BISONTE.....Vs.....BISONTE !!!!!!!!!!!!

SINIBALDO

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CIAO MAURO TI RINGRAZIO PER I TUOI GRADITI SALUTI.


BANKITALIA/LA TEMPESTA DI FINE LUGLIO

FAZIO Vs FAZIO !!!!!!!!!!!!!!!!!!

Per favorire Fiorani il Governatore ha delegittimato la vigilanza e i suoi tecnici. E adesso a Palazzo Koch è guerra senza quartiere.
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Ma allora noi che cosa ci stiamo a fare? A che cosa serve assumere, formare, stipendiare squadre di funzionari preparati, se poi il governatore li sconfessa apertamente?

Peggio: si rivolge a professionisti esterni per ottenere autorevoli avvalli alle sue tesi".

Il veterano della Vigilanza di Banca d'Italia non riesce a trattenere uno sfogo amarissimo di fronte agli ultimi sviluppi dell'estenuante battaglia per la conquista della Banca Antonveneta.

Non era mai successo che alti dirigenti della massima authority bancaria nazionale fossero costretti a fare il tour delle procure, da Roma e Milano, per rispondere alle domande dei magistrati che indagano sull'operato di Bankitalia.

E non era mai successo che il massimo responsabile della vigilanza, Francesco Frasca, fosse indagato per abuso d'ufficio da un pm (Achille Toro) che vuol capire come e perché la Popolare di Lodi, ora Popolare Italiana, abbia ricevuto a tempo di record i via libera necessari a dare la scalata all'Antonveneta.

Sospetti. Accuse infamanti, con i difensori ad oltranza del governatore Antonio Fazio che hanno gioco facile ad attaccare i magistrati parlando, come ha fatto il senatore Luigi Grillo (Forza Italia), di "una vergognosa campagna diffamatoria dalle finalità oscure".

C'è di peggio, per gli uomini di Banca d'Italia, gente che è abituata a mettere davanti a tutto la salvaguardia dell'onorabilità dell'istituzione che rappresentano. A loro risulta davvero difficile da digerire la pubblica spaccatura tra Fazio e i suoi tecnici.

È successo che gli uffici della Vigilanza avevano espresso una valutazione negativa sull'Opa di Fiorani. La Popolare lodigiana non avrebbe realizzato le operazioni considerate indispensabili per riequilibrare i parametri di bilancio richiesti per far fronte all'acquisizione.

Questo, in sintesi, il parere dei tecnici. Ma Fazio non la pensava così e ha scelto di chiedere un 'parere pro veritate' ad alcuni professionisti esterni: Paolo Ferro-Luzi, Agostino Gambino e Fabio Merusi.

Tutti giuristi insigni, luminari del diritto e una lunga consuetudine di rapporti con l'istituzione di Banca d'Italia. Gambino, giusto per citare l'esempio più recente, fa parte del collegio di difesa di Bankitalia nella causa vinta davanti al Tar del Lazio contro Abn Amro proprio sul via libera a Fiorani per Antonveneta.

Il pool di esperti ha finito per dare ragione al governatore. Certo, non è la prima volta che le strutture della Banca d'Italia si rivolgono all'esterno per ottenere pareri. Ma di solito questo avviene in materie che non rientrano nelle specifiche competenze dell'istituzione di via Nazionale.

Per esempio nel settore immobiliare o in particolari vertenze legali. Ben diversa appare la scelta di affidare a professionisti terzi il giudizio su una questione, come il via libera alla scalata su una banca, che rientra nelle competenze esclusive di Bankitalia.

Quasi che l'istituto non si sentisse abbastanza autorevole da decidere da solo. Un paradosso.
Per i tecnici della vigilanza, una sconfitta che brucia, un'umiliazione, per di più consumata sulla pubblica piazza, per effetto delle indiscrezioni, attribuite dalle agenzie di stampa a non meglio precisate 'fonti giudiziarie', diffuse nella tarda mattinata di lunedì 18 luglio.

Gli sceriffi del credito si sentono sacrificati alla ragion politica. Quella di Fazio, deciso a spianare la strada al suo pupillo Fiorani nel nome dell'italianità del sistema.

In passato, ovviamente, erano più volte emerse divergenze di giudizio tra singoli funzionari o tra diversi uffici della Banca d'Italia. Ma finora i dissensi si erano sempre ricomposti.

Adesso invece la mediazione è stata impossibile e il ricorso al giudizio di professionisti esterni ha funzionato come il grimaldello per forzare l'imbarazzante situazione.

Banca d'Italia, in un comunicato ufficiale, ha ribadito che la legge è stata rispettata, che il via libera alla Popolare Italiana, "era doveroso, non rifiutabile". Resta il fatto che su una vicenda decisiva per i futuri assetti di potere della finanza nazionale, Bankitalia si è dimostrata indecisa e vulnerabile.

Tanto da arrivare, arroccandosi in difesa, al muro contro muro con la magistratura. D'altra parte, da più di un analista vengono avanzati dubbi e riserve sulle operazioni di Fiorani benedette da Fazio.

Lo scontro si è acceso sulla cessione di quote di minoranza in alcune società controllate varato in extremis, il 30 giugno, dalla Popolare Italiana.

Un'operazione che serviva a riportare entro limiti di legge i parametri patrimoniali della banca lodigiana gravemente compromessi dall'acquisizione Antonveneta. è un affare senza precedenti nella storia della finanza italiana.

Nel senso che non è pensabile che grandi istituzioni internazionali come Deutsche bank, Dresdner bank e la francese Bnp Paribas spendano centinaia di milioni di euro per accollarsi quote di minoranza in società della galassia di Lodi, senza ottenere alcun potere di gestione.

C'è il sospetto che si siano garantite una via d'uscita.

Ufficialmente i compratori non hanno alcun diritto a vendere a scadenza (put option). Fiorani invece ha contrattato una call (diritto ad acquistare) sulle partecipazioni per oltre 700 milioni cedute a Deutsche bank.

Si tratta di capire se il mancato esercizio di queste opzioni comporterebbe il pagamento di una penale di tale entità da rendere di fatto inevitabile il riacquisto. Se questa ipotesi fosse confermata, l'intervento di Deutsche bank e alleati avrebbe tutte le caratteristiche di un prestito garantito da azioni.

Come tale non valido per reintegrare i parametri di bilancio. Bankitalia sostiene che va tutto bene. A Milano e Roma, però, le procure non mollano la presa.


E su Antonveneta favori tra amici

Dopo il miliardo e più di prestiti generosamente elargiti a una pattuglia di amici per comprare titoli in Borsa e il gran via vai di società off shore panamensi e caraibiche, dalle carte riservate della Consob emergono altri

particolari inediti su nuove acrobatiche operazioni, anche queste sotto esame della procura di Milano, varate da Gianpiero Fiorani e dai suoi fedelissimi compagni di strada nella scalata ad Antonveneta.

Arriva Statuto

Nei documenti spunta per la prima volta il nome di un immobiliarista rampante come Giuseppe Statuto, componente tra l'altro del contropatto Bnl che ha appena accettato l'offerta di Unipol. Tra l'8 e l'11 aprile scorsi, Statuto ha venduto, via Lussemburgo, 1,8 milioni di titoli Antonveneta, incassando 46,6 milioni di euro.

Parte di queste azioni sono state girate alla Bipielle Suisse, filiale luganese della banca di Fiorani. Il resto è andato direttamente all'istituto lodigiano, in quei giorni impegnato in un rastrellamento forsennato.

Coppola è garantito

Anche un altro esponente della cosidetta Razza mattona, Danilo Coppola, ha buone ragioni per mostrare imperitura gratitudine a Fiorani.

Non solo i prestiti di Popolare Italiana al suo gruppo passano, tra novembre 2004 e aprile 2005, da 75 a 400 milioni di euro, ma l'istituto lodigiano si rende disponibile anche a un altro sostegno decisivo per il gruppo dell'immobiliarista romano.

Infatti, come emerge dalle carte della Consob, nel marzo scorso, quindi nel pieno della scalata ad Antonveneta, la banca di Fiorani si è dichiarata disponibile a concedere a Coppola una fideiussione da 44 milioni

necessaria per lanciare l'Opa sulla Ipi, una società immobiliare quotata in Borsa messa in vendita da Luigi Zunino.

Grazie ai prestiti di Fiorani, a febbraio Coppola ha comprato titoli Antonveneta per circa 100 milioni, salvo rivenderli a metà aprile proprio a Zunino.

Due giorni dopo la vendita (il 21 aprile), Coppola torna sul mercato e ricompra quasi lo stesso quantitativo di azioni appena cedute a un prezzo del 25 per cento più elevato.

Un comportamento in apparenza irrazionale.

Con questo pacchetto di titoli l'immobiliarista romano si è presentato in assemblea di Antonveneta il 30 aprile, astenendosi nella votazione sul nuovo consiglio proposto da Lodi.

"Non faccio parte di quella partita", ha dichiarato ai funzionari Consob che lo hanno interrogato. Forse si è entusiasmato nel frattempo, perché in un'intervista pubblicata da 'il Giornale' di martedì 19 luglio, Coppola ha dichiarato che "adesso dobbiamo vincere la battaglia su Antonveneta".

Insieme a Fiorani, ovviamente.

Ricucci informa.

All'assemblea della banca padovana, Stefano Ricucci si è chiamato fuori presentando addirittura una propria lista di amministratori concorrente rispetto a quella sostenuta da Lodi.

Tuttavia agli atti dell'indagine della procura di Milano è finita una lettera con cui Ricucci illustra preventivamente a Fiorani il contenuto dell'intervento del suo rappresentante all'assemblea di Antonveneta. Uno strano favore. Soprattutto tra sedicenti avversari.

I debiti di Boscolo.

In una nota riservata della divisione crediti per Fiorani, anche questa in possesso della Consob, viene proposta una risistemazione della posizione del gruppo alberghiero di Boscolo.

Si scopre così che alcuni crediti erogati dalla banca di Fiorani, in parte attraverso Bipielle Suisse, sono serviti per sostenere in Borsa il titolo dell'istituto lodigiano.

Boscolo proponeva anche di girare a Fiorani le proprie azioni Antonveneta a garanzia di nuovi prestiti. La lettera però risale al giugno del 2004, molti mesi prima dell'inizio della scalata alla banca di Padova.

Ovviamente, a tempo debito, i Boscolo sono stati tra i primi a salire sul carro di Fiorani, cedendo i propri titoli. (di V.Malagutti)




LEGGETE CHE NE PENSA LA STAMPA ESTERA !!!!!!!!!!!!!!!!!



La vicenda del Governatore di Bankitalia continua a riempire anche le pagine dei quotidiani esteri, che così commentano oggi il passo indietro di Fazio, che ha rinunciato a presenziare all’Ecofin in programma da domani a Manchester:

FINANCIAL TIMES:
Un colpo alla governance della Bce
La querelle scoppiata attorno alla Banca d’Italia ha messo in luce la potenziale debolezza della corporate governance della Bce. Il Ft avanca l’ipotesi che di un intervento del presidente della Bce, Hans Tietmeyer, a risolvere il caso Fazio. Tuttavia non vi sono segnali che il presidente Trichet consideri l’azione del Governatore una minaccia reale.

ECONOMIST:
Fazio sgradito come Rasputin
Il settimanale britannico paragona il governatore di Bankitalia a Rasputin e lo invita ad andarsene.

"Ora potresti anche andare via".
Così s'intitola l'ultimo pezzo dedicato a Fazio.
"E' dai tempi in cui Rasputin perseguitava la famiglia degli zar - comincia

l'articolo del giornale - che ci è voluto tanto tempo per congedare un cortigiano indesiderato".

Fazio, prosegue l'Economist, continua "a restare indegnamente attaccato al suo ufficio, nonostante tutti i tentativi di farlo dimettere, l'ultimo dei quali è arrivato dal premier Silvio Berlusconi".

Tutto ciò continua il settimanale, ha "indebolito la credibilità della Banca d'Italia" e rischia di diventare una corsa contro il tempo, visto che il governo, per il resto dell'anno, dovrà impegnarsi ad approvare il bilancio e a varare la riforma costituzionale voluta dalla Lega.

"O il governo agisce presto - conclude l'Economist - o rischia di non agire affatto".

HERALD TRIBUNE:
E’ Berlusconi l’unico sconfitto.
Nello scontro tra il governatore di Bankitalia e il ministro dell’Economia Siniscalco, l’unico vero sconfitto è il premier Silvio Berlusconi.

Il quotidiano non vede vie d’uscita allo stallo attorno a via Nazionale. Se anche Fazio si dimettesse, la credibilità di Berlusconi sarebbe fortemente minata da uno sceneggiato che va aventi dall’inizio dell’estate.

THE WALL STREET JOURNAL:
Per favore, vai via.
Se Fazio non lascerà l’incarico di sua iniziativa, Berlusconi dovrà tentare di forzare la situazione.

Lo dice il quotidiano in un editoriale dal titolo “per favore, vai via”. La posta in gioco è il futuro del sistema bancario e politico italiano.

Ma anche la lotta decennale del Paese per essere preso in considerazione tra i tre grandi (Germania, Francia e Gran Bretagna).

DER SPIEGEL:
Fazio scaricato da Palazzo Chigi.
Fazio è sempre più assediato. Anche Berlusconi spinge per il suo ritiro, ma ha davvero poche possibilità per licenziare l'orami poco amato Fazio.

Le regole vigenti impediscono di rimuovere il governatore da un incarico senza scadenza.

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SINIBALDO
 

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