti delegati l'esecutivo potrebbe prendersi anche tutti e 12 i mesi previsti dalla stessa delega. Già, ma se quel miliardo doveva servire a coprire parte delle nuove spese previste dalla Finanziaria, dove verranno presi i soldi? Qui sta la seconda sorpresa. Ad aumentare nella tabella delle coperture è un'altra voce: il miglioramento del risparmio pubblico, che passa da 5,8 a 7,2 miliardi di euro. Di che cosa si tratta? In pratica è il differenziale tra le spese e le entrate dello stato. Se sale, dunque, delle due l'una: o diminuiscono le spese, oppure stanno aumentando le entrate.
La seconda dovrebbe essere la risposta esatta. Sempre spulciando la tabellina consegnata dal governo alla commissione bilancio, infatti, emerge che la riduzione delle spese correnti passa da 5 miliardi circa a poco meno di 4,8. Le nuove entrate, quelle cioè dovute alla manovra, invece, restano stabili. Il che significa che quello che sta aumentando è il gettito complessivo del fisco. Insomma, sarà l'effetto Visco o altro, fatto è che probabilmente le entrate vanno addirittura meglio di quanto il governo dica.
Intanto, mentre Tommaso Padoa-Schioppa rassicura l'Ue che le riforme sono già partite, sull'iter della Finanziaria c'è ancora qualche incertezza. Il problema sono le modifiche da presentare in aula. Il governo starebbe tentando una mediazione per far passare solo le proprie e quelle del relatore, soprattutto evitando la discussione su ogni singolo emendamento. Anche perché l'Unione avrebbe già presentato 800 emendamenti, mentre dall'opposizione le proposte hanno superato quota 3 mila. Per adesso, comunque, il ministro per i rapporti con il parlamento, Vannino Chiti, non ha ancora ricevuto il mandato a porre la questione di fiducia che, tuttavia, sembra sempre più difficile da evitare. (riproduzione riservata)
MF - Denaro & Politica
Numero 221, pag. 2 del 8/11/2006
Autore: Andrea Bassi