Fleursdumal
फूल की बुराई
AGRICOLTURA:ULIVETI E VIGNETI SEMPRE PIU' BENE-RIFUGIO/ANSA
(ANSA) - ROMA, 18 aprile - Fazzoletti di terra attraenti come
oro e diamanti, ma anche come garage e mini appartamenti.
Investire in terreni agricoli sembra essere l'ultima frontiera
dei beni-rifugio; una tendenza a cui si guarda con interresse
crescente essendo i beni fondiari, a differenza dei
patrimoniali, esenti o quasi da rischi legati agli andamenti
della congiuntura economica. Ettari, dunque, che danno certezze
al risparmiatore, unendo ad un investimento ragionevolmente
sicuro, il piacere della fruizione di un bene, all'occorrenza
destinabile anche a 'buen retiro'.
Secondo gli ultimi dati dell'Istituto Nazionale Economia
Agraria (Inea) nel 2004 il prezzo della terra ha raggiunto un
valore medio nazionale intorno ai 16.000 euro ad ettaro, con un
aumento rispetto all'anno precedente del 2,4%. Valori che
continuano la loro ascesa, dovuta anche alla natura
dell'offerta: in Italia il rapporto è di 380 abitanti per
ettaro di superficie agricola, contro i 200 della Francia e i
160 della Spagna. La struttura fondiaria nazionale da sempre è
polverizzata in una maglia fittissima di imprese piccole e
piccolissime e molti agricoltori proprio in questo periodo,
complice il crollo del reddito agricolo (-10,4% nel 2004) e
l'avanzare dell'età, stanno uscendo dal settore vendendo. A
questi si aggiungono poi diverse istituzioni pubbliche che
gradualmente stanno alienando la parte del loro patrimonio
fondiario.
La crescita della domanda viene confermata anche dalle
erogazioni bancarie destinate all'acquisto di immobili rurali
che, secondo la Banca d'Italia dai circa 400 milioni di euro del
2001 e del 2002, sono passate ai 710-770 milioni nei due anni
successivi (+80%-90%). "I prezzi con i rialzi maggiori -
afferma Andrea Povellato, ricercatore dell'Inea, coautore delle
indagini annuali sul mercato fondiario dell'istituto - sono
quelli dei terreni coltivati con i prodotti a più elevato
valore aggiunto, come vigneti Doc, Igt e Docg e oliveti a
denominazione". Gli andamenti delle quotazioni dei terreni
presentano differenze molto significative tra circoscrizioni
geografiche e zone altimetriche: sono le aree più fertili, a
maggiore redditività ma anche con infrastrutture adeguate e
facile accessibilità quelle che tirano di più. Se il 21% della
superficie agricola nazionale ha un prezzo della terra superiore
ai 25.000 euro per ettaro, i due terzi sono inferiori ai 15.000.
Nel Mezzogiorno soltanto i terreni di pianura e collina
litoranea superano i 10.000 euro per ettaro, mentre i valori
intorno ai 20.000 euro si registrano nelle aree di pianura del
Centro Italia che sfiorano quota 36.000 euro nel Nord-est. Da
uno sguardo alle Regioni, i prezzi più elevati si concentrano
nell'area centro-orientale della Val Padana dove prevale
l'agricoltura intensiva e una pressione urbanistica piuttosto
elevata; stesso trend nella costa campana, ma anche nel cuneese,
nella costa ligure, nel pistoiese, lungo la Val d'Adige e nella
pianura pontina. I prezzi medi più bassi si rilevano invece
lungo la dorsale appenninica e in molte aree dell'arco alpino.
L'aumento più evidente del valore fondiario nel 2004 si è
registrato in Lombardia (+5%), superando i 32.000 euro ad ettaro
e in Val d Aosta (+3%); questo in particolare per seminativi
irrigui (+3%), colture ortofrutticole (2%-15%) e vigneti.
Nel Nord-est, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia hanno
registrato un +4%, mentre l'unica regione in cui i valori sono
diminuiti è il Trentino Alto Adige (-0,4%); al centro le Marche
segnano +2,6% a fronte di un aumento medio dell'1%. Al sud
soltanto Campania, Basilicata e Molise (+2%-3%) hanno mostrato
un incremento dei valori (la media +1,4%), affiancate dalla
staticità della Puglia e da una leggera flessione dell'Abruzzo
(-0,5%). Nel Mezzogiorno è il valore degli oliveti ad aver
fatto la parte del leone, registrando una crescita tra il 2%-10%
in Campania, Basilicata e nel pescarese.
(ANSA) - ROMA, 18 aprile - Fazzoletti di terra attraenti come
oro e diamanti, ma anche come garage e mini appartamenti.
Investire in terreni agricoli sembra essere l'ultima frontiera
dei beni-rifugio; una tendenza a cui si guarda con interresse
crescente essendo i beni fondiari, a differenza dei
patrimoniali, esenti o quasi da rischi legati agli andamenti
della congiuntura economica. Ettari, dunque, che danno certezze
al risparmiatore, unendo ad un investimento ragionevolmente
sicuro, il piacere della fruizione di un bene, all'occorrenza
destinabile anche a 'buen retiro'.
Secondo gli ultimi dati dell'Istituto Nazionale Economia
Agraria (Inea) nel 2004 il prezzo della terra ha raggiunto un
valore medio nazionale intorno ai 16.000 euro ad ettaro, con un
aumento rispetto all'anno precedente del 2,4%. Valori che
continuano la loro ascesa, dovuta anche alla natura
dell'offerta: in Italia il rapporto è di 380 abitanti per
ettaro di superficie agricola, contro i 200 della Francia e i
160 della Spagna. La struttura fondiaria nazionale da sempre è
polverizzata in una maglia fittissima di imprese piccole e
piccolissime e molti agricoltori proprio in questo periodo,
complice il crollo del reddito agricolo (-10,4% nel 2004) e
l'avanzare dell'età, stanno uscendo dal settore vendendo. A
questi si aggiungono poi diverse istituzioni pubbliche che
gradualmente stanno alienando la parte del loro patrimonio
fondiario.
La crescita della domanda viene confermata anche dalle
erogazioni bancarie destinate all'acquisto di immobili rurali
che, secondo la Banca d'Italia dai circa 400 milioni di euro del
2001 e del 2002, sono passate ai 710-770 milioni nei due anni
successivi (+80%-90%). "I prezzi con i rialzi maggiori -
afferma Andrea Povellato, ricercatore dell'Inea, coautore delle
indagini annuali sul mercato fondiario dell'istituto - sono
quelli dei terreni coltivati con i prodotti a più elevato
valore aggiunto, come vigneti Doc, Igt e Docg e oliveti a
denominazione". Gli andamenti delle quotazioni dei terreni
presentano differenze molto significative tra circoscrizioni
geografiche e zone altimetriche: sono le aree più fertili, a
maggiore redditività ma anche con infrastrutture adeguate e
facile accessibilità quelle che tirano di più. Se il 21% della
superficie agricola nazionale ha un prezzo della terra superiore
ai 25.000 euro per ettaro, i due terzi sono inferiori ai 15.000.
Nel Mezzogiorno soltanto i terreni di pianura e collina
litoranea superano i 10.000 euro per ettaro, mentre i valori
intorno ai 20.000 euro si registrano nelle aree di pianura del
Centro Italia che sfiorano quota 36.000 euro nel Nord-est. Da
uno sguardo alle Regioni, i prezzi più elevati si concentrano
nell'area centro-orientale della Val Padana dove prevale
l'agricoltura intensiva e una pressione urbanistica piuttosto
elevata; stesso trend nella costa campana, ma anche nel cuneese,
nella costa ligure, nel pistoiese, lungo la Val d'Adige e nella
pianura pontina. I prezzi medi più bassi si rilevano invece
lungo la dorsale appenninica e in molte aree dell'arco alpino.
L'aumento più evidente del valore fondiario nel 2004 si è
registrato in Lombardia (+5%), superando i 32.000 euro ad ettaro
e in Val d Aosta (+3%); questo in particolare per seminativi
irrigui (+3%), colture ortofrutticole (2%-15%) e vigneti.
Nel Nord-est, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia hanno
registrato un +4%, mentre l'unica regione in cui i valori sono
diminuiti è il Trentino Alto Adige (-0,4%); al centro le Marche
segnano +2,6% a fronte di un aumento medio dell'1%. Al sud
soltanto Campania, Basilicata e Molise (+2%-3%) hanno mostrato
un incremento dei valori (la media +1,4%), affiancate dalla
staticità della Puglia e da una leggera flessione dell'Abruzzo
(-0,5%). Nel Mezzogiorno è il valore degli oliveti ad aver
fatto la parte del leone, registrando una crescita tra il 2%-10%
in Campania, Basilicata e nel pescarese.