ROMA (MF-DJ)--Salvataggio di Astaldi improvvisamente a rischio e con esso Progetto Italia. Lo scrive Il Messaggero spiegando che il tribunale di Roma avrebbe fatto sapere di ritenere indifferibile il termine di venerdì 15 per il deposito del piano definitivo. E ieri Sace si sarebbe messa di traverso sul piano concordatario, aggiungendo un altro ostacolo al maxi-polo di grandi opere che in dirittura d'arrivo, deve affrontare, sempre in queste ore, il colpo di freno delle banche a finanziare il gruppo romano in procedura con una linea di credito per cassa di 200 milioni in modo da sostituire il prestito oneroso di Fortress.
Ieri sera a Milano c'è stata una nuova riunione d'urgenza fra banche e consulenti, chiamata per gestire le emergenze. C'è ottimismo di poter governare il rapporto con il tribunale senza strappi traumatici, anche grazie ai buoni uffici dei commissari, ottenendo dalle banche la conferma di una comfort letter entro venerdì 15 in cui si impegnano a proporre, con parere favorevole, ai rispettivi organi deliberanti, l'approvazione del piano. E comunque, il vero impegno è di deliberare in modo definitivo entro il 30 luglio.
Questo sul fronte della procedura concordatario, mentre adesso va disinnescata la bomba di Sace. La controllata di Cdp che è uno dei perni principali del progetto imperniato sulla ricapitalizzazione di Salini da 600 milioni con la partecipazione di Cassa, banche e Salini Simonpietro, ha fatto pervenire ad Astaldi una lettera. "A seguito di accertamenti legali" si legge nella missiva, "non siamo nella condizione di proseguire nelle discussioni circa le richieste sul piano concordatario". In poche pagine, a fronte di circa 200 milioni di garanzie concesse all'estero (Canada e Turchia), la società specializzata nel sostegno alle imprese fuori dai confini italiani, ritira le fidejussioni rilasciate all'estero.
Così facendo mette a rischio il proseguimento di alcune opere in cui il gruppo romano è impegnato, come la costruzione dell'ospedale di Ankara. La mossa a sorpresa di Sace sarebbe stata stigmatizzata nel corso del vertice di ieri a Milano fra le banche perchè giunta come un fulmine a ciel sereno a condizionare un'operazione in fase molto avanzata dove è coinvolta la controllante. C'è chi ricollega questa decisione alla lotta senza quartiere in corso da mesi fra Cdp e Sace sul rinnovo dei vertici. Le banche, prosegue il giornale, si sarebbero dette disponibili a favorire una soluzione che deve aggiungersi a quella da mettere in piedi per non far mancare ad Astaldi, in tempi brevi, i 200 milioni di finanza-ponte, accordati da Fortress al tasso del 16%.
Di questa somma, 75 milioni sono stati già erogati e consumati, gli altri 125 ancora no. Le banche però, ritengono che il finanziamento possa essere rischioso visto che l'aumento di capitale da 225 milioni di Astaldi avverrà in autunno, a valle di quello di Salini. E non ci sarebbero garanzie che i mezzi freschi affluiranno davvero. Per superare l'impasse, gli istituti hanno chiesto che il prestito sia aperto a Cdp. Ieri ai consiglieri di Cassa sarebbe stato comunicato che il cda si terrà la prossima settimana per proseguire l'esame sul maxi-polo.