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Il BTp dimezza il distacco dal Bund
di Isabella Bufacchi
6 Maggio 2009
Il BTp ha sfondato ieri al galoppo la soglia psicologica contro Bund dei 100 centesimi di punto percentuale. Il differenziale del rendimento tra i titoli di Stato italiani e tedeschi decennali ha riconquistato quota 98,5, trasportato dall'onda lunga della voglia di rischiare tornata sul mercato nelle ultime settimane. Quell'onda che sostiene i rialzi delle Borse, abbassa la volatilità, comprime il premio al rischio su obbligazioni societarie e high yield bond.
Dal picco dell'avversione al rischio, che lo scorso gennaio aveva allargato lo spread BTp/Bund a 176 centesimi, il differenziale si è insomma dimezzato, e l'Italia si prende la rivincita: il rischio-paese è quotato a 68 centesimi sui credit default swap decennali (derivati di copertura contro il pericolo insolvenza), più che dimezzando il livello massimo toccato a 140. Se le previsioni prevalenti tra trader e strategist dovessero essere confermate, il gap BTp/Bund si ridurrà ancora: quota 50 nel 2010 per BnpParibas, livello 85 per Calyon nel medio periodo.
I BTp non brillano solo di luce riflessa. Secondo Luigi Speranza, capoeconomista di BnpParibas, le previsioni sull'andamento dei conti pubblici italiani non si allontanano dalla media europea e mondiale. «I problemi strutturali italiani sono noti, vecchi e scontati, mentre il mercato con questa crisi ha appreso due buone notizie sull'Italia: la solidità del sistema bancario e il basso debito di privati e consumatori, che consentono al paese di assorbire meglio gli shock», ha puntualizzato Speranza, secondo il quale lo spread premia anche la politica fiscale, «che non usa spazi di manovra che non ha».
I meriti dell'Italia di questi tempi dunque fanno più notizia e hanno più peso dei vecchi demeriti.
Quando messo a confronto con i problemi di Gran Bretagna, Irlanda, Spagna e Grecia, il sistema-Italia ha una marcia in più, grazie a banche e risparmiatori. «Quanto al debito pubblico, la vera sorpresa una volta tanto non è l'Italia, bensì la convergenza di tutti i paesi dell'Unione, salvo forse la Finlandia, verso livelli di indebitamento molto elevati - ha commentato Francesco Garzarelli di Goldman Sachs - secondo le nostre proiezioni, la differenza tra l'indebitamento massimo in rapporto al Pil e quello mediano nella zona dell'euro scenderà al 20% del Pil, dall'attuale 40% e dal 50% d'inizio Unione monetaria». Per Ciaran O'Hagan di Société Générale il calo dello spread BTp/Bund è dovuto anche all'aumento delle emissioni nette di titoli italiani quest'anno,modesto rispetto ad altri paesi. Sullo spread BTp/Bund tuttavia qualche nube all'orizzonte permane: se dovesse rinfocolarsi il timore di default di uno Stato in Eurolandia, il Bund tornerebbe a penalizzare tutti gli altri titoli di Stato in euro. E anche una ripresa più lenta e più fiacca del previsto per l'Italia, a causa della zavorra dei vecchi problemi strutturali, alla fine peserà.
di Isabella Bufacchi
6 Maggio 2009

Il BTp ha sfondato ieri al galoppo la soglia psicologica contro Bund dei 100 centesimi di punto percentuale. Il differenziale del rendimento tra i titoli di Stato italiani e tedeschi decennali ha riconquistato quota 98,5, trasportato dall'onda lunga della voglia di rischiare tornata sul mercato nelle ultime settimane. Quell'onda che sostiene i rialzi delle Borse, abbassa la volatilità, comprime il premio al rischio su obbligazioni societarie e high yield bond.
Dal picco dell'avversione al rischio, che lo scorso gennaio aveva allargato lo spread BTp/Bund a 176 centesimi, il differenziale si è insomma dimezzato, e l'Italia si prende la rivincita: il rischio-paese è quotato a 68 centesimi sui credit default swap decennali (derivati di copertura contro il pericolo insolvenza), più che dimezzando il livello massimo toccato a 140. Se le previsioni prevalenti tra trader e strategist dovessero essere confermate, il gap BTp/Bund si ridurrà ancora: quota 50 nel 2010 per BnpParibas, livello 85 per Calyon nel medio periodo.
I BTp non brillano solo di luce riflessa. Secondo Luigi Speranza, capoeconomista di BnpParibas, le previsioni sull'andamento dei conti pubblici italiani non si allontanano dalla media europea e mondiale. «I problemi strutturali italiani sono noti, vecchi e scontati, mentre il mercato con questa crisi ha appreso due buone notizie sull'Italia: la solidità del sistema bancario e il basso debito di privati e consumatori, che consentono al paese di assorbire meglio gli shock», ha puntualizzato Speranza, secondo il quale lo spread premia anche la politica fiscale, «che non usa spazi di manovra che non ha».
I meriti dell'Italia di questi tempi dunque fanno più notizia e hanno più peso dei vecchi demeriti.
