Ribera è arcinoto. Oltre a un posto nella storia dell'arte, ha anche quotazioni di centinaia di migliaia di euro alle aste, dove è abbastanza presente.Trovo il virtuosismo di Corradini davvero pazzesco, il velo pare bagnato da quanto aderisce al viso.. però farei un'obiezione, il tema è il '600 oppure i caravvaggeschi? Perchè francamente trovo le opere degli ultimi post molto più "classiche" e vicine alla luminosa "scuola veneta", che ai chiaroscuri del ns.
D'accordo su Mattia Preti, forse già famoso... ne cito un paio di altri anch'essi magari già conosciuti, oltre ai notissimi Gentileschi, in cui i riferimenti e le citazioni a Caravaggio sono davvero molto evidenti, visti dal vero a Brera, "Battistello", Giovanni Batista Caracciolo e Jusepe de Ribera o "Spagnoletto".
Il tema era Caravaggio ... ma Sgarbi ci ha buttato dentro autori non strettamente caravaggeschi.Trovo il virtuosismo di Corradini davvero pazzesco, il velo pare bagnato da quanto aderisce al viso.. però farei un'obiezione, il tema è il '600 oppure i caravvaggeschi? Perchè francamente trovo le opere degli ultimi post molto più "classiche" e vicine alla luminosa "scuola veneta", che ai chiaroscuri del ns.
D'accordo su Mattia Preti, forse già famoso... ne cito un paio di altri anch'essi magari già conosciuti, oltre ai notissimi Gentileschi, in cui i riferimenti e le citazioni a Caravaggio sono davvero molto evidenti, visti dal vero a Brera, "Battistello", Giovanni Batista Caracciolo e Jusepe de Ribera o "Spagnoletto".
Il tema era Caravaggio ... ma Sgarbi ci ha buttato dentro autori non strettamente caravaggeschi.
Comunque, quello che qui può importare è soprattutto trovare in certi autori qualità superiore a quanto si poteva pensare.
Antonio d'Enrico, detto Tanzio da Varallo, o semplicemente il Tanzio (Alagna Valsesia, 1582 circa – Varallo (?), 1633), è stato un pittore italiano, tra i migliori interpreti di quel fervore di rinnovamento artistico che, in Piemonte e in Lombardia, si espresse, in modi diversi, sulla scia del lascito di spiritualità di San Carlo Borromeo e dell'Arte della Controriforma.
Già più volte segnalata da Roberto Longhi, la sua produzione artistica uscì dal modesto interesse riservatole sino ad allora dagli storici dell'arte, per merito di Giovanni Testori che, con l'esposizione torinese del 1959-60, contribuì in modo decisivo ad affermare la statura artistica del pittore di Alagna.
I lombardi conosceranno meglio di me il Sacro Monte di Varallo (ne ho visto uno solo, vicino ad Orta, di questi "sacro monte")Tanzio da Varallo inventò il realismo trascendente
I due "Davide e Golia" sono capolavori assoluti. Nelle tele fondeva lessico naturalistico, sintassi manierista e messaggio di fede
Vittorio Sgarbi - Dom, 28/06/2015 - 13:32
Basta dire che il suo è il più bel Davide della intera storia della pittura (e anche della scultura)?
Parlo del David e Golia di Tanzio da Varallo conservato nella Pinacoteca della città di cui il pittore porta in giro il nome. È un ragazzo biondo con i capelli ricci, la pelliccia sulle spalle, il carniere da cacciatore e una sciabola affilata a Brescia, che, con il braccio teso e muscoloso, mostra la testa mozza, e già puzzolente, di Golia.
e sul Borromeo appuntoLa gloria raggiunta è attraversata nel 1630 dal flagello terribile della peste (la stessa narrata dal Manzoni). E Tanzio ne dà conto nel Sennacherib di Novara, corpi lividi come in un lazzaretto sotto un cielo nuvoloso, fosco, ammorbato. Il dipinto esprime una potenza michelangiolesca e Testori lo definisce capolavoro supremo, certo uno tra i più alti raggiungimenti del secolo intero
La sintesi delle esperienze romane è nitida nella pala di Domodossola con San Carlo che comunica gli appestati del 1619: lessico naturalista, sintassi manierista. Tanzio ha fatto la resistenza a Caravaggio in difesa di un'incontaminata bellezza ideale. Non vuole essere un pittore della realtà. Semmai della verità rivelata. Giovanni Testori suggerisce: «La carne-carne del Caravaggio, il suo sangue-sangue, da una parte; i sudori sacri e nefasti, le ambiguità tra grazia e peccato, i lividi deliri dall'altra». Se Caravaggio è agnostico fino al rischio dell'ateismo, Tanzio è profondamente religioso, organico all'impresa pastorale di San Carlo, fiducioso nella devozione pedagogica del Sacro Monte, carico di fede in Dio, senza mai cedere a dichiarazioni e atteggiamenti devozionali, con artifici retorici. Il pittore della verità si confronta con la passione di Cristo, « verbum caro factum est ».