BCE

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La crescita c'è a livello mondiale perchè paesi come Cina e India crescono del 10%. In Europa la crescita è risibile, in particolare in Germania. E questo schifo di Europa unita non è altro che un danno per tutti... e dire che il mortadella ci ha pure fatto pagare l'eurotassa per entrare in questo schifo.
Dispiace ripetere delle assolute ovvietà, ma quando un paese è l'ultimo della classe, è ridicolo che provi a dare la colpa alla classe, indipendentemente da come essa vada rispetto alle altre.....

Si rimbocchi le maniche piuttosto, invece essere sempre a caccia di alibi patetici.
 
ormai l' Italia ha poko o niente da rimboccarsi le maniche...
ha una crescita pari a 0 dati istat, ha un tessuto industriale composto da limitato apporto tecnologiko.....infatti i nostri prodotti sono replicati senza tanto sforzo in paesi come la cina....con inevitabili guerre sui marchi o politike protezionistiche ecc ecc
Abbiamo un sistema creditizio che si basa sull' economia di relazione e non cambierà mai, in questi giorni si vanta tanto l' operazione cross border di Unicredit su HVB.....bene ottimo, peccato che come primo azionista abbia la fondazione CRT...se questo è un fattore d' economia liberale o è da qui che dobbiamo partire......spiacente di darvi una delusione.... :rolleyes: e tutto questo ha inevitabili ripercussioni sul credito.......avvalorato da fatto che il tanto osannato campione nazionale del sistema bancario italiano non avrà tratti differenti se non quelli atti a difesa della proprieta......
abbiamo un deficit infrastrutturale negativo, in quanti anni e quanto bisognerbbe indebitarsi x armare l' economia di tali strutture ? La BEI non può mica solo elargire prestiti in ITalia
.........e intanto nuovi attori sulla scena mondiale arrivano......
Rassegnamoci ormai il lustro dgli sprechi è passato, come dice Draghi i tempi di reazione sono brevi...infatti come dare torto a tal autorevolezza, il prossimo quinquennio o si cambia o tutti + poveri, anke se io non vedo in giro la volontà...
riskio Argentina, no assolutamente.....secondo me, c'è un chiaro rischio della dimuizione del reddito procapite , un aumento della differenziazione fra classi sociali...insomma in buona fine l' Italia prenderebbe tutti i connotati di paesi come come quelli sud americani che intanto stanno portando le loro economie emergenti a livello di G8 spodestanci entro poki anni......l' euro ha un pò difeso i conti pubblici, le asimmetrie interne prodotte dovevano essere controllate dalle autorita atte, non c'è stato nemmeno questo......e volete che il destino non si compia ?
 
Alzare i tassi non serve, i problemi sono altrove…
March 3, 2006 on 4:13 pm | In Economie e mercati | Nessun commento
Che ieri la Banca Centrale Europea potesse portare i tassi al 2,50% non era certo una novità. Se i mercati dell’area, dalle Borse all’obbligazionario, hanno ugualmente reagito male all’evento, è perché si sono scontate nuove mosse restrittive nei mesi a venire.

Il Presidente dell’Istituto, Trichet, ha infatti lasciato trapelare una visione dell’economia europea improntata all’ottimismo, che tradotto nel linguaggio della politica monetaria significa “allarme per possibili pressioni inflazionistiche”; da qui l’impressione che un ulteriore ritocco dei tassi possa avvenire in giugno, se non addirittura maggio, e che quota 3% entro fine anno non sia più un miraggio.

Il fatto stesso che nella riunione di ieri si sia persino discusso di un aumento di mezzo punto, piuttosto che di un nulla di fatto, la dice lunga sulla visione condivisa dai membri del Direttorio.

Sottostante a questa decisione, e alle probabili prossime, c’è infatti uno scenario di convincente ripresa per la congiuntura europea, con un +2,1% quest’anno ed un +2% il prossimo (ancora a dicembre si stimava un duplice +1,9%), con un’inflazione che rimarrebbe, seppur di poco, sopra le soglie “critiche” del 2%: per la precisione è vista al 2,2% sia quest’anno, sia il prossimo (e oggi siamo a quota +2,3%).

Sulla ripresa ci sarebbe forse da discutere; anche perché riducendo il differenziale con i tassi a breve Usa, c’è il rischio che il cambio continentale tenda a risalire contro il dollaro e che quindi la crescita futura possa perdere pericolosamente colpi.

Quanto ai prezzi, qui al contrario della Fed si continuano a seguire indici che includono l’effetto esogeno dell’energia, su cui poco o nulla può fare la politica monetaria. Senza l’energia, avremmo prezzi al consumo oggi in crescita solo di un modesto +1,3% e che diffilmente potranno risalire nel 2006 oltre la soglia del 2%: su queste basi, francamente, l’inflazione non sembrerebbe un problema così serio di cui preoccuparsi.

Più gravi semmai sono altri aspetti, legati ai ritmi di crescita e alle peculiarità delle varie realtà che compongono l’Unione Europea, e a come li può affrontare una politica monetaria unica. Abbiamo da un lato realtà come l’Italia, che soffrono di difficoltà oramai strutturali, più che congiunturali, e che a malapena riusciranno a toccare l’1% di crescita quest’anno, dopo uno stallo completo del 2005.

Hanno un’inflazione più elevata che altrove a causa di inefficienze e non per un “eccesso di domanda”, visto che i consumi delle famiglie sono oramai da tempo al palo. Ma questa maggiore inflazione contribuisce a far salire il costo del lavoro più che altrove, determinando un’erosione di competitività che si riassume in una posizione commerciale con l’estero che nel 2005 è finita in rosso per oltre €10 mld.

All’opposto abbiamo una Germania che, grazie alla competitività – il suo costo del lavoro, invariato da un decennio, è addirittura sceso dell’1% a fine 2005 – è riuscita l’anno scorso a toccare un nuovo attivo record nella bilancia commerciale, con un avanzo di oltre €160 mld.

Il guaio è che la Germania non riesce a tradurre questa maggior crescita esterna in elevati consumi interni: finisce dunque per sottrarre crescita ai partner più deboli, tra cui appunto l’Italia (anche la Francia ha visto disavanzo esterno esplodere nel 2005, a ben €27,7 mld), senza favorirne la crescita, assorbendo le loro esportazioni tramite adeguati consumi interni.

Con il rischio che nel 2006 la Germania possa davvero incamminarsi sulla via della ripresa, ma l’Italia ne rimanga in larga parte esclusa. Un secondo problema si pone con il differente andamento dei mercati immobiliari, che condiziona anche la crescita degli aggregati monetari. Con un balzo di quasi il 10% su base annua, la componente mutui giustamente crea qualche allarme alla Bce, che teme il diffondersi di una bolla speculativa sull’immobiliare.

Dietro all’aumento dei tassi c’è forse più questa ragione che non il rischio di inflazione su beni e servizi. Ma tutto ciò, se è giustificato in Spagna e Francia, dove gli immobili sono volati, e in qualche misura anche qui da noi, non lo è affatto in Germania, dove il mercato immobiliare è completamente fermo da anni.

Per i tedeschi sarebbe semmai più opportuna, anche per sostenere consumi stagnanti (il recupero di gennaio non deve suscitare troppe attese: è la reazione statistica al flop di dicembre…), una politica monetaria più espansiva: potrebbero anche permettersela, con un’inflazione “core” allo 0,8% soltanto finora.

La via d’uscita sarebbe un’integrazione più stretta, a cominciare da una politica fiscale comune; ma per il momento appare una soluzione impensabile. Quanto ai tassi, continuare ad alzarli per frenare una modesta crescita complessiva e contrastare un fattore esogeno come l’aumento dei prezzi dell’energia rischia solo di portare l’intera area verso guai maggiori.

Nella seconda metà dell’anno ci attendiamo quindi meno ottimismo da parte della Bce e la conclusione della stretta monetaria; sarà il movimento dei cambi, con un dollaro più debole rispetto all’euro, a frenare ancora la ripresa continentale, senza peraltro che ce ne sia bisogno, perché l’inflazione rimarrà comunque sui livelli attuali.

E a quel punto la Banca Centrale potrebbe trovarsi, forse come la Fed, in qualche difficoltà con quella crescita oggi così temuta.
 
grazie lamò
per i dati ocse, non ho fretta :p

curiosità
la crescita zero del PIL è deflazionata? altrimenti sarebbe pari al -2% reale .... :rolleyes: :rolleyes:
 
PIL: ISTAT; LA CRESCITA DELI ALTRI PAESI/SCHEDA

(ANSA) - ROMA, 1 mar - I dati finora disponibili per gli

altri Paesi indicano nel 2005 un aumento della crescita del 3,5%

per gli Stati Uniti, dell'1,8% per il Regno Unito, del 3,4% per

la Spagna e dello 0,9% per la Germania. Lo ricorda l'Istat

raffrontando questi dati con la crescita zero registrata

dall'Italia.

Ecco la tabella con l' andamento del Pil 2005 nei diversi

Paesi:

-------------------------------

PAESE PIL 2005

===============================

Italia 0,0%

Germania +0,9%

Regno Unito +1,8%

Spagna +3,4%

Stati Uniti +3,5%

(ANSA).
 
grazie Mappetts
dati già deflazionati, se ho ben compreso
manca solo la Francia all'appello ... ma scommetto su un PIL positivo :rolleyes:

così per ridere
abbiamo ben ragione noi italiani a protestare per il caso Enel - Suez
ma gli altri europei non han scordato la questione Fazio- Banca d'Italia
e di certo il distacco mostrato dal nostro presidente del Consiglio nel suo discorso al Parlamento USA non facilità un sostegno unanime alle nostre proteste ... :rolleyes:
 
Lamò, la serie storica dei dato OCSE mi farebbe comodo :ops:
magari con le inflazioni :ops: :ops: :ops: :ops:

grassi grassie :)
 

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