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oggi partito aumento molmed
al momento è conveniente comprare i diritti rispetto all'azione
( o forse non comprare proprio nulla :D)
 
Dany, sarà mica un tuo parente ?

ROMA - Marco Marenco. Come trasferire un paio di miliardi e farceli pagare nelle bollette del gas. Azionista della casa che produce i cappelli Borsalino, Marco Marenco è ora ricercato per bancarotta fraudolenta per il crac delle sue società che commerciano in gas : il più grande crac dopo Parmalat, 3,5 mld in totale, tra debiti con il Fisco e le banche, fatture non pagate con Snam e fornitori piccoli e grandi.
Una parte del buco, risulta dalle indagini, sarebbe stata ripianata con la maggiorazione del costo dell’energia sulle bollette degli utenti (lo 0,001% a metro cubo in più per tre anni), una mini-stangata ai danni del contribuente. Marenco nel frattempo è ricercato (pare sia latitante in Svizzera), la Procura di Asti ne ha chiesto l’arresto per bancarotta fraudolenta.
 
Alessandria, 5 mar – Borsalino, storico produttore alessandrino di cappelli che sta alla moda quasi come la Ferrari sta alle auto, è prossima al fallimento. Dopo quasi 160 anni di storia, con 130 dipendenti di altissima qualificazione, il Cda guidato da Marco Moccia ha deciso di chiedere al tribunale di Alessandria il concordato preventivo “che consenta la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti”, ma che potrebbe anche portare a uno “scenario alternativo di natura liquidatoria”, appunto il fallimento.
Il vero dramma consiste nel fatto che non si tratta di una crisi industriale – il prodotto non ha mai avuto tanta richiesta in innumerevoli mercati di tutto il mondo, incluso il settore dei copricapo religiosi – ma del gigantesco crack finanziario, che con tre miliardi di euro si colloca al secondo posto in Italia dopo il crack Parmalat, del socio di maggioranza: l’astigiano Marco Marenco.
Marenco, 59 anni, un personaggio vagamente misterioso, tanto riservato che non compare in alcuna fotografia pubblica, ma ben noto ai tribunali di Asti e Alessandria che, tra giugno e luglio dello scorso anno, spiccarono contro di lui mandati di cattura finora andati a vuoto: da oltre sei mesi, infatti, il finanziere astigiano è di fatto latitante, probabilmente in Svizzera, dove è noto avere legami molto forti e ramificati, ma il rischio è che si trovi in un altro e assai più lontano e complesso dei tantissimi paesi del mondo dove il suo impero industriale ha sviluppato progetti e rapporti, dall’Asia centrale alla Russia, dall’Ucraina alla Germania e ad alcuni paesi africani.
La gestione dell’impero di Marenco era affidata a una società di famiglia, la Fisi, che fino qualche anno fa risultava essere a sua volta controllata da almeno un’altra società a monte, forse una semplice Snc ancora più “familiare” e che al tempo dei provvedimenti giudiziari era comunque controllata dalla quasi omonima Fisi GmbH (analoga come tipo a una Srl italiana) con sede in Germania. Il resto, un intrico tuttora solo parzialmente svelato fatto di innumerevoli scatole cinesi distribuite in Italia e in mezzo mondo. Per farsene almeno un’idea superficiale, può essere utile leggere la visura storica di una delle infinite partecipate, la Italbrevetti Srl, che a suo tempo ha sviluppato moltissimi impianti idroelettrici in Toscana settentrionale e in Emilia.
L’inchiesta era partita dalla Dogana di Alessandria, che ha competenza anche su Asti, a causa di un’evasione da 4 milioni di accise sul gas della Metanprogetti, fino a scoprire 300 milioni di evasione, mentre cominciavano ad arrivare richieste di concordati preventivi da diverse società del gruppo con passivi impressionanti, fino appunto a delineare il maxi crack e a portare al fallimento personale di Marenco.
Come è possibile che un gruppo leader nel trading di petrolio e gas, che negli anni ha metanizzato mezzo Piemonte, proprietario di innumerevoli dighe idroelettriche sulle Alpi e gli Appennini, produttore di energia da diverse fonti rinnovabili, leader in settori ad alta intensità industriale come quello delle grondaie, delle condotte, dell’upstream di petrolio e gas, e appunto di una florida azienda come Borsalino, abbia accumulato così tanto debito da vedersi sequestrare le quote di proprietà in almeno 11 partecipate, tra cui appunto il 50,45% della Borsalino di proprietà della Fisi, e il 17,47% di quota della Finind, altra società “marenchiana” a sua volta da tempo commissariata per bancarotta?
 
Ecco l'affinità con la Dany :D

Non è dato sapere, poi, se abbiano avuto un ruolo anche speculazioni legate al trading finanziario, in se’ ovviamente legittimo, di cui nell’ambiente si parla come di una assidua attività di Marenco.
 

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