Capitalia (CAP) capitalia inversione di marcia

okkio:



CAPITALIA Voci di una possibile uscita di Arpe

Websim - 20/02/2007 09:41:07



FATTO
E' stata convocata un'assemblea del patto di sindacato di Capitalia (CAP.MI), prima del cda che dovrà analizzare giovedì prossimo i risultati del quarto trimestre. Motivo della riunione è un approfondimento sulla governance per verificare le posizioni dell'a.d. Matteo Arpe e del presidente Cesare Geronzi.

EFFETTO
Ieri si sono rincorse sul mercato indiscrezioni secondo le quali Arpe sarebbe pronto a lasciare. Tali speculazioni sono già state precedentemente categoricamente smentite dalla società. L'eventuale uscita di Arpe arrecherebbe un grave danno alla banca che ne uscirebbe indebolita e riteniamo che in tal caso si riproporrebbero le ipotesi speculative di un'Opa ostile da parte di altro player. Confermiamo la nostra raccomandazione INTERESSANTE con un prezzo obiettivo di 7,60 euro.

www.websim.it
 
gastone ha scritto:
okkio:



CAPITALIA Voci di una possibile uscita di Arpe

Websim - 20/02/2007 09:41:07



FATTO
E' stata convocata un'assemblea del patto di sindacato di Capitalia (CAP.MI), prima del cda che dovrà analizzare giovedì prossimo i risultati del quarto trimestre. Motivo della riunione è un approfondimento sulla governance per verificare le posizioni dell'a.d. Matteo Arpe e del presidente Cesare Geronzi.

EFFETTO
Ieri si sono rincorse sul mercato indiscrezioni secondo le quali Arpe sarebbe pronto a lasciare. Tali speculazioni sono già state precedentemente categoricamente smentite dalla società. L'eventuale uscita di Arpe arrecherebbe un grave danno alla banca che ne uscirebbe indebolita e riteniamo che in tal caso si riproporrebbero le ipotesi speculative di un'Opa ostile da parte di altro player. Confermiamo la nostra raccomandazione INTERESSANTE con un prezzo obiettivo di 7,60 euro.

www.websim.it
si è così ma io credo che domani scenda ancora un pò poi se arpe lascia può addirittura perdece 5 o 6 punti percentuali tu che ne pensi
 
Risiko bancario/ Barclays acquista la banca olandese Abn Amro
Lunedí 23.04.2007 10:57




La banca britannica Barclays ha raggiunto un accordo per acquistare l'olandese Abn Amro per 67 miliardi di dollari. Dalla fusione, la più grande degli utlimi 10 anni, dei due istituti nascerà il secondo gruppo bancario europeo.

Le due banche si sono accordate per cedere la banca Usa di Abn La Salle per 21 miliardi di dollari. Gli azionisti di Abn Amro riceveranno 3,225 azioni Barcalys per ognuna della loro. L'intesa valuta le azioni di Abn 36,25 euro l'una. Gli azionsiti di Barclays controlleranno il 52% della nuova banca che si chiamerà Barclays.

Ora Barclays lancerà un'Opa totalitaria, tutta in azioni, su Abn Amro. Questo lo si legge in un comunicato congiunto dei due istituti in cui si annuncia la fusione. Secondo i termini dell'operazione, gli azionisti di Abn Amro riceveranno 3,225 azioni Barclays per ogni azione della banca olandese posseduta. L'Opa viene così valutata a 36,25 euro per azione.

Al termine dell'operazione di fusione, gli azionisti di Barclays deterranno il 52% del nuovo istituto, mentre il restante 48% andrà agli azionisti di Abn Amro. La fusione dovrebbe completarsi entro il quarto trimestre dell'esercizio in corso. L'attuale Ceo di Barclays, John Varley sarà a capo del nuovo istituto, mentre la struttura di corporate governace sarà quella di tipo britannico, ma il quartier generale si troverà ad Amsterdam.

Il nuovo Cda avrà 10 membri indicati da Barclays e 9 da Abn Amro. Il gruppo post fusione produrrà sinergie annuali di circa 3,5 miliardi lordi al 2010, di cui circa l'80% proverrà da riduzioni di costi e il resto da benefici sui ricavi. I tagli effettivi all'interno del nuovo gruppo riguarderanno 12.900 posti, mentre 10.800 addetti saranno sposti in altre sedi, attraverso esternalizzazioni. Parallelamente all'annuncio della fusione, Abn ha ceduto la controllata LaSalle Bank Corp a Bank of America per 21 miliardi di dollari
Il secondo gruppo bancario europeo avrà 47 milioni di clienti e si


chiamerà Barclays Plc. La britannica Barclays controllerà il 52% del nuovo gruppo e Abn Amro il 48%. John Varley, attuale numero uno di Barclays, sarà il nuovo amministratore delegato. La sede del quartier generale sarà ad Amsterdam.

Per l'amministratore delegato di Barclays, John Varley il nuovo gruppo che nascerà dalla fusione di Abn Amro e Barclays considera importante la partecipazione in Capitalia ed Antonveneta, visto che il mercato italiano è "molto forte". Varley ha sottolineato che uno dei motivi di attrazione dell'acquisto di Abn Amro è "la sua forte partecipazione in Italia", un "forte fattore di crescita".

Dopo l'annuncio dell'accordo, il terzetto composto da Royal Bank of Scotland, Fortis e Santander ha annunciato che non incontrerà oggi i rappresentanti di Abn Amro per presentare al gruppo olandese la sua controfferta. Lo hanno comunicato le banche in una nota congiunta. L'incontro era fissato per le 14.30 e la decisione di non presentarsi è stata presa in vista della vendita di LaSalle a Bank of America.

Avvio subito in rialzo per Capitalia che a Piazza Affari fa registrare un guadagno dell'1,75%, dopo l'annuncio della fusione. Il mercato dunque sembra apprezzare che la britannica Barclays diventi ora prima azionista della banca guidata da Cesare Geronzi e Matteo Arpe.

Denaro anche sulle azioni di Abn Amro che, alla borsa di Amsterdam, guadagnano l'1,93%, a 36,99 euro.



http://canali.libero.it/affaritaliani/economia/abnopa2304.html
 
Le fusioni tra zombie
http://www.movisol.org/07news046.htm

26 marzo – Nei salotti perbene non si dice che le signore sudano, ma piuttosto che luccicano, né che le banche falliscono ma piuttosto che vengono fusionate. Il problema però non sta tanto nel galateo quanto nel fatto che esse non sono più banche, ma tavoli di casinò in un sistema globale sempre più all'insegna del gioco d'azzardo. Le grandi banche vanno a fallire con sorprendente regolarità, ma il problema viene mascherato con delle fusioni discretamente condotte a termine, un processo descritto da LaRouche come quello degli ubriachi che si sorreggono a vicenda.
L'assommarsi del gioco d'azzardo ai fallimenti dovuti alle perdite tenute nascoste ha condotto alla formazione di una nuova classe di banche e imprese finanziarie che macinano migliaia di miliardi di dollari. La rivista Forbes presenta una graduatoria delle 15 principali banche mondiali, imprese finanziarie diverse e assicurazioni che alla fine del 2006 avevano capitali superiori ai mille miliardi. La principale holding bancaria USA è la Citigroup con 1900 miliardi.
Adesso si parla di una fusione tra la Barclays Bank della City di Londra e la ABN AMRO olandese, una fusione che, se andasse in porto, darebbe vita ad una nuova banca da 3 mila miliardi di dollari.
Ma anche in caso di fumata nera, le discussioni stesse vengono utilizzate per giustificare una nuova tornata di consolidamento bancario: adesso che è “in gioco” la ABN Amro, qualcuno la comprerà e, se non sarà la Barclays, allora anche questultima potrebbe essere fagocitata, dice il copione della soap opera.

Mentre si susseguono le voci del chi fagocita chi, in quello che sembra un nuovo sport, i veri motivi di tanto fusionare non sono quasi mai menzionati. I motivi principali sono i fallimenti e la necessità di creare istituti finanziari imperiali refrattari ad ogni influsso della politica nazionale, ovvero banche che non si lasciano lambire dalla miseria che infliggono alla comune popolazione.

Il Telegraph di Londra ha toccato indirettamente l'argomento con un articolo di Philip Aldrick il 20 marzo. I negoziati Barclays-ABN, ha scritto Aldrick, “tornano a riproporre il consolidamento in Europa”, e spiega che una tale fusione “costituirebbe un precedente per i stringere i legami in Europa, dopodiché qualsasi cosa diventa possibile”.

Consolidamenti del genere “sono da tanto tempo dovuti” e “la creazione di campioni nazionali come la BNP Paribas francese e la Deutsche Bank tedesca ha condotto ad un notevole protezionismo statale e molto hubris amministrativo”. Un accordo su ABN invece “farebbe saltare completamente gli argomenti del protezionismo”.

Le insolvenze Alt-A crescono al ritmo di quelle dei subprime
Tra i mutui subprime, concessi a condizioni capestro a creditori scarsamente affidabili, e i prime, concessi a creditori affidabili, si colloca la categoria degli Alt-A o “midprime”, quella dei mutui concessi a creditori con una affidabilità intermedia.
Riferendo informazioni raccolte nel settore, Bloomberg ha scritto che “i pagamenti in ritardo di almeno 60 giorni e le insolvenze sui mutui Alt-A sono aumentati tanto rapidamente quanto quelli dei subprime, di circa il 2,4%”.
Ciò è stato espressamente confermato anche da analisti di Citigroup Inc. e Bear Stern.
Bloomberg riferisce inoltre che secondo il Credit Suisse Group, nella categoria Alt-A sono rientrati l'anno scorso circa il 20% dei 3 mila miliardi di mutui casa USA, una percentuale pari a quella dei subprime. Il 19 marzo la CNN riferiva il timore diffuso che gli Alt-A arrivino a rappresentare una minaccia all'economia, notando che “così come il mercato Alt-A è cresciuto più rapidamente dello stesso subprime, alcuni credono che possa sgonfiarsi altrettanto rapidamente”.
Esposti nel mercato Alt-A sono soprattutto IndyMac Corp., Countrywide Financial, GMAC, General Electric, e Washington Mutual.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto