Buoni fruttiferi postali Buoni Fruttiferi Postali indicizzati all'inflazione italiana (2 lettori)

Alobar

So di non sapere...
Per esempio, avendo investito 1000 euro a febbraio 2006 ora a gennaio 2009 a causa dell’inflazione registrata in questi tre anni, per mantenere il medesimo potere d’acquisto, ossia per poter avere 1000 euro in termini reali, e’ necessario che quella somma sia diventata oggi 1059,9 euro. Il valore di rimborso al netto delle tasse a gennaio 2009 dell’emissione di febbraio 2006 e’ pari a 1065,81 euro. Il buono postale indicizzato all’inflazione e’ riuscito quindi a proteggere il potere d’acquisto della somma investita e l’ha addirittura aumentato.
Come per le obbligazioni indicizzate all’inflazione emesse da molti Stati nel mondo, come detto in precedenza, anche gli interessi e la rivalutazione del capitale dei buoni postali sono tassati al 12,5%, senza fare alcuna distinzione tra rivalutazione reale e nominale.
Esattamente come per i bond reali, questa tassazione, sulla cui esistenza e necessita’ nel mondo accademico vi sono differenti posizioni, riporta il rischio di inflazione anche in questa tipologia di strumenti finanziari. Infatti per tassi di inflazione elevati, il rendimento reale dopo le tasse diventa negativo.
Nelle seguenti tabelle, si riporta la differenza tra il montante nominale netto di rimborso e il valore aggiustato per l’indice dei prezzi al consumo di 1000 euro alla scadenza del buono in base a differenti tassi di inflazione. La prima tabella si riferisce alla serie emessa nel gennaio del 2009 il cui rendimento lordo a scadenza con inflazione nulla e’ pari a 0,82%.
 

Alobar

So di non sapere...
Tabelle 3, 4 & 5

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Alobar

So di non sapere...
Chiusura

Come si nota, a partire da un tasso di inflazione di circa il 10%, il valore di rimborso al netto delle tasse e’ minore del valore di 1000 euro aggiustati per l’inflazione del periodo.
Ovviamente minore e’ il rendimento offerto dal buono a scadenza e piu’ bassa e’ la protezione dall’inflazione. Infatti si osservi la tabella seguente che si riferisce all’emissione di aprile 2008 con il rendimento reale lordo con inflazione nulla pari a 0,35%.

Quindi chi ha sottoscritto l’emissione di aprile 2008 ha implicitamente “sperato” che il tasso di inflazione dei successivi 10 anni sarebbe stato minore del 3%, un livello peraltro non cosi’ elevato.
Come e’ facile intuire, all’aumentare del rendimento offerto all’emissione il rischio di inflazione diminuisce, come si nota osservando la seguente tabella che si riferisce all’emissione del luglio 2007 con un rendimento reale lordo con inflazione nulla pari a 1,23%.

Dato l’alto rendimento di questo buono all’emissione, il tasso di inflazione necessario per ottenere un rendimento reale negativo deve essere molto elevato. Chi ha sottoscritto i buoni postali indicizzati all’inflazione da maggio ad agosto 2007 ha fatto quindi un ottimo affare. Nel senso che solo un’inflazione davvero alta e che speriamo di non dover mai vedere in Italia in futuro, riuscira’ ad intaccare il valore reale dei loro risparmi.
Nel sito www.bondreali.itnella sezione rendimenti e grafici e’ possibile trovare il rendimento reale dopo le tasse del buono indicizzato all’inflazione collocato a gennaio 2009 dalle Poste, in base a differenti ipotesi di inflazione futura.
Ho deciso che dedichero’ a questi particolari buoni postali un ampio spazio nel sito, perche’ si tratta di prodotti finanziari efficienti e le cui caratteristiche sono fondamentali per raggiungere una corretta allocazione finanziaria.
Inoltre i buoni postali sono molto conosciuti e apprezzati in Italia, per cui il fatto che una tipologia di essi sia un ottimo prodotto finanziario, mi fa pensare e sperare che con il tempo possano diventare sempre piu’ importanti all’interno dei portafogli delle famiglie italiane, anche di quelle che usano principalmente il canale bancario. Purtroppo spesso si sente dire che, al pari dei BOT dello Stato italiano, i buoni postali rappresentano il rifugio sicuro dei risparmiatori con meno cultura finanziaria. Al contrario, come e piu’ dei tradizionali buoni postali a tasso nominale ventennali, ritengo che essi rappresentino una scelta finanziaria molto piu’ astuta ed intelligente di quanto molti addetti al settore non affermino, sia per convinzione personale, sia anche purtroppo per conflitti di interesse.

Nicola Zanella, 26 anni, e’ un ricercatore finanziario. Ha fondato il sito www.bondreali.it. I suoi interessi di ricerca sono: la teoria dei mercati efficienti, la finanza comportamentale, l’equity premium e l’equity premium puzzle, la prevedibilita’ delle serie azionarie, l’effetto di diversificazione temporale delle azioni, l’asset allocation e le obbligazioni indicizzate all’inflazione. E’ autore dei papers pubblicati nel sito di Investire Informati di Aduc dal titolo “Le obbligazioni indicizzate all’inflazione, 2008”; “La distribuzione di probabilita’ dei ritorni azionari futuri sara’ la medesima del passato?, 2008”.
 

Pink Panther

Homo mundus minor
Ovviamente minore e’ il rendimento offerto dal buono a scadenza e piu’ bassa e’ la protezione dall’inflazione. ...
Quindi chi ha sottoscritto l’emissione di aprile 2008 ha implicitamente “sperato” che il tasso di inflazione dei successivi 10 anni sarebbe stato minore del 3%, un livello peraltro non cosi’ elevato.
...
Ho deciso che dedichero’ a questi particolari buoni postali un ampio spazio nel sito, perche’ si tratta di prodotti finanziari efficienti e le cui caratteristiche sono fondamentali per raggiungere una corretta allocazione finanziaria.
...


Un bell'articolo, magari prima di scriverlo questo Zanella (ventiseienne? :))si è letto i miei thread sul FOL e qui! :lol: ;)
Comunque l'esempio che fa con la I27 (Aprile 2008) è un po' fuorviante; il fatto che protegga al netto "solo" da un'inflazione MEDIA SU DIECI ANNI del 3% non è così grave in quanto si tratta della serie PEGGIORE in assoluto mai uscita. Ad esempio la mitica serie I18 (luglio 2007, la migliore sinora mai uscita) protegge da un'inflazione MEDIA SU DIECI ANNI fino al VENTISETTE percento! :cool:
Ma anche solo la I37 sottoscrivibile questo mese protegge da un'inflazione MEDIA SU DIECI ANNI fino al SETTE percento! :up:
A mio parere tutto sta nell'aspettare una serie dal rendimento discreto (facendo maturare nel frattempo il capitale su investimenti di breve durata, ad esempio su conti remunerati), e poi valutare nei mesi successivi la convenienza di eventuali switch. ;)
E le serie degli ultimi 4 mesi sono più che discrete! :up:
 
Ultima modifica:

Yunus80

Del PIG non si butta nulla
C'è una breve disamina a inizio thread ;)
In soldoni, rendimento maggiore a fronte di maggiori costi (commissioni e necessità di deposito titoli) e del rischio quotazione.
 

Pink Panther

Homo mundus minor
Pink e dei BTPi che ne pensi?
Scusa non sono meglio dei BPFi?

C'è una breve disamina a inizio thread ;)
In soldoni, rendimento maggiore a fronte di maggiori costi (commissioni e necessità di deposito titoli) e del rischio quotazione.

Eh, già... come ha scritto anche Zanella, "non esistono pasti gratis"... ;)

I BTPei sono ottimi prodotti, ma la loro convenienza è garantita solo se sei certo di poterli portare a scadenza (vendendoli prima ti esporresti al rischio tassi); se l'importo investito non è piccolo (per ammortizzare i costi dei bolli) o se per altri motivi si deve già tenere aperta una custodia titoli; e se si opera continuamente per non disperdere il rendimento delle cedole man mano incassate negli anni.

Inoltre l'inflazione di riferimento dei BTPei è quella europea, mentre quella dei BFPi è quella italiana. Non che ci siano differenza immense (di solito), ma è chiaro che è da prediligere la protezione dall'inflazione del paese dove uno vive e spende.
 
Come da FAQ, i BFPi capitalizzano gli interessi bimestralmente. NON ci sono cedole. L'intero ammontare netto degli interessi viene corrisposto tutto solo in caso di riscatto o scadenza.

Ho letto il prospetto delle poste ma non sono sicuro di aver capito bene. Provo a buttare giù un esempio e correggimi se sbaglio.
Prendiamo per esempio un nominale di 1000€ investiti nella serie I36 (Gennaio 2009) che parte con indice FOI di riferimento di ottobre 2008 pari a 135.20 e interessi reali per i primi anni di 0.50% - 0.50% - 0.60% - 0.60%.
Supponiamo che a ottobre 2009 l'indice FOI rimanga identico a 135.20. In questo caso mi verranno corrisposti solo gli interessi reali. Il capitale "teorico" dopo un anno di investimento diventa quindi 1005 € lordi (ho scritto teorico perchè sto trascurando volutamente il computo dei primi 18 mesi infruttiferi).
Se a ottobre 2010 l'indice FOI diventa 148.72 (ossia il 10% in più rispetto al valore di riferimento). Quanti interessi avrò dopo il secondo anno di investimento?
(1005 + 10%) + 0.5% ossia 1005 + 100.5 + 5.52 = 1111.02 (lordi)
E' corretto questo calcolo?
Grazie e ciao
 

Pink Panther

Homo mundus minor
Ho letto il prospetto delle poste ma non sono sicuro di aver capito bene. Provo a buttare giù un esempio e correggimi se sbaglio.
Prendiamo per esempio un nominale di 1000€ investiti nella serie I36 (Gennaio 2009) che parte con indice FOI di riferimento di ottobre 2008 pari a 135.20 e interessi reali per i primi anni di 0.50% - 0.50% - 0.60% - 0.60%.
Supponiamo che a ottobre 2009 l'indice FOI rimanga identico a 135.20. In questo caso mi verranno corrisposti solo gli interessi reali. Il capitale "teorico" dopo un anno di investimento diventa quindi 1005 € lordi (ho scritto teorico perchè sto trascurando volutamente il computo dei primi 18 mesi infruttiferi).
Se a ottobre 2010 l'indice FOI diventa 148.72 (ossia il 10% in più rispetto al valore di riferimento). Quanti interessi avrò dopo il secondo anno di investimento?
(1005 + 10%) + 0.5% ossia 1005 + 100.5 + 5.52 = 1111.02 (lordi)
E' corretto questo calcolo?

Ovviamente no! I BFPi capitalizzano solo gli interessi, mica capitalizzano anche l'inflazione! :)
Il calcolo giusto è quello che puoi dedurre dalle tabelle B e C del prospetto delle poste (hanno fatto delle tabelle così uno non deve immaginare strane formule).
Prendi il prospetto della serie da te citata (I36) e vai in tabella B; Ottobre 2010 cade 19 mesi dopo Gennaio 2008, quindi sei purtroppo in un mese "spareggiato" rispetto alla tua serie (vedi le FAQ se non ti è chiaro), quindi devi considerare solo 18 mesi di frutti, ossia 1 anno e 6 mesi (che poi è il primo momento in cui la serie diventa fruttifera): in tabella B trovi il coefficiente lordo di 1,00751250.
Poi (sulla falsariga degli esempi della tabella C) calcoli il fattore moltiplicativo come 148,72/135,20 = 1,10 (per la precisione 148,72 dovrà essere il FOI di fine bimestre precedente al riscatto, quindi quello di Luglio 2010, vedi nota 1 in calce all'ultima pag. del prospetto).
Moltiplichi quindi 1,0751250 * 1,10 = e ottieni il coefficiente finale 1,1082638; ossia in un anno e mezzo il tuo BFPi ti renderebbe il 10,82% lordo, ossia il 9,47% netto (ossia con 1000 EUR investiti incasseresti 1094,67 EUR), il che corrisponde ad un rendimento netto annualizzato del 6,22%.
L'inflazione media annualizzata del periodo in questo tuo esempio sarebbe 10% in 1,5 anni, ossia il 6,56%.
Quindi, in questo caso piuttosto estremo, il BFPi sul breve termine non è riuscito a difenderti da un picco di inflazione così violento.
Tuttavia, la serie I36 è così buona che persino se l'inflazione perdurasse al 6,56% annuo costante fino a scadenza, essa ti darebbe un rendimento netto superiore all'inflazione già a partire da poco oltre l'8° anno. :up:
Per la precisione, la serie I36 protegge a scadenza al massimo fino ad un'inflazione media annua del 9,5% (un'ottima prestazione, direi).
 

asia

Nuovo forumer
a spanne

Ciao,
visualizzo ora gli interessi del mio primo I19 dematerializzato (dal sito di poste ):

Emissione Nominale Lordo Rit.Fisc. RimborsoNetto
06/08/2007 1.000,00 1.047,94 5,99 1.041,95

42 euro netti dopo 18 mesi sono il 2,8 netto annuo giusto ?

Vale la pena lo swicth ?

grazie e ciao
 

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