COSSIGA SULLA BIGA - QUESTO E’ UN ARTICOLO CHE DA GIORNI AVREI VOLUTO PUBBLICARE, SE UN GIORNALE ME L’AVESSE POTUTO OSPITARE! MA QUESTI SONO PER TUTTI TEMPI DIFFICILI ASSAI…E QUINDI NON TERRÒ IL “BRONCIO” A CHI RITERRA’ DI NON DIFFONDERLO…
AVVISO AI NAVIGANTI
Questo e’ un articolo che da giorni avrei voluto pubblicare, se un giornale me l’avesse potuto ospitare! Ma ben comprendo come questi siano per tutti tempi difficili assai…E quindi non terrò il “broncio” a chi riterra’ di non diffonderlo….
Francesco Cossiga
(Il presidente Cossiga)
“MI CONFESSO, MA NON MI PENTO, ANZI…”
Non è certo per indisponibilità del Corriere della Sera, diretto dall’amico Paolo Mieli, né per l’indisponibilità o tanto meno per poca correttezza o solo esattezza del mio intervistatore ed amico Aldo Cazzullo, bravo giornalista, ed in modo particolarissimo preciso e corretto nelle sue brillanti interiviste, se la mia intervista al quotidiano milanese su le “disavventure” di UNIPOL, delle “cooperative” rosse e del partito dei DS nella per me giusta, utile e corretta “avventura” di tentativo di “scalata” alla Banca Nazionale del Lavoro da parte della società assicuratrice delle “cooperative rosse”, risulta in certe parti mancante o inesatta, sia sul piano dell’informazione che su quello della completa e chiara espressione del mio pensiero.
Per quello che di non esatto vi può essere in quanto da me riportato delle mie telefonate con Antonio Fazio, con Giovanni Consorte, con Piero Fassino e con Massimo D’Alema, consiglio a chi volesse essere più ampiamente e correttamente informato, di rivolgersi liberamente - (il mio pur non necessario consenso è comunque fin d’ora concesso!) al maggiore Martino, della Guardia di Finanza ( l’ufficiale per il quale sono state eccezionalmente sospese le norme che lo farebbero normalmente dipendere in linea disciplinare dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, come appunto si è appreso da questo ultimo, nonostante il diverso avviso del magistrato della Procura della Repubblica di Milano, che è intervenuto alla trasmissione Ballarò, condotta dal certo non tenero “barbaricino” Giovanni Floris, che usa la lingua come una affilata "leppa" dorgalese!), ai magistrati Greco e Forleo, al Corriere della Sera ed a Il Giornale.
Il fatto è che purtroppo in questi giorni sono stato colpito - come mi è accaduto anche altre volte (depressione e non follia, come dicevano a Piazza del Gesù ai tempi della mia presidenza!), e come d’altronde succedesse anche a Newton, a Kiergaard, a Kafka, a Dostoevski, a Churchill ed a Roosevelt…), una lieve forma di depressione, che mi produce, come nel caso presente, una qualche sonnolenza che tra l’altro mi obnubila talvolta la memoria e mi ottunde in qualche misura il pensiero… E questo, forse, mi deve essere accaduto l’altro pomeriggio mentre concedevo l’intervista.
(Ciampi e D'Alema)
In una delle mie telefonate ad Antonio Fazio, io invero gli espressi il mio giudizio positivo, sia politico che tecnico (oso dire “tecnico”, dato che ormai sembra che nel nostro Paese solo due o tre persone non si intendano di “banca e finanza”! ) - sulla “scalata” dell’UNIPOL a BNL, ritenendo che la presa di controllo di quest’ultima da parte della prima, potesse giovare economicamente al risanamento ed alla potenziamento di questa che una volta era stata una assai importante banca italiana, e potesse anche giovare ad un maggiore equilibrio del “sistema potere” nel nostro Paese, “sistema paese” risultante, come in tutti i paesi a regime capitalistico, ed in modo partricolarissimo in quelli territorialmente e finanziariamente limitati, dall’interazione ed interferenza tra istituzioni, potere politico e potere economico: industriale, ed in Italia soprattutto, finanziario e bancario, “sistema politico” oggi sbilanciato a favore dell’ “ala destra”, quella che più conta, e che appoggia apertamente la leadership de “L’Unione”.
Il limitato potere economico del “centrodestra politico”, -quasi esclusivamente incentrato nei “media televisivi” e nella pubblicità -, dopo la sua assai probabile sconfitta, o “emigrerà” in mani straniere, o sarà soffocato dalle “banche democratiche”, o cadrà sotto la scure della “giustizia progressista”. In una telefonata a Consorte ed a Fassino, espressi anche i miei timori che l’operazione UNIPOL, potesse non avere successo, dato che essa aveva forti, coraggiosi ed abili oppositori, non tanto nella “destra politica” ( una destra che nel campo del potere economico-finanziario reale, a parte la ricchezza personale di Silvio Berlusconi, assai poco conta, quasi nulla! nel sistema “economia-finanza-politica” del Paese), quanto nel centro sinistra: da Giuliano Amato, il candidato del centrosinistra ( ed anche di una parte importante del centrodestra, certamente quella strettamente “berlusconiana”) alla presidenza della repubblica ad Andrea Manzella, il prestigioso “guru” dell’aristocrazia intellettuale di “sinistra radical-chic”, dal quotidiano “La Repubblica”, organo ufficiale di questa sinistra, a l’amico Paolo Mieli, un grande storico e giornalista, vero intellettuale, ed oggi autorevole direttore del Corriere della Sera, l’organo di stampa della borghesia economica, finanziaria ed industriale “illuminata”, quella che, pur essendo decreto dalla parte della democrazia, cerca cioè di fare onestamente affari sotto “copertura democratica! e se possibile di “sinistra” o di “democrazia riformista”, ai soci di riferimento della cui società editrice sono legati, o che si identificano almeno in parte, con la “congregazione” dei bravi e simpatici “Amici del sabato sera”, che, guarda caso! sono anche gli attuali azionisti di riferimento della BNL.
(Arturo Parisi-U.Pizzi)
Non parlai per correttezza, e per non mettere in imbarazzo i miei interlocutori, degli oppositori della “destra” de L’Unione, dall’integerrimo e scrupoloso Arturo Parisi - il primo politico di centrosinistra che, nonostante il silenzio e l’onesta prudenza di Romano Prodi ( di cui con tanta inesattezza ed approssimazione si crede sia l’ispiratore o l’ “ispirato”!) , ha dato “fuoco alle polveri”, lanciando quest’estate inaspettatamente, e con per lui inusitata veemenza. accuse di “immoralità” ai DS per l’ “operazione UNIPOL-BNL”, subito in questa dura “campagna” seguito dall’ottimo e simpatico Francesco Rutelli, leader dell’ala “umanistico-laico-cattolica” de La Margherita, cui io per altro mi sento ancora, ma non in questa occasione, particolarmente vicino politicamente e sul piano dei valori civili cristiani, pur essendo certo, e non da oggi, molto più “a sinistra” e “marxiano” di lui!
Che il “consortium” della “banche democratico-uliviste”: l’Unicredito, Bancaintesa e Imi-San Paolo, “dovessero” essere contro l’operazione UNIPOL, era chiaro, perché nessun “sistema feudale” vuol perdere un “vassallo”! Io invece ero favorevole alla scalata della BNL da parte di UNIPOL, lo ripeto, per motivi economici e politici. Lo ero per motivi economici e politici, per evitare che si rafforzasse il “consorzio” bancario-industriale che non ritengo utile al corretto funzionamento del sistema democratico, e che già tanti disastri ha provocato con le operazioni “Argentina”, “Parmalat” e “Cirio”, e da cercare di far di tutto per evitare che ne faccia anche a in campo politico!Oggi sono del tutto favorevole, qualora il “rilancio” di UNIPOL via alleanza con Monte dei Paschi di Siena non riesca, a che successo abbia invece la “scalata” della BNL da parte del Banco di Bilbao e Biscaia, oltre per il farro che si tratta di una banca “viscaina”, perché esso non si interesserà di politica italiana, e qualora se ne interessasse, dato il “governo” politico del sistema bancario spagnolo, se se interesserà “a sinistra
Ma ero favorevole alla scalata della BNL da parte di UNIPOL anche per motivi politici più generali di quelli sopra indicati. Io non sono stato né sono comunista, mi considero liberal cattolico e riformista, ma non credo che Marx, economista classico e filosofo politico di grande spessore, fosse… un “cretino”, o che l’utilità di un utilizzo intelligente e deideoligizzato dell’analisi marxiana della storia, della politica e dell’economia, abbia perduto valore la notte drammatica nella quale dalle torri del Cremlino è stata ammainata la bandiera rossa con la falce, il martello e la stella. .
(L'ex presidente Unipol, Giovanni Consorte-da Lapresse)
Così credo che politica ed economia - e come insegnò nel grande e “nascosto” discorso tenuto a Bergamo da Palmiro Togliatti -, ed anche il sistema dei valori ideali, compresi quelli religiosi ed etico-religiosi, interagiscano tra di loro nella creazione di un equilibrio democratico. In una democrazia di tipo occidentale è legittima non solo la rappresentanza di ideali e valori, ma lo è anche quella degli interessi. Ed è “democraticamente morale” propugnare e difendere interessi economici, necessariamente “di classe” o di “ceti”, attraverso la politica ed il potere politico, purchè si tratti appunto di interessi di classe o di ceti e non di interessi individuali.
Se fossi presidente del consiglio dei ministri, io, che mi considero della “sinistra democratica” o comunque “democratico di sinistra” o “riformista”, riterrei di poter legittimamente - rispettando le leggi e le regole della buona amministrazione, ma avvalendomi della larga discrezionalità che la titolarità del potere politico mi affiderebbe- , aiutare una operazione economica “di sinistra”, e per essere chiari anche al fine di provvedere ai fabbisogni della mia parte politica, e ciò anche in contrasto a simmetrica operazione economica di destra.
E se si trattasse di fare uno “strappo” a favore di sindacati o cooperative di fronte a cartelli industriali e finanziari di tipo capitalistico, o ad esempio alla Confindustria, ebbene, io qualche piccolo “strappo” lo farei: e state certi che non andrei a confessarmene. Mentre me ne andrei a confessare ( ma forse mi sentirei dire da qualche sacerdote che non è proprio e sempre materia di confessione…), se lo “strappo” lo facessi per “locupletazione personale” ( un modesto sconto “di cortesia” lo si può anche accettare….), non solo dovessi fare uno “strappo”, ma solo avvantaggiarmi, pur nel rispetto della legge, della mia privilegiata posizione derivante dal potere politico di cui sono stato investito.
Quando il postcomunista Consorte dice che i cinquanta milioni di euro che si troverebbero in un conto non so se in Isvizzera od in altro , sono suoi e sono frutto di consulenze, io sono portato a credergli. Se poi fossero una legittima, anche se dissimulata, “provvista di fondi” per le cooperative, per i sindacati, per lo stesso partito dei DS, o in generale per il movimento dei lavoratori - come lo erano i frutti della “consulenze” versate in un conto svizzero all’onesto e coraggioso militante del PCI Greganti, da parte…della Banca per il Commercio con l’Estero della moribonda Repubblica Democratica Tedesca - si trattava probabilmente di fondi della Sozialistische Einheit Deutschland, il partito comunista della Germania Occidentale, che di cercava di fare riparare in salvo per futura utilizzazione politica, alla vigilia del crollo non solo della DDR e dello scioglimento della SED, ma della dissoluzione dell’URSS e dello scioglimento del PCUS-, io non mi scandalizzerei affatto, e non per questo verrebbe meno la mia stima verso l’ingegnere Consorte.
Mi duole, lo ripeto, e mi duole sinceramente come democratico che la scalata della BNL da parte dell’UNIPOL non sia andata a buon fine, perché avrebbe certamente rafforzato il “sistema paese” in termini di “equilibrio generale politico” e quindi anche di “libertà” democratica”.
(Gli ''unipolli'' della sinistra...)
Nulla so della scalata di Fiorani alla Banca Antonveneta e degli eventuali collegamenti tra questa operazione, la “scalata” della RCS, editrice del Corriere della Sera e la scalata di BNL da parte dell’ UNIPOL. So però che se a fare queste o simili operazioni fossero stati i borghesi “finanzieri patentati”, nulla forse sarebbe stato obiettato e che la Procura della Repubblica di Milano si sarebbe interessata di qualche furto o di qualche strappo in più… Sono contento però che la Banca Antonveneta non se la sia, “democraticamente” “pappata” il “concerto bancario democratico”, e che invece se la sia correttamente conquistata, o sia per conquistarsela invece, una onesta, forte, integerrima banca neerlandese, anche se ( e che c’entrerebbe, poi mai?) protestante, rectius calvinista: garanzia questa di correttezza capitalista, ed anche forse un po’ massonica “orangista”. E quello che avessi potuto fare in questo senso, l’avrei certamente anche fatto…
Per finire, e per far comprendere meglio e compiutamente il mio pensiero, dirò per concludere quello che scrisse un grande lawyer inglese, Quintin Ogg, poi Lord Hailsham, Queen’s Attorney General, ed indi Lord Chancellor, in un aureo saggio di diritto costituzionale, nel quale affermò appunto che ogni regime parlamentare, anche se basato sul suffragio universale, è retto secondo in una qualche misura secondo principio di dittatura o almeno di egemonia della maggioranza parlamentare, anche di “classe”, che non è necessariamente l’ egemonia della maggioranza del popolo.
Durante il Risorgimento il Regno di Sardegna da prima, ed il Regno d’Italia dopo, furono governati dalla dittatura della borghesia, basata sul suffragio elettorale ristretto: ché se avesse dovuto governare il popolo, cattolico e “papalino”, e nella stragrande maggioranza fedele all’ alleanza tra “Trono ed Altare”, non si sarebbe certo realizzata l’Unità Nazionale nè si sarebbe instaurato nel nostro Paese un regime “liberale”. Ebbene, se ciò è vero, e se il nostro è un regime parlamentare, io, liberale, all’ egemonia, o ancor peggio alla dittatura di dirigenti di banca che si diano arie da banchieri, di impiegati d’industria che si diano arie da industriali, di piazzisti di titoli che si diano arie da finanzieri, da ricchi “ragazzi del sabato sera” che bevono raffinati cocktail, preferisco di gran lunga nell’interesse della democrazia,di un regime di libertà civili e addirittura dell’economia di mercato. un’egemonia, e perfino una dittatura, dei sindacati, delle cooperative, dei movimenti dei lavoratori: operai, contadini, artigiani, impiegati, piccoli commercianti ed industriali, tecnici ed intellettuali, e in generale dei frequentatori delle bettole di paese dove si beve vino rosso non etichettato!
FRANCESCO COSSIGA
Dagospia 17 Gennaio 2006
http://213.215.144.81/public_html/articolo_index_21921.html